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martedì 29 ottobre 2013

Bonev / Pascale: Non ho paura del fango che mi gettano perché dico la verità

Nelle due settimane successive alle mie dichiarazioni a Servizio Pubblico ho potuto verificare cosa succede a una persona come me, che non vuole più far parte di questo sistema corrotto. Sono stata attaccata senza tregua dalla stampa di regime con futili argomentazioni, con l’unico obiettivo di minare la mia credibilità e distrarre dai fatti che ho denunciato.
Il Blog di Michelle Bonev_480
Ricevo sistematicamente insulti gratuiti da politici e giornalisti considerati importanti, senza avere pari opportunità di replica. Nessun rispetto, solo inaudita volgarità. Perfino l’Ordine dei Giornalisti si muove contro Michele Santoro per le mie dichiarazioni a Servizio Pubblico, per voce del segretario nazionale Paolo Pirovano. Ma stranamente non fa alcuna dichiarazione contro quei giornalisti che ogni giorno alimentano la propaganda berlusconiana su tutti i giornali.
Non capisco perché s’ignori l’argomento più importante che io ho sollevato con la mia autodenuncia. Non è stato scritto nemmeno un articolo che approfondisca il fatto che Silvio Berlusconi, mentre era in carica come Presidente del Consiglio, intervenisse regolarmente su enti pubblici e sulle sue società, in pieno conflitto d’interessi, utilizzando risorse umane ed economiche a fini personali o per compiacere una delle sue “amiche”:
1) imponendo all’allora Direttore Generale Rai Mauro Masi l’erogazione di 1 milione di euro per i diritti televisivi del mio film “Goodbye Mama”;
2) imponendo all’ex Ministro della Cultura Sandro Bondi la creazione di un premio speciale durante la Mostra del Cinema di Venezia per il mio film “Goodbye Mama”;
3) imponendo al Direttore Mediaset Fiction Giancarlo Scheri la produzione della fiction“Donne in Gioco” da parte della mia società Romantica Entertainment.
Non c’è nessuno che abbia smentito le mie dichiarazioni: Masi, Bondi, Galan, Carfagna,Bergamini, Giro, Scheri, lo stessoBerlusconi: nessuno. Alcuni di questi personaggi erano addirittura presenti alla premiazione di “Goodbye Mama” a Venezia, rilasciando dichiarazioni pompose sulle mie capacità artistiche e sulle qualità del mio film. Oggi, invece, senza alcun pudore, mi attaccano, rinnegando tutto quello che avevano dichiarato. Cos’è cambiato? Perché nessun giornalista ha chiesto spiegazioni a questi signori?
L’unica cosa che apprendo dai giornali è di una presunta richiesta di 10 milioni di euro da parte di Francesca Pascale. Destinatari: Michelle Bonev,Michele Santoro, Francesca Fagnani, Servizio Pubblico, La7 e del suo editore Urbano Cairo. Tuttora confermo di non aver ricevuto alcuna comunicazione, sia formale che informale, di azioni legali nei miei confronti. In ogni caso, ribadisco ancora una volta, sono disposta a sostenere la verità anche davanti ai magistrati, come ho fatto a Servizio Pubblico e sul mio blog.
Ma davvero a nessun giornalista interessa come un Paese si sia ridotto ad uso e consumo di un pregiudicato e di una ragazza di 29 anni non eletta, senza alcun merito o titolo? E’ molto preoccupante che ogni giorno vengano pubblicati articoli con l’intento di attribuire una finta credibilità a Silvio Berlusconi attraverso la costruzione mediatica dell’immagine della sua “fidanzata”. Sembra quasi configurarsi lo scenario inquietante di un Silvio Berlusconi agli arresti domiciliari ad Arcore e di una Francesca Pascale a Palazzo Grazioli che dirige politica e governo. Si cerca in tutti i modi di distrarre l’opinione pubblica con cose futili: cani, fagiolini, messaggini… ma non c’è nessuno che accenda i riflettori sui legami tra politica e spettacolo dopo le mie dichiarazioni pubbliche.
