CorrieredelWeb.it Arredo&Design Arte&Cultura Cinema&Teatro Eco-Sostenibilità Editoria Fiere&Sagre Formazione&Lavoro Fotografia


IltuoComunicatoStampa ICTechnology Marketing&Comunicazione MilanoNotizie Mostre Musica Normativa TuttoDonna Salute Turismo




Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Stefano Toma Blog. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Stefano Toma Blog. Mostra tutti i post

mercoledì 8 giugno 2016

Stefano Maria Toma: Campania, l’acqua ha un volto buono e un altro meno

Stefano Toma giornalista, iscritto all’Ordine della Campania dal 2011, propone articoli sul suo blog e sulla rubrica “Dillo al Mattino” che riguardano Napoli e la Campania per sensibilizzare tutti i cittadini su temi più strettamente culturali e attuali.
Scrive Toma sul blog: ”Voi lo saprete già, ma una delle caratteristiche di Napoli è la sua straordinaria e smisurata estensione sotterranea. Si dice infatti che sotto i nostri piedi si sviluppa un’altra città pari se non più grande di quella costruita nei millenni in superficie …”
Stefano Maria Toma l’acqua che non si vede
Due atomi di idrogeno e un atomo di ossigeno. L’acqua che non si vede e, come recita il nostro titolo sono proprio importanti perché non si vedono. Sembra un gioco di parole, invece non lo è.
E’ sufficiente pensare alle falde acquifere per renderci conto che esse fanno parte dell’acqua che noi beviamo. Oppure, parlando sempre dell’acqua che non si vede, ci riferiamo anche a quella che scorre nel sottosuolo. Ricordate la figura del rabdomante?, quella figura a mezza strada fra il mago e lo scienziato che se ne va in giro armato di bastone attraverso il quale riesce a “sentire” la presenza dell’acqua a decine di metri di profondità. E’ stata scoperta acqua fino a 100 metri di profondità. Quell’acqua il più delle volte in passato, ma anche ora, serve a ricavarvi un pozzo dal quale si estrae acqua per irrigare i campi e per dar da magiare a bestie e a esseri umani. Ci sono rabdomanti che riescono a stabilire la dimensione della falda, la sua profondità di scorrimento, a individuare la posizione dove scavare il pozzo, e, in caso di più falde presenti sulla stessa superficie, quale sia la migliore; a individuare persino la presenza di acque termali e minerali.
Ci sono poi forme per noi impensabili in cui l’acqua si trasforma. A parte i ghiacciai delle montagne, che poi sciogliendosi vanno a ingrossare i fiumi e le stesse falde acquifere; dalle quali gli acquedotti attingono l’acqua che a noi serve per sopravvivere, a parte i ghiacciai dicevo, che da soli forniscono il 70 per cento del fabbisogno d’acqua della Terra, basterebbe osservare le curiose forme in cui l’acqua che non si vede si trasforma. Chiunque di voi si sia recato da semplice visitatore in una delle grotte, da Pertosa a 70 chilometri da Salerno fino a Postumia e a Castellana Grotte, avrà assistito ad alcuni bellissimi spettacoli della natura, lo stillicidio millenario dell’acqua in queste spelonche che si è solidificata in stalattiti e stalagmiti, che scendono dall’alto o salgono dal basso, che sono simili a sculture o a piccole guglie di cattedrali. Uno spettacolo quanto mai suggestivo.
Avrete poi sentito parlare dei corsi d’acqua il cui percorso è tutto o parzialmente sotterraneo e che produce modificazioni nel nostro sottosuolo e alimenta sia le falde sia autentici percorsi che gli speleologi si incaricano di osservare e di scoprire e dove vivono una flora e una fauna misteriose perché non hanno bisogno della luce.
Altra acqua che non si vede è quella destinata all’agricoltura che richiede il 50 per cento di tutto il nostro fabbisogno e che d’ora in avanti, col mutare delle colture, dal grano agli ortaggi e al mais, ne richiederà sempre di più a discapito dei consumi umani. E infine l’acqua degli scarichi e delle fognature che viene espulsa, dopo essere stata depurata, nei pozzi neri e a mare. I vari inquinamenti delle acque, anche di quelle che non si vedono, stanno attentando alla incolumità di molte specie viventi.
Voi lo saprete già, ma una delle caratteristiche di Napoli è la sua straordinaria e smisurata estensione sotterranea. Si dice infatti che sotto i nostri piedi si sviluppa un’altra città pari se non più grande di quella costruita nei millenni in superficie. In queste cavità si è consumata la vita di molte generazioni. Dai primi catecumeni della religione cattolica perseguitati, ai camminamenti segreti che servivano ai sovrani per le loro scappatelle notturne e fino al riparo dai bombardamenti per i napoletani durate la seconda guerra mondiale. Ci sono rifugi sotterranei che ora si vengono trasformati in garage per auto o in ricettacoli di immondizia. Ma ci sono anche grotte che pian piano gli scienziati riportano alla luce e dove si possono ammirare le varie stratificazioni della città attraverso i secoli, dalla Napoli greca a salire a quella romana alla bizantina e alla medioevale. Queste varie città sotterranee venendo lentamente alla luce ci fanno osservare anche la loro organizzazione idrica, dei loro acquedotti e del modo antichissimo di come l’acqua serviva ai nostri progenitori non soltanto per essere bevuta o per lavare ma anche per riscaldare gli ambienti delle case di quei tempi.
E sempre a proposito dell’acqua invisibile o che si vede poco c’è anche quella che non arreca alcun beneficio. Anzi provoca danni a non finire. Mi riferisco all’acqua che, infiltrandosi sotto le strade e nella rete arteriosa delle montagne e dei dirupi, provoca dissesti e disastri spesso con grave perdita di vite umane. Purtroppo in Italia il paesaggio idrogeologico è molto a rischio. Fra esondazioni, frane, smottamenti, alluvioni, cavità sotterranee, alvei dei fiumi, fabbricati a rischio. sei milioni di italiani vivono su un territorio fragile di 30 milioni di metri quadrati. Non passa stagione che specialmente nel Sud, da Messina l’anno scorso ad Atrani sulla costiera amalfitana il mese scorso, l’acqua che non si vede fa franare montagne e costoni provocando distruzioni e morte. E purtroppo in fatto di rischio idrogeologico la Campania è al primo posto in Italia con un milione di persone a rischio. Come tutte le facce della natura, anche l’acqua ha un volto buono e un altro meno.

