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giovedì 25 giugno 2009

DEA MATER


Nella cultura di tutti i tempi le divinità femminili occupano un posto importante. E' vero anche che la cultura imperante di oggi è, ed è stata maschilista, autoritaria e patriarcale, ma questo è vero solo negli ultimi 2500 anni, grazie anche alle religioni giudaismo, ebraismo, cattolicesimo con la sua ginofobia, l'islamismo con i burka in segno di sottomissione, che la hanno resa tale. Non è stato sempre così. L'astrologia invece , che esiste da sempre ha comunque assegnato imparzialmente metà dei valori ai segni maschili e l'altra metà ai segni femminili in una alternanza di perfetto equilibrio. Lo Zodiaco astrologico è costituito da dodici segni zodiacali. Di essi sei sono maschili e sei femminili. I segni di fuoco (Ariete, Leone, Sagittario) e i segni d'aria (Gemelli, Bilancia, Acquario) sono maschili, mentre i segni di terra (Toro, Vergine, Capricorno) e i segni d'acqua (Cancro, Scorpione e Pesci) sono femminili. Gli attributi `maschile' e `femminile' innanzitutto non devono essere intesi in senso specificatamente sessuale. Essi garantiscono la polarità universale dell'esistenza in 'più/maschile' e 'meno/femminile'. Tuttavia non c'è dubbio che questo conduce a manifestazioni di tipo maschile o femminile.
La Grande Madre è una divinità femminile primordiale, presente in quasi tutte le mitologie note, in cui si manifestano la terra, la generatività, il femminile come mediatore tra l'umano e il divino. Per quanto rigarda i valori da assegnare ai pianeti, Sole, Marte,Urano, Plutone, Nettuno, Saturno e Giove sono tutti maschili per quanto riguarda la loro polarità. Ad essi sono contrapposti due pianeti femminili, cioè Venere e la Luna. Mercurio è un caso a parte in quanto è sia maschile che femminile, è ovvio che l'intelligenza femminile, per quanto diversa e più legata alla sensibilità, non ha nulla da invidiare a quella maschile. In altre parole, campi energetici chiaramente femminili come Scorpione, Capricorno e Pesci, vengono governati da dei pianeti maschili, nella fattispecie Marte, Saturno e Giove.
Questa distribuzione di maschile e femminile sui pianeti è sorprendente, per cui è d'obbligo chiedersi se in questo caso l'ellenizzazione, a cui l'astrologia è debitrice dei suoi dèi-pianeti, non abbia falsato qualcosa.
Effettivamente presso gli studiosi dei miti corrispondenti si trovano adeguate indicazioni: Robert von Ranke-Graves scrive che la cultura originaria greca era femminile e era dominata esclusivamente da divinità femminili. Attraverso le invasioni (maschili) provenienti dal nord le divinità femminili furono sempre più `sostituite' da divinità maschili, finché l'Olimpo greco alla fine fu un luogo di divinità per la maggior parte maschili. Nel periodo di transizione dal matriarcato al patriarcato ci fu probabilmente anche un tempo in cui il cielo degli dèi era governato tanto da sei divinità maschili quanto da sei divinità femminili. L'astrologia, che esiste da sempre comunque assegna imparzialmente metà dei valori ai segni maschili e l'altra metà ai segni femminili in una alternanza di perfetto equilibrio. In questo il segno del Cancro (esaltazione di Giove) porta divinità positive fertili e materne, la donna giovane,Venere, Flora, Minerva, mentre il suo opposto, il Capricorno (domicilio di Saturno ed esaltazione di Marte), divinità femminili negative, distruttive, mortali, la donna vecchia, la strega, come Medea, Kali, Lilith e tutte le dee lunari di solito rappresentate con due facce. E' innaturale pensare ad un Dio solamente maschile, sopprimendo l'archetipo divino femminile, perchè l'uomo consapevole sa con certezza che sin dall'origine della vita non può fare a meno della donna, dell'archetipo materno, e ad esso ritorna, così come dalla nascita un uomo non può fare a meno della madre.
Ci sono ancora innumerevoli altri ricercatori, per lo più donne, che parlano di un passato dell'umanità in cui esisteva un equilibrio tra divinità femminili e maschili.
Liz Greene, una delle più conosciute psico-astrologhe europee, dice che alle divinità dei pianeti si deve ridare l'energia che esse hanno dal loro segno. Questo vuol dire che Plutone, Saturno e Nettuno sarebbero tre forze planetarie femminili.
La sua richiesta non si è imposta e comunemente l'astrologia parla di Saturno, Nettuno e Plutone esclusivamente in forma maschile.

