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martedì 31 marzo 2020

Analisi BVA DOXA: preoccupazioni e opinioni su Covid-19 dei cittadini in Italia, UK, Francia e Germania

CORONAVIRUS: PREOCCUPAZIONI, OPINIONI E PREVISIONI IN ITALIA, FRANCIA, UK E GERMANIA

L'analisi è parte di un ampio sondaggio realizzato da Gallup International, il network del quale BVA Doxa è socio fondatore, in 26 paesi in tutto il mondo

 

Principali highlights della ricerca

 

  • Il 90% degli italiani ha paura del contagio, percentuale più alta tra i paesi europei

 

  • In Italia livelli record di fiducia al governo per la gestione dell'emergenza: il 72% dei cittadini esprime valutazioni positive

 

  • Il 77% degli italiani ritiene che la crisi non vada sottovalutata, mentre la Germania è il paese più scettico: per tre tedeschi su cinque la reazione all'emergenza è esagerata

 

  • Pur di contenere il contagio, il 93% degli italiani è disposto a rinunciare ai propri diritti fondamentali

 

  • Misure precauzionali, gli italiani i più rigorosi in Europa: il 93% resta a casa

 

  • Resistono le teorie del complotto: per un italiano su quattro il virus è frutto di una forza esterna 

 

 

Milano, marzo 2020 – Sono più preoccupati, più fiduciosi nelle iniziative varate dal Governo, più diligenti nel rispetto delle misure precauzionali e più favorevoli alla rinuncia di diritti fondamentali pur di contenere il contagio. È questo l'identikit degli italiani tracciato dall'ultimo sondaggio condotto in Italia da BVA Doxa relativamente alle percezioni, preoccupazioni, opinioni e previsioni dei cittadini in merito all'emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19

 

L'indagine – focalizzata sulla situazione italiana e quella dei principali paesi europei (Francia, Regno Unito e Germania) – si inserisce in un più ampio sondaggio condotto con Gallup International, il network del quale BVA Doxa è socio fondatore, in 26 paesi in tutto il mondo. Le rilevazioni fanno riferimento al periodo 10 – 19 marzo 2020.

 

 

Paura del contagio: preoccupata l'Italia, tranquilla la Germania

 

La stragrande maggioranza degli italiani esprime preoccupazione: il 90% teme di essere contagiato, con un'accentuazione nell'area Sud e Isole, dove la preoccupazione arriva al 94%. Nonostante una prevalenza di contagiati estremamente più elevata, la Lombardia non mostra segnali di maggior preoccupazione probabilmente grazie all'efficienza del sistema sanitario lombardo e alla fiducia in esso riposta (per l'89% degli intervistati).

 

Seppur inferiore rispetto all'Italia, anche in Francia e Regno Unito il livello di preoccupazione per il rischio di contagio è elevato e sfiora l'80% (UK 78%, Francia 76%). In questo quadro, i tedeschi sono quelli meno allarmati dalla situazione: in Germania, meno della metà della popolazione, il 46%, esprime preoccupazione.

 

A livello mondiale la preoccupazione è inferiore a quella riscontrata a livello europeo e pari al 62%.

 

 

In Italia è alta la fiducia nel Governo

 

A fronte di una situazione particolarmente difficile e incerta rispetto al resto d'Europa, in Italia si registrano livelli record di fiducia nella capacità del Governo di gestire la crisi sanitaria: il 72% degli italiani esprime valutazioni positive al Governo Conte, con qualche punto di differenza tra Nord e Sud (68% al Nord e 77% al Sud; centro 74%).

 

Diversa la situazione degli altri governi europei, che non registrano livelli di fiducia altrettanto importanti: poco più della metà in Regno Unito e in Francia (rispettivamente 59% e 52%) e ancora meno nella Germania di Angela Merkel (addirittura meno della metà, il 47%). Segno che in Europa le misure introdotte siano state in buona parte ritenute tardive o inadatte per gestire efficacemente l'emergenza in corso.

 

 

Coronavirus: per la Germania è "solo un'influenza"

 

Per alcuni, la reazione dei media all'emergenza sanitaria è stata esagerata. In Italia ne è convinto il 29% della popolazione, mentre al contrario il 67% è dell'opinione opposta e ritiene che gli organi di informazione stiano riportando correttamente l'emergenza.

 

Ma è la Germania a essere la più scettica: tre tedeschi su cinque ritengono che la situazione venga dipinta in modo più grave di quello che sia realmente. Più esigue le percentuali nel Regno Unito (26%) e in Francia (17%).

