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lunedì 13 luglio 2009

DIAVOLO DI UN MISTERO


domenica 12 luglio 2009



Il Male, Leopardi e lo Scorpione
Astrologia, il Diavolo svela oltre 25000 anni di Storia del Male

Ci sono una serie di donne nella vita di un uomo, ma si ama sempre una sola donna, probabilmente la propria madre, e poi la si cerca, tra alterne fortune, in altre anime ed in altri corpi, sotto cieli e in tempi diversi. Infatti è stata mia madre, abituale lettrice di libri seri di astrologia, la causa diretta ed indiretta del mio interesse nell’argomento in quanto lei stessa era appassionata, insieme alla musica e alla poesia, sin da ragazza. .. e io la amo per questo. In seguito nel corso degli anni il suo ricordo è stato lo stimolo a farmi una collezione di libri di astrologia. Ma non sono certo un credente, non è un atto di fede, solo una buona abitudine rispetto a tante altre che lo sono meno. Sono sicuro che nelle stelle non si devono cercare relazioni con la religione, l’ astronomia e la fisica, ma solo con la matematica e la musica.
Jung diceva che non può essere provata. Ma funziona, e che comunque ha un fascino unico. Quante volte nel corso della storia gli uomini hanno visto, in fasi alterne, qualcosa di diabolico o divino nell’Astrologia. Perché questo? E’ solo un modo di affrontare problema del Bene e del Male. Sul bene c’è poco da dilungarsi, perché ciò che è bene è bene. Il Diavolo invece, come in musica, c’è anche in astrologia, e si cela nascosto nel Segno dello Scorpione, l’VIII casa, il pianeta Marte, Plutone e Saturno, a cui si contrappone il segno del Toro, Venere, la Luna e la II casa. Concetto di una semplicità che ha dell’incredibile, il bene è nella Natura, nella donna e nell’amore, il Male è nella guerra, nelle catastrofi, nell’odio, nella distruzione. . Più semplice di così…
In realtà il Diavolo è anche un’invenzione letteraria. Per Giosuè Carducci: in un articolo del 28 dicembre 1869 su “Il Popolo” espresse il suo concetto del demonio:

“Il mio Satana è una specie di ebreo errante che per panteistica trasformazione passa di fenomeno in fenomeno, di mito in mito, di uomo in uomo. E così segue da molti secoli. Se una forma propria volessi dargli, lo rappresenterei giovin di verde e immortale gioventù, come gli dèi della Grecia, ma severo e mesto a un tempo nella sua raggiante bellezza. Con la spada nell’una mano e nell’altra una fiaccola, egli salirebbe di monte in monte guardando all’alto. Excelsior è il suo motto, come quello dell’ignoto peregrino americano del Longfellow. E nella immaginazione mia, egli non può sostare che sulla cupola di Michelangelo, in vetta al San Pietro. Quando egli sarà colassù, noi suoi fedeli sotterreremo finalmente Geova. Perocché cotesto vecchietto Dio è vivace: altri si è affaticato finora a seppellirlo, ed egli fa mostra di rassegnarsi; ma a un tratto scoverchia la tomba e salta fuori. Ma noi lo sotterreremo profondo, più profondo che i cretesi non facessero con Giove, perocché gli accatesteremo a dosso la -grave mora - del cattolicesimo romano. Questo è l’officio degli italiani”.
Nel suo Inno a Satana, composto nel 1869, Carducci declama: “A te disfrenasi / il verso ardito, / te invoco, Satana, / Re del convito. / Via l’aspersorio, / Prete, e il tuo metro! / No, prete, Satana / non torna indietro! / (...)”. Il diavolo di Carducci, ad ogni modo, simboleggia la trasgressione, il rifiuto della morale corrente, l’anticlericalismo, lo scetticismo e altro ancora.

