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martedì 26 gennaio 2021

L'opinione di Extreme Networks - 2021: impararare dal passato, vivere nel presente, creare il futuro

2021: imparare dal passato, vivere nel presente, creare il futuro

di Johanne Lennon, Senior Manager Product Marketing, Extreme Networks

 

L'adozione delle tecnologie digitali ha subito una rapida accelerazione nel 2020, in seguito alla situazione che si è sviluppata a causa della pandemia. Cosa possiamo aspettarci per il 2021? La trasformazione digitale continuerà allo stesso ritmo vertiginoso oppure, nella nostra ricerca di una parvenza di normalità, il vaccino potrebbe spingerci a tornare al comfort delle vecchie abitudini?

Dal digitale all'umano

Dal punto di vista della tecnologia e della rete, non siamo mai stati così preparati per il futuro. La pandemia ha accelerato di anni la trasformazione digitale e l'adozione di tecnologie digitali, e ha avvicinato il futuro. Eppure, non siamo mai stati così nostalgici del passato. Dopo mesi di isolamento, desideriamo incontrare parenti e amici, fare shopping in un centro commerciale, e assistere a un concerto o a un evento sportivo dal vivo.

Per quanto appassionati di tecnologia, oggi quello che vogliamo è il contatto umano. Nel 2021, la sfida per le aziende sarà quella di trovare un equilibrio tra la soddisfazione delle esigenze di "normalità" degli utenti e il rischio di un ritorno al vecchio modo di lavorare.

Adozione di tecnologie digitali a un ritmo sostenibile

Le tendenze del 2020 continueranno nel 2021, anche se a un ritmo più sostenibile. Mentre la nuova normalità sarà diversa dalla vecchia, le tecnologie - tra cui AI/ML, cloud, analisi, Wi-Fi 6, accesso remoto, SD-WAN, automazione, IoT, 5G, e altro ancora - avranno un ruolo chiave nelle reti del futuro. La frenetica evoluzione del 2020 lascerà il posto a un approccio più ponderato, dove l'attenzione si sposterà dalla connettività all'esperienza, e le aziende riprenderanno a bilanciare le priorità tra esperienza dell'utente, produttività, sicurezza e TCO.

L'impresa distribuita diventerà la nuova norma

La pandemia del 2020 avrà un impatto duraturo sulle aziende, in quanto gli uffici saranno sempre più piccoli e ottimizzati in funzione del lavoro da remoto, mentre aumenteranno tutte le opzioni di connettività. La nuova normalità sarà un'azienda infinitamente distribuita, dove la posizione fisica degli utenti non avrà più importanza, e dove la qualità del rapporto umano sarà strettamente legata a quella dell'esperienza utente.

I servizi cloud in abbonamento diventeranno la regola

Nel 2020, i consumatori si sono rivolti in massa ai servizi cloud, al punto che non sarà possibile tornare indietro. La scalabilità, la rapidità e la semplicità dei servizi in abbonamento sono state fondamentali durante la pandemia. Nelle imprese, l'adozione del cloud è andata oltre il SaaS e ha coinvolto anche i servizi di rete e di infrastruttura, dove hanno avuto grande importanza la flessibilità finanziaria e la possibilità di avere gli aggiornamenti in modo automatico.

I dati continueranno ad avere un ruolo fondamentale

Il ruolo dei dati continuerà a essere importante, perché dalla loro analisi dipenderanno la qualità dell'esperienza utente, la sicurezza, e l'automazione delle operazioni nell'infrastruttura aziendale. E il cloud avrà un ruolo centrale, dato che - secondo Gartner - entro il 2022 il 90% dei dati proverrà dai servizi di cloud pubblico.

Tuttavia, i dati possono causare diversi problemi, a seconda di chi e come li utilizza, anche in funzione di ML/AI, di quanto sono accurati, e per quanto tempo vengono conservati. Nel 2020 gli utenti hanno dovuto sviluppare rapidamente la loro consapevolezza verso la sicurezza e la privacy dei dati, e il loro utilizzo etico, per cui nel 2021 diventerà fondamentale un confronto a tutti i livelli sul valore dei dati, anche perché all'interno delle aziende continuerà a crescere il numero delle soluzioni basate sui dati, come quelle di AI/ML.

