Il 20 maggio l'esercito thailandese ha dichiarato unilateralmente la legge marziale, attribuendosi poteri d'emergenza e sospendendo o limitando una serie di diritti umani. Alcuni mezzi d'informazione sono gia' stati sottoposti a censura e vige il divieto generale di riferire "notizie che danneggino la sicurezza nazionale".
"E' fondamentale che l'esercito mostri moderazione e rispetti integralmente gli obblighi internazionali della Thailandia in materia di diritti umani" – ha dichiarato Richard Bennett, direttore di Amnesty International per l'Asia.
Sulla base della legge marziale, le forze armate ora possono compiere arresti senza mandato e trattenere i sospettati per una settimana, sequestrare beni privati e perquisire persone e proprieta' in assenza di una decisione giudiziaria. L'esercito e' inoltre immune rispetto a richieste di risarcimento.
L'esercito thailandese ha gia' usato poteri d'emergenza per imporre profonde limitazioni alla liberta' d'espressione, in violazione degli obblighi internazionali in materia di diritti umani.
Amnesty International ha sollecitato le forze armate thailandesi a informare tutto il personale militare, compresi i comandanti, che nessuno sara' esonerato dalla responsabilita' penale per le violazioni dei diritti umani che dovesse compiere nello svolgimento delle sue funzioni.
"Si tratta di uno sviluppo estremamente preoccupante. La sicurezza nazionale non dev'essere usata come pretesto per ridurre al silenzio l'esercizio pacifico della liberta' d'espressione. Chiediamo alle forze armate di lasciare ai mezzi d'informazione lo spazio necessario per portare avanti il loro legittimo lavoro" – ha aggiunto Bennett.
"La situazione in Thailandia e' tesa e mutevole e ogni tentativo di sopprimere il diritto di manifestazione pacifica o altri diritti umani rischia d'infiammare ulteriormente la situazione. I leader politici di entrambi gli schieramenti devono mostrare responsabilita' nei confronti dei loro sostenitori" – ha concluso Bennett.
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