Basta guardare di cosa si occupano i giornali in questo periodo:
a) il cambio di residenza di Francesca Pascale, come se questo bastasse a certificare una relazione sentimentale che nei fatti, è risaputo, è falsa.
b) il vero nome del cane Dudù, Gennaro, “svelato” da Maria Vittoria Brambilla (un vero e proprio scoop di interesse nazionale!)
c) il “cerchio magico” di Francesca Pascale e le sue improbabili cene con politici, ministri, rappresentanti delle istituzioni: nessuno che si chieda a quale titolo le organizzi e quali ricatti ci siano dietro
d) l’assegno dimezzato di Veronica Lario, come se un tale fatto privato possa considerarsi una vittoria politica della destra berlusconiana sulla sinistra!
e) il fantomatico fidanzato di Francesca Pascale (che stranamente i giornali riportano senza nome e senza faccia). Costui addirittura la accusa di tradimento per essere più credibile! Cose già viste. Da quando Francesca è stata presentata come la fidanzata ufficiale di Silvio Berlusconi sono stati scritti libri sulla sua vita, centinaia di articoli, interviste… ma stranamente non vi era traccia di alcun fidanzato prima.
E’ chiaro che il problema non è l’orientamento sessuale di Francesca Pascale, né la depravazione morale di Silvio Berlusconi, ma il fatto che essi si prendano gioco di milioni di persone, in modo sistematico, dipingendo un quadretto familiare che non esiste. Si vuole far credere che il bunga-bunga, di cui tutto il mondo ha parlato in questi anni, sia finito: la verità è che non è così. Si vuole far credere che Francesca Pascale abbia fatto “pulizia” nelle residenze dell’ex Cavaliere, ma la realtà è che lei è solo una delle tante che frequentavano Silvio Berlusconi già ai tempi delle “olgettine” e che la loro “relazione” è basata su ricatti e menzogne. Un intreccio che si ripercuote inevitabilmente sulla politica e sulle istituzioni: è di questo che dovrebbero parlare i giornali oggi. Non si possono ridurre questioni di tale rilevanza ad una lite fra donne, trasformandole nel più becero gossip.
Io mi ritengo una sopravvissuta di questo sistema. Parlo di cose che ho visto e ho vissuto personalmente. Le persone come me, pronte a denunciare tutto questo, non vanno massacrate, perché sono l’unica speranza che le cose possano cambiare. Il fatto che io abbia parlato, dimostra che questo sistema non è cosi forte come sembra. Ho incontrato molte persone compromesse che si logorano dentro perché non possono tornare indietro, perché hanno paura di essere giudicate negativamente dalla società. Io sono qui ora anche per loro. Non ho paura del fango che mi gettano addosso perché dico la verità e non ho niente da nascondere. Le argomentazioni che usano per screditarmi sono futili e senza fondamento.
Hanno pubblicato, senza mia autorizzazione, frammenti di alcuni miei messaggi WhatsApp relativi ad una conversazione privata fra me e Francesca Pascale, nel tentativo di strumentalizzarli e dimostrare la mia malafede. Ma la verità non può essere distorta, perciò ho deciso di pubblicare sul mio blog l’intero contenuto di quei messaggi, affinché ciascuno di voi possa giudicare senza strumentalizzazioniIo non ho nulla da nascondere, non ho mai ricattato nessuno.
Hanno tirato fuori le dichiarazioni di mia madre, la quale sosteneva, tre anni fa, dopo l’uscita del mio film denuncia “Goodbye Mama”, che io non avessi detto la verità riguardo la violenza e i maltrattamenti subiti da me e da mia sorella durante l’infanzia. Ribadisco, per l’ennesima volta, che mia madre è stata condannata per percosse dal giudice di Varna, in Bulgaria, e le è stato intimato di stare a più di 100 metri da mia sorella. Ho raccontato la violenza che ho subito da lei nel mio libro “Alberi senza radici”. Trovo grottesco usare le dichiarazioni di una persona violenta come mia madre per esercitare un’ulteriore violenza su di me. E’ come chiedere ad uno stupratore conclamato se la sua vittima mente. Smettiamola!