La sicurezza rimarrà una priorità assoluta

Tutte le organizzazioni riconoscono l'importanza di una forte sicurezza informatica, ma spesso questa viene messa in secondo piano di fronte all'emergere di altre priorità. Nel 2021 questo non sarà possibile, di fronte a una crescita degli attacchi informatici che è arrivata a interessare persino il governo degli Stati Uniti, e scatenerà lo sviluppo di nuove soluzioni e raccomandazioni, e un maggiore coordinamento a livello globale contro le minacce.

Conclusione

Come ci ha insegnato il 2020, la capacità di adattarsi al cambiamento è alla base del successo e della sopravvivenza. Questo sarà altrettanto vero nel 2021. Nessuno è in grado di prevedere gli sviluppi, nemmeno a breve termine, se ci saranno una terza e una quarta ondata del virus, e se o quando riusciremo a tornare a una parvenza di normalità. Nel 2021 la tecnologia ci aiuterà a trovare un equilibrio tra imparare dal passato, vivere nel presente e creare il futuro.




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martedì 19 gennaio 2021

Allianz Risk Barometer 2021: Il Covid-19 è il terzo rischio più percepito dalle aziende in Italia. Fanno più paura del coronavirus solo gli incidenti informatici e l'interruzione di attività

Allianz Risk Barometer 2021: Il Covid-19 nel terzetto di testa della classifica dei rischi percepiti dalle aziende a livello globale

·    10° sondaggio Allianz: interruzione di attività, pandemia e incidenti informatici sono i tre principali rischi percepiti per il 2021, tutti fortemente interconnessi.

·    La pandemia sale dal 17° al 2° posto, ed è considerata la causa principale dell'interruzione di attività nel 2021, seguita dal cyber. Le aziende cercano di ridurre il rischio nelle supply chain e di potenziare i piani aziendali di business continuity in caso di eventi "estremi".

·    Cambiamenti nei mercati (n°4), cambiamenti macroeconomici (n°8) e Rischi Politici (n°10) sono tutti  in crescita. Le conseguenze economiche della pandemia alimenteranno probabilmente disordini nel 2021 con implicazioni per le supply chain e l'interruzione delle attività commerciali.

 

Milano - 19 gennaio 2021: Un trio di rischi legati al Covid-19 guida il 10° Allianz Risk Barometer 2021, e riflette gli sconvolgimenti  causati dai lockdown, misura adottata in molti nel mondo per arginare l'epidemia di coronavirus. L'interruzione di attività (n°1 con 41% delle risposte) e lo Scoppio della pandemia (n°2 con 40%) sono i principali rischi percepiti quest'anno, mentre i Rischi informatici (n°3 con 40%) si collocano al terzo posto. L'indagine annuale sui rischi aziendali globali di Allianz Global Corporate & Specialty (AGCS) aggrega le opinioni di ben 2.769 esperti, tra cui CEO, risk manager, broker ed esperti assicurativi, provenienti da oltre 92 Paesi.

"L'Allianz Risk Barometer 2021 è chiaramente dominato dal trio di rischi legati al Covid-19. L'interruzione di attività, la pandemia e il cyberspazio sono fortemente interconnessi, a dimostrazione delle crescenti vulnerabilità del nostro mondo altamente globalizzato e connesso", afferma Joachim Müller, CEO di AGCS. "La pandemia di coronavirus ci ricorda che non tutto è assicurabile, perciò la gestione del rischio insieme a quella dei Business Continuity Plan  deve evolvere per aiutare le aziende a  fronteggiare e superare situazioni estreme. Con la pandemia che persiste in tutto il mondo, dobbiamo essere pronti ad affrontare più frequenti scenari catastrofici "estremi", come un'interruzione del cloud su scala globale o un attacco informatico, disastri naturali causati dal cambiamento climatico o anche un'altra epidemia".

