La cosiddetta “Regione Verde” d’Italia – che da tempo avrebbe trovato nel turismo la sua vocazione sociale e imprenditoriale – occupa gli ultimi posti anche per quanto riguarda l’efficienza dei propri depuratori: è sufficiente considerare che sul 20% degli impianti locali è stata avviata una procedura di infrazione a livello europeo.
In sintesi, ben 97.666 abruzzesi sono costretti a tuffarsi in acque poco pulite e sicure.
Ma di preciso, in che modo questo documento minaccerebbe la salute di noi abruzzesi? Semplice: tra le righe del testo, l’Esecutivo ha riconosciuto ufficialmente l’importanza strategica della produzione nazionale di idrocarburi, un settore che da sempre è stato visto da alcuni movimenti politici ed ecologisti come “ uno scempio ambientale”.
Anche il Forum abruzzese dei Movimenti per l’Acqua – che sul proprio sito ama definirsi come “quelli che vogliono l’acqua pubblica, quelli che credono che un bene universale fondamentale per la vita non debba essere affidato alle logiche del mercato e del profitto” – sono scesi in campo contro la “moribonda” industria petrolifera, responsabile del collasso ambientale e climatico in atto sulla terra”.
Ma quanto realmente questa Regione è minacciata dal petrolio?
Nonostante la conferma che questo settore industriale tuteli società ed ecosistema, però, nella stanza dei bottoni della politica abruzzese c’è ancora chi promuove e diffonde la cultura del “terrorismo ambientale”.
E’ recente infatti la notizia che il Consiglio Regionale consegnerà a breve il titolo di Ambasciatore abruzzese nel mondo alla Professoressa Maria Rita d’Orsogna, la Giovanna D’Arco 2.0 delle trivelle che da anni si fa conoscere più per la sua battaglia “no oil” piuttosto che la sua carriera di ricercatrice in America.
A conferma di questa scarsa conoscenza dell’argomento, già Chicco Testa (storico presidente di Legambiente) ha fatto notare quanto fosse singolare che “la professoressa associata della California State University di NorthRidge CSUN abbia prodotto (come riportato dalla sua home page) 35 diversi studi che riguardano la matematica, la fisica, la biologia e finanche la criminologia ma nessuna ricerca che abbia mai sfiorato la geologia, la geofisica, il petrolio, il gas e temi connessi”.
A voler essere sospettosi, è probabile che le frange estremiste degli ecologisti che siedono all’interno del Consiglio Regionale abbiano esercitato pressioni per consegnare questa onorificenza alla Erin Brokovich abruzzese al fine di disorientare ulteriormente la popolazione su quelli che sono i reali nemici che inquinano la Regione.
Finché gli abruzzesi continueranno a credere che è il petrolio a contaminare le nostra acque, la classe dirigente regionale sfilerà ancora in prima fila nei cortei dei No Triv invece che accelerare la riparazione dei depuratori che giacciono fuori uso al largo delle nostre coste.
L’acqua è un bene prezioso, non sporchiamola più di quanto non lo sia già con il veleno più tossico che ci sia in giro: la menzonga.
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