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lunedì 2 novembre 2009

L'altra verità. Diario di una diversa




Ci ha lasciato Alda Merini, nel giorno di Ognissanti. Con una iprocrisia tutta italiana i politici stanno approntando per lei funerali di Stato mercoledì prossimo, quello stesso stato italiano che ha permesso ad una eccelsa poetessa di vivere nella totale indigenza gli ultimi anni della sua vita. Cosa ne fà Alda, dopo una vita di sofferenza, dei funerali di Stato? Non era meglio aiutarla quando era in vita? Sono cose da rabbrividire, queste. Nello stesso giorno in cui un'altra donna della controversia, Diana Blefari Melazzi, trova la fine in carcere, non mangiava, non voleva vedere nessuno, non usciva dalla sua cella. Finché ha scelto di togliersi la vita con un lenzuolo, dietro le sbarre.
Le battaglie legali portate avanti dai suoi difensori per dimostrare che soffriva di una grave patologia psichica, non sono servite a nulla. L'avvocato difensore: "Era una donna ammalata, soffriva di un profondo disagio e aveva bisogno di cure adeguate e di stare in luoghi adeguati che non erano certo il carcere". Destini paralleli morire nello stesso giorno, assurgere agli onori della cronaca con modalità diverse: scriveva Alda recentemente:

“Il destino è qualcosa di così tremendamente superiore a noi
che ci trapassa e che tutto trascende.
L’influsso delle stelle sulla vita degli uomini è enorme.
È piacevole pensare che gli astri ci governino,
affidarsi agli astri mi fa sentire più leggera
e davanti al loro Mistero
l’uomo non può che rimanere senza parole

Nel Quadro Astrale della Poetessa, raffigurato qui accanto campeggia Saturno in XII opposto Marte, tutta la prima casa in Pesci e il Sole cuspide Ariete, già questo è il segno del destino:

La casa corrispondente al dodicesimo segno dello zodiaco è la Casa XII, la quale chiude il cerchio dello Zodiaco, si ricongiunge alla prima e mostra l’individuo ormai liberato, metaforicamente, dai pesi materiali. Nella Casa XII ci si trova soli davanti al proprio destino per dimenticare il quotidiano e mirare all’esterno. Questa è la Casa della fuga dalla realtà e dell’isolamento; collegata per tradizione agli ospedali e alle prigioni, tuttavia governa aree anche più importanti. Questa è un potente indicatore della natura dell’inconscio e delle radici profonde di questioni psicologiche.
Il XII settore è il mondo dell’anima spiritualizzata, dei segreti vitali e delle forze occulte. Influisce l’evoluzione interiore e quella spirituale, il senso filosofico della vita, i successi in attività svolte nel raccoglimento. Assorbe le caratteristiche del segno Zodiacale dei Pesci, l’ultimo segno dello Zodiaco il quale è affiliato in modo naturale alla Casa XII. Questa Casa governa le prigioni, i luoghi solitari. L’elemento acque dei Pesci è quindi contenuto in un recipiente. E’ solo con sé stesso. Questa acqua diventa sognatrice e mistica. In più i Pesci appartengono ai segni comuni che sono molto docili ma rischiano continuamente di perdere le coodinate terrestri e di volare via in mondi dove, quando ci riescono, solo loro e i loro simili riescono a orientarsi. Questa è la loro gloria e il loro limite: non si sentono affatto a loro agio nella realtà che li circonda ma possono fuggire lontano in realtà create dalla loro mente. La loro molteplicità non è trasformismo ma pertiene al loro rapporto con il reale. Questo permette loro di realizzare le più ardite fantasie, ma, una volta superata la soglia possono non trovare la forza o la voglia di tornare ad affrontare le inevitabili disillusioni del quotidiano. Sono il segno più ipocondriaco dello zodiaco, e anche qui entra in gioco la loro fantasia: qualunque malessere anche minimo può innescare una reazione a catena di tale portata che il corpo può finire con l’ammalarsi realmente, ma è la malattia dell’anima. La dodicesima casa dei Pesci è associata a ospedali, manicomi, nei quali Alda ha trascorso un ventennio, nei ricoveri per anziani e, per estensioni del concetto di "luoghi chiusi" che la dodicesima casa comporta, alla sorveglianza nelle carceri, ai carcerati, ai reietti, agli emarginati dalla società. .


Alda Merini, poetessa milanese, nasce nel capoluogo lombardo il 21 marzo 1931, poco prima dell’alba.. Ascende l’Acquario con Venere, il segno dei diversi.
Minore di tre fratelli, le condizioni della famiglia sono modeste. Alda frequenta le scuole professionali all'Istituto "Laura Solera Mantegazza"; chiede di essere ammessa presso il liceo Manzoni, ma - sembra incredibile - non supera la prova di italiano. In questi anni dedica molto tempo anche allo studio del pianoforte.

Spinta da Giacinto Spagnoletti, suo vero scopritore, esordisce come autrice alla tenera età di quindici anni. Spagnoletti sarà il primo a pubblicare un suo lavoro, nel 1950: nella "Antologia della poesia italiana 1909-1949" compaiono le sue poesie "Il gobbo" e "Luce".
Nel 1947 incontra quelle che definirà come "prime ombre della sua mente": viene internata per un mese all'ospedale psichiatrico di Villa Turno.

