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sabato 31 gennaio 2015

Carlino Immobildream: “chi entra Papa in conclave esce cardinale sicuro”

Il PD si ricompatta sul nome di Mattarella, convincendo anche la minoranza interna, ma c’è scontro con Forza Italia. Secondo Roberto Carlino, Presidente Immobildream, Sergio Mattarella sarebbe perfettamente adatto alla carica, ma Prodi e Amato sono sempre dietro l’angolo in attesa.
Quirinale
Sono in corso le votazioni per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Il Premier Renzi ha ufficializzato che il candidato del PD è Sergio Mattarella, cinque volte ministro e giudice della Corte Costituzionale per nomina parlamentare dal 2011. Renzi ha definito Mattarella un difensore della legalità e della Costituzione. Mattarella avrebbe il sostegno dei 444 Grandi elettori dem (ai quali vanno aggiunti Valeria Fedeli e Laura Boldrini, presidenti di Senato e Camera che non votano), il placet dei 34 Grandi elettori Sel e quello dei 45 votanti dei gruppi Scelta Civica e Per l’Italia.
Se il nome di Mattarella ricompatta il PD, è invece scontro in Forza Italia, che si spacca: mentre ai parlamentari Fi sarebbe stata data indicazione di non partecipare al quarto scrutinio, sembra che l’ala più democristiana (35-40 parlamentari) sia più propensa a votarlo.
Il Movimento cinque stelle, dal canto suo, scegli come candidato Ferdinando Imposimato, il candidato scelto dalle Quirinarie in rete. Nessuno dei candidati ha ancora raggiunto il quorum e si attendono le prossime votazione per sapere se il PD dovrà presentare un nome alternativo a Mattarella.
Roberto Carlino, Presidente Immobildream ha dichiarato: “Mattarella è una persona di livello autorevole, prestigiosa e perfettamente idonea per la carica di Presidente della Repubblica Italiana.
Ma ricordo a tutti e soprattutto a me stesso che “chi entra Papa in conclave esce  cardinale sicuro“; del resto Prodi ed Amato sono sempre  dietro l’angolo in attesa.

FONTE: Daily Focus

venerdì 30 gennaio 2015

Caraibi, Franco Pecci: “Blue Panorama, da aprile nuovo collegamento Milano-Merida”

Destinazione Caraibi, Blue Panorama conferma i voli lungo raggio – collegati sia da Milano che da Roma – con voli per Cuba, Giamaica, Repubblica Dominicana e Messico. Quest’ultima, daaprile 2015, vedrà l’aggiunta del collegamento Milano Malpensa-Mérida. “Siamo molto soddisfatti dei risultati fin qui conseguiti dalla nostra programmazione di lungo raggio – aggiunge Pecci -, che ha confermato il tradizionale gradimento del mercato per la nostra compagnia, grazie agli oltre 1000 posti messi a disposizione sulle principali destinazioni caraibiche. A questi si aggiunge l’equivalente capacità offerta in collaborazione con i migliori tour operator italiani”.
Pecci Blue Panorama nuovo collegamento Milano-Merida_300
Arriva il volo addizionale sui Caraibi in casa Blue Panorama.
La decisione arriva in seguito al sold out per il periodo di Alta Stagione dell’inverno 2014/15 e programma un volo addizionale su Cuba.
Franco Pecci – presidente e fondatore Blue Panorama Airlines
Franco Pecci – presidente e fondatore Blue Panorama Airlines
“La domanda leisure stagionale non si è ancora esaurita – commenta il presidente e fondatore della compagnia Franco Pecci –. Ottimi segnali che ci fanno ben sperare per il 2015”.
Bpa per la winter ha confermato i voli lungo raggio per i Caraibi – collegati sia da Milano che da Roma – con voli per Cuba, Giamaica, Repubblica Dominicana e Messico. Quest’ultima, daaprile 2015, vedrà l’aggiunta del collegamento Milano Malpensa-Mérida.
“Siamo molto soddisfatti dei risultati fin qui conseguiti dalla nostra programmazione di lungo raggio – aggiunge Pecci -, che ha confermato il tradizionale gradimento del mercato per la nostra compagnia, grazie agli oltre 1000 posti messi a disposizione sulle principalidestinazioni caraibiche. A questi si aggiunge l’equivalente capacità offerta in collaborazione con i migliori tour operator italiani”.
Fonte: TTG Italia

giovedì 29 gennaio 2015

Le elezioni del prossimo Presidente della Repubblica sono imminenti. In questi giorni impazza il Toto Quirinale, ecco i nomi più quotati

Tra pochi giorni sapremo chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica. Ogni giornale ha le proprie quotazioni e molte sono le opinioni e le preferenze espresse dagli imprenditori italiani, tra questi Roberto Carlino alla guida del Gruppo Immobildream.
Elezioni Presidente Repubblica
In questi giorni impazza il Toto Quirinale, sui media vi è un vero e proprio borsino di papabili nomi che scende e sale quotidianamente con delle vere e proprie quotazioni. La rosa dei possibili pretendenti alla carica di Presidente della Repubblica è in continua evoluzione.
Le votazioni sono ormai imminenti e pare che attualmente siano ben 40 i potenziali candidati al Quirinale per il posto di dodicesimo presidente della Repubblica.
Ogni giornale ha le proprie quotazioni. I più quotati sono l’ex Ministro Sergio Mattarella, l’attuale Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il giudice costituzionale Giuliano Amato. Secondo Il Corriere della Sera a questi nomi potrebbe affiancarsi quello dell’attuale Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, mentre secondo Repubblica in corsa al Quirinale ci sarebbe anche Piero Fassino, candidato sul quale potrebbero convergere le varie anime del PD. Per il Messaggero avrebbe buone possibilità il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, mentre secondo il Giornale si aggiungerebbe alla lista anche Walter Veltroni.
In questi giorni molte opinioni vengono espresse sull’argomento dagli imprenditori italiani. Secondo un’indagine realizzata dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza gli imprenditori lombardi sceglierebbero Emma Bonino, seguita da Giuliano Amato e Luca Cordero di Montezemolo. Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria, non fa nomi ma auspica un nuovo Presidente “autorevole, con competenza politica ed economica e con prestigio internazionale.Roberto Carlino, fondatore e Presidente della Immobildream, uomo di centro che guarda a sinistra, di Degasperiana memoria, ha dichiarato che Romano Prodi e Giuliano Amato, nell’ordine detto, sarebbero autorevoli personalità – di comprovata esperienza internazionale – per ricoprire la carica di Presidente della Repubblica.
Non ci resta che aspettare con impazienza per vedere chi salirà al Colle dopo i quasi 9 anni di presidenza di Giorgio Napolitano.