E non è finita qui! Ieri ho letto un articolo nel quale si fanno illazioni su un appartamento di proprietà della società Toriani Immobiliare e Partecipazioni srl Unipersonale, della quale ero socio unico, detenendo la nuda proprietà della quota. Di tale quota ho ceduto appunto la nuda proprietà a terzi e non vi era, come invece cerca di far credere ignorantemente l’articolo, alcun diritto di prelazione nei confronti di altri soci, poiché non vi era altro socio che me. Tutte le illazioni sulla vendita della quota societaria e sui presunti soldi inviati e non versati nelle casse della società, sono menzogne, frutto di malafede, e rappresentano l’ennesimo tentativo di screditare la mia persona. Ma tali illazioni sono facilmente demolibili dagli atti pubblici depositati negli uffici competenti.
In molti mi chiedono perché ho deciso di parlare solo ora, perché “sputo nel piatto dove ho mangiato”? Rispondo semplicemente che prima avevo paura, mi ero compromessa e non volevo perdere tutto. Per me sarebbe stato molto più conveniente andare avanti, piuttosto che dire la verità. Non c’è mai fine per chi resta nel sistema, si trova sempre una via di uscita, un “benefattore” pronto ad aiutare una bella ragazza. Non si ottiene popolarità a denunciare un sistema corrotto che porta ricchezza e potere a migliaia di persone. Esiste un equilibrio ben organizzato da decenni; sarebbe da pazzi pensare di poterlo distruggere. La corruzione è radicata ovunque, per questo il nostro Paese è ridotto così.
Io sono nata in Bulgaria, ma vivo in Italia da 23 anni e sono cittadina italiana dal 1998. La mia casa è qui, e intendo restarciIsuccessi che ho riscosso in televisione, documentati anche sul mio blog, sono un dato di fatto, e nessuno può contestare ciò che sono riuscita a raggiungere con il mio talento e la mia preparazione. Purtroppo in Italia, come in qualsiasi altra parte del mondo, il talento non basta, serve anche la raccomandazione, altrimenti non arrivi molto lontano. All’inizio della mia carriera ho cercato di farmi strada soltanto con il mio talento, ma presto mi hanno fatto capire che non era possibile. Nel sistema corrotto funziona così: prima ti devi compromettere, diventare una di loro, e poi ti danno quello che vuoi. Un circolo vizioso dal quale è molto difficile uscire, perché significherebbe essere disposti a morire. Il massacro mediatico è l’arma più efficace in questi casi: gettare fango e screditare, inventando menzogne che riguardano la persona interessata o i suoi cari. Non importa che siano menzogne, l’importante è annientare il “traditore” di turno per proteggere il sistema.
La Legge è sempre più lenta mentre la comunicazione oggi è velocissima: senza contraddittorio e senza alcun approfondimento, può fare il lavaggio del cervello a molte persone in poco tempo. Io questo lo so, e lo sto vivendo sulla mia pelle in queste ore, ma non intendo mollare, perché mi sento forte nella verità. Ho pagato a caro prezzo i compromessi che ho fatto, perdendo me stessa, i miei valori, la mia giovinezza. Ora mi chiedo come abbia potuto farmi così male? Io, che ho sempre creduto nei valori della vita. Mi sembra di essermi risvegliata da un lungo stato di coma, e di aver dimenticato chi io sia. Non posso che ricominciare da me. Mi chiamo Dragomira Boneva Ianeva, in arte Michelle Bonev, e sono una donna libera. Non possiedo altro che la verità. E da questa base ricostruirò la mia vita.

