"Si e' trattato di un crudele gesto politico, un tradimento nei confronti della sofferenza della popolazione siriana. La risoluzione avrebbe consentito al Tribunale penale internazionale di avviare indagini sui crimini di guerra e contro l'umanita' commessi da entrambe le parti in conflitto e avrebbe trasmesso il messaggio che tali orribili crimini non sarebbero rimasti impuniti" – ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
"Si e' persa un'opportunita' decisiva per la giustizia. Ancora una volta, Russia e Cina hanno abbandonato al loro destino la popolazione siriana in nome delle alleanze politiche e gli stati membri del Consiglio di sicurezza non si sono dimostrati uniti nel perseguire la strada della giustizia internazionale. Quello che e' successo oggi non solo rischia d'incoraggiare coloro che compiono crimini nell'impunita' ma rappresenta anche il segnale del fallimento dell'operato della comunita' internazionale nei confronti della popolazione siriana" – ha aggiunto Luther.
Il veto odierno ha messo in luce le carenze del processo decisionale del Consiglio di sicurezza e posto fortemente in discussione la sua capacita' di offrire una reale prospettiva di salvezza, giustizia, verita' e riparazione alle vittime del conflitto siriano.
C'erano voluti quasi tre anni perche', nel febbraio 2014, le Nazioni Unite adottassero la prima risoluzione sulla spaventosa crisi umanitaria della Siria: la risoluzione 2139, che chiedeva l'immediato accesso agli aiuti umanitari e la fine delle violazioni dei diritti umani. Quella risoluzione viene regolarmente aggirata.
Amnesty International ha reiterato una volta di piu' la sua richiesta al Consiglio di sicurezza di adottare iniziative concrete, come l'imposizione di sanzioni mirate nei confronti di persone o gruppi ritenuti responsabili di crimini di diritto internazionale e della mancata attuazione della risoluzione 2139.
Nonostante la fine dell'assedio della Citta' vecchia di Homs e un piccolo miglioramento nell'assistenza umanitaria, molti altri civili restano sotto assedio: come circa 20.000 persone a Yarmouk, a sud della capitale Damasco, dove secondo le ricerche di Amnesty International sono morte oltre 260 persone dal luglio 2013, almeno 70 delle quali dopo l'approvazione della risoluzione 2139.
Le detenzioni arbitrarie, le sparizioni forzate, le torture e le morti in custodia (queste ultime, anche da parte dei gruppi armati) continuano e la richiesta di rilasciare tutte le persone detenute arbitrariamente o prese in ostaggio, compresi i prigionieri di coscienza, non e' stata ascoltata.
"Il ripetuto fallimento del Consiglio di sicurezza nell'alleviare la sofferenza della popolazione siriana ha profondamente danneggiato la sua credibilita' e compromesso la fiducia nella sua capacita' di rispondere alle gravi violazioni dei diritti umani" – ha sottolineato Luther.
"Per riprendere ad avere un ruolo minimamente significativo nella lotta contro l'impunita' e le violazioni dei diritti umani, gli stati membri del Consiglio di sicurezza dovranno fare grandi passi avanti per ottenere il rispetto delle risoluzioni, respingere la politicizzazione e mostrarsi uniti nel promuovere il rispetto dei diritti umani" – ha concluso Luther.
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