FONTE: Daily Focus

Inquinamento abruzzo: Il caso Bussi e l’inquinamento dell’informazione

La discarica dei veleni di Bussi è stata protagonista dell’informazione mediatica abruzzese. Inquinamento accertato, responsabilità da ricercare. A far luce sulla vicenda è la testimonianza di un ex dipendente dello stabilimento Montedison, Pasquale Antonucci, rilasciata in esclusiva aGocce di Verità.
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Inquina più l’inchiostro dei giornali o gli scarichi di un’industria chimica?
A fare chiarezza su questo dubbio amletico ci ha provato la Corte d’Assise di Chieti che, recentemente, si è espressa sulla cosiddetta discarica dei Veleni di Bussi, una vicenda su cui sono stati versati fiumi e fiumi d’inchiostro. Velenoso per l’appunto.
Un torrente di parole tossiche contro la compagnia che gestiva l’impianto che è straripato in occasione dell’assoluzione di 19 dirigenti e tecnici dall’accusa di disastro ambientale. Un’esondazione mediatica che è sfociata in titoloni a tutta pagina del calibro di “Vergogna” e “Ingiustizia”.
Ma la verità dov’è? Anche in questo caso, abbiamo cercato di scovarla all’interno del classico conflitto sociale che vede l’inerme popolazione soccombere sotto i colpi di una multinazionale senza scrupoli.
A fare luce sulla vicenda, un ex dipendente dello stabilimento, Pasquale Antonucci, che ci ha illustrato la vicenda dal suo punto di vista.
1. Per quanti anni ha lavorato presso la Montedison di Bussi? Quali mansioni svolgeva?
Ho prestato servizio presso lo stabilimento di Bussi Officine per circa 35 anni, dal 1968 al 2002. Fui assunto come operaio di terza categoria; dopo il diploma da perito chimico conseguito da privatista, ho percorso tutta la scala gerarchica, mi sono specializzato in analisi delle acque, analisi ambientali e analisi in tracce. Ho messo a punto una infinità di metodi analitici, ho partecipato per conto della Montedison ad uno studio per il riutilizzo di acque reflue per fertirrigazione; a Nizza, nel corso di un convegno mondiale dedicato alla cromatografia ionica, ho presentato un rivoluzionario metodo per la determinazione degli anioni nelle acque iperpure. Ho insegnato laboratorio per 7 anni ad una scuola per chimici. Ho formato i dipendenti della Rives di Pescara per sostenere gli esami per la patente “Manipolazione di Gas Tossici”. Ho collaborato con la Westate (società americana) come responsabile analisi  per la messa in marcia di un impianto di depurazione per il metano. Mi fermo per non annoiare, ma questo riassunto era doveroso solo e soltanto per far capire che non sono uno sprovveduto.
2. Lei afferma che le acque della Val Pescara non sono mai state inquinate: ha prove e numeri da fornire in merito?
Purtroppo tutte le analisi che ho eseguito fino al 2002 sulle acque, sui pesci, sui sedimenti, sull’aria, sull emissioni sulle immissioni sono sparite. Le analisi degli anni 2000 le ho richieste all’ARTA e sono tutte nella pagina facebook “Il disastro mediatico più grande d’Europa”. L’unico che le ha pubblicate sono stato io. In caso di dubbi tutte le analisi possono essere richieste tranquillamente all’ARTA. Esiste una legge sulla trasparenza, sono obbligati a fornirle.
3. Come giustifica l’approccio allarmistico che i media hanno avuto sulla vicenda? Perché tutto questo allarmismo da parte di ambientalisti e testate giornalistiche?
Io non posso accusare nessuno, posso solo dire che nel 2002 la Solvay ha acquistato i terreni e la fabbrica della Montedison. L’unico terreno rimasto alla Montedison/Edison è quello dove è stata compiuta la più grande opera di mistificazione ambientale della storia Italiana, e forse d’Europa. (Il terreno che secondo i media e gruppi di sedicenti ambientalisti, ospita la discarica più grande del continente europeo).
4. Lei ha lavorato per anni alla Montedison di Bussi. Secondo lei l’industria energetica si preoccupa a sufficienza della tutela dell’ambiente o potrebbe fare di più?
La Montedison di Bussi non era una industria energetica, era una industria chimica. Tutto è perfettibile, l’unica cosa che posso assicurare è che alla Montedison di Bussi si rispettavano sostanzialmente tutte le leggi sull’inquinamento; voglio solo ricordare che la prima legge per la tutela delle acque è del 1976 (legge Merli).
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Blogger Raif Badawi, l'esperta: le ripetute frustate possono causare danni di lungo periodo. Amnesty International prosegue le iniziative in Italia

Una specialista dell'organizzazione non governativa Freedom from Torture ha dichiarato, in una relazione commissionata da Amnesty International, che ulteriori sessioni di frustate potrebbero causare danni fisici e mentali debilitanti e di lungo periodo al blogger saudita Raif Badawi.

Le autorità dell'Arabia Saudita hanno provocato uno scandalo internazionale quando, il 9 gennaio, Raif Badawi è stato sottoposto alle prime 50 di 1000 frustate cui è stato condannato, oltre che a 10 anni di carcere, per aver creato e diretto un forum online destinato al dibattito pubblico e aver "offeso l'Islam".