mercoledì 23 ottobre 2013

Bonev Servizio Pubblico: la versione integrale dei miei messaggi alla Pascale

I “guardiani delle porte” del sistema corrotto in cui viviamo non hanno smentito la loro natura neppure questa volta. Dopo le mie dichiarazioni a Servizio Pubblico si sono adoperati con ogni mezzo per coprirmi di fango. Testate giornalistiche e politici hanno lanciato dichiarazioni di fuoco contro di me.
Michelle Bonev
Prima, quando facevo parte del loro sistema, mi coprivano di complimenti, soldi e contratti, adesso mi offendono in coro. Non sono io che devo difendermi, ma sono loro che devono spiegare come mai un’attrice abbia potuto ottenere contratti e premi da enti pubblici con l’intervento di un primo ministro. Questi sono i fatti; e cercare di gettare fango su di me non risolverà il vero problema: viviamo in un sistema corrotto! Tengo a precisare che io non sono pagata da nessuno, né appartengo ad alcun gruppo o colore politico, sono soltanto una donna che ha deciso di vivere nella verità.
Ma dire la verità non è sempre un atto apprezzabile, perché noi frammentiamo tutto. Abbiamo deciso che ci sono verità menzognere per chi è pagato dal sistema, verità vergognose per chi è un moralista, verità inutili per chi sostiene di sapere già tutto, mezze verità per chi deve insinuare il dubbio… Ma la verità non è frammentabile, è una sola, ed è inconfondibile. Perciò non dobbiamo voltarci dall’altra parte quando si parla di fatti che riguardano gli interessi della comunità, anche se sono fatti scandalosi… Prostituirsi mentalmente per proteggere un sistema è tanto grave quanto prostituirsi fisicamente. Io non sono peggio di una classe politica o di una stampa di regime che cerca di proteggere il proprio padrone. Ma davvero costoro pensano che la gente sia così sciocca? Scendere in campo per proteggere un corrotto acclarato, che ha fatto della corruzione il suo stile di vita, non è un atto vergognoso?
La “macchina del fango” che hanno attivato per screditarmi è davvero impressionante. Si servono di politici, giornalisti, di chiunque… persino della mia famiglia, dei miei messaggi sul telefono cellulare, fanno illazioni gratuite senza fondamento… Ma per dire cosa? Io ho già detto tutto: ho scritto un libro “Alberi senza radici” e ho prodotto un film “Goodbye Mama” dove ho già raccontato come mia madre maltrattasse me e mia sorella, sia psicologicamente che fisicamente, infatti è stata intimata dal giudice di Varna (Bulgaria) di tenersi a 100 metri di distanza da mia sorella. Ho raccontato come mia madre otto anni fa abbia abbandonato mia nonna malata di Alzheimer in un ospizio statale, dove era maltrattata e denutrita. Io e mia sorella abbiamo condotto una dura battaglia legale contro di lei per ottenere la tutela di nostra nonna e trasferirla in un ospizio privato, dove potesse avere cure adeguate. E nonostante mia madre si opponesse a questo con tutte le sue forze, il giudice ha deciso che ella non era un degno tutore di sua madre, permettendo così a me e a mia sorella di salvare la nonna. Ho raccontato tutto nel mio film-denuncia. Io ho provato sulla mia pelle che il detto: “La mamma è sempre la mamma” non è vero. Ci sono mamme buone e mamme cattive. La violenza nel mondo inizia tra le mura domestiche. Bisogna parlare di questi problemi senza vergognarsi; serve la coscienza collettiva per cambiare le cose, e io, con la mia storia personale, ho deciso di dare il mio contributo.
