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venerdì 5 giugno 2015

Vinitalia.tv intervista ad Antonio Micchichè della Società vitivinicola Calatrasi “Mediterranean Domains”: la storia di una famiglia e di una regione

Dalla fine dell’ ’800 la famiglia Miccichè coltiva l’amore per il territorio non solo da un punto di vista vitivinicolo ma anche da un punto di vista amministrativo e politico. Questa attenzione lungimirante getta le basi per la costruzione di una delle cantine più radicate nel territorio siciliano: Le Cantine Calatrasi “Mediterranean Domains”.
Vinitalia.tv intervista Antonio Micchichè Calatrasi Mediterranean Domains
Le origini e l’ingresso della famiglia Miccichè nel mondo del vino.
La famiglia entra nel mondo del vino nel 1780 attraverso un accordo di enfiteusi con il locale possidente della zona, che era allora il Principe di Campo Reale. Proviene dalla costa sud della Sicilia, cioè da Favara. Migra nella Valle dello Jato. Bonifica queste terre e le pianta a vigneto. Le pianure che allora erano acquitrini, vengono ancora mantenute a cotone, coltivate quindi a cotone. Questo contratto di enfiteusi si evolve per circa 100 anni fino al riscatto delle terre nel 1880. La produzione del vino fino al secolo dopo, fino al 1980 avviene nella mia famiglia come vino sfuso. Nel 1980 si inizia l’imbottigliamento dei nostri vini, delle nostre tenute e delle tenute dei nostri associati.
L’azienda oltre a questo ha anche una tradizione di cooperazione e di progetto di comunità in quanto già nel 1920 la famiglia fu promotrice di una cooperativa. Erano le prime cooperative legate al mondo cattolico, che nacquero nella nostra zona e che poi furono chiuse per asfisia finanziaria dal fascismo e rinacquero nel più bel periodo della nostra nazione che fu il periodo della ricostruzione dopo la guerra. Questa ricostruzione portò con sé anche la ricostruzione del mondo agricolo delle strutture e delle infrastrutture agricole tra cui le cantine. Mio padre giovane medico di campagna, fu a capo del rinato movimento cooperativo nella zona, e l’evoluzione della storia ci ha portato alla ricostruzione della cantina privata e poi finalmente nel 2008 alla fusione delle due strutture societarie in un’unica struttura societaria pur permanendo l’identità della struttura cooperativa e dell’azienda privata come azionisti della holding.
Ha parlato di vino sfuso, questo è stato il destino per tanti anni di tanti produttori in Sicilia e non solo. Poi ad un certo punto qualcosa cambia per tanti imprenditori che diventano protagonisti in un modo nuovo, cosa cambia in Sicilia?
Innanzitutto il Sud del Mondo esplode nell’ambito del mercato mondiale del vino. Perché esplode? Perché i profili gustativi dei vini del Sud del Mondo: Australia in testa, Cile, Argentina, diventano 25 anni fa popolari, compresa la California, che non è il Sud del mondo ma s’inquadra sempre nell’ambito delle regioni calde del mondo. Ebbene, questo profilo gustativo diventa il profilo gustativo di successo e nell’ambito delle zone italiane della cosiddetta sun belt italiana (la cintura del sole), la Sicilia è la regina della cintura del sole, pertanto con il suo potenziale vitivinicolo di altissimo livello qualitativo e quantitativo.
Qualitativo perché la Sicilia ha una tradizione millenaria e ha una serie di terroir straordinarie e variabili per zona, per cui diventa un pianeta vitivinicolo.
Quantitativo perché la Sicilia con centodiecimila ettari attuali è il secondo distretto mondiale del vino dopo Bordeaux, in particolare mi riferisco al triangolo Palermo, Trapani, Agrigento.
Presa coscienza di questo fatto la Sicilia si tuffa da protagonista nel mercato europeo e pertanto determina l’asserzione della propria identità.

FONTE: Vinitalia TV

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