"Frustare Raif Badawi è stato un atto incredibilmente crudele e scioccante da parte delle autorità saudite. Questa pratica viola il divieto internazionale di tortura e di altri maltrattamenti e non dovrebbe aver luogo in alcuna circostanza. Farlo ripetutamente è destinato ad aumentare il tormento e la sofferenza nella vittima, sia a livello fisico che mentale" – ha dichiarato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Dopo la sospensione per motivi medici delle due sessioni di frustate il 16 e il 23 gennaio, vi è il rischio che l'esecuzione della pena possa riprendere domani, venerdì 30 gennaio.

Secondo la dottoressa Juliet Cohen, direttrice dell'organizzazione medica britannica Freedom from Torture, le conseguenze di una seconda serie di frustate potrebbero essere persino peggiori rispetto alla prima.

"Più colpi vengono inflitti uno sopra l'altro, maggiori sono le probabilità che si aprano le ferite. Questo va sottolineato, poiché è probabile che le ferite saranno più dolorose e a rischio d'infezione, ciò che comporterebbe ulteriore sofferenza per un periodo più lungo di tempo, dato che l'infezione ritarda la cicatrizzazione delle ferite" – ha dichiarato la dottoressa Cohen.

La dottoressa Cohen ha aggiunto che la maglietta che Raif Badawi indossava nel corso della prima sessione di frustate non è stata di particolare protezione.
"I colpi di frusta spingono il sangue fuori dai tessuti. I danni ai vasi sanguigni e alle singole cellule possono favorire la diffusione di sangue e di liquido tissutale sulla pelle e sui tessuti sottostanti, aumentando la tensione nell'area colpita" – ha aggiunto la dottoressa Cohen.

Un'ulteriore conseguenza delle frustate è che la pelle può spaccarsi, particolarmente sulle parti ossee, dando luogo a ferite aperte.

Oltre al tremendo effetto fisico delle frustate, la vittima sviluppa un tormento psicologico a seguito della punizione.

"Dal punto di vista psicologico, le frustate possono causare sensazioni di paura, ansia, umiliazione e vergogna. L'annuncio della successiva sessione di frustate può dar luogo a emozioni intense, soprattutto di paura e ansia, con conseguente difficoltà nel prendere sonno. L'insieme di dolore e paura per un lungo tempo ha un effetto profondamente debilitante e per riprendersi da un'esperienza del genere può occorrere un considerevole periodo di tempo" – ha commentato la dottoressa Cohen.

Nel caso di Raif Badawi, il coinvolgimento dei medici ha determinato la sospensione, almeno temporanea, dell'esecuzione della pena. Ma potrebbe anche accadere che siano costretti a dare il consenso al proseguimento, in violazione del più importante principio-guida della professione medica: non infliggere dolore in modo intenzionale.

La dottoressa Cohen ha raccomandato sostegno per Raif Badawi, in modo che "egli sappia che non è da solo nella sua sofferenza e che se ne parla in tutto il mondo". Ha inoltre chiesto sostegno, da parte delle associazioni mediche e della stessa Associazione medica mondiale, anche per i medici sauditi cui è ordinato di visitare il prigioniero, affinché siano spinti a "considerare prima di ogni altra cosa la salute del loro paziente".

"Raif Badawi è un prigioniero di coscienza il cui unico 'reato' è stato quello di fondare un sito web per il dibattito pubblico. Le autorità saudite devono porre fine alla crudele campagna nei suoi confronti" – ha concluso Philip Luther.

Amnesty International continua a organizzare manifestazioni in tutto il mondo per chiedere alle autorità dell'Arabia Saudita di annullare le condanne di Raif Badawi e rilasciarlo immediatamente e senza condizioni.

Questa mattina, di fronte all'ambasciata saudita di Roma, attivisti di Amnesty International Italia hanno svolto un sit-in, cui hanno aderito Articolo 21, la Federazione nazionale della stampa italiana, Un ponte per…, la rivista Confronti, Medici contro la tortura, Rete per la pace e l'ex parlamentare europea Luisa Morgantini.

A Milano si terrà un'analoga iniziativa oggi alle 18 davanti Palazzo Marino, in piazza della Scala.

Bimbi coreani cantano "Nel blu dipinto di blu" nella basilica di Santa Croce - 30 e 31 gennaio - Ingresso libero

"VOLARE OH OH…"

GIOVANI CANTANTI COREANI A SANTA CROCE CANTANO MODUGNO

Sabato 31 gennaio ore 19 Basilica di Santa Croce

diretti dalla fiorentina Laura Bartoli
Venerdì 30 gennario il "Concerto d'inverno" del Piccolo Coro Melograno
Ingresso libero


"Volare oh oh, cantare oh oh oh". Il brano "Nel blu dipinto di blu", si sa, è uno degli ambasciatori della musica italiana nel mondo. Un gruppo colorato di bambini coreani lo canterà in un luogo simbolo di Firenze: la basilica di Santa Croce.

Protagonisti dell'evento sabato 31 gennaio alle 19 il Korea Ainos Children Choir del maestro Sujin Shin, ma diretti per l'occasione dalla fiorentina Laura Bartoli, direttore del Piccolo Coro Melograno.
Entrambe le corali, dopo il brano di Modugno, si esibiranno in alcuni pezzi del loro repertorio.

È il secondo anno consecutivo in cui viene creato questo connubio speciale tra i giovani cantanti fiorentini e i loro "amici" coreani, sotto il segno dell'associazione Il Trillo che organizza scambi culturali tra Italia e Corea a suon di musica.

Lo scorso anno la direttrice Bartoli riuscì a far cantare ai giovani coristi coreani "La porti un bacione a Firenze"" ottenendo un grande e emozionante successo di pubblico. Il video su Youtube registrato da un cellulare ha raggiunto migliaia di visualizzazioni.

L'ingresso è gratuito.