La stessa cosa ho deciso di fare anche oggi. Offrire la mia testimonianza alla coscienza collettiva, sperando che le cose possano cambiare. Il sistema che ha creato Silvio Berlusconi è devastante e io credo che egli stesso non sia consapevole quanto. Negli ultimi sette mesi ho fatto una profonda autoanalisi. Ho capito che io non facevo male soltanto a me, accettando i compromessi, ma facevo male a tutti. Alimentare un sistema dove devi prostituirti fisicamente e mentalmente per arrivare ad avere le cose che desideri, fa male all’intera comunità. E per quanto possa sembrare ingenuo, ho pensato che se avessi parlato con Berlusconi, egli avrebbe potuto capire, come ho capito io. Non ho mai avuto astio nei suoi confronti, né nei confronti di Francesca. Volevo soltanto far capire loro che è molto meglio vivere nella verità. Non si può parlare di amicizia e di amore quando si mandano le persone e i loro sogni al massacro. Non si può costruire la ricchezza e la felicità sulla sofferenza degli altri, né tanto meno pensare che si possa calpestare la Legge perché si è ricchi e potenti. Che mondo sarà mai questo, senza valori in cui credere? Vale la pena vendere la nostra dignità per raggiungere le nostre ambizioni?
Per questo il 29 settembre sono andata ad Arcore e ho consegnato un biglietto in cui chiedevo di essere ricevuta. Sono stata lasciata fuori dalla porta perché dovevo essere punita: nessuno lascia il Palazzo senza punizione. Volevano farmi capire che mesi prima avevo sbagliato a troncare ogni tipo di rapporto con loro. Io, la povera attrice, come potevo permettermi di decidere della mia vita e abbandonare la Corte?! Allora io ho scritto due messaggi WhatsApp a Francesca e ho proseguito nel mio percorso di verità. Sono rimasta sorpresa che alcuni giornali abbiano pubblicato stralci di questi miei messaggi:
1) perché è un atto penalmente rilevante, essendo miei messaggi in una conversazione privata;
2) perché i messaggi non sono stati pubblicati per intero, ma per frammenti, scelti da qualcuno per dimostrare qualcosa.
La verità non va strumentalizzata ed è per questo che ho deciso di pubblicare i due messaggi WhatsApp che ho mandato a Francesca per intero.
Non avrei mai pensato che sarei dovuta andare a Servizio Pubblico per essere ascoltata da Silvio e Francesca. Mi dispiace anche che non mi abbiano ascoltato con attenzione, perché avrebbero capito che la mia decisione di vivere nella verità deriva da una profonda consapevolezza. Il sistema della menzogna è fallimentare; i tempi dei Borgia sono finiti. Pagare i servi del potere per infangare e screditare chi non vuole più starci dentro, non serve a niente. La gente sa riconoscere la verità, sa riconoscere a chi credere e a chi no. Io sono incensurata, non sono mai stata indagata, né condannata; non ho mai corrotto, né ricattato nessuno, né ho usato il mio potere per raccomandare qualcuno. Io sono soltanto una donna che ha pagato a caro prezzo un sogno, e che ha deciso di rendere pubblica la sua testimonianza nella speranza che il sistema della menzogna, che logora le nostre vite, possa finire presto. Quando la musica finisce, le luci si spengono e gli ospiti se ne vanno, noi restiamo soli con il nostro silenzio. E’ nel silenzio che il cuore comincia a parlare. Io ho deciso di ascoltarlo.

giovedì 17 ottobre 2013

Michelle Bonev: Sono stata una marionetta nelle mani del potere

“Vorrei ringraziare coloro che hanno dedicato il proprio tempo a leggere il mio ultimo post, ma soprattutto coloro che hanno dimostrato di sostenermi in questo momento delicato della mia vita. Comprendo le critiche di cui sono stata oggetto, ma per me sono soltanto carezze rispetto al male che io stessa mi sono procurata in questi anni. Alcuni di voi mi hanno chiesto perché solo adesso ho deciso di parlare. Avevo paura. Paura di perdere tutto.
Confessare a me stessa la verità, senza cercare giustificazioni, non è stato facile. Mi sono resa conto di essere stata una marionetta nelle mani del potere, e come me, molti altri. Ho creduto di usare, invece, sono stata usata.