venerdì 13 maggio 2016

Stefano Maria Toma: Dall’editoria al giornalismo i temi affrontati sul suo BLOG

Stefano Maria Toma giornalista, iscritto all’Ordine della Campania dal 2011, è attento e approfondisce sul suo blog alcuni temi d’interesse dal mondo del giornalismo e dall’editoria digitale; dalle app disponibili per fruire meglio delle notizie alla presentazione dei nuovi tool targati Amazon.
Stefano Maria Toma Editoria Digitale
I due articoli scritti da Stefano Maria Toma sul suo blog sono entrambi stati scritti il 2 novembre 2015
Editoria: Web e App per leggere notizie, social per condividerle di Stefano Maria Toma
Boom fenomeno condivisioni: +185% da 2013 a 2015. Siti web e app per dispositivi mobili per leggere le notizie invece dei quotidiani cartacei e social network per condividere un milione di articoli al giorno. Così si informano gli italiani trascinati negli ultimi anni da una rivoluzione digitale che ha cambiato completamente il modo di conoscere quello che succede nel mondo. A scattare la fotografia sulle abitudini è il rapporto Newsruption presentato da Burson-Marsteller e Human Highway e che ha interessato un campione di 1.600 persone, utenti abituali di internet, e i dati dichiarati nelle interviste sono stati arricchiti dall’analisi di 800mila articoli pubblicati da gennaio 2014 a giugno 2015 sulle 100 principali testate on line italiane, classificati sulla base del loro contenuto (analisi semantica) e della loro popolarità sociale (il numero di condivisioni su Facebook, Twitter, LinkedIn e Google Plus). L’analisi ha consentito anche di tracciare il profilo di consumo dell’informazione degli italiani, sempre più attivi sul web e sulle app, e delle loro abitudini rispetto al mondo delle news: la condivisione è ormai entrata a far parte della quotidianità con una crescita importante negli ultimi 2 anni: +185% dal 2013 al 2015. Il fenomeno, segnato da un volume di 30 milioni di condivisioni mensili, si sviluppa a partire dai 100mila articoli di attualità prodotti dalle cento principali testate d’informazione on line. Il 55% delle condivisioni sui social network è relativo ad articoli pubblicati sui siti web dei quotidiani cartacei. […]
Editoria: Amazoncrossing, arrivano le prime traduzioni in italiano
Disponibili sia in formato cartaceo che Kindle Arrivano le prime opere in lingua italiana tradotte da AmazonCrossing, il marchio editoriale di Amazon Publishing specializzato in narrativa tradotta. I libri saranno disponibili sia in edizione cartacea che digitale in formato Kindle. Da domani 3 novembre, rende noto Amazon, vedranno la luce “Non ho paura del buio” (My Sister’s Grave) di Robert Dugoni; “La Barriera” (The Line) di J.D. Horn; “Affetti Straordinari” (When I Found You) di Catherine Ryan Hyde; “Lei che ama solo me” (Because She Loves Me) di Mark Edwards; “Non proprio un appuntamento” di Catherine Bybee; “Guida agli appuntamenti per imbranate” (Crazy Little Thing) di Tracy Brogan. Tra i prossimi titoli in uscita ci sono “Nascosta” (Hidden) di Kendra Elliot; “Spose di Guerra” (War Brides) di Helen Bryan; “Elizabeth Street” (Elizabeth Street) di Laurie Fabiano.

venerdì 8 aprile 2016

Stefano Maria Toma: nasce salastampaitaliana.it, agenzia per freelance