L'evento sarà anticipato domani sera dal concerto di inverno del Piccolo Coro Melograno all'Auditorium Ridolfi di Banca CR Firenze alle 20,45 sempre a ingresso gratuito. In questa occasione i bambini del Piccolo Coro Melograno si esibiranno in un ricco repertorio. Sarà anche l'occasione per salutare ufficialmente i coristi che hanno raggiunto l'età "pensionabile" del coro avendo superato i 14 anni e dare il benvenuto ai nuovi piccoli talenti della musica appena entrati tra le fila del Piccolo Coro Melograno.

Nelle foto: alcuni scatti dell'evento italo-coreano dello scorso anno in Santa Croce

Informazioni:www.piccolocoromelograno.it Tel. 055.609216 - Cell. 333.3149823
Email: info@piccolocoromelograno.it

Sull’elisoccorso 10 respiratori donati dal console del Perù

Consolato A.H. della Repubblica del Perù
presso la Repubblica di San Marino

Sull'elisoccorso 10 respiratori donati dal console del Perù

FIRENZE, 29 GENNAIO 2015 – Una fornitura di 10 rianimatori automatici monopaziente – preziosi strumenti che servono a supportare la respirazione in un paziente con parametri vitali compromessi – è stata donata oggi dal console del Perù Giorgio Fiorenza all'Azienda sanitaria di Firenze nel corso di una breve ma significativa cerimonia all'ospedale Santa Maria Annunziata dove si trova la base dell'elicottero "Pegaso1", uno dei tre in dotazione al servizio di elisoccorso della Regione Toscana, che prendono il volo per far fronte alle emergenze "guidati" dalla modernissima centrale operativa del 118 di Firenze inaugurata nell'aprile scorso a ridosso dell'ex istituto Palagi.

L'iniziativa rappresenta un fattivo contributo all'importante lavoro svolto dagli operatori che «si trovano ad effettuare missioni di emergenza, che spesso rappresentano la vera differenza tra la vita e la morte di un paziente», ha detto il console Fiorenza nel corso dell'incontro al quale hanno partecipato il vicedirettore sanitario della Asl Alberto Appicciafuoco, la direttrice del 118 Lucia De Vito e la direttrice dell'ospedale dell'Annunziata Francesca Ciraolo.

I ventilatori polmonari saranno utilizzati a bordo del mezzo di soccorso in tutti i casi in cui si verificherà un'insufficienza respiratoria in pazienti di ogni età, durante il loro trasporto dal luogo dell'evento all'ospedale.

Pegaso 1, un Eurocopter EC145 di base a Ponte a Niccheri, effettua volo diurno dall'alba al tramonto per un massimo di 12 ore e 30, mentre Pegaso 2 e Pegaso 3, due Agusta AW139 di base rispettivamente all'ospedale Misericordia dell'Azienda sanitaria 9 di Grosseto e nella piazzola destinata all'Azienda sanitaria 1 di Massa nell'aeroporto del Cinquale, sono abilitati al servizio notturno e al sorvolo marino in due turni di 11 ore che coprono l'intera giornata e garantiscono sempre la presenza di almeno un mezzo.

Ognuno di essi ha competenze territoriali verso il centro, il sud e le isole e il nord della Toscana, ma possono all'occorrenza anche intersecare i loro raggi d'azione e la regia di questo complesso levarsi in volo, decidere dove atterrare o dove solo avvicinarsi al suolo calando magari un verricello e infine quale ospedale raggiungere, è affidata al personale in servizio alla centrale operativa del 118 dell'Azienda sanitaria di Firenze.

Nel corso del 2014 Pegaso 1 ha effettuato 671 missioni  per complessive 512 ore di volo, di cui 503 direttamente sul luogo dell'evento (Helicopter Emergency Medical Service, in sigla Hems, primari), 108 come trasporto assistito interospedaliero di emergenza/urgenza (Hems secondari), 6 servizi di ricerca e salvataggio (Search And Rescue, in sigla Sar), 4  ricognizioni e 50 addestramenti.

A nome di Paolo Morello Marchese, direttore generale dell'Azienda sanitaria di Firenze, il dottor Alberto Appicciafuoco ha espresso al console Fiorenza un caloroso ringraziamento per la donazione e il sentimento di amicizia nei confronti dei numerosi cittadini peruviani che vivono a Firenze.

mercoledì 28 gennaio 2015

Giovedì 29 gennaio a Roma e Milano "Libertà per Raif Badawi"

Libertà per Raif Badawi: terzo giovedì di fronte all'Ambasciata dell'Arabia Saudita
 
Giovedì 29 gennaio si terrà il terzo sit-in consecutivo di fronte all'Ambasciata dell'Arabia Saudita a Roma (via G. B. Pergolesi, ore 11) per chiedere la scarcerazione di Raif Badawi.
Iniziativa anche a Milano davanti Palazzo Marino (piazza della Scala, ore 18).  

La fustigazione pubblica in programma per il 23 gennaio è stata sospesa dopo che una commissione medica che ha visitato Raif Badawi all'ospedale Re Fahd di Gedda lo ha giudicato non in grado di sopportare la pena.

Raif Badawi è un prigioniero di coscienza. Ha ricevuto le prime 50 frustate il 9 gennaio e continua ad essere a rischio di ricevere le restanti 950 frustate.


Per maggiori informazioni:
http://www.amnesty.it/Liberta-per-Raif-Badawi-terzo-giovedi-di-fronte-Ambasciata-Arabia-Saudita-Roma
 
L'appello da firmare in favore di Raif Badawi con una scheda sulla repressione del dissenso in Arabia Saudita sono sempre qui:
http://www.amnesty.it/Arabia_Saudita_attivista_online_apostasia



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Israele-Hezbollah: gli scontri impediscono gli aiuti umanitari. L’allarme di INTERSOS

INTERSOS lancia l'allarme da Sheeba, nel sud del Libano, in seguito agli sconti che stanno impedendo agli operatori di soccorrere la popolazione e migliaia di rifugiati siriani.
 