Bonev
Tutto iniziò nel mese di marzo del 2009, quando un’amica mi invitò a festeggiare il suo compleanno a Palazzo Grazioli, la residenza dell’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (egli organizzava spesso feste di compleanno per le sue “amiche” più intime). Io avevo conosciuto Berlusconi nel 1995, ma non ero sua amica: lo incontravo solo allo stadio e alle cene ufficiali. A quei tempi ero fidanzata con Ariedo Braida, il DG del Milan, e con la mia agenzia di model management rappresentavo la squadra di calcio per la pubblicità nel settore della moda. In occasione di quel compleanno, chiesi a Berlusconi di sostenermi con la sua azienda Medusa nella produzione e distribuzione del mio primo film “Goodbye Mama”. Gli lasciai la sceneggiatura del film.
Michelle Bonev
Nel mese di ottobre dello stesso anno, Berlusconi mi disse che, grazie al suo “intervento”, la Rai avrebbe acquisito i diritti del mio film. Essere un’attrice affermata nella televisione pubblica ne aveva comunque agevolato l’acquisizione. Il film costò 3.500.000 di euro, che io ho investito personalmente attraverso la mia società Romantica Entertainment Unipersonale; la Rai pagò 1 milione di euro per i diritti televisivi. Poi, sempre grazie a Berlusconi, nel mese di agosto del 2010, arrivò la convocazione da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali per la consegna del premio “Action for Women” al mio film, per le tematiche sociali trattate, durante la Mostra del Cinema di Venezia. Fu allora che il Ministro Galan mi portò il saluto di Berlusconi. Da quel momento in poi i media, sia in Italia che in Bulgaria, si avventarono su di me, additandomi come “l’amica” di Berlusconi, “la sua escort”, massacrando così il mio film, spesso senza neppure averlo visto. Ma ripeto, io non ero ancora sua “amica”, e non ero mai andata ad Arcore.
Ai miei appelli di supporto, almeno nel rettificare le illazioni infondate sostenute dalla stampa nei miei confronti, Berlusconi mi rispondeva: “Devi essere contenta. Prima ti conoscevano alcuni, adesso ti conoscono tutti. Dovresti ringraziarmi”.  Ho sofferto immensamente in quel periodo così ambiguo della mia vita, mi sono sentita senza via d’uscita, bloccata. Dopo quel saluto e lo scandalo, anche la Rai mi chiuse le porte. In quel momento pensai che l’unica possibilità di continuare la mia carriera artistica in Italia fosse chiedere a Berlusconi di produrre con Mediaset una fiction, di cui avevo già in mente il soggetto, e tentare quantomeno di riabilitare il mio nome con il mio lavoro. Fu così che Berlusconi mi promise che mi avrebbe aiutato, e mi invitò ad Arcore. Poi arrivarono le sue avances, le “feste”, i contratti… Ed è così che ho conosciuto Francesca Pascale, con la quale iniziò anche una relazione. Ero entrata in una rete di compromessi, dalla quale era sempre più difficile uscire.
Sette mesi fa, quando fu trasmessa su Canale 5 la fiction “Donne in Gioco”, rimasi colpita da come Mediaset trattò il proprio prodotto a causa delle pressioni degli inserzionisti pubblicitari del gioco d’azzardo, a cui non faceva certo comodo una fiction sulla ludopatia. I responsabili Mediaset Fiction, che mi avevano applaudito fino al giorno prima della messa in onda, non fecero neppure una dichiarazione in difesa del prodotto. Tengo a precisare che la sceneggiatura di “Donne in Gioco” era stata scritta e riscritta per ben due anni sotto le indicazioni di Mediaset Fiction, e che l’intera fase produttiva era stata seguita da loro passo dopo passo. Non era giusto lasciarmi da sola ad affrontare tutte quelle critiche. Così decisi di incontrare “l’amico” Berlusconi, che mi disse: “Michelle, non ti preoccupare, chiudi un occhio adesso, ci sono ragioni aziendali che ci costringono ad agire così. Tra due, tre mesi, quando tutto sarà dimenticato, ti daremo un altro appalto per la produzione di un’altra fiction. Pensa al futuro.” E il mio passato? L’aver vinto lo share di tutte le prime serate su Rai Uno per cinque anni di seguito non contava più niente?