Stefano Maria Toma come giornalista è attento ad alcune realtà del settore. Toma infatti sul suo blog dedica un post a SalaStampa.it, progetto utile per far fronte alla crisi del mondo dell’informazione e pensato per tutti i giornalisti freelance che hanno avviato un’attività editoriale in proprio.
Stefano Maria Toma_ salastampaitaliana
Nasce salastampaitaliana.it, la prima agenzia stampa multimediale a portata di freelance e delle piccole realtà editoriali operanti sul web con limitate risorse economiche e che non usufruiscono dei contributi pubblici all’editoria. Politica, attualità e sport sono i settori attualmente seguiti dalle telecamere di Salastampaitaliana.it, a breve si aggiungeranno cultura e spettacoli e le dirette streaming.
Andrea Nicosia è il cofondatore e direttore. E’ un progetto – riferisce una nota diffusa dall’associazione stampa romana – nato per rispondere concretamente alle esigenze delle attività editoriali on line. La piattaforma si pone l’obiettivo di aiutare i professionisti del settore a incrementare il numero di contenuti multimediali all’interno del proprio progetto giornalistico.
Il progetto porta la firma della Digit Communication Srls, in convenzione con il Gruppo Romano Corrispondenti (l’associazione di giornalisti che da anni gestisce la sala stampa italiana, storica struttura che offre assistenza logistica ai giornalisti che lavorano nella capitale per le testate non romane). Dal lunedì al venerdì, l’agenzia propone agli aderenti al servizio una vasta scelta di materiali grezzi (immagini, audio, video, dichiarazioni e interviste) da pubblicare direttamente nel proprio portale o da montare, secondo necessità, all’interno dei propri servizi giornalistici.
Il materiale fornito ai freelance e alle testate online è in alta definizione e senza watermark.Salastampaitaliana.it opera attraverso la piattaforma di archiviazione Google Drive, una scelta che consente – viene aggiunto – di veicolare le produzioni audio e video in modo facile, veloce e sicuro, oltre a permettere un drastico abbattimento dei costi tecnici, ovvero a portata economica dei freelance.
“L’obiettivo che vuole raggiungere questo progetto – dice il cofondatore e direttore Nicosia – è quello di dare uno strumento di lavoro in più a tutti quei colleghi che, per far fronte alla crisi del mondo dell’informazione, hanno avviato un’attività editoriale in proprio. Una collettività, quella dei giornalisti freelance, che ha ancora poche armi a disposizione per competere in un mercato del lavoro, come quello dell’informazione on line, diventato sempre più competitivo. E’ proprio su questo campo che Salastampaitaliana.it vuole giocare la sua partita: dare un aiuto concreto alla professione giornalistica fornendo contenuti multimediali accessibili a tutti”.
E per Manuela Boggia, vicedirettore e anche lei cofondatrice - “spesso uno dei problemi delle piccole testate on line è quello di non avere abbastanza fondi a disposizione per essere presenti in modo capillare sul territorio. Salastampaitaliana.it nasce per ovviare a questa situazione, mettendo quotidianamente a disposizione contenuti aggiornati che gli abbonati possono utilizzare per offrire ai propri lettori un’informazione puntuale e completa”