In seguito agli scontri esplosi questa mattina nel sud del Libano, lungo la linea di confine tra Libano e Israele, tra la sezione di Hezbollah e l'esercito israeliano, il personale INTERSOS, presente nell'area, non ha potuto evitare la chiusura del centro comunitario (Women Safe Space) a Sheeba, dove si sono stabiliti oltre 3.200 rifugiati siriani, che l'organizzazione gestisce per assistere le donne vittime di violenza.
 
"Purtroppo oggi non abbiamo potuto aprire il nostro centro oggi. Nessuno può muoversi, la situazione è troppo pericolosa, stamattina si sentivano i razzi cadere sulla città. Abbiamo dovuto sospendere tutte le nostre attività di assistenza e supporto psicologico alle donne, siriane e libanesi, che hanno subito violenze: al centro arrivano ogni mese oltre un centinaio di donne siriane e libanesi. Speriamo di ricominciare al più presto, non appena le condizioni di sicurezza ce lo permetteranno" racconta Simona Canova, project manager INTERSOS dal sud del Libano.

INTERSOS esprime profonda preoccupazione per  le tragiche conseguenze umanitarie che un escalation di violenze provocherebbe sulla popolazione e chiede alle parti in conflitto di garantire l'incolumità e la sicurezza dei civili.

Il Libano, dall'esplosione del conflitto siriano nel 2011, generosamente accoglie oltre un milione e mezzo di rifugiati siriani, molte delle quali si trovano in stato di estremo bisogno. La drammatica condizione dei rifugiati siriani, il cui numero corrisponde al venti per cento della popolazione libanese, si aggiunge allo stato di vulnerabilità e povertà della popolazione locale, che sta vivendo una contrazione delle risorse economiche e dell'accesso ai servizi di base. L'esplosione di nuove violenze aggraverebbe una situazione umanitaria già estrema, che si ripercuoterebbe sulla popolazione già duramente provata con conseguenze catastrofiche.

"Dobbiamo riconoscere il grande sforzo del Libano nell'accogliere questo enorme flusso di rifugiati siriani e ci auguriamo che le parti in conflitto considerino che il paese non riuscirebbe a far fronte ad un ulteriore aggravio delle attuali condizioni, trascinando la popolazione in un bisogno umanitario impossibile da colmare", avverte Marco Rotelli, Segretario Generale di INTERSOS.

INTERSOS porta assistenza alla popolazione libanese dal 2006 e dal 2012 garantisce ai rifugiati in fuga dalla Siria assistenza sanitaria, ripari d'emergenza e beni di prima necessità. Per far fronte alle drammatica condizione delle migliaia di bambini siriani rifugiati, INTERSOS promuove attività educative e ricreative in 15 centri per l'infanzia che accolgono oltre 20.000 bambini, sia libanesi sia siriani e progetti di protezione e assistenza a donne che hanno subito violenze e abusi. 

www.intersos.org

Nigeria, Boko haram; Amnesty: nuove prove, le autorità sapevano degli attacchi a Baga e Monguno

Dopo aver raccolto nuove prove, Amnesty International ha rivelato che le autorità nigeriane erano state ripetutamente avvertite circa gli attacchi di Boko haram a Baga e Monguno, in cui morirono centinaia di persone, ma non presero misure adeguate per proteggere la popolazione civile.

Secondo una fonte militare di rango elevato e altre informazioni raccolte da Amnesty International, a novembre e dicembre del 2014 i comandanti della base di Baga avevano regolarmente informato il quartier generale delle forze armate sulla minaccia di un attacco di Boko haram e avevano ripetutamente chiesto rinforzi. Altre fonti militari e testimoni hanno riferito ad Amnesty International che i soldati di stanza a Monguno erano stati preavvisati sull'attacco di Boko haram del 25 gennaio.

"Da queste prove emerge con chiarezza che i vertici delle forze armate sono sciaguratamente e ripetutamente venuti meno al dovere di proteggere la popolazione di Baga e Monguno, nonostante i ripetuti allarmi sull'imminente minaccia posta da Boko haram"- ha dichiarato Netsanet Belay, direttore di Amnesty International per l'Africa.

"Questi attacchi sono un urgente monito per le autorità nigeriane, l'Unione africana e la comunità internazionale: è imperativo proteggere centinaia di migliaia di civili nel nord-est della Nigeria dai continui massacri di Boko haram" – ha proseguito Belay.

Secondo l'alta fonte militare citata da Amnesty International, molto prima dell'attacco a Baga la Task force multinazionale presente nella città aveva informato i vertici militari nella capitale Abuja che Boko haram stava radunando mezzi e uomini per attaccare e che un gran numero di abitanti delle città e dei villaggi vicini stava lasciando la zona.

A proposito degli attacchi a Baga, Dogon Baga e dintorni, una fonte militare ha detto ad Amnesty International: "Quell'attacco era atteso, perché Boko haram aveva fatto sapere agli abitanti di Baga e dei villaggi vicini che avrebbe attaccato i militari e la Jtf [Task force congiunta, le milizie civili poste dalle autorità a difesa della popolazione]".

Secondo altre testimonianze raccolte da Amnesty International, dopo aver attaccato Baga, Boko haram aveva avvisato la popolazione locale che "il prossimo obiettivo [sarebbe stato] Monguno" e anche di questo vennero informati i militari presenti nella zona.

Un abitante di Monguno ha detto ad Amnesty International: "Hanno avvisato, ognuno lo sapeva. Boko haram è arrivato mercoledì [21 gennaio] e ha chiesto agli abitanti [del villaggio di Ngurno] di andarsene perché stavano per attaccare l'esercito. Gli abitanti lo hanno detto ai soldati".

Le autorità nigeriane hanno la responsabilità di adottare tutte le misure possibili per proteggere la popolazione civile, anche favorendo l'evacuazione di coloro che vogliono lasciare un territorio e trasferendoli in un luogo più sicuro. Hanno anche la responsabilità di informare i cittadini sui rischi e sui pericoli incombenti. Secondo i testimoni, i militari locali non hanno neanche provato a farlo.

Il 29 gennaio il Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana esaminerà il possibile dispiegamento di una forza regionale per contrastare Boko haram.

