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giovedì 2 aprile 2015

Poste Italiane, Simona Giorgetti: “Il futurismo italiano al Guggenheim di New York”

Arte, 360 opere, 80 artisti, il futurismo italiano al Guggenheim di New York. Le tempere a encausto di Benedetta Cappa Marinetti, moglie di Filippo Tommaso Marinetti, esposte per la prima volta fuori dalla collocazione originale, il Palazzo delle Poste di Palermo. Si tratta di una vera e propria “ricostruzione futurista dell’universo” che investe tutte le arti, dalla nascita del movimento con la pubblicazione del Manifesto di Marinetti al suo tramonto che coincide con la fine della seconda guerra Mondiale. Simona Giorgetti, in qualità di Direttore Comunicazione Esterna di Poste italiane: “Questo il contributo culturale di Poste Italiane al tributo artistico del Guggenheim per il movimento futurista”.
Guggenheim
Testo tratto da Ansa.it del 17 gennaio 2014
La “Sintesi delle Comunicazioni” trasvola l’Atlantico: le straordinarie tempere a encausto diBenedetta Cappa Marinetti, aeropittrice e la moglie di Filippo Tommaso Marinetti, esposte per la prima volta fuori dalla collocazione originale, il Palazzo delle Poste di Palermo, in cima alla rampa dinamica del Guggenheim di New York dove sarà allestita una grande esposizione sul futurismo italiano.
La grande rassegna – 360 opere di oltre 80 artisti molte dei quali non avevano mai attraversato l’oceano – sara’ la mostra dell’anno per il Museo sulla Quinta Strada. Si trattera’ di una vera e propria “ricostruzione futurista dell’universo” che investe tutte le arti, nonché la vita e la società dei primi decenni del Novecento, dalla nascita del movimento con la pubblicazione del Manifesto di Marinetti al suo tramonto che coincide con la fine della seconda guerra Mondiale.
“E’ il contributo culturale di Poste Italiane al tributo artistico dedicato dal Guggenheim al movimento futurista” ha commentato il Direttore Comunicazione Esterna di Poste italiane,Simona Giorgetti, che ha coordinato il progetto.
Vivien Green, la curatrice, studia da anni le avanguardie europee e qualche anno fa presentò sempre al Guggenheim l’enigmatica “Materia” di Umberto Boccioni. Non solo dipinti e sculture, saranno dunque nella mostra, ma anche le testimonianze artistiche di un’avanguardia i cui protagonisti si esercitarono nei campi più disparati: architettura, teatro, poesia, arte tipografica, editoria, arredamenti, moda, costumistica di scena, serate e perfino la cucina e i giocattoli. “Marinetti – spiega la Greene – e’ stato Warhol prima di Warhol“.
In realtà il collezionismo museale e privato americano scopri’ il futurismo con largo anticipo, tanto che “La citta’ che sale”, “Forme uniche della continuita’ nello spazio” e altre opere di Boccioni sono al MoMA da anni. Finora pero’ non era mai stata allestita una rassegna come quella che sta organizzando il Guggenheim. La mostra spazia dal 1909 al 1944. Le opere arriveranno da musei europei e collezioni private, e sono stati assemblati con l’aiuto di un comitato consultivo internazionale. Rappresentati tutti i protagonisti tra cui Giacomo Balla, Benedetta (Benedetta Cappa Marinetti), Boccioni, Carlo Carra’Enrico Prampolini, Ferdinando Depero, poeti e scrittori come Francesco Cangiullo e Rosa Rosa’, l’architettura di Antonio Sant’Elia, la musica di Luigi Russo, le ceramiche di Tullio d’Albisola. Nomi notissimi con altri meno noti le cui creazioni saranno installate sulla rampa del Guggenheim in ordine cronologico dal basso verso l’alto per concludersi con la Sintesi delle Comunicazioni (1933-34) mostrata per la prima volta fuori dalla collocazione originale.

FONTEAnsa

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