La crisi del coronavirus continua a rappresentare una minaccia immediata sia per la sicurezza individuale sia per le imprese, e lo dimostra il fatto che l'epidemia ha scalato ben 15 posizioni arrivando al 2° posto in classifica.

Un rischio chiaramente sottovalutato in passato, considerando che prima del 2021 non aveva mai superato il 16° posto in questi 10 anni di Allianz Risk Barometer. Invece, nel 2021, è il rischio numero uno in 16 Paesi e fra i tre maggiori rischi in tutti i continenti e in 35 dei 38 Paesi selezionati per i quali è stata fatta un'analisi dei principali 10 rischi. Giappone, Corea del Sud e Ghana sono le uniche eccezioni.

Anche altri rischi sono saliti nella classifica dell'Allianz Risk Barometer 2021, come i Cambiamenti nei mercati (n°4 con il 19%), i Cambiamenti macroeconomici (n°8 con il 13%) e i Rischi Politici (n°10 con l'11%) che sono in gran parte scenari legati all'epidemia di coronavirus. Tra i rischi in discesa figurano i Cambiamenti nello scenario legislativo e regolamentare (n°5 con il 19%), le Catastrofi naturali (n°6 con il 17%), gli Incendi/esplosioni (n°7 con il 16%) e il Cambiamento climatico (n°9 con il 13%), chiaramente superati dalle preoccupazioni legate alla pandemia.

Top 10 dei rischi in Italia

In Italia, per la prima volta in assoluto, gli Incidenti informatici si classificano come il più importante rischio per le  aziende a livello locale. L'interruzione di attività è al secondo posto e rimane una sfida fondamentale, mentre la Pandemia entra quest'anno direttamente al 3° posto.

La pandemia rompe gli schemi , adesso e in futuro

Prima dell'epidemia di Covid-19, l'interruzione di attività (Business Interruption - BI) si era già classificata per sette volte al vertice dell'Allianz Risk Barometer e torna a quel  primo posto che aveva ceduto agli incidenti informatici nel 2020. La pandemia ha dimostrato che gli eventi estremi di BI su scala globale non sono solo teorici, ma una possibilità reale, che causa perdite di ricavi e interruzioni della produzione, delle attività e delle supply chain. Il 59% degli intervistati segnala la pandemia come la causa principale della BI nel 2021, seguita dagli Incidenti informatici (46%) e da Catastrofi naturali e Incendi ed esplosioni (circa il 30% ciascuno).

La Pandemia si è aggiunta al crescente elenco di scenari di BI con danni non materiali, come i danni da cyber o i blackout energetici. "Le conseguenze della pandemia - una digitalizzazione più ampia, l'aumento del lavoro da remoto e la crescente dipendenza di aziende e società dalle tecnologie informatiche - aumenteranno probabilmente i rischi di BI nei prossimi anni", spiega Philip Beblo, del Global Property underwriting team di AGCS. "Tuttavia, i rischi tradizionali non scompariranno e devono rimanere nell'agenda della gestione del rischio". Catastrofi naturali, fenomeni meteorologici estremi o incendi rimangono le cause principali di interruzione dell'attività per molti settori e nel tempo continuiamo a notare una tendenza all'aggravarsi delle perdite a loro relative".

In risposta all'accresciuta vulnerabilità relativa alla BI, molte aziende puntano a costruire attività più resilienti e a ridurre il rischio nelle loro supply chain. Secondo gli intervistati dell'Allianz Risk Barometer, il miglioramento dei piani di business continuity è l'azione principale che le aziende stanno intraprendendo (62%), seguita dallo sviluppo di contratti con fornitori alternativi o multipli (45%), dall'investimento in supply chain digitali (32%) e dal miglioramento della selezione e dell'auditing dei fornitori (31%). Secondo gli esperti di AGCS, i piani di business continuity di molte aziende sono stati rapidamente sopraffatti dal ritmo della pandemia. La pianificazione relativa alla continuità operativa deve diventare più olistica, interfunzionale e dinamica e deve monitorare e misurare gli scenari di sinistro emergenti o estremi,  ed essere costantemente aggiornata  testata e integrata nella strategia di un'organizzazione.