"Se così sarà, è fondamentale che questa forza abbia un mandato chiaro per proteggere i civili e che tutte le parti coinvolte in operazioni militari rispettino il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto internazionale umanitario" – ha concluso Beley.                                                    



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Gruppo Rem Pietro Lucchese Afforestazione e BECCS Per Ridurre Emissioni Gas Serra

Riscaldamento globale, secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, sembra che restino solo pochi anni per intervenire sul riscaldamento globale e rallentarne gli effetti più devastanti. Molte delle iniziative proposte prevedono di tagliare le emissioni nelle prime decadi a venire. Secondo Pietro Lucchese, CEO del Gruppo REM: “Ci sono due tecnologie promettenti: la prima, l’afforestazione prevede di far crescere foreste allo scopo di rimuovere il carbonio dall’aria; la seconda riguarda la possibilità di generare elettricità da fonti rinnovabili, immagazzinando le emissioni sottoterra grazie alla tecnica chiamata bioenergy with carbon capture and storage (BECCS). 

Il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), presentato a Berlino, ha analizzato 1.200 scenari, dai quali emerge il futuro del riscaldamento globale e le conseguenze che comporterà entro il 2100. Il rapporto è stato finanziato dalla World Meteorological Organization e dall’UNEP (UN Environment Programme), per capire, dopo il rallentamento economico che ha seguito il 2008, come unire gli sforzi internazionali di fronte al cambiamento climatico.
Il rapporto è il terzo di una serie che riguarda il cambiamento climatico, elaborata negli ultimi anni per chiarire le condizioni attuali di questo fenomeno, causate dall’aumento di emissioni (l’80% delle quali da combustibili fossili) che sta già causando lo scioglimento dei ghiacci artici, l’acidificazione degli oceani e il danneggiamento dei raccolti.
Analizzando i risultati del rapporto, gli esperti affermano che è necessario intervenire entro il 2020, o si arriverà a subire danni ancora più gravi quando le temperature si saranno innalzate a livelli pericolosi, e i rischi saranno molto più elevati: aumento del livello del mare, ondate di calore molto più lunghe e perdita dellecoltivazioni.
Le emissioni, causate principalmente dalla combustione di carbone, petrolio e gas naturale, devono essere tagliate del 40%, fino a raggiungere una decurtazione del 70% entro la metà del secolo, in modo da avere almeno il 50% di possibilità di sfuggire alle peggiori conseguenze del riscaldamento globale. Per raggiungere questi obiettivi, secondo il rapporto bisognerà triplicare o quadruplicare le fonti di energia a basso impatto, come il nucleare, l’energia solare o quella rinnovabile.
Molte delle iniziative proposte nel rapporto prevedono di tagliare le emissioni nelle prime decadi a venire, e convertirsi poi a tecnologie che rimuovono l’anidride carbonicadall’atmosfera, in quanto gas serra più dannoso.
Secondo Pietro Lucchese, CEO del Gruppo REM, agenzia di comunicazione specializzata nella green communication: “Due tecnologie sono piuttosto promettenti: la prima prevede di far crescere foreste espressamente allo scopo di rimuovere il carbonio dall’aria, e prende il nome di afforestazione; la seconda, invece, riguarda invece la possibilità di generare elettricità da fonti rinnovabili, come piante del genere Cladium o biocombustibili algali, immagazzinando le emissioni sottoterra grazie alla tecnica chiamata BECCS, ovvero bioenergy with carbon capture and storage. Entrambe le tecnologie esistono già, ma utilizzarle su scala globale preoccupa non poco. Anche se non riusciremo a ridurre le emissioni quanto serve, sarà comunque necessario convertirsi a queste tecnologie alternative in tutto il mondo, o le temperature continueranno ad aumentare. Entro il 2100, in ogni caso, l’obiettivo deve essere quello di azzerare le emissioni di gas serra”.
Gli interventi finora fatti a livello di singola impresa privata hanno inciso molto sull’efficienza e sul minor costo a livello produttivo e dell’intero ciclo di vita del prodotto, hanno rappresentato un forte fattore di immagine e di reputazione dell’azienda e dei suoi prodotti, ma il loro effetto sulla riduzione globale dell’emissione di CO2 nell’atmosfera è marginale. Per questo motivo, il rapporto sottolinea la necessità che i provvedimenti riguardo alle emissioni vengano attuati dalla comunità internazionale.
FONTE: Gruppo Rem

martedì 27 gennaio 2015

Twitter: da oggi disponibili i Messaggi Diretti di gruppo e la creazione di video da mobile

Un modo nuovo e divertente per mandare messaggi privati su Twitter a un gruppo di persone, e una videocamera mobile per filmare quello che succede in tempo reale
Un paio di mesi fa abbiamo annunciato che presto sarebbero state disponibili delle nuove funzionalità, e oggi siamo lieti di annunciare il lancio dei messaggi di gruppo e di un nuovo modo per girare i video.

Conversa con un gruppo di amici, in privato
La possibilità di conversare privatamente su Twitter va a unirsi in maniera complementare  all’esperienza in gran parte pubblica della piattaforma. E’ infatti possibile che una volta letti (o guardati) i Tweet si desideri conversarne in privato. Oppure che si decida di continuare una conversazione pubblica in privato, con un gruppo più ristretto di persone, o ancora, che si decida di iniziare una conversazione sulla base di un Tweet che si è visto. Molti di voi, inoltre, utilizzano i Messaggi Diretti per raggiungere le persone e i brand a cui siete connessi solamente su Twitter. Qualunque sia il tuo caso, l’opportunità di conversare in privato con dei gruppi di persone amplia le tue possibilità di scegliere con chi e come comunicare su Twitter.

https://www.youtube.com/watch?v=XNnVH-mwSdM

La funzione di gruppo ti permette di iniziare delle conversazioni con tutti i tuoi follower, e non è necessario che questi si seguano tra di loro per poter chattare. Puoi creare un gruppo in pochi tap. Quando verrai aggiunto a un gruppo, riceverai una notifica. Se per te i Messaggi Diretti sono un elemento relativamente nuovo, qui puoi trovare un link per saperne di più.

