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martedì 14 aprile 2015

Nigeria, rapporto Boko haram; Amnesty: "Donne e ragazze rapite costrette a prendere parte agli attacchi"

In occasione del primo anniversario del rapimento delle ragazze della scuola di Chibok, Amnesty International ha pubblicato un rapporto nel quale denuncia che molte delle almeno 2000 donne e bambine rapite da Boko haram dal 2014 sono state ridotte in schiavitù sessuale e addestrate a combattere.


Basato su quasi 200 testimonianze oculari, tra cui quelle di 28 donne e bambine riuscite a fuggire ai loro sequestratori, il rapporto di 90 pagine intitolato "Il regno del terrore di Boko haram", denuncia molteplici crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi dal gruppo armato, tra cui l'uccisione di almeno 5500 civili nel nord-est della Nigeria a partire dal 2014.

Il rapporto di Amnesty International rivela nuovi particolari sui metodi brutali usati da Boko haram: uomini e bambini regolarmente arruolati a forza o sistematicamente uccisi; donne e bambine rapite, imprigionate e in alcuni casi stuprate, costrette a sposarsi o a partecipare alle azioni armate, a volte contro i loro villaggi e le loro città.

"Le prove contenute in questo raccapricciante rapporto, un anno dopo l'orribile rapimento delle ragazze della scuola di Chibok, mettono in evidenza la dimensione e la depravazione dei metodi di Boko haram" – ha dichiarato Salil Shetty.

"Uomini e donne, bambini e bambine, cristiani e musulmani, sono stati uccisi, sequestrati e brutalizzati sotto il regno del terrore di Boko haram, che ha investito milioni di persone. I recenti successi militari possono anche essere l'inizio della fine per il gruppo armato, ma c'è ancora tantissimo da fare per proteggere i civili, risolvere la crisi umanitaria e rimarginare le ferite" – ha aggiunto Shetty.

Il rapporto di Amnesty International contiene immagini, anche dal satellite, della devastazione che gli attacchi di Boko haram si sono lasciati alle spalle.
Rapimenti

La vicenda delle 276 studentesse rapite a Chibok nell'aprile 2014 ha avuto risonanza mondiale grazie anche alla campagna #BringBackOurGirls. Ma si tratta solo di una piccola parte delle donne, delle bambine, degli uomini e dei bambini rapiti da Boko haram.

Di solito, Boko haram porta le donne e le bambine rapite nei suoi campi collocati in zone remote o in centri improvvisati di transito come quello istituito nella prigione di Ngoshe. Da qui, le vittime vengono spostate in città e villaggi e indottrinate sulla versione dell'Islam seguita dal gruppo armato, in vista del matrimonio.

Aisha, 19 anni, ha raccontato ad Amnesty International di essere stata rapita nel settembre 2014 durante una festa di matrimonio. Con lei sono state portate via sua sorella, la sposa e la sorella di quest'ultima. Boko haram ha portato le quattro rapite in un campo a Gullak, nello stato di Adamawa, dove si trovava un altro centinaio di donne e bambine rapite. Una settimana dopo, la sposa e la sorella della sposa sono state costrette a sposare due combattenti. Aisha e le altre donne rapite sono state anche addestrate a combattere.

"Spiegano come usare le armi. A me hanno insegnato a sparare, a usare le bombe e ad attaccare i villaggi. L'addestramento è durato tre settimane, poi hanno iniziato a mandarci in azione. Io ho preso parte a un attacco contro il mio villaggio" – ha raccontato Aisha.

Durante i tre mesi di prigionia, Aisha è stata stuprata ripetutamente, talvolta da gruppi di sei combattenti. Ha visto uccidere oltre 50 persone, tra cui sua sorella:

"Alcune avevano rifiutato di convertirsi, altre di imparare a uccidere. Sono state sepolte in una fossa comune nella boscaglia. Hanno preso i loro corpi e li hanno gettati in una larga buca, però poco profonda. Io non la vedevo ma potevo sentire l'odore dei corpi in putrefazione" – ha ricordato Aisha.

Uccisioni di massa
Dall'inizio del 2014, Amnesty International ha documentato almeno 300 raid e attacchi compiuti da Boko haram contro i civili. Durante questi attacchi, dapprima i combattenti hanno dato l'assalto alle basi militari e alle stazioni di polizia saccheggiando armi e munizioni, poi si sono rivolti contro la popolazione civile uccidendo chiunque tentasse di fuggire, radunando ed eliminando tutti gli uomini in età da combattimento.

Il 14 dicembre 2014 Ahmed e Alhaji, 20 e 18 anni, erano seduti a terra con altri uomini in attesa di essere sgozzati. Boko haram aveva appena preso la città di Madagali. Ahmed ha raccontato ad Amnesty International che l'istinto era quello di alzarsi e fuggire ma non poteva farlo. Si è salvato solo perché uno dei due boia ha dovuto fermarsi per affilare la lama del coltello:

"Erano in due a sgozzare coi coltelli. Eravamo seduti a terra aspettando il nostro turno. Prima di passare al nostro gruppo, avevano già ucciso 27 persone. Li contavo uno per uno per capire quando sarebbe stato il mio turno".

Secondo la testimonianza di Ahmed, quel giorno Boko haram ha ucciso almeno 100 uomini che avevano rifiutato di arruolarsi.

A Gwoza, il 6 agosto 2014, Boko haram ha ucciso almeno 600 persone. I testimoni hanno riferito ad Amnesty International che chiunque cercasse di fuggire non aveva scampo:

"Con le moto avevano circondato ogni isolato, ogni angolo di strada. Aspettavano lì e uccidevano. Colpivano solo gli uomini".