 

Gli incidenti informatici aumentano

Anche se gli Incidenti informatici sono scesi al 3° posto, rimangono un rischio fondamentale per un numero di intervistati superiore a quello del 2020, e si collocano ancora tra i primi tre rischi in molti Paesi, tra cui Brasile, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Sudafrica, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. La pandemia sta provocando un'accelerazione verso il lavoro da remoto e una maggiore digitalizzazione, intensificando le vulnerabilità IT. Gli incidenti di ransomware, che già erano frequenti, stanno diventando più gravi poiché prendono sempre più di mira le grandi imprese con attacchi sofisticati e ingenti casi di estorsione, come evidenziato dal recente rapporto "cyber risk trends" di AGCS. "Il Covid-19 ha dimostrato la rapidità con cui i criminali informatici sono in grado di adattarsi. L'ondata di digitalizzazione provocata dalla pandemia ha creato opportunità di intrusione con nuovi scenari di rischio che emergono costantemente", afferma Catharina Richter, Global Head of the Allianz Cyber Center of Competence di AGCS. "I cyber-criminali si stanno evolvendo: utilizzano la scansione automatica per identificare le lacune nel sistema di sicurezza, attaccano i router scarsamente protetti o addirittura utilizzano i 'deepfake', ovvero contenuti multimediali realistici modificati o falsificati dall'intelligenza artificiale. Allo stesso tempo la protezione dei dati, la regolamentazione della privacy e le multe per le violazioni dei dati continuano la loro tendenza al rialzo".

 

Chi sale e chi scende

I Cambiamenti nei mercati salgono al 4° posto nella graduatoria dell'Allianz Risk Barometer di quest'anno, mentre il Covid-19 innescherà probabilmente un periodo di cambiamento e di perturbazione del mercato, sollecitando l'adozione di nuova tecnologia, portando a cambiamenti normativi, oltre ad accelerare la scomparsa di settori storici e tradizionali e dando origine a nuova concorrenza. I Cambiamenti macroeconomici (n°8) e i Rischi Politici (n°10) tornano per la prima volta nella top 10 dal 2018, evidenziando il fatto che i disordini civili, le proteste e le rivolte sfidano il terrorismo come principale rischio per le aziende. Il numero, la portata e la durata di molti eventi recenti, tra cui le proteste del movimento Black Lives Matter, le manifestazioni anti-lockdown e i disordini intorno alle elezioni presidenziali statunitensi, sono stati eccezionali. Con l'aumento delle ricadute socioeconomiche dovute al Covid-19, è probabile che si verifichino ulteriori disordini politici e sociali, e si prevede che molti Paesi registreranno un aumento di tali situazioni nel 2021 e oltre, in particolare in Europa e nelle Americhe.

I Cambiamenti nello scenario legislativo e regolamentare scendono dal 3° al 5° posto rispetto all'anno precedente. "La pandemia può aver causato alcuni ritardi nel processo di cambiamento normativo, che tuttavia non si è fermato. Al contrario, il 2021 promette di diventare un anno molto impegnativo in termini di nuove leggi e norme in particolare per quanto riguarda i dati e la sostenibilità", prevede Ludovic Subran, Chief Economist di Allianz. Le Catastrofi naturali scendono dal 6° al 4° posto e questo sottolinea il fatto che, sebbene le perdite aggregate di molteplici eventi minori come incendi, o eventi atmosferici violenti,  abbiano comunque portato a devastazioni diffuse e a ingenti perdite nel 2020, è stato anche il terzo anno consecutivo senza un solo grande evento come, ad esempio, l'uragano Harvey nel 2017.