Registra, modifica e condividi video direttamente dalla tua Twitter app
Da tempo, i Tweet sono ben più di 140 caratteri. La piattaforma Twitter che stai vivendo oggi è ricca e immersiva, piena di immagini, gif, Vine, file audio e video di alcuni dei personaggi e dei brand più riconosciuti al mondo. Da  oggi, tutti potranno presto girare, modificare e condividere video direttamente dall’app di Twitter, in maniera semplice.

Abbiamo progettato la nostra videocamera mobile per essere semplice da usare, in modo che tu possa registrare e condividere i momenti più interessanti della tua vita proprio mentre stanno accadendo. In pochi tap potrai aggiungere un video per alimentare le conversazioni, condividere il tuo punto di vista in merito a un evento in tempo reale, e mostrare i momenti della vita di ogni giorno in maniera immediata, senza mai lasciare l’app. Guardare i video sarà altrettanto semplice: mostreranno un’anteprima e sarà sufficiente toccarla per farli partire.
La nostra videocamera mobile e la nuova esperienza di editing inline ti consentiranno di registrare e condividere in un solo istante video della durata massima di 30 secondi. Gli utenti di Twitter app per iPhone avranno anche la possibilità di caricare video direttamente dal rullino foto (una funzionalità che presto sarà disponibile anche su app Android) Qui puoi trovare maggiori informazioni sulla nuova videocamera mobile.
Nei prossimi giorni queste funzionalità saranno disponibili per tutti gli utenti. Avrai così la possibilità di partecipare a conversazioni di gruppo a cui sarai stato aggiunto e di guardare qualsiasi video pubblicato dagli utenti - proprio come questo, il primo Tweet che ha utilizzato la videocamera mobile, twittato dal prossimo presentatore degli Oscar, Neil Patrick Harris @actuallynph:

A San Valentino fai un gesto d’amore: dona una nuova vita ad un animale ferito

L'adozione simbolica di un animale ferito è un regalo straordinario perché offre una nuova opportunità di vita ed è anche un'esperienza unica per chi riceve l'adozione in regalo, che potrà partecipare al rilascio in natura dell'animale salvato.

 

Il Centro Recupero Animali Selvatici di Paspardo, gestito dall'Associazione Uomo e Territorio Pro Natura con il supporto del Parco dell'Adamello, del Comune di Paspardo e della Provincia di Brescia, nel 2014 ha ricoverato oltre 400 animali selvatici feriti: cervi e caprioli, aquila reale e poiane, falchi pecchiaioli e gheppi, astori e sparvieri, gufi reali e allocchi, barbagianni e civette, ricci, volpi e faine … quasi tutti feriti o debilitati a causa dell'uomo.

 

Adottare un animale ferito è un gesto di grande importanza che richiede solo una manciata di minuti: è possibile effettuare l'adozione mediante il versamento del contributo di 40 euro sul conto corrente bancario o su quello postale dell'Associazione oppure online direttamente dal sito www.uomoeterritoriopronatura.it

 

Si tratta di un'adozione sostenibile a 360° in quanto, essendo in forma digitale, permette sostanzialmente di azzerare l'impatto ambientale per la produzione e la spedizione dei materiali cartacei e di concentrare la totalità della donazione sulla cura degli animali selvatici.

 

Chi riceverà in regalo l'adozione riceverà in ogni caso direttamente via e-mail il kit adozione digitale costituito da:

• il Certificato di Adozione

• un wallpaper tematico sulla specie adottata

• la tessera digitale dell'Associazione Uomo e Territorio PRO NATURA

• l'iscrizione alla newsletter dell'Associazione

• l'invito all'evento del suo rilascio

 

Per saperne di più:

www.uomoeterritoriopronatura.itsegreteria@uomoeterritoriopronatura.it
Alessia Chiappini – Responsabile del Centro Faunistico e CRAS

Cell. 392.92.76.538

Situazione umanitaria critica per gli sfollati iracheni in tre governatorati meridionali

BAGHDAD – La situazione umanitaria degli iracheni sfollati recentemente nei governatoratori meridionali di Najaf, Kerbala e Babel sta raggiungendo livelli critici, secondo le verifiche del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP).

 

Il WFP assiste 50.000 famiglie sfollate a Basrah, Thi Qar, Qadissiya, Missan, Wassit, Muthanna, Najaf, Kerbala e Babel.

 

"Nonostante i pericoli e le sfide nell'accedere a quest'area, il WFP è stato presente nell'Iraq meridionale e centrale dall'inizio della crisi nel paese nel 2014", ha detto Jane Pearce, rappresentante e direttrice WFP in Iraq. "Ringraziamo i governi locali di Najaf, Kerbala e Babel per la continua cooperazione con il WFP nell'alleviare le sofferenze degli iracheni sfollati, aiutandoci a portare loro cibo".

 

Molti sfollati ora vivono in edifici pubblici vuoti, o in moschee come quella di Husseineyar che le autorità locali hanno messo a disposizione o sono ospitati dalle comunità locali. La maggior parte delle famiglie trasferitesi nell'area ha detto di aver speso tutti i pochi risparmi per arrivare sin lì.

 

Molti di loro non sono riusciti a trovare riparo nell' affollata regione settentrionale del Kurdistan iracheno, che ospita quasi il 50 per cento delle famiglie sfollate, mentre altri hanno detto che vivere a nord costa troppo.

 

Lo staff del WFP ha incontrato molte famiglie sfollate che hanno difficoltà a dare da mangiare ai loro cari o non sanno come procurarsi il necessario. Najat Hussein, 36 anni e madre di 6 figli, ha perso il marito sette mesi fa nel conflitto di Tel Afar. Si è trasferita a Kerbala con i suoi figli dopo aver sentito che il governatorato stava aiutando gli sfollati.