Migliaia di persone hanno cercato di fuggire sulle montagne ma i combattenti di Boko haram li hanno inseguiti e stanati fuori dalle grotte coi gas lacrimogeni. Le donne sono state rapite, gli uomini uccisi.

Incendi e saccheggi: le nuove immagini satellitari della distruzione di Bama
Le immagini diffuse dal rapporto di Amnesty International mostrano almeno 5900 strutture danneggiate o distrutte a Bama (circa il 70 per cento della città) da Boko haram nella sua ritirata prima che l'esercito riprendesse, nel marzo di quest'anno, il controllo della città.

Testimoni intervistati da Amnesty International hanno riferito di strade piene di cadaveri e di persone arse vive nell'incendio delle abitazioni. Una donna ha raccontato:

"I militari si sono avvicinati all'accampamento di Bama, stavano quasi per riprenderlo quando sono arretrati. Allora gli insorti hanno iniziato a uccidere la gente e a incendiare le case".

La vita sotto Boko haram
Il rapporto di Amnesty International descrive il regno del terrore imposto da Boko haram. Appena conquistato un centro, il gruppo armato raduna la popolazione per annunciare le nuove regole sulla limitazione dei movimenti, in particolare delle donne. Molte famiglie si trovano così a dipendere dai bambini, che escono per cercare cibo, o dalle visite dei membri di Boko haram che passano a offrire cibo precedentemente saccheggiato altrove.

Boko haram fa rispettare le sue regole con punizioni feroci. Chi non prende parte alle preghiere quotidiane rischia le frustate in pubblico. Una donna di Gamborou che ha trascorso cinque mesi sotto il controllo di Boko haram ha dichiarato ad Amnesty International di aver visto una donna subire 30 frustate per aver venduto i vestiti dei suoi figli e una coppia messa a morte in pubblico per adulterio.

Un quindicenne di Bama, graziato da Boko haram a causa della sua disabilità, ha riferito ad Amnesty International di aver assistito a 10 lapidazioni:
"Li lapidano a morte il venerdì. Radunano tutti i bambini chiedendogli di portare delle pietre. Ho partecipato alle lapidazioni. Scavano una fossa, obbligano la persona a infilarcisi dentro e poi la colpiscono alla testa con le pietre. Quando muore, lasciano lì le pietre fino a quando il corpo non va in putrefazione".

Il rapporto di Amnesty International descrive inoltre la crescente tensione tra i cristiani e i musulmani. Molti cristiani intervistati da Amnesty International ritengono che i musulmani passino informazioni su di loro a Boko haram o non condividano le notizie sugli attacchi imminenti. È così subentrato un clima di sospetto tra alcune comunità che in precedenza vivevano fianco a fianco in piena armonia. Boko haram ha distrutto chiese e ucciso cristiani che rifiutavano di convertirsi all'Islam ma ha anche preso di mira musulmani moderati.

Amnesty International continua a chiedere a Boko haram di porre fine alle uccisioni dei civili e al governo nigeriano di prendere tutte le misure di legge per garantire la loro protezione e ripristinare la sicurezza nel nord-est del paese. La comunità internazionale, a sua volta, dovrebbe continuare ad assistere il nuovo governo nell'affrontare la minaccia costituita da Boko haram.

"Il cambio di potere in Nigeria è l'occasione per un nuovo approccio in tema di sicurezza dopo i clamorosi fallimenti degli ultimi anni" – ha sottolineato Shetty.
"Le persone rapite devono essere liberate e occorrono indagini sui crimini di guerra e contro l'umanità. È necessario riesumare i corpi dalle fosse comuni, impedire nuove uccisioni e portare di fronte alla giustizia i responsabili di queste indicibili sofferenze" – ha concluso Shetty.

Le informazioni raccolte da Amnesty International su Boko haram dovrebbero essere prese in considerazione dalla Corte penale internazionale nell'ambito dell'esame preliminare che sta compiendo sulla situazione nel nord-est della Nigeria.

Ulteriori informazioni
In numerose occasioni, Amnesty International ha espresso preoccupazione per il fatto che le forze di sicurezza non stiano facendo abbastanza per proteggere i civili dagli attacchi di Boko haram. Vi sono state pochissime indagini e incriminazioni nei confronti di membri del gruppo armato per crimini di diritto internazionale.

Il rapporto di Amnesty International si basa su 377 interviste, tra cui 189 con vittime e testimoni oculari degli attacchi di Boko haram, 22 con autorità locali, altre 22 con fonti dell'esercito e 102 con difensori dei diritti umani. Le testimonianze provengono da uomini e donne, cristiani e musulmani.

Quasi tutte le persone intervistate hanno chiesto di non essere identificate per ragioni di sicurezza, pertanto quasi tutti i nomi usati nel rapporto sono pseudonimi.

Le informazioni contenute nel rapporto sono state ottenute nel corso di quattro missioni di ricerca condotte da Amnesty International nel 2014 e nel 2015 a Maiduguri, nei campi per i profughi interni del nord-est della Nigeria e in un campo per rifugiati in Camerun. Numerose altre interviste sono state svolte via telefono da Londra.

Amnesty International ha documentato 38 casi di rapimento da parte di Boko haram. Su questi, ha raccolto 77 testimonianze, tra cui 31 di testimoni oculari e 28 di donne e ragazze fuggite ai loro sequestratori.
                                                               
Roma, 14 aprile 2015

Il rapporto "Il regno del terrore di Boko haram", le immagini satellitari e una scheda con fatti e cifre sono online all'indirizzo:
www.amnesty.it/Nigeria-rapporto-Boko-haram-donne-e-ragazze-rapite-costrette-a-prendere-parte-agli-attacchi

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