Anche il Cambiamento climatico è sceso, ed è ora al 9° posto. Tuttavia, la necessità di combattere i cambiamenti climatici rimane più importante che mai, dato che il 2020 è stato l'anno più caldo mai registrato. "Grazie all'inizio della campagna di vaccinazione, il cambiamento climatico dovrà tornare all'ordine del giorno del consiglio di amministrazione di ogni azienda come priorità nel 2021", dice Michael Bruch, Global Head of ESG di AGCS. "Molte imprese devono adeguare il loro business per un mondo a basse emissioni di carbonio - e i risk manager devono essere in prima linea in questa transizione".



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giovedì 14 gennaio 2021

Scoperte orme fossili di grandi rettili sulle Alpi occidentali


Testo alternativo
Ipotetica ricostruzione dell'organismo che ha lasciato le impronte attribuite alla nuova icnospecie Isochirotherium gardettensis. Per gentile concessione (Fabio Manucci)


Scoperte orme fossili di grandi rettili

sulle Alpi occidentali

 

Uno studio appena pubblicato a firma di geologi e paleontologi delle Università di Torino, Roma Sapienza, Genova, Zurigo e del MUSE - Museo delle Scienze di Trento, ha istituito un tipo di impronta fossile nuova per la scienza, denominata Isochirotherium gardettensis, in riferimento all'Altopiano della Gardetta nell'Alta Val Maira in cui è stata scoperta.

 

 

Un'inattesa scoperta paleontologica, appena pubblicata sulla rivista internazionale PeerJ da un team multidisciplinare di ricercatori italiani e svizzeri, descrive una serie di orme fossili impresse da grandi rettili vagamente simili a coccodrilli nel passato più profondo delle Alpi occidentali, circa 250 milioni di anni fa. Le impronte sono state scoperte a circa 2200 metri di quota nella zona dell'Altopiano della Gardetta nell'Alta Val Maira (Provincia di Cuneo, Comune di Canosio) in seguito al lavoro di tesi del geologo dronerese Enrico Collo. Nel 2008, insieme al prof. Michele Piazza dell'Università di Genova e nel 2009 con Heinz Furrer dell'Università di Zurigo, identificarono nelle rocce della zona alcune tracce di calpestio lasciate da grandi rettili, originariamente lasciate fra i fondali fangosi ondulati di una antica linea di costa marina in prossimità di un delta fluviale.

Lo studio appena pubblicato a firma di geologi e paleontologi del MUSE - Museo delle Scienze di Trento, dell'Istituto e Museo di Paleontologia dell'Università di Zurigo e delle Università di Torino, Roma Sapienza e Genova, in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria Asti e Cuneo, le descrive in parte come orme fossili dell'icnogenere Chirotherium e istituisce inoltre un tipo di impronta fossile nuova per la scienza, denominata Isochirotherium gardettensis in riferimento all'altopiano in cui è stata scoperta.  

 

"È stato molto emozionante notare appena due fossette impresse nella roccia, spostare un ciuffo erboso e realizzare immediatamente che si trattava di un'impronta lunga oltre trenta centimetri: un vero tuffo nel tempo profondo, con il privilegio di poter appoggiare per primo la mano nella stessa cavità dove in centinaia di milioni di anni se n'era appoggiata soltanto un'altra; mi è venuto spontaneo rievocare subito l'immagine dell'animale che lasciò, inconsapevolmente, un segno duraturo nel fango morbido e bagnato, ma destinato a divenire roccia e innalzarsi per formare parte della solida ossatura delle Alpi", ha dichiarato il paleontologo Edoardo Martinetto del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Torino, primo scopritore delle nuove tracce.

 

Secondo Fabio Massimo Petti del MUSE - Museo delle Scienze di Trento, esperto di orme fossili e primo autore del lavoro, si tratta di un ritrovamento unico in Europa: "Le orme sono eccezionalmente preservate e con una morfologia talmente peculiare da averci consentito la definizione di una nuova icnospecie che abbiamo deciso di dedicare all'Altopiano della Gardetta".