La Grande Madre è una divinità femminile primordiale, presente in quasi tutte le mitologie note, in cui si manifestano la terra, la generatività, il femminile come mediatore tra l'umano e il divino.
I primi missionari cristiani scoprirono in Gallia un gruppo di Celti intenti a venerare una figura femminile nell'atto di dare alla luce un bambino e spiegarono agli indigeni che, senza saperlo, stavano adorando un'immagine della Madonna e loro erano già cristiani.
Sul luogo sacro venne costruita una chiesa, e l'idolo pagano, trasferito al suo interno, si trasformava automaticamente in una rappresentazione cristiana; per giustificare la presenza di figurazioni mariane che, a volte, precedevano la stessa nascita di Maria, i teologi coniarono un termine "Prefigurazione della Vergine".
I luoghi di culto della Grande Madre nel nostro continente sono molteplici; le rappresentazioni della Dea si trovano quasi tutti in superficie ma, gran parte di esse, erano poste originariamente nel sottosuolo, dove la presenza delle correnti terrestri si fa maggiormente sentire.
Proprio dalla Grande Madre derivano probabilmente le celebri "Vergini Nere", le Madonne dal volto scuro venerate in tanti santuari.
Con un'operazione nota come "sincretismo", la stessa per cui agli dèi del voodoo di Haiti sono stati associate le immagine dei Santi cattolici importate dai missionari, la Grande Madre pagana avrebbe assunto il volto di Maria, colorato però in nero, come quello delle sue prime raffigurazioni.
Le immagini delle Vergini Nere contraddistinguerebbero dunque i luoghi particolarmente legati alla Grande Madre, gli stessi su cui, da sempre, gli uomini costruiscono i loro edifici sacri.
Vergini nere sono disseminate nelle chiese di tutta Europa; in Italia se ne trovano a Cagliari, Crea del Monferrato, Crotone, Loreto, Lucca, Oropa, Pescasseroli, Rivoli, Roma, San Severo, Tindari, Venezia; in Francia addirittura novantasei. Le più famose sono quelle della cattedrale gotica di Chartres, chiamate Notre-Dame-sous-Terre e Notre-Dame-du-Pilier.
Si dice che alcuni individui particolarmente sensibili, avvicinandosi alle cappelle in cui sono collocate, provino una sensazione di mancamento: sono le correnti terrestri che, in quei punti, raggiungono il massimo della loro potenza, e che percorrono la colonna vertebrale del visitatore, non di rado provocando in lui un'improvvisa "illuminazione" mistica.
Inoltre, nel culto della Madonna rivive in modo concreto il culto pagano di Iside, che fu per due secoli la "Santa Madre" del mondo antico. Iside "che tutto vede e tutto può, stella del mare, diadema della vita, donatrice di legge e redentrice" era la donna divinizzata (culto ripetuto anche in altre mitologie). La si rappresentava come una giovane donna, inghirlandata dal loto azzurro della luna crescente, col figlioletto Horus tra le braccia. Non poche statue di Iside furono trasformate più tardi in immagini della Madonna. Anche i Druidi (sacerdoti pagani) onoravano la statua in legno di una donna, rappresentante la fecondità.
La Dea è spesso indicata come la "divinita’ dai mille nomi" , infatti Cerere , Epona , Amaterasu , Ishtar , Artemide , Diana , Demetra sono solo alcuni dei tanti nomi con i quali Dea Myrionyme (la dea dai mille nome appunto) e’ conosciuta.
Secondo alcuni studiosi del Mito della Dea Mater, vi fu un tempo in cui la religiosità delle genti fu rivolta sopratutto all'aspetto femminile della divinità.
Quel lontanissimo periodo fu denominato "Età della Madre" o "Era dell'Argento".
E sicuramente, anche se esistono ben poche fonti che ne parlano, si può ritenere che il processo di iniziazione della donna, la sua integrazione nella Dea Madre, sia avvenuta e forse, pur con molte più difficoltà dei tempi antichi, potrebbe ancora avvenire.
L'oggetto della religiosità Pagana e della Dea Mater è comunque la Natura, nei suoi riti che esaltano la sua bellezza, la sua fecondità la sua dolcezza, "Dea"la cui caratteristica è il comprendere in se il maschile e il femminile, la creazione e la distruzione come nel caso della Dea Kalì.