Per Baudelaire, poeta maledetto, (1821-1867), del demonio, nelle Litanie di Satana, scrive: “Tu, tra gli angeli tutti il più bello e dotato, / Dio tradito dal caso e di lodi privato, / o Satana, pietà del mio lungo patire! / Principe dell’esilio, stretto da ingiusta sorte, / e che ti risollevi, vinto, sempre più forte, / o Satana, pietà del mio lungo patire! / (...)”. Nella Preghiera così declama: “Sia gloria e lode a te, Satana, nel più alto / dei cieli dove un tempo regnasti e nel profondo Inferno / dove in silenzio, vinto, sogni! / Possa la mia anima un giorno riposarti accanto / sotto l’albero della scienza nell’ora che i suoi rami / si intrecciano, tempo novello, più su della tua fronte”(C. Baudelaire, I fiori del male, in Poesie e prose, Milano 1977).

Anche Crowley scrisse un Inno a Lucifero: “Hymn to Lucifer”, (vedi “The Equinox”in francese, che ovviamente deriva dalla lirica di Baudelaire.
Satana e Lucifero sono stati evocati da un’ampia letteratura. De Sade affermò che “Tutto è male, tutto è opera di Satana”. William Blake (1757-1827), nel “Matrimonio del Cielo e dell’Inferno” (1790), esaltò la ribellione dell’uomo contro Dio. In Milton (1608-1674) il fascino del personaggio di Satana nel Paradiso perduto viene apprezzato per le sue qualità ed diventa una figura positiva, un oggetto di culto – anche se solo letterarioIl poeta inglese Byron (1788-1824), in Manfredi (1817) e Caino (1821), descrive il fratricida come una sorta di super uomo. La lista è ancora molto lunga. Questi e tanti altri letterati ebbero molto a cuore gli aspetti selvaggi, oscuri e luciferini della vita. Pochi sanno che anche Giacomo Leopardi (1798-1837) fu un cantore di Satana; anticipò pure Baudelaire e, a parere di Papini, egli è “nella letteratura italiana, l’unica testimonianza di una teoria teologica del male assoluto, cioè del diavolo”
Leopardi, nel suo canto ad Arimane, che è il diavolo nella religione dei persiani, dice: “Re delle cose autor del mondo, arcana / malvagità, sommo potere e somma intelligenza, / eterno dator dei mali e reggitor del moto”. Non sfuggono neppure le diverse affinità tra Leopardi e De Sade. La conoscenza, anche non approfondita delle loro opere, pone subito in luce, scrive Mario Andrea Rigoni, alcune indicative analogie e cioè “che la convinzione della nullità dell’uomo nell’universo e, per conseguenza, la denuncia dell’insensato orgoglio antropocentrico, la visione di una natura indifferente e crudele nei confronti delle proprie creature, l’idea della divorante infinità del <> ecc. sono temi assolutamente comuni”
Nello Zibaldone Leopardi scrive, nelle pagine redatte in data 19-22 Aprile 1826: “Tutto è male. Cioè tutto quello che è, è male; che ciascuna cosa esista è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; l’esistenza è un male e ordinata al male; il fine dell’universo è il male; l’ordine e lo stato, le leggi, l’andamento naturale dell’universo non sono altro che male, né diretti ad altro che al male” (Zib., 4174). Il poeta vede la vita come la manifestazione dell’essenza del male.

Giacomo Leopardi nacque a Recanati, una piccola città di provincia dell’entroterra marchigiano il 29 giugno 1798 alle 18, Sole in Cancro congiunto Saturno in VI casa (la salute) Luna e Ascendente in Capricorno, nel Medio Cielo campeggia Nettuno in Scorpione. Nella sua Logica degli Astri, con il Segno dello Scorpione come punto più alto delle energie planetarie, tutto è male. Ma solo al livello letterario. Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi, Conte Leopardi, aveva un bel Giove e Venere in Toro in V casa, siamo convinti che abbia vissuto una vita agiata del nullafacente nel lusso e nel benessere di una famiglia agiata. La natura tende sempre a riequilibrare, avendogli levato bellezza salute longevità ottimismo ed amore, gli ha sicuramente concesso tante altre cose, tra cui l’intelligenza poetica.
Per Leopardi comunque l’infinito, la stessa divinità sono il nulla: “In somma il principio delle cose, e il Dio stesso, è il nulla” e scrive ancora: “Pare che solamente quello che non esiste, la negazione dell’essere, il niente, possa essere senza limiti, e che l’infinito venga in sostanza a esser lo stesso che il nulla. Pare soprattutto che l’individualità dell’esistenza importi naturalmente una qualsivoglia circoscrizione, di modo che l’infinito non ammetta individualità e questi due termini sieno contraddittorii; quindi non si possa supporre un ente individuo che non abbia limiti”