Il paleontologo Massimo Bernardi del MUSE sottolinea che questi ritrovamenti testimoniano la presenza di rettili di grandi dimensioni in un luogo e un tempo geologico che si riteneva caratterizzato da condizioni ambientali inospitali. Le rocce che preservano le impronte della Gardetta, formatesi pochi milioni di anni dopo la più severa estinzione di massa della storia della vita, l'estinzione permotriassica, dimostrano che quest'area non era totalmente inospitale alla vita come proposto in precedenza.

 

"Non è possibile conoscere con precisione l'identità dell'organismo che ha lasciato le impronte che abbiamo attribuito a Isochirotherium gardettensis, ma, considerando la forma e la grandezza delle impronte, e altri caratteri anatomici ricavabili dallo studio della pista, si tratta verosimilmente di un rettile arcosauriforme di notevoli dimensioni, almeno 4 metri", ha rimarcato il paleontologo Marco Romano della Sapienza Università di Roma.

 

"Ricordo la grande emozione provata in occasione della prima scoperta, con l'amico Enrico Collo nel 2008, il piacere intellettuale della prima campagna di rilievi con Enrico e Heinz Furrer nel 2009 e poi la grande soddisfazione scientifica avuta nel lavorare con una così prestigiosa squadra di ricercatori, il tutto nella consapevolezza che questa rilevante novità scientifica si colloca in un territorio di spettacolare bellezza, accrescendone il già grandissimo valore", ha ricordato il Prof. Michele Piazza dell'Università di Genova.

 

Per il raggiungimento di questi risultati è stato determinante il contributo organizzativo ed economico dell'Associazione Culturale "Escarton" che ha sostenuto il progetto a partire dal 2016 e che, grazie al Presidente Giovanni Raggi, ha rappresentato l'intermediario fra il mondo della ricerca e quello delle istituzioni locali rappresentate dai Sindaci dei comuni di Canosio e Marmora, nonché dall'Unione Montana Valle Maira. Il progetto di ricerca è destinato a svilupparsi ulteriormente grazie all'estensione dell'area di ricerca e alla raccolta di ulteriori informazioni sulla associazione di rettili triassici che hanno lasciato tracce nella zona ma soprattutto grazie alla diffusione dei risultati delle ricerche geo-paleontologiche mediante la creazione di un Geo-Paleo park, comprendente un centro visitatori e un giardino geologico didattico-divulgativo.

 

"La nostra prossima sfida", sottolinea il coordinatore del progetto Massimo Delfino del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Torino, "è trovare la copertura finanziaria che garantisca una raccolta accurata ed esaustiva delle informazioni di importanza scientifica, la conservazione a lungo termine del patrimonio paleontologico della Gardetta e la sua valorizzazione in un'ottica di promozione culturale e turistica delle caratteristiche naturali della Val Maira"

 
L'Altopiano della Gardetta con al centro la Rocca la Meja - Foto di F.M. Petti
Le orme che hanno consentito la descrizione della nuova icnospecie Isochirotherium gardettensis - Foto di F.M. Petti




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Report Grant Thornton: torna l'ottimismo delle aziende: il 57% delle imprese fiduciose sulla ripresa economica per i prossimi 12 mesi.

TORNA L'OTTIMISMO DELLE AZIENDE, MA RESTANO ALCUNE CRITICITA' IN VISTA DELLA RIPRESA

 

Secondo Grant Thornton, la seconda metà dell'anno si apre ad un rinato ottimismo (+14%) con il 57% delle imprese fiduciose sulla ripresa economica per i prossimi 12 mesi. Ancora caute le previsioni sui ricavi e la redditività a causa di condizioni di finanziamento deboli e carenza di ordini

 

14 gennaio 2021 – Dopo il forte calo dell'ottimismo registrato nei primi sei mesi, che ha toccato il livello più basso dalla crisi dell'Eurozona del 2011-2012, torna a crescere l'ottimismo economico nella seconda metà dell'anno (+14% rispetto 1° semestre 2020) con il 57% delle imprese fiduciose sulla ripresa economica per i prossimi 12 mesi. Seguono il trend globale l'Italia, che registra un +10%, con il 33% delle imprese positive sull'andamento dell'economia, e l'Europa dove l'ottimismo cresce del +7%, pur restando ancora significativamente sotto la media del 2019 (47%) con solo il 36% di imprese positive.