 

 

Per ridurre il contagio "whatever it takes": il 93% degli italiani limiterebbe i propri diritti fondamentali

 

Pur di contenere la pandemia e osservare finalmente una netta inversione del trend dei contagi, quasi la totalità degli italiani, il 93%, è favorevole a rinunciare ad alcuni diritti fondamentali, come per esempio il diritto alla privacy. Un dato estremamente elevato, il più alto in Europa e trasversale e valido su tutte le fasce di età e le aree geografiche incluse nell'analisi.

 

Seppure con percentuali inferiori, anche gli altri paesi europei sono disposti a limitare i diritti fondamentali per reagire alla diffusione del coronavirus: in Francia ha espresso opinione favorevole l'84%, in Regno Unito il 72% e in Germania il 71%.

 

Risultati in linea con il resto del mondo: tre quarti (il 76%) degli intervistati a livello mondiale sono disposti a sacrificare parte dei propri diritti fondamentali se ciò dovesse essere utile a contenere il contagio.

 

 

Quasi la metà degli italiani mostra segnali di ottimismo mentre in Europa ci si prepara al peggio

 

Polarizzata la previsione degli italiani per i prossimi mesi: il 43% ritiene che il peggio debba ancora venire e il 45% è invece più ottimista e ritiene che in breve tempo la situazione mostrerà dei miglioramenti. Il restante 12% si aspetta una situazione invariata. A livello regionale, i più pessimisti sono al Nord-Est, dove il 52% degli intervistati ritiene che non si abbia ancora toccato il fondo (addirittura il 55% in Veneto), mentre nelle regioni del Sud emerge maggiore positività, nonostante il graduale diffondersi del contagio dal Nord al Centro-Sud: solo il 37% guarda al futuro con negatività.

 

Dopo una prima fase di sottovalutazione del problema, il Regno Unito invece si prepara al peggio: l'82% dei britannici esprime previsioni negative per i prossimi mesi. La percentuale, seppur sempre molto alta, cala in Francia (70%) e in Germania (54%). Ancora più significativo è sottolineare la percentuale di ottimisti nei vari paesi europei: se in Italia il 45% degli intervistati sia convinto che il peggio sia ormai alle spalle, in Germania ne è convinto appena il 9%, in Francia il 5% e in UK solo il 3%.

 

 

Restare a casa: gli italiani i più diligenti

 

Restare a casa, lavarsi le mani, usare gli igienizzanti. Gli italiani hanno ormai imparato a memoria le regole d'oro per prevenire il contagio. Secondo l'analisi, la totalità dei nostri connazionali ha adottato una o più misure precauzionali. L'arma principale è soprattutto il rimanere a casa: il 93% sta rigorosamente rispettando questa disposizione cruciale per ridurre il trend dei contagi. L'87% indica di lavare frequentemente le mani e il 63% fa uso di igienizzanti. Meno usati, complice anche la scarsa reperibilità, ma comunque ben diffusi sono le mascherine (44%) e i guanti (40%).

 

Se gli italiani sembrano essere particolarmente diligenti per quanto riguarda la raccomandazione di stare a casa, negli altri paesi la situazione è diversa: in Francia l'85% degli intervistati rimane a casa e in Regno Unito il 71%. Fanalino di coda la Germania, con una percentuale di appena il 43%.

 

L'unico comportamento adottato ovunque e in maniera diffusa è il frequente lavaggio delle mani, con valori fra l'80% e il 90% in tutti gli altri paesi europei.

 

Se lavarsi le mani più frequentemente è la misura largamente più adottata a livello mondiale (75%), solo il 45% ha limitato i contatti sociali e il 14% non ha preso alcuna misura né modificato ancora alcun comportamento. 

La raccomandazione di stare a casa in alcuni paesi è stata praticamente ignorata, complice una carente comunicazione a livello governativo: solo l'11% in Turchia, il 20% in Pakistan e il 34% in Afghanistan.

 

 

Coronavirus e teoria del complotto: per un quarto degli italiani la pandemia è frutto di una forza esterna

 

In alcuni paesi le teorie alternative sull'origine del Covid-19 – che ne attribuiscono la genesi per esempio alla Cina, agli USA, a un laboratorio o a un piano di natura politica / economica o dell'industria farmaceutica – hanno trovato terreno fertile.

 

In Italia appena la metà degli intervistati (il 47%) sostiene che il Covid-19 sia stato originato per cause naturali, mentre quasi un quarto (il 23%) crede invece che sia frutto di una forza esterna. Un'idea condivisa in maniera ancora più forte dai cittadini d'oltralpe, con il 29% degli intervistati che è convinto dell'esistenza di forze esterne, e da altri paesi europei, ma in misura minore: il 18% sia in Germania che in Regno Unito.

 

A livello mondiale, poco meno della popolazione (il 46%) ritiene che il virus si sia originato e diffuso in modo naturale e oltre un terzo (il 36%) ritiene che sia il prodotto di forze esterne.



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