Alcune di queste Dee sono di straordinaria bellezza. Nella tradizione degli Indiani d’America sono presenti numerose figure femminili dotate di poteri soprannaturali, e spiriti veri e propri, sempre di natura femminile, la cui presenza sembra cancellare i confini tra gli esseri umani ed il mondo spirituale.
Allanque
La personificazione di Star nella tribù Leni Lenape (Delaware). Essa si riferisce ad ogni stella, ma, più precisamente, alla Stella Polare. Star vede il mondo di notte e offre la sua luce soffusa a coloro che si trovano nell’oscurità.

Anog Ite
(Ite, Viso o Donna dal Doppio Volto) E’ la moglie di Tate (Vento) e figlia di Skan (Cielo): il suo nome riflette i suoi due volti, uno bello e l’altro brutto, come punizione per aver tentato di sedurre Wi (Sole).

Donna Cesto
La Madre Pawnee della luna e di tutte le stelle.

Estanatlehi
(Estsanatlehi) La dea Navajo del cielo, moglie del sole, sorella gemella di Yolkai Estsan, moglie della luna. E’ la dea più rispettata tra gli Indiani Navaho, lei è vista come la Dea del cambiamento, e si narra che sia in grado di invecchiare, per tornare poi ad essere giovane. E’ in grado di passare attraverso una serie infinita di vite senza mai morire. Estanatlehi creò la prima coppia di primitivi dal mais. Detta anche “Donna che cambia” è simbolo di trasformazione ed eternità.

Donna Fiore
Donna Fiore è meglio conosciuta come la donna Yaqui del sud ovest in grado di comprendere l’Albero Parlante che rivela la natura del mondo e la vita stessa.

Geezhigo-Quae
La Madre Cielo degli Ojibwa, una Manitou (Grande Spirito) che risiedeva in cielo e guardava il genere umano da lì. Lei fu la creatrice dell’umanità e della terra stessa: dopo essere scesa nel brodo primordiale per trovare la terra sotto le onde, la modellò dandole forma di valli, colline e montagne.

Gendenwitha
La stella del mattino (significa infatti “colei che porta il giorno”). La storia narra di un tempo in cui il grande cacciatore Sosondowah era sulle tracce di un alce soprannaturale. La caccia lo portò fino al cielo dove la dea Alba lo prese in trappola facendone il suo custode, ma lui non rimase fedele ai suoi doveri. Tornato sulla terra vide Gendenwitha (una mortale) ed iniziò a corteggiarla e, mentre Alba era impegnata a colorare il cielo, il cacciatore cantava alla sua amata: in primavera come uccello azzurro, in estate come merlo e, in autunno, come falco. E fu proprio come falco che tentò di portare Gendenwitha in cielo con lui, ma la gelosa Alba trasformò la donna in stella e la mise sopra la sua porta, dove oggi risplende come stella del mattino.

Owl Woman
La Donna Civetta degli Indiani delle pianure è colei che sostiene il ponte sul quale passano le anime dirette all’aldilà. Divide gli spiriti e le anime destinate alle tenebre da quelle destinate alla luce.

Pinga
"Colei che sta in alto". La dea Inuit del gioco e della caccia; accompagna le anime di coloro che sono defunti in cielo e le consegna nelle mani di Pana: controlla inoltre le azioni degli uomini.

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