 

Questo, in sintesi, il quadro che emerge dall'ultima edizione dell'International Business Report (IBR) del network di consulenza internazionale Grant Thornton, ricerca effettuata a livello globale sui dirigenti di circa 10.000 imprese del mid-market presenti in 29 Stati.

Un clima di rinnovata fiducia, che l'analisi Grant Thornton attribuisce soprattutto ad un miglioramento considerevole delle aspettative di investimento e di esportazione. Più di un terzo delle imprese prevede di far crescere le proprie esportazioni nei prossimi 12 mesi (+34% contro il +25% del 1°semestre 2020), un segnale di positività che si riflette in un numero maggiore di imprese che hanno pianificato di incrementare i propri ricavi dai mercati internazionali. Degna di nota è la performance italiana con la percentuale di imprese ottimistiche sull'export raddoppiata rispetto al 1° semestre 2020, (32% vs 16%), resta invece più moderato il dato europeo (24% vs 19%).

L'indice di ritorno all'ottimismo risiede anche nelle aspettative di sviluppo degli investimenti, di cui i più significativi riguardano quelli nelle costruzioni (+32%), in impianti e macchinari (+38%) e nell'incremento del personale qualificato (+45%).

 

Tuttavia, a causa degli effetti devastanti della prima e seconda ondata della pandemia, permangono delle criticità con cui le aziende si trovano a dover fare i conti, per cui si rileva ancora una certa prudenza soprattutto riguardo alle aspettative sui ricavi e i profitti. Sebbene il 45% delle aziende prevede nei prossimi 12 mesi un aumento dei propri ricavi (+11 punti percentuali sul primo semestre), il dato rimane al di sotto dei livelli pre-Covid del 2019 (caratterizzato da un valore medio superiore al 50%). Guardando alla redditività, si allarga considerevolmente il numero di imprese che ne stima una crescita per il 2021, passando dal 32% al 44% del secondo semestre 2020, ma anche in questo caso la percentuale di crescita resta inferiore alla media storica. In Europa la percezione sulla redditività si mostra piuttosto debole rispetto alla media globale, con solo il 29% delle aziende positive. Anche per l'Italia il dato è analogo (28%).

A destare maggiore preoccupazione è il peso dell'incertezza economica sullo sviluppo del business. Dopo il forte picco di incertezza registrato nei primi sei mesi a causa dell'esplosione della pandemia, si assiste infatti ad un miglioramento solo marginale (-4%) del numero di aziende che identifica l'incertezza come vincolo aziendale (62% la percentuale nella seconda metà dell'anno rispetto al 66% del 1° semestre). L'Italia si mostra in linea con il trend globale (61% vs 68%), mentre l'Europa si assesta al 55% (vs 59%).

 

Tra i fattori percepiti come di maggior impedimento alla ripresa vi è ancora la carenza di ordini, identificata come vincolo al business dal 52% delle imprese (55% nel 1° semestre 2020). Il calo di soli tre punti percentuali rispetto al 1° semestre, dà in parte giustificazione alle previsioni ancora così deboli sui ricavi, a dispetto di un balzo molto forte dell'ottimismo. La criticità delle condizioni di finanziamento resta un problema per il 46% delle aziende, che la ritiene un vincolo, in modo del tutto invariato rispetto alla prima metà dell'anno. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dai costi del lavoro, dichiarati anch'essi come vincolo dal 50% delle imprese (49% nella prima metà dell'anno).