venerdì 1 aprile 2016

Stefano Toma giornalista cosa significa fare informazione nel Mezzogiorno

Stefano Maria Toma giornalista, iscritto all’Ordine della Campania dal 2011, commenta sul suo blog quanto il panorama delle nuove tecnologie stia mutando la professione giornalistica; dalle deontologie, ai paletti contrattuali, fino alla rielaborazione di patti e di associazioni, di sovrastrutture e di strutture.
Stefano Maria Toma fare informazione nel Mezzogiorno
Stefano Maria Toma afferma: “Meglio fare il giornalista che lavorare. Bei tempi, quelli che consegnavano all’immaginario ironico e scherzoso una professione sospesa fra l’eterno giramondo, la incongrua professionalità e la scarsa propensione alle regole e agli orari, per non dire a una stanzialità allora (e forse anche oggi) fiera nemica della cultura ciabattona e pantofolaia”.
E continua il giornalista: “Per la verità non vi corrispondeva più di tanto, nemmeno allora, ai tempi in cui la “diversità” del giornalista trasudava dannunzianesimo e pagine a quattro mani fra Tom Antongini e Liala. I primi ad averla inventata quella battuta e a gloriarsene erano proprio loro, i giornalisti in vena ieri ma ancor più oggi di “visibilità” e di “immagine”.
Ora stiamo col 2016 e con i giovani che nel Mezzogiorno – e così entriamo in argomento – intendono abbracciare questo mestiere. Innanzi tutto, un avvertimento: è un mestiere perché qualcuno (cioè l’editore) provvede a passare il relativo stipendio. E’una professione in quanto nel suo farsi sottintende una autonomia di pensiero, di libertà e di onestà (lasciamo nell’utopia l’obiettività che non è di questo mondo). Di fatto l’unica attività di lavoro sospesa fra l’essere dipendenti e il non esserlo affatto, almeno ideologicamente, nel dispiegare un’attività di pubblico interesse. Il cui duplice diritto (del cittadino a essere informato e del giornalista a informare) è sancito dalla nostra Costituzione. In meno di mezzo secolo su questo lavoro si sono abbattute due rivoluzioni. La prima è collegata a come si compila e si stampa un giornale. Dalla stampa “a caldo” con la linotype si è passati al “freddo” del computer, del “desk top publishing”, letteralmente editoria da scrivania. La seconda rivoluzione ha a che fare con quella definizione che si chiama “on line”, in linea di tempo e spazio. Ci riferiamo al mondo “virtuale” che “naviga” sempre più nel reale, attraverso la televisione digitale, interattiva e soprattutto attraverso Internet. Insomma si fanno e si disfano giornali cui la carta è completamente sconosciuta. Gli articoli, le foto, le vignette, gli schemi nascono e muoiono nel computer e dal computer vengono “consumati” da un nuovo popolo di lettori (o di fruitori?) sempre più vasto e senza alcun confine di spazio e di tempo. Anche questo nuovissimo modo di fare informazione potrebbe essere annoverato nella “new economy”, cioè nella nuova logica di lavorare e di procurare profitto sfuggendo ai settori classici come l’industria, l’artigianato e l’agricoltura, fino a pochi anni addietro, i tre filoni tradizionali su cui fluivano fiumi di iniziative, di investimenti, di occupazione, di catene di montaggio e di prodotti fisicamente individuabili, reali.
Ora se vogliamo metterci nei panni di un giovane, diplomato, meglio se laureato e con un paio di lingue da usare correntemente e con una buona dimestichezza con computer e affini, deciso di dare ascolto alla gente comunicando con essa, ci troveremo subito davanti a uno scenario seguente. Giornali, quotidiani e periodici, che la gente si ostina a non leggere, o a leggere poco, soprattutto nel Mezzogiorno, solo due su dieci, in Europa addirittura la metà. Difficile per l’aspirante giornalista trovarvi posto fra l’alto livello della disoccupazione di diplomati e laureati e l’offerta che si restringe a imbuto per asfissia di mercato. Ancora più difficile farsi retribuire per il lavoro svolto dentro e fuori della redazione.
Ammesso che la cosa vada per il meglio (il padre sarà un notabile o un politico o egli stesso un giornalista importante o lo zio un illustre prelato e giù di questo passo lungo le antiche condotte del nepotismo locale), il nostro giovane potrà assunto in uno dei buoni quotidiani della regione. Oppure in qualche salda emittente radiotelevisiva. Qui, sempre che la fortuna o i magnifici lombi continuino a essergli provvidi, il giovane trascorrerà 18 mesi di noviziato per apprendere dal vivo il mestiere, essendone anche retribuito. Allo scadere dell’anno e mezzo dovrà superare l’esame di idoneità professionale a Roma, scritti e orali.
Fino ad alcuni anni or sono la redazione centrale e i suoi uffici periferici (collegati con le centrali-fonte come questura, carabinieri, ospedali, ecc.) erano l’unico salvacondotto per imparare il mestiere. Mestiere che ha sempre rifiutato le teorizzazioni astratte e le “alterità” territoriali, tipo scuole o banchi. Poi anche il binomio inchiostro e piombo ha dovuto soccombere.