Questo ennesimo episodio fu per me uno schiaffo! E fu così che tornai a vedere la realtà. Riaprire gli occhi e accorgermi dov’ero, mi sconvolse a tal punto che decisi di cambiare tutto. A cominciare dal mio fidanzamento con un uomo ricco e con molti più anni di me. Un rapporto basato sulla sicurezza materiale. Sono stata abbandonata da mio padre a 17 anni, e sono viva per caso, dopo aver tentato il suicidio. E sebbene possa sembrare retorico, ho sempre cercato la sicurezza, sia materiale che affettiva, in uomini con molti più anni di me. Ho dovuto ammettere a me stessa che non avevo mai amato veramente, e che non ero mai stata una donna libera.
Troncare la relazione con il mio ex fidanzato, rappresentò un evento incredibile per coloro che mi conoscevano. Dopo cinque anni di fidanzamento, ero sul punto di sposarmi e diventare una donna ricca. Per una come me, poi, arrivata 23 anni fa in Italia con soli 20 dollari in tasca, sarebbe stato un ottimo epilogo. Sposata con un uomo ricco, amica di persone considerate influenti, una carriera in crescendo nel mondo dello spettacolo, potevo finalmente considerarmi una donna arrivata. Ma arrivata dove? Perché non ero felice? Tutto era malato! Persino i miei sentimenti, che credevo autentici, erano falsi. Mi convincevo di amare e di essere amata, sarebbe stata più facile così accettare i compromessi.
Ci sono momenti nella vita, in cui uno deve decidere da che parte stare. Ebbene, come vi ho già scritto, io ho deciso di stare dalla parte della verità. Non chiedo di essere compresa, né perdonata, voglio soltanto raccontarvi la mia storia. I fatti “personali” di cui vi ho parlato, non sono più tali, visto che riguardano persone che sono al potere e condizionano le nostre vite. Attraverso i media, influenzano le nostre menti, sfruttando la disinformazione, l’ignoranza, l’inconsapevolezza. Questo sistema si auto-protegge, perché coloro che ne fanno parte lo difendono per interessi economici e personali. Uscire allo scoperto significa ritrovarsi a lottare contro un gigante, rischiando di restarne schiacciati. Io questo lo so bene, ma so anche che è sbagliato continuare a tenere dentro verità che appartengono a tutti. E chissà, forse dopo di me, altre persone si assumeranno il coraggio di parlare. Perché io non voglio più essere così! E tu?”

lunedì 14 ottobre 2013

Bonev Pascale: la "fidanzata" di Berlusconi è lesbica

Michelle Bonevla “storia d’amore” tra Francesca Pascale e Silvio Berlusconi è una grande messinscena, perché Francesca è lesbica, ed io sono stata molto più che una sua amica. Silvio ha deciso di annunciare il fidanzamento pubblico con Francesca soltanto per continuare a divertirsi con lei e con le sue “amiche”, e non essere giudicato male dalla società. Pensava di aver fatto bene i conti, ma si è ritrovato con una “fidanzata” autoritaria e senza scrupoli. Più volte mi ha chiesto, infatti, di portarla via da Arcore perché diceva che era una cattiva persona e lo ricattava.