Diavolo di una donna e PSICOLOGIA DEL PROFONDO
Oggi viviamo ancora una conflittualità estrema tra il desiderio, l’ansia e la paura del rapporto uomo-donna, donna-uomo, e una solitudine insopportabile, sola via di scampo allo stress metropolitano e ai pericoli, che si celano nell’oscurità di una società disumanizzata. L’uomo e la donna vivono la tragedia della perdita della loro umanità isolandosi, sempre di più, in paradigmi di teoremi senza soluzione. La famiglia tende alla polverizzazione e la coppia, intesa come istituzione, si sfalda lungo il percorso.
Sulla donna, tra l’altro, pesa una lunga catena di secoli d’oppressione. Le Sacre Scritture sanciscono la sua inferiorità come persona e affermano in molti testi la mentalità patriarcale e sostanzialmente antifemminista di tutto il mondo orientale. “Nella vita sociale (ma anche in quella familiare la donna israelita è in genere una sottomessa: prima delle nozze è subordinata al padre, dopo il matrimonio chiama il marito suo bà al, cioè padrone...”(). La donna è stata sempre vista come inferiore all’uomo, quasi creatura malefica o, al meglio, di scarto o mal riuscita.
Figura di secondaria importanza, bestia o oggetto più che persona, così era considerata dalla Legge di Israele, a tal punto che l’Esodo sentenziava: “Non desidererai la casa del tuo prossimo, non desidererai la donna del tuo prossimo, il suo schiavo, la sua schiava, il suo bue, il suo asino e tutto ciò che è del tuo prossimo”. La donna è, dunque, trattata da essere inferiore, bestia o, addirittura, cosa. San Tommaso affermò che: “La donna, sottomessa all’uomo come suo capo, non ha il diritto di sottrarsi alla sua autorità”. Per Tertulliano la donna era la “porta dell’inferno” e Clemente d’Alessandria ammoniva: “Ogni donna dovrebbe essere oppressa dalla vergogna al solo pensiero di essere donna”.
Nel medioevo “streghe ed eretici furono il capro espiatorio di una umanità irrequieta e instabile... gli uomini si accanivano contro la realtà dell’incubo per dimenticare l’incubo della realtà. In fondo quella fu un’epoca con forti coloriture misogine. Si coglie, di quei secoli inquieti, un messaggio: “La donna è un pericolo... La donna riscoperta dall’amor cortese è il simbolo dell’instabilità, della vana curiosità, della sensualità, del disordine. La donna, che si ribella alle norme e alle consuetudini, che cessa di essere donna angelicata, a vantaggio di una sessualità troppo libera, fece paura all’uomo, che scaricò sulla figura femminile pulsioni distorte di attrazione e repulsione, amore e odio, attrazione e repulsione-timore e, finalmente, un antifemminismo esacerbato e infarcito di un misticismo malato.
Oggi siamo progrediti ma la società umana si è solo in parte liberata dai vincoli delle idee ereditate dalle ore selvagge, speriamo che l’uomo e la donna non si calunnieranno più a vicenda, non si tormenteranno come nemici, non avveleneranno il loro cuore per il possesso e la gioia di vivere, con la ignoranza dei valori liberi della loro coscienza.