Ora il giovane che ne sia in grado (per titoli ma anche per denaro da investirvi e per la frequentazione) può, in alternativa alla redazione, prepararsi agli esami professionali frequentando una delle nove scuole sparse per l’Italia riconosciute dall’Ordine dei Giornalisti. Se il nostro giovane seguita a trovarsi dalla parte giusta della vita, verrà promosso giornalista professionista. (Ah, dimenticavo di dire; che se non si vuole prendere i voti – e solo quelli – della clausura giornalistica, il giovane potrà stare con un piede in due staffe, come si dice. Continuare a svolgere un altro mestiere, che so, medico, informatico, laureato breve, pubblicitario, e darsi anche all’informazione scritta o parlata, magari negli argomenti di propria competenza professionale.)
Ma che cosa rimane a questo giovane se tutte le condizioni fin qui descritte non gli si addicono? Assai poco, o nulla. Cambiare idea. E’il suggerimento più saggio e il più lungimirante. Oppure prescrivergli un suicidio shackerizzato con tanta abdicazione, volontà e lavoro gratuito. Con questi tre…boomerang in pugno, il nostro eroe potrà sfidare anche le avversità più coriacee.
Oppure…oppure può – ed è questo il secondo suggerimento “on line” – guardarsi in giro e grazie a Internet e forse a qualche compagno d’avventura, “costruire” un giornale telematico, diffonderlo in giro, compilare e inviare, che bello!, senza i soldi (molti) per stampare e distribuire e con la realtà del tutto gratuita di poter arrivare dovunque, senza dover pagare balzelli di denaro, di tempo e di spazio. Sfiorando e oltrepassando questa soglia, è chiaro che l’informazione si attribuisce molte altre spettanze, compresa quella dell’imprenditore-editore. E compreso un definitivo e attualissimo addio al posto fisso.
Il futuro è alle nostre spalle. E’un motto di spirito, certo, ma in questo caso, trova alcuni fondamenti nella realtà. Ai primi dell’800 i giornali potevano essere fatti da una sola persona, compilazione e stampa compresi. Erano i tempi in cui la facevano da padroni con la testa nei caratteri da stampa eroici e remoti precursori di un futuro aziendalistico delle moderne case editrici e dei grandi network televisivi. Con il villaggio globale ridotto ad una piazza di paese, e di cui Internet è insieme vestale, sponsor e …prostituta, il futuro non costa nulla, se non qualche idea.
Ed allora sotto. Per una volta almeno il Mezzogiorno potrebbe avere alleate quelle doti innate di fantasia e di creatività, che, a lungo neglette nell’universo tecnologizzato e “ragionierizzato”, stanno per riaffidargli una nuova cittadinanza.
Certo, però, che non tutto sarà Internet o grande informazione scritta. Emittenti televisive, radiofoniche e quotidiani seguiteranno a svolgere il proprio compito. Può darsi che ci sia una certa moria. E che di giornali ne sopravvivano pochi, magari i più importanti. Tanto che, come sostiene Indro Montanelli, il più ispirato guru di questo mestiere, domani essi saranno una “merce rara, come i libri, i congiuntivi e le posate d’argento”.
Può darsi però – ed è questa la nostra tesi – che ci sia, dopo la grande stampa, tv e Internet, un quarto spazio per i giovani meridionali “unti” dal bernoccolo del giornalismo. E’ proprio la logica del villaggio, ma questa volta tornato all’origine semantica di piazza di paese o di quartiere a dimensione d’uomo, dove si racconta quel che interessa agli abitanti, e solo questo, notizie di servizio, dunque, cioè di quelle che a saperle migliorano la qualità della vita, o informazioni che riguardano tutti da vicino, o campagne di critica e di pungolo perché autorità e istituzioni facciano meglio il proprio dovere a favore della comunità. E così di seguito. D’altronde, negli ultimi vent’anni il fenomeno delle televisioni private si è potuto espandere e consolidare proprio grazie alla logica della notizia “locale” che interessa noi e il vicino di casa. Il messaggio è ben chiaro. Ed è la notizia che fa il “media” e non viceversa, come è ormai degenerato su quelli generalistici e universalistici. Piccolo è bello, anche nel giornale e nelle tv”.
Conclude il giornalista Toma: “E dove si comprende che tutto si mette a soqquadro, tutto torna in discussione, ogni cosa ha bisogno di una sua ricollocazione. Non compaiono punti di riferimento definitivi, immutabili. La stessa professione giornalistica si avvia ad una profonda mutazione. Se ne altereranno i contorni con la procura ad altre deontologie, cadranno i paletti contrattuali. Questo è lo scenario che i giornalisti italiani stanno vivendo nella primavera 2016. Nuove tecnologie implicano di riscrivere patti e associazioni, sovrastrutture e strutture, fino forse a nuove deontologie. Questa è la sfida che vede impegnati vecchi e nuovi giornalisti. Con la differenza che di questi ultimi le novità sono genitori e non prole”.