 

"Mi sono trasferita a Kerbala perchè altrove era troppo costoso vivere e avevo bisogno di un riparo per i miei figli. Per noi, il tempo si è fermato. Non c'è lavoro, non ci sono scuole, non c'è futuro", ha detto al WFP. "Riceviamo le razioni alimentari del WFP ogni mese. Senza, sarei costretta ad elemosinare il cibo".

 

Il WFP ha anche incontrato  rappresentanti dei tre governatorati meridionali, inclusi il vice responsabile del governatore di Najaf, i capi dei consigli provinciali di Kerbala e il vice governatore di Babel, per discutere l'assistenza alimentare alle persone sfollate.

 

Il WFP fornisce grandi quantità di cibo ogni anno attraverso razioni mensili di farina di grano, olio per cucinare, riso e pasta, per offrire alle famiglie pasti nutrienti. Coloro che sono ancora in movimento ricevono razioni pronte all'uso come cibo in scatola.

 

"Nell'agosto 2014, il WFP ha stabilito un ufficio a Basrah dedicato al sostegno degli sfollati iracheni nei governatori meridionali. L'ufficio sta esplorando modalità differenti per ampliare l'assistenza alle famiglie sfollate", ha detto Asif Niazi, coordinatore WFP per le operazioni nel sud.

 

Nel 2014, Il WFP ha fornito assistenza alimentare in tutti i 18 governatorati iracheni, raggiungendo un totale di 1,4 milioni di sfollati. A novembre, nelle zone settentrionali dell'Iraq, il WFP ha cominciato a distribuire vouchers alimentari alle persone affamate, dando loro la possibilità di scegliere quale cibo comperare. I vouchers alimentari, essendo "spesi" nei negozi locali, sostengono l'economia del luogo, rafforzando i mercati. 

 

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Il WFP è la più grande agenzia umanitaria che combatte la fame nel mondo fornendo assistenza alimentare in situazioni di emergenza e lavorando con le comunità per migliorare la nutrizione e costruire la resilienza. Ogni anno, il WFP assiste una media di 80 milioni di persone in circa 75 paesi.

 

 

Visita il sito web in italiano: www.wfp.org/it, seguici su Twitter: @WFP_IT , Facebook:  World Food Programme


Dal 25 gennaio al 7 febbraio 2015 #iodicostop Campagna sms contro la mortalità infantile di Project for People onlus

La saggista e attivista per i diritti delle Vittime Barbara Benedettelli, tra le testimonial della campagna #iodiscostop per aiutare 700 mamme del Bénin.

"Ho prestato la mia immagine per questa campagna che vuole sostenere persone all'apparenza distanti da noi, ma che invece sono vicine. Come spiego anche nel mio ultimo libro "L'Amore ci salva" ( Imprimatur 2014), siamo tutti figli della stessa terra. Se ci occupiamo del male solo quando ci colpisce in prima persona è sempre troppo tardi, perché ha già agito altrove. Ecco perché è importante occuparsene prima. Anche quando "non ci riguarda". Fino al 7 febbraio con un sms di 2 euro possiamo sostenere 700 mamme e i loro bambini per diminuire la mortalità infantile, una piaga che ancora non abbiamo sconfitto. Due euro sono irrilevanti rispetto alla salvezza di una piccola vita".
LA MORTALITA' INFANTILE
Ogni anno, in Bénin, muoiono 10.000 neonati per mancanza di cure e strumentazioni mediche. Nel Paese, l'82% dei bambini al di sotto di 1 anno non ha accesso ad alcuna struttura sanitaria. 61 mamme su 100 non hanno la possibilità di fare visite durante la gravidanza. Dati che hanno come conseguenza l'aumento della mortalità infantile. In Bénin, il tasso di decessi è pari al 6% del totale dei bambini nati nell'arco di un anno.
LA CAMPAGNA "IO DICO STOP"
"Io dico stop" è la campagna di Project for People per fermare la mortalità infantile. Prevede l'equipaggiamento del Centro Sanitario di Gouka, in Bénin, con strumentazioni mediche adeguate e la fornitura di beni di prima necessità ai beneficiari in loco. Project for People onlus necessita di sostegno per fornire cure alle 700 mamme e rispettivi neonati che ogni anno si rivolgono alla struttura.
TESTIMONIAL: TEAM 7 DONNE PER 700 MAMME
A sostegno delle 700 mamme beneficiarie della campagna é nato un team di 7 donne – persone del mondo dell'informazione, dello spettacolo e del sociale . Fanno parte del team: Francesca Barra, Barbara Benedettelli, Lia Capizzi, Elisa D'Ospina, Paola Galloni, Sarah Jane, Angela Racca. In qualità di testimonial, hanno indossato i guanti rossi di Project for People mostrando la scritta "stop" ricamata sul palmo. Le immagini sono pubblicate sul sito dell'associazione e sui profili social istituzionali con utilizzo dell'hashtag #iodicostop
RACCOLTA FONDI CON SMS SOLIDALE
Dal 25 gennaio al 7 febbraio 2015 è possibile sostenere la campagna con un sms, o una chiamata da rete fissa, al numero solidale 45594. Ogni gesto di solidarietà equivale a 2 euro. Sul sito di Project for People è inoltre possibile donare (24 su 24, 7 giorni su 7) beni di prima necessità contro la mortalità infantile quali: pappe, coperte, vaccini, check-up neonato e visite pre-parto. Dal 25 gennaio al 7 febbraio 2015 #iodicostop. Campagna sms contro la mortalità infantile di Project for People onlus
PROJECT FOR PEOPLE ONLUS Dal 1993 Project for People lotta contro la povertà in Bénin, Brasile e India attraverso progetti di cooperazione internazionale in ambito sanitario, educativo, economico. Obiettivo del nostro lavoro sul campo é il miglioramento delle condizioni di vita di oltre 1 milione di donne e bambini in grave difficoltà. I valori di Project for People sono la fiducia nelle persone e la trasparenza.

Video campagna https://mail.google.com/mail/u/0/#inbox/14b27149802b3a51?projector=1

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