Non è stato facile per me scrivere queste righe, ma è stato ancora più difficile guardare dentro di me con onestà ed ammettere che i compromessi che ho accettato nella mia vita mi abbiano divorato a tal punto da non riconoscere più cosa sia giusto e cosa sbagliato. Negli ultimi 10 anni ho vissuto in un mondo che mi ha preso tutto: i sogni, gli ideali, la dignità. Il sistema corrotto del danaro e del potere mi ha marchiato a vita. Ho sbagliato a scegliere la strada che pensavo fosse la più facile e che si è rivelata, invece, per me devastante: mi sono illusa di essere felice. Sono stata “amica” dei potenti, fidanzata con uomini ricchi, ho avuto tutte le cose che desideravo: successo, soldi, vestiti, gioielli… Ma a quale prezzo? So che il passato non si può cancellare, ma so anche che il presente è nelle nostre mani e che il futuro dipenderà dalle scelte che facciamo ora. Mi hanno sempre detto: “Il mondo è questo mia cara, impara a navigare.” E io ho navigato, oh… sì che ho navigato… Ma sono arrivata talmente lontano da non rendermi più conto della realtà.
Blog Michelle Bonev
Io non voglio più essere la donna della lettera scarlatta, né fare la vittima; io voglio cambiare la mia vita, raccontandovi la mia storia, perché questa è la storia del mondo. Noi tutti crediamo in certi principi e in certe regole, ci dilettiamo con belle parole come giustizia, amore, libertà, ma appena ci sentiamo in pericolo siamo pronti a tradire e calpestare chiunque.Siamo talmente convinti che il fine giustifichi i mezzi che abbiamo perso la nostra identità. “Ma cosa posso fare?” mi dicevo. In questo mondo se non appartieni a un gruppo, a un’organizzazione o a un colore politico, non vai avanti. Non basta la competenza, il talento, non basta lavorare 18 ore al giorno, serve comunque un “santo in paradiso”. Tutti sappiamo che funziona così e abbiamo talmente accettato questo sistema, che ormai è diventata una cosa normale essere raccomandati. Ma che mondo abbiamo costruito?
Bonev
Mi guardo intorno e vedo persone disperate che non sanno cosa dare da mangiare ai propri figli, e poi vedo altre persone, che sguazzano nella ricchezza e nel lusso, prendendosi gioco di milioni di lettori dalle copertine dei settimanali con storie di fidanzamenti inverosimili. Come la “storia d’amore” tra Francesca Pascale e Silvio Berlusconi.Una grande messinscena, perché Francesca è lesbica, ed io sono stata molto più che una sua amica. Silvio ha deciso di annunciare il fidanzamento pubblico con Francesca soltanto per continuare a divertirsi con lei e con le sue “amiche”, e non essere giudicato male dalla società. Pensava di aver fatto bene i conti, ma si è ritrovato con una “fidanzata” autoritaria e senza scrupoli. Più volte mi ha chiesto, infatti, di portarla via da Arcore perché diceva che era una cattiva persona e lo ricattava. Questa è soltanto una delle tante falsità in cui mi sono costretta a vivere. Ma io non voglio più vivere nella falsità.
Michelle Bonev Blog
Soffro nel sapere che in questo preciso istante ci sono persone che hanno perso tutto e stanno pensando al suicidio, mentre altre pensano alle orge e al cappottino tigrato di un barboncino. Ci sono persone che hanno il problema di arrivare a fine mese, mentre altre hanno il problema di come spendere diecimila euro in contanti in un solo giorno. E poi ci sono persone che si vendono, e altre che le comprano… C’è un divario così grande tra i problemi di queste due categorie di persone che niente può colmarlo. Ma la cosa più triste è cheproprio chi soffre, continua a votare chi lo flagella. Per disperazione, per ignoranza, per buona fede… tutte ragioni plausibili, ma il risultato è che così non cambierà niente. Leibnizdiceva: “Quello in cui viviamo è il migliore dei mondi possibili”. Io non voglio più accettare che questo sia il miglior mondo possibile. Se il mondo siamo noi, allora noi siamo in grado di cambiarlo.
Tempo fa ho pubblicato una lