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lunedì 8 agosto 2016

Stadio Olimpico: barriere rimaste e maggiori controlli. Il malumore della Curva Sud. La questione sicurezza in tempi di terrorismo. I sogni di un inguaribile romantico utopista

Stadio Olimpio di Roma. Ormai è certo: le barriere resteranno e saranno aumentati i controlli. Per entrare allo stadio verrà introdotto anche il rilevamento biomerico (non è ancora chiaro se delle impronte digitali, dell'iride, del viso o cos'altro).

Tutto ciò sta suscitando reazioni di rabbia e scontendo da parte dei tifosi della Curva Sud.

Però, a me sembra che gran parte di queste misure siano ormai davvero una necessità per la nostra maggiore sicurezza.

Un'esigenza ancora più sentita, quando in ogni momento ci potrebbe essere una strage terroristica.

Il calcio, come sappiamo, è non solo uno degli eventi pubblici che raccolgono il maggior numero di persone in un solo momento e luogo, ma è anche uno degli eventi a maggior esposizione mediatica e in diretta televisiva.

Tutto questo mi fa temere che gli stadi possano diventare bersaglio di attentati.

Sinceramente non credo che riuscirò più ad andare allo stadio solo pensando alla gioia di sgolarmi per la Roma e abbracciare la prima persona che mi trovo accanto al momento dell'esultare.

Ormai, purtroppo, non potrò più andare allo stadio senza pensare che, in effetti, il rischio c'è, è inutile nasconderselo.

Posso pure cercare di non pensarci, ma so bene che queste cose non succedono "solo agli altri".

Detto questo, capisco il malumore della Curva, ma ormai il mio desiderio sarebbe che la Curva assumesse un nuovo atteggiamento, più maturo e anche più intelligente rispetto a certe misure come le barriere che a tutti sembrano esplicitamente vessatorie perchè non si comprende quale maggiore sicurezza dovrebbero garantire.

Mi piacerebbe una Curva che, nonostante tutto, i rospi ingogliati, non si arrendesse e non perdesse la passione di tornare a fare quello che sa fare meglio: tifare per 90° per la "Maggica", guidando e incitando il tifo di tutto il resto dello stadio.

Mi piacerebbe un tifoso romanista, della Curva o meno, che io possa vedere davvero come un fratello e di cui mi possa fidare non solo perché amiamo la stessa squadra ma anche perchè ci proteggeremo a vicenda, guardandoci attorno con attenzione per controllare che non ci siano persone nuove e sconosciute, atteggiamenti sospetti, strani movimenti, eventuali pericoli.

Un tifoso, quindi che possa diventare il primo tutore della sicurezza nello stadio.

Lo so, io sono un inguaribile romantico utopista...

Ma sarebbe anche bello che allo stadio si potesse andare senza alcun timore di scontri contro le tifoserie avversarie.

E in questo Roma e Napoli, romanisti e napoletani, potrebbero fare tantissimo per restituire un giusto clima di festa in occasione delle partite.

Romanisti e napoletani hanno in comune moltissime cose, in primis il loro viscerale amore per le rispettive squadre, sempre e comunque e al di là di qualsiasi risultato.

Romanisti e napoletani hanno espresso momenti memorabili del miglior tifo a sostegno delle proprie squadre.

E’ davvero un peccato che, per colpa di una minoranza di delinquenti, imbecilli, facinorosi, siamo ridotti a doverci guardare in cagnesco.

Come se il tifoso avversario fosse un nemico di guerra, verso cui nutrire un odio che sarebbe invece meglio indirizzare verso i terroristi.

Anche perché alla fine della partita, romanisti, napoletani, juventini ecc, torniamo tutti dalle nostre famiglie e dai nostri cari.

E il giorno dopo andiamo tutti a lavorare o studiare, ognuno con i suoi problemi.

Sono un inguaribile romantico utopista… 


Lasciatemi sognare un mondo migliore che inizia anche da cose “minori” come il tifo nel calcio.

                                                                                 Andrea Pietrarota


sabato 16 gennaio 2016

Spalletti: "Curva Sud io ci sono, e voi?"

