Sarà un caso, o no, ma dopo che la settimana scorsa Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti", a seguito di una segnalazione da parte di alcuni cittadini indignati aveva denunciato alla stampa anche attraverso la fotografia, la presenza di un'esemplare di beccaccia impallinato e grondante di sangue in una via del centro cittadino di Lecce, sono apparsi come funghi in città o meglio ai margini e sui viali della periferia decine e decine di cartelli di "Divieto di caccia".
Un fatto inusuale perché si tratta di segnaletica installata su pali che normalmente si trovano in aperta campagna, nelle riserve e nei boschi.
Vale la pena ricordare che a seguito dell'articolo apparso meno di dieci giorni fa su numerosi media locali anche on line era scoppiata una polemica nei forum tra la ristretta casta dei cacciatori pronti a coalizzarsi ed attaccare lo scrivente attraverso ricostruzioni fantasiose circa la fine del volatile pur di non ammettere l'evidenza dell'uccisione causata da qualche pallino di piombo a ridosso del centro abitato (fatti che possono essere testimoniati da decine di persone presenti) e la stragrande maggioranza dei cittadini indignati anche dal fatto che il drammatico evento fosse stato documentato proprio in pieno centro cittadino.
Dopo l'installazione dei cartelli, quindi, non possiamo, come "Sportello dei Diritti", non esprimere soddisfazione per quella che sembra una vera e propria presa d'atto da parte dell'amministrazione comunale leccese a seguito dell'ennesima denuncia a favore dei diritti da parte della nostra associazione.
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Redazione del CorrieredelWeb.it
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