lunedì 28 marzo 2016

Stefano Maria Toma parla di "Cartoon Able" il primo cartone animato per disabili

Il giornalista Stefano Maria Toma riporta sul proprio blog la storia di “Cartoon Able”, il primo cartone animato, concepito e studiato anche per bambini con disabilità, reso possibile grazie al crowdfunding.
Stefano Maria Toma Cartoon Able
Scrive Stefano Maria Toma: “Si chiama “Cartoon Able” ed è il primo cartone animato, concepito e studiato anche per bambini con disabilità. L’iniziativa e’ della casa editrice “Punti di Vista”, una cooperativa formata da sole donne che si occupa di prodotti per bambini disabili, generalmente esclusi dall’editoria tradizionale.
“Cartoon Able” non è solo un cartone ma un progetto, più ampio e complesso, che e’ stato selezionato, tra oltre 140 proposte, sulla piattaforma di crowdfunding di Telecom Italia. La particolarità di questa iniziativa sta proprio nel suo aspetto inclusivo: un prodotto che vada bene per tutti i bambini, nessuno escluso.
Il progetto, che vuole avere un respiro “mondiale”, in quanto mai finora era stato immaginato un cartone animato di questo tipo, nasce dall’interazione tra la casa editrice “Punti di vista”, coadiuvata da un pool di esperti del settore (da educatori a psicologi infantili), e “Animundi”, studio di produzione di cartoni animati presente sul mercato dal 2002 e operante a Roma, con sede all’interno degli Studios di Cinecittà.
Con Telecom Italia, attraverso la piattaforma di crowdfunding “With You We Do”, Cartoon Able” ha avviato una raccolta fondi per arrivare alla realizzazione dei primi 5 episodi di questo cartone animato, da proporre in Dvd e da abbinare poi a specifici prodotti editoriali. L’obiettivo della raccolta fondi (http://withyouwedo.telecomitalia.com/projects/1701/cartoon-able) è di raggiungere la somma di 52 mila euro e finora ne è stata raccolta quasi la metà”.

mercoledì 23 marzo 2016

Stefano Maria Toma: Òryza Annuario Europeo Della Letteratura E Della Fotografia

Stefano Maria Toma giornalista, iscritto all’Ordine della Campania dal 2011, cura il proprio blog personale stefanomariatoma.blogspot.it per commentare le notizie più rilevanti sull’editoria nazionale e internazionale.Stefano Maria Toma Annuario Òryza
Premessa
Un nuovo gruppo editoriale composto da scrittori, fotografi e giornalisti ha elaborato una Carta fondante (il cui testo è trascritto in seguito) con la quale dar vita dal 2016 ad un Annuario monotematico il cui titolo “Òryza” (dal latino, significa “riso”, come primo cibo) sta a orientare il lavoro degli uni e degli altri verso i nodi cruciali del mondo.
Ogni Annuario ospiterà cinque racconti di scrittori e cinque servizi di fotografi, italiani e stranieri, su un unico tema, gli uni e gli altri sguinzagliati per il mondo, laddove più traumatica è la congiunzione fra povertà e ricchezza, salute e patologia, guerra e pace, ecologia e inquinamento, convivenza e intolleranza, religiosità e fondamentalismo, comunità e terrorismo, vita e morte.