"Mi spiace molto, ferisce il cuore vedere questa parte di stadio vuota.
Per le grandi risalite servono anche i tifosi, una curva che ruggisce e che canti 'Grazie Roma'.
E' una spinta importantissima, mi hanno sempre mandato messaggi d'affetto in questi anni e ora devono sostenermi. Per me col Verona la Sud sarà piena".


Così oggi Luciano Spalletti nella conferenza stampa prepartita di domani rispondendo a chi gli domandava in merito alla probabile mancanza della curva Sud allo stadio Olimpico domani per Roma-Verona.


Non succederà, ma a nostro avviso, sarebbe una dimostrazione di forza, oltre che di amore per la Maggica, se la Sud domani tornasse, almeno per una domenica, a dare prova e sfoggio del tifo e sostegno che solo lei sa esprimere.

Comunque la si voglia vedere, questo modo di protestare contro un iniquo accanimento istituzionale – è bene sottolinearlo - è ormai un'impuntatura d'orgoglio che non ha ottenuto né otterrà nulla dal Prefetto Gabrielli. 

Gli unici risultati sono una cesura e un’incomprensione sempre più grande tra gli stessi tifosi romanisti e a tutto danno della squadra che, ora più che mai, sembra aver bisogno soprattutto di un colpo di frusta mentale per riprendersi in campionato. 

Gli ultras lamentano che gli venga richiesto di uniformarsi alla compostezza propria degli spettatori di uno spettacolo teatrale, ma in realtà l'obiettivo delle istituzioni è di isolare chi vive nel sottobosco del tifo calcistico come mezzo per sfogare comportamenti border line odiosi e violenti.

Le barriere, ma anche altri ostracismi come gli assurdi Daspo per chi cambia posto, si potranno eliminare se la curva giallorossa riuscirà a dimostrare maturità, attraverso la migliore espressione del tifo innamorato, gioioso e pacifico, e non per questo meno chiassoso ed entusiasta.

Il tifo come amore per i propri colori, i simboli di Roma e del romanismo.
Il tifo come continuo incitamento, esaltazione, sfottò goliardici e allegri. A favore, non contro.

Anche perché “gli altri”, i tifosi delle squadre avversarie, non sono nemici da combattere in uno scontro di civiltà, ma semplici rivali da sfottere con goliardica allegria in una competizione sportiva e culturale.

Da sfottere, sottolineiamo, non odiare. Come si fa ancora ad accettare il semplice parlare di “odio calcistico” in un mondo sempre più flagellato dagli orrori di guerre e terrorismo?
Le parole hanno il loro peso. Anche nei cori e striscioni da stadio.

Il sogno di chi scrive è che un giorno si possa andare allo stadio senza alcun timore di indossare la sciarpa sbagliata nel momento o posto sbagliato, anche vicino al tifoso avversario. Senza bisogno di un impegno delle forze d’ordine oltre il normale servizio per manifestazioni pubbliche come i concerti.

Perché andare a guardare la partita è uno spettacolo, una festa, non una battaglia.

ap

martedì 15 settembre 2015

Roma-Barcellona: il nostro invito alla tifoseria romanista



Sarebbe davvero bello se mercoledì andassimo tutti allo stadio ricoperti di giallorosso, maglie, sciarpe, cappelli, fanciulle truccate e ornate di giallo e rosso, e tante bandiere, grandi, piccole non importa. 

142 Paesi vedranno Roma-Barcellona, i rappresentanti della Città Eterna contro i Campioni d'Europa.

E allora facciamo vedere a tutto il Mondo di cosa siamo capaci: diamo sfogo al nostro entusiasmo, liberiamo la gioia, l'amore per la Maggica e facciamo sentire il nostro calore e la passione che ci mettiamo nel sostenere chi scende in campo con i nostri colori. 

E comunque vada la partita, sarebbe un segnale internazionale di grandissima maturità e civiltà se tutto il nostro impengno sarà esclusivamente in un tifo a sostegno della Roma, evitando fischi, insulti e alte sgradevolezze verso gli avversari. 

La tifoseria romanista può e deve fare tutto ciò se vuole tornare davvero ad essere una delle più belle. Basta parole e polemiche: è tempo di cantare Roma. Hic et nunc.

Daje Roma daje!

 

Se la pensate come noi, per favore copiate, incollate e condividete per spargere il più possibile il nostro invito.

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