FREUD
“Solo il rapporto con il figlio dà alla madre una soddisfazione illimitata...”. Assolutamente antifemminista Freud riduce la donna ad uno scherzo della natura, sottomessa in tutto e per tutto all’uomo, detentore del potere fallico. Nei Tre saggi sulla teoria della sessualità il medico sottolinea la “natura maschile” della libido. La dottrina pansessualistica e fallocratica di Sigmund Freud ignorava una sessualità femminile.
Ignorava, ancora, il fondatore della psicoanalisi che la donna non è un uomo che è stato evirato, ella è il complemento dell’uomo. Anche sul piano fisico c’è una situazione analoga, perché fisicamente ciascun sesso sembra essere il complemento dell’altro. E’ da osservare, ancora, che “come nel mondo visibile, cioè il mondo esteriore delle umane imperfezioni, così in ognuno di noi il corpo lunare fa la parte della femmina - ricettacolo di tutte le impressioni e di tutte le sensibilità che ci colpiscono, ci tormentano, ci conturbano, e viceversa nella donna. L’istinto sessuale è, principalmente, il desiderio di fusione col polo sessuale opposto (un tentativo di “coniuncto oppositorum” proiettata all’esterno), e solo in parte l’urgenza di ridurre una tensione.
Il rapporto sessuale tra due persone è un linguaggio per comunicare cose, che non si possono dire altrimenti.Il linguaggio dell’amore, metafisico, è l’unico linguaggio che vale la pensa di imparare. Ecco che una carezza, un abbraccio, lo stesso rapporto sessuale, assumono un’importanza straordinaria. E’ stato detto, del resto, che ogni tragedia, in ultima analisi, non è altro che un fallimento della comunicazione. La sessualità, in fondo, è un atto di comunicazione, pieno di significato, in una relazione umana profondamente complessa. In questo contesto la donna non può più essere considerata un aborto di uomo o un oggetto, ella è uguale e complementare all’uomo. Per cui il Segno delllo Scorpione, maestro della sessualità, sarà anche il Diavolo, ma va affrontato.

SIMBOLISMO E REALTA’ DELLO SCORPIONE
“L’autunno e la sua pioggia soffiano sulle terre oscure: grandi e senza scampo le solitudini della morte si allacciano”
A. R. Holst“Ormai tu non sei più, o materia vivente!”(Charles Baudelaire, quattro pianeti in casa 8, settore analogico dello Scorpione)

Il ciclo di esteriorizzazione è finito: dopo il regno della luce viene quello delle tenebre.Tutto il simbolismo dello Scorpione si ritrova in questa immagine: l’attenuazione della materialità. Dopo il suo viaggio nel mondo esterno per perfezionare la sua evoluzione, l’uomo deve affrontare la sua notte interiore. Secondo il mito dei Sumeri, il sole entrava in autunno nel regno degli inferi, le cui porte erano custodite da uomini Scorpioni, la cui testa raggiungeva la base del cielo mentre il torace reggeva gli inferi. Plutone (in greco Hades), ultimo pianeta scoperto, si è aggiunto a Marte come signore dello Scorpione. L’attribuzione di Plutone allo Scorpione sembra coerente: nella mitologia Plutone era infatti il dio degli inferi. Aveva ottenuto questo titolo quando, assieme ai suoi fratelli Giove e Nettuno, si era giocato la spartizione del mondo. Nel suo regno sotterraneo, lo sfortunato giocatore soffriva di solitudine: così prese Persefone, figlia di Demetra, la dea delle messi, per ferne la sua sposa. Mosso dalle lagnanze di Demetra, Giove dispose che Persefone avrebbe passato la metà dell’anno con la madre sulla terra e l’altra metà nella oscura dimora dello sposo. Ritroviamo qui il simbolisimo del ciclo stagionale fra la vita terrestre, rappresentata da Demetra, e la vita sotterranea rappresentata da Plutone, l’alternanza del giorno e della notte, della vita e della morte. Etimologicamente, Hades viene dal greco Haito: il bruciare, il tramutarsi col fuoco. In tutti i miti collegati al segno dello Scorpione predomina l’idea della trasformazione. L’animale raffigurato nel simbolo, quando è prigioniero di un cerchio di fuoco, pianta il proprio aculeo nel suo corpo e si dà la morte. Non si tratta di un suicidio ma di un riflesso che corrisponde a un massimo di eccitazione.
“Io sono il serpente Sata che sta nelle parti più lontane della terra. Io muoio, io mi rinnovo e io ritorno giovane ogni giorno”
(Libro dei morti)


