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lunedì 27 aprile 2009

CARMEN


CARMEN


“Sono a pezzi.”
“Quanti pezzi Carmen?”
“Tantissimi.”

Sospiro. Pausa.
“Beh allora Carmen, forse è il caso di rimetterli insieme, raccoglierli, catalogarli, ricostruirli in una sorta di esercizio di rompicapo…come dite voi giovani? Puzzle?

“Da dove cominciamo?”

“Sicuramente dall’inizio, ma non dal passato. Da ciò che è presente. Cominciamo dai tetti? Ti ascolto.


“Caro Pablo oggi è Sabato, e sono le 19:30. Oggi sono andata sul tetto.”
“Ma l’hai detto ai tuoi genitori?
“No.”
Perché no?
Carmen sorride, consapevole. Sa tutto, nulla le sfugge eppure…c’è così tanto lavoro da fare.
Mi legge il suo diario, uno dei suoi infiniti diari di bordo.

“Oggi ho avuto un’avventura di quelle che non si dimenticano facilmente. Per farla breve oggi stavo giocando contro il muro con la pallina da tennis ed ad un tratto essa si blocca sul tetto. Velocemente salgo al piano di sopra, apro persiane e finestre e coraggiosamente, anzi inconscientemente, salgo sul tetto e mi muovo molto lentamente con la scopa in mano. Arrivata ad un certo punto allungo il manico e faccio rotolare verso di me la palla che si è infilata nell’incavo del tetto. Poi allungo la ma noto che non arrivo alla pallina; così facendomi sostegno mi aggrappo al davanzale della finestra e cerco di allungarmi il più possibile verso la pallina e finalmente la prendo e velocemente ritorno sotto. Un bel pericolo, avevo rischiato e mentre svolgevo questa operazione pensavo ad una cartone animato “Occhi di gatto” in cui le protagoniste sono molto agili così mi sono fatta coraggio e ho cercato di imitarle”-

Beh che fortuna, significa che in sostanza il tetto della tua vita è abbastanza piatto e poco scivoloso. Si muore spesso e per molto meno. Quanti anni avevi?
10 anni. Manca ancora l’elemento artistico. L’artista, che viene dopo, si sarebbe anche fermato in quel momento, dopo aver afferrato la pallina, ad ammirare l’orizzonte visto dal tetto, ma forse l’hai fatto e non l’hai ricordato. L’artista si deve sempre fermare, ad ammirare, prima di andare avanti a creare.

Mi lascio quindi andare ai commenti a caldo: a me è la pagina del tuo diario è piaciuta, le dico. Sei una ragazzina coraggiosa sempre in cerca di avventure spericolate , pervasa da un mondo di fantasie accese sempre pronta a rischiare tutto. L’anima di un gatto che ha nove vite. Agilità, coraggio, incoscienza, ma poco spirito pratico. L’adulto o dimentica la pallina o ne cerca un'altra o chiama qualcuno per farsi aiutare. Questo non toglie che lo spirito bambino in noi non ci deve lasciare mai perché è solo da lui che impariamo ad “andare oltre”. Hai letto Carlos Castaneda il “Potere dei sogni”?. No? Non importa. A me lo fa venire in mente, Carlos l’apprendista antropologo e lo sciamano indio Yaqui Don Juan, el Brujo del deserto di Sonora , che gli insegna a buttarsi dalla cima del dirupo…ad affrontare il massimo rischio. Comunque di significativo in questo pezzo c’è l’inizio del tuo bisogno di vivere esperienze “al di fuori della tutela famigliare”, questo si! Le imprese che contano non hanno mai il “consenso” sociale, e non è quella la strada giusta per lo spirito. A dieci anni già lo sapevi.
Si può anche dire che il tuo lato irresponsabile è ancora legato al tuo lato ipercritico, parentale, si insomma ti fai la morale da sola anche a dieci anni. Anche questo aspetto deve sopravvivere, è complementare all’altro.
Andiamo avanti.
Nel tuo diario c’è scritto sul frontespizio:
“Queste pagine rappresentano me la mia intimità, le mie sensazioni più profonde, che spesso gli altri non possono capire. Quindi non aprire questo diario solo per curiosità di scoprire che cosa c’è scritto, anche perché mi feriresti a morte”
Non leggetelo perché mi fate del male. Che vuol dire?
Lasciate ogni speranza voi che entrate? Questo è un inferno? Certo che è un inferno ma vuol solo dire che se c’è l’inferno c’è anche il paradiso. Che c’è l’amore.
Le sensazioni più profonde sono le più vere, possono essere anche molto dolorose e sono le uniche in grado di insegnarci qualcosa. Non è certo la superficialità che insegna, al contrario essa non lascia traccia, anche questo l’hai capito prestissimo.

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