Dopo l'enorme sconvolgimento sul mercato del lavoro provocato dalla pandemia di Covid-19 nei primi mesi del 2020, torna a salire il numero delle aziende che prevede di assumere nuovo personale nel prossimo anno, passando dal 28% del primo semestre dell'anno al 38% del secondo semestre, il che dimostra come le imprese siano tornate a guardare avanti ad un futuro più promettente. L'ottimismo traspare anche dai risultati dell'Italia (dal 21% al 26%) e dell'Unione europea che mostra una tendenza molto simile a quella italiana (dal 20% al 26%). Sull'aumento dei salari, lascia ben sperare una crescita non indifferente delle imprese che, a livello globale, prevedono di aumentare lo stipendio dei propri dipendenti nel prossimo anno, salendo dal 61% del 1° semestre al 72% del 2° semestre 2020.

 

Il sentiment delle aziende in termini di impatto del Covid-19 sull'andamento del business, è pari al 44% il numero delle imprese che si aspetta una diminuzione dei ricavi nel prossimo anno, in discesa di oltre 20 punti percentuali rispetto al 1° semestre 2020. La maggior parte delle imprese, circa il 31%, prevede un calo dei ricavi inferiore al 20%, mentre solo l'1,5% ipotizza un calo pari (o oltre) il 50%. È incoraggiante notare come sia addirittura raddoppiato il numero delle imprese che prevede un impatto positivo sui propri ricavi, che corrisponde a circa il 36%, contro il 18% del 1° semestre 2020.

 

Nella seconda parte dell'anno, continuano ad aumentare le imprese che hanno intrapreso, o iniziato a pianificare, misure strategiche in risposta alla pandemia. Su scala mondiale, il 39% delle aziende ha incrementato l'utilizzo della tecnologia nella propria organizzazione e ad ha aumentato le misure di sicurezza interne all'azienda. Circa il 34% ha intrapreso una pianificazione delle risorse necessarie per il rilancio e il 31% ha iniziato a identificare i prodotti/servizi, clienti e mercati target su cui focalizzarsi in vista dei piani di investimento futuri. La crisi da Covid-19 ha inoltre sensibilizzato le imprese sulla necessità di saper affrontare le nuove sfide per il mantenimento della leadership aziendale (circa il 18% delle imprese italiane, 27% europee e 29% globali) e ha messo in luce la necessità di sapersi adattare al cambiamento delle abitudini dei consumatori o delle dinamiche competitive del mercato (Italia 16%, Europa 23% e 30% mondo).

L'implementazione delle misure di sicurezza sul posto del lavoro e l'adeguamento ai nuovi protocolli normativi anti-contagio, insieme all'utilizzo della tecnologia, restano tra le azioni prioritarie in vista del rilancio dell'attività riferiti dalla percentuale più alta delle imprese, pari a circa il 39%.

 

"L'ultima edizione dell'IBR Grant Thornton - commenta Alessandro Dragonetti, Managing Partner & Head of Tax di Bernoni Grant Thornton - mette in luce una rinata fiducia delle imprese che, nella seconda parte dell'anno, sono tornate ad essere ottimiste, seppur con un atteggiamento ancora cauto, verso il possibile ricrearsi di quelle condizioni favorevoli al rilancio del business, con un nuovo slancio verso i mercati internazionali. Permangono però ancora alcune criticità, come le preoccupazioni sull'adeguamento alle ultime normative e gli ostacoli burocratici nella gestione delle procedure anti-contagio, oltre ad importanti debolezze strutturali come si evince dai margini di sviluppo ancora deboli sui recavi e sulla redditività. Al fine di sostenere la crescita, anche nell'ottica di un possibile ulteriore inasprimento causato da un nuovo lockdown generalizzato, è fondamentale continuare a concentrare le proprie risorse sui fattori di competitività individuati dalle imprese e sulla pianificazione di strategie prioritarie, quali: la corretta identificazione di clienti/prodotti/mercati target, l'adozione di tecnologie innovative e sicure, la programmazione degli strumenti per affrontare la competitività dei mercati, ma anche il saper cogliere la sfida dell'evoluzione dei nuovi trend di consumo".



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