Per comprendere il valore del segno Scorpione bisogna però tenere conto di un aspetto meno palese ma altrettanto importante: quello della rinascita, dell’elevazione spirituale. In questo senso il simbolo dello Scorpione rappresenta la trasformazione, come passaggio da uno stato ad uno superiore. Pe rla religione egiziana, la giornata terrena dell’uomo corrisponde al viaggio del defunto nel mondo dell’oltre tomba. Durante quest’ultimo viaggio egli risponderà degli atti commessi durante la sua vita, davanti al tribunale di Dio, e dovrà affrontare alcune prove iniziatiche al fine d’acquistare il diritto di sedere tra gli eletti. Nel cammino, egli sarà assalito da mostri spaventosi e pronti a divorarlo, impedendogli così l’accesso alla luce. Il sacerdote che gli serve da guida lo esorta con queste parole:”La verità uscirà dal tuo cervello e s’imporrà con la forza. Non temere nulla, non spaventarti, sappi che la personificazione sta nel tuo intelletto perchè esso è la divinità tutelare; da che l’avrai riconosciuta sarai liberato” Se il defunto riesce a dominare la sua istintiva paura, dominerà anche i mostri che raffigurano il suo dubbio interiore. In questo caso sarà degno della reincarnazione. Le parole che seguon gli sono indirizzate:”Tu sei simile a Dio, e sei stato generato in vista della trasformazione. Sorgi, avanza e contempla le cose che sono in te e nella matrice eterna”. Questo frammento del libro dei morti egiziano ci conduce ad un’altra conclusione che concerne la possibilità di evoluzione dello Scorpione: è al prezzo di una presa di coscienza, confrontandosi con se stesso, (i mostri sono l’immagine del confronto fra il conscio e l’inconscio) che lo Scorpione può accedere alla “luce della realtà, alla lucidità”. “Io corro e avanzo a grandi passi nella mia forza spirituale fatta di qualità nascoste, e le mie trasformazioni sono quelle di Horus, il dio dalle due facce” dice il defunto che ha vinto le ombre. Nella mitologia greco-latina, una leggenda che riguarda lo Scorpione sembra particolarmente significativa. Si tratta del mito d’Orione e dello Scorpione di bronzo. Orione era irriducibile cacciatore ed aveva grande fama. Nessun animale gli sfuggiva: giorno e notte egli inseguiva la cacciagione attraverso boschi e pianure. La sua intelligenza non uguagliava però la sua destrezza. Egli era un primitivo dedito a soddisfare i suoi bisogni più elementari. Durante una caccia egli incontrò un giorno la dea Artemide (Dea Venusiana, che regge il segno del Toro) ne fu affascinato: senza rendersi conto della gravità del suo atto, egli si gettò su di lei strappandole il velo. Corrucciati per questo sacrilegio, gli dei fecero uscire dalla montagna uno scorpione dai dardi di bronzo. Spaventato, Orione tentò di fuggire, ma fu raggiunto dall’aculeo del mostruoso animale e morì. La leggenda rappresenta simbolicamente il destino di ci, per imprudenza, suscita la collera dello Scorpione senza essere in grado di affrontarla. Per aver voluto troppo presto strappare il velo della conoscenza, egli soccombe. L’autodistruzione è un “leitmotiv” del tipo Scorpione al suo stadio primitivo. La leggenda ci propone una soluzione consolatoria: Artemide, presa da pietà, trasporta nei cieli Orione e lo Scorpione, ove essi figurano come brillanti stelle.

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