Il primo numero di “Oryza” la cui uscita è prevista per maggio 2016, è dedicato a “I Sud del mondo”. Fra i cinque scrittori e i cinque fotografi prescelti, spiccherebbero fra i primi Andrea Camilleri, e, fra i secondi, il suo…corrispondente in gonnella, Donna Ferrato. Una nuova letteratura di pagina scritta e di immagine potrà quindi ratificare la testimonianza di artisti che impiegano il proprio talento per aiutare gli altri a capire, tutti gli altri, anche coloro che non intendessero farlo. Scrittori e fotografi*
[…]
Sul versante delle news editoriali e redazionali il sito illustrerà via via il progredire del lavoro di redazione e di raccolta, dispenserà dati sui luoghi da visitare, sul tema scelto, su quelli avvenire, sul nome dei fotografi e degli autori prescelti, sulle loro biografie, sul Paese o sui Paesi selezionati per il numero in programma, sugli eventuali lavori delle opere di assistenza. Tramite il sito si promuoverà l’adesione di scrittori e di fotografi intorno ai punti della Carta. Appena pubblicato il numero di “Òryza”, nel sito verrà inserita la traduzione in inglese di tutti e cinque i racconti degli scrittori. Dopo sei mesi dall’uscita il sito ospiterà testo e foto dell’Annuario. Conferenza stampa Secondo un sondaggio preventivo effettuato fra alcuni accreditati operatori della comunicazione, l’Annuario risponde ad una “idea del tutto nuova” di saldare a livello di produzione assai alto (dati i nomi degli autori presenti), un duplice reportage sulla letteratura della pagina e delle immagini. È evidente che l’uscita dell’Annuario debba essere legata ad una data simbolo, e sia preceduta da una conferenza stampa da tenersi a Roma, possibilmente nella sede della stampa estera.
La Carta di “Oryza”:
1. Raccontare ed informare sul vivere delle società contemporanee attraverso un lavoro di alta qualità, sia fotografico sia scritto;
2. Promuovere un processo di emancipazione della fotografia dalla scrittura, come linguaggio indipendente ed espressivamente paritario, anche se diverso. La scrittura dovrà aiutare la fotografia ad avviare questo processo di emancipazione, promuovendo un rapporto di equo scambio non subalterno;
3. Elaborare di questi punti un manifesto culturale dentro il quale fotografi e scrittori possono collaborare a progetti ed idee comuni;
4. Allestire una vetrina per la fotografia italiana indipendente (freelance), come alternativa ai monopoli e ai cartelli tra agenzie fotografiche e testate giornalistiche;
5. Incoraggiare il sorgere di un “centro di gravità permanente” per un laboratorio di scambio culturale senza frontiere;
6. Patrocinare un unicum editoriale che abbia alcune caratteristiche costanti (personalizzate) che aiutino a renderlo un prodotto fuori target, a metà tra un libro ed un magazine;
7. Procurare una valida alternativa di informazione;
8. Andare controcorrente rispetto alla omologazione sviluppata dal mercato editoriale contemporaneo globale, fatto di simboli, stereotipi ed emblemi. E rispetto ad una idea di mercato globale volta a sfruttare le immagini (ed i soggetti ritratti) ad uso politico o promozionale;
9. Denunciare problematiche sociali.
*Biografie degli autori
Roma, giugno 2015