Nel 1951, anche su suggerimento di Eugenio Montale, l'editore Scheiwiller stampa due poesie inedite di Alda Merini in "Poetesse del Novecento".
In questo periodo frequenta per interesse di lavoro ma anche per amicizia Salvatore Quasimodo.

Sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie di Milano, nel 1953. Esce poi il primo volume di versi intitolato "La presenza di Orfeo". Due anni dopo publica "Nozze Romane" e "Paura di Dio". Sempre nel 1955 nasce la primogenita Emanuela: al medico pediatra dedica la raccolta "Tu sei Pietro" (pubblicata nel 1961).

La poetessa inizia poi un triste periodo di silenzio e di isolamento: viene internata al "Paolo Pini" fino al 1972, periodo durante il quale non manca comunque di tornare in famiglia, e durante il quale nascono altri tre figli.

Dopo alternati periodi di salute e malattia, che durano fino al 1979, la Merini torna a scrivere; lo fa con testi intensi e drammatici che raccontano le sue sconvolgenti esperienze al manicomio. I testi sono raccolti in "La Terra Santa", pubblicato da Vanni Scheiwiller nel 1984.

Nel 1981 muore il marito e, rimasta sola, la Merini dà in affitto una camera della sua abitazione al pittore Charles; inizia a comunicare telefonicamente con il poeta Michele Pierri che, in quel difficile periodo del ritorno nel mondo letterario, aveva dimostrato numerosi apprezzamenti sui suoi lavori.

I due si sposano nel 1983: Alda si trasferisce a Taranto dove rimarrà tre anni. In questi anni scrive le venti "poesie-ritratti" de "La gazza ladra" (1985) oltre ad alcuni testi per il marito. A Taranto porta a termine anche "L'altra verità. Diario di una diversa", suo primo libro in prosa.

Dopo aver nuovamente sperimentato gli orrori del manicomio, questa volta a Taranto, torna a Milano nel 1986: si mette in terapia con la dottoressa Marcella Rizzo alla quale dedicherà più di un lavoro.

Dal punto di vista letterario questi sono anni molto produttivi: naturale conseguenza è anche la conquista di una nuova serenità.

Negli anni, diverse pubblicazioni consolideranno il ritorno sulla scena letteraria della scrittrice.

Nel 1993 riceve il Premio Librex-Guggenheim "Eugenio Montale" per la Poesia, come altri grandi letterati contemporanei prima di lei, tra i quali Giorgio Caproni, Attilio Bertolucci, Mario Luzi, Andrea Zanzotto, Franco Fortini.

Nel 1996 le viene assegnato il "Premio Viareggio" per il volume "La vita facile"; l'anno seguente riceve il "Premio Procida-Elsa Morante".

Nel 2002 viene pubblicato da Salani un piccolo volume dal titolo "Folle, folle, folle d'amore per te", con un pensiero di Roberto Vecchioni il quale nel 1999 aveva scritto "Canzone per Alda Merini".

Nel 2003 la "Einaudi Stile Libero" pubblica un cofanetto con videocassetta e testo dal titolo "Più bella della poesia è stata la mia vita".

Nel febbraio del 2004 Alda Merini viene ricoverata all'Ospedale San Paolo di Milano per problemi di salute. Un amico della scrittrice chiede aiuto economico con un appello che le farà ricevere da tutta Italia, e-mail a suo sostegno. La scrittrice ritornerà successivamente nella sua casa di Porta Ticinese.

Nel 2004 esce un disco che contiene undici brani cantati da Milva tratti dalle poesie di Alda Merini.

Il suo ultimo lavoro è datato 2006: Alda Merini si avvicina al genere noir con "La nera novella" (Rizzoli).

Alda Merini muore a Milano il giorno 1 novembre 2009 nel reparto di oncologia dell'ospedale San Paolo a causa di un tumore osseo.

« Ogni uomo della vita mia / era il verso di una poesia / perduto, straziato,

raccolto, abbracciato.../ ogni amore della vita mia / è cielo e voragine, / è terra che mangio
per vivere ancora.. »

(Roberto Vecchioni, Canzone per Alda Merini, 1999)
« Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita »

"Più bella della poesia è stata la mia vita".


Un pazzo non può amare nessuno. E oggi, nel momento in cui la sua parola si spegne, come non ricordare il breve epitaffio con cui soleva presentarsi, con quel residuo di civetteria che e’ concesso a una profetessa non ascoltata: ‘Versata negli studi, come nell’amore, consegnai i miei talenti a parecchie persone e ne feci dei grandi uomini - cito Manganelli, Schwarz, Quasimodo -. Impazzita per estrema lussuria fui ridimensionata dal manicomio di Afori, dove finalmente ricevetti le stigmate. Una volta stigmatizzata fui dissanguata dagli editori, come conviene agli ex ricoverati. Attualmente sto morendo’. E in quell’ultimo verso ‘attualmente sto morendo’, di leopardiana memoria, c’e’ tutta la grandezza di chi con stupore metafisico ha ‘realizzato’ il fine dell’esistenza”.

(Fonte Biografica: WIKIPEDIA)

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