Disclaimer

Protected by Copyscape


Il CorrieredelWeb.it è un periodico telematico nato sul finire dell’Anno Duemila su iniziativa di Andrea Pietrarota, sociologo della comunicazione, public reporter e giornalista pubblicista, insignito dell’onorificenza del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.

Il magazine non ha fini di lucro e i contenuti vengono prodotti al di fuori delle tradizionali Industrie dell'Editoria o dell'Intrattenimento, coinvolgendo ogni settore della Società dell'Informazione, fino a giungere agli stessi utilizzatori di Internet, che così divengono contemporaneamente produttori e fruitori delle informazioni diffuse in Rete.

Da qui l’ambizione ad essere una piena espressione dell'Art. 21 della Costituzione Italiana.

Il CorrieredelWeb.it oggi è un allegato della Testata Registrata AlternativaSostenibile.it iscritta al n. 1088 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 15/04/2011 (Direttore Responsabile: Andrea Pietrarota).

Tuttavia, non avendo una periodicità predefinita non è da considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07/03/2001.

L’autore non ha alcuna responsabilità per quanto riguarda qualità e correttezza dei contenuti inseriti da terze persone, ma si riserva la facoltà di rimuovere prontamente contenuti protetti da copyright o ritenuti offensivi, lesivi o contrari al buon costume.

Le immagini e foto pubblicate sono in larga parte strettamente collegate agli argomenti e alle istituzioni o imprese di cui si scrive.

Alcune fotografie possono provenire da Internet, e quindi essere state valutate di pubblico dominio.

Eventuali detentori di diritti d'autore non avranno che da segnalarlo via email alla redazione, che provvederà all'immediata rimozione oppure alla citazione della fonte, a seconda di quanto richiesto.

Per contattare la redazione basta scrivere un messaggio nell'apposito modulo di contatto, posizionato in fondo a questa pagina.

Modulo di contatto

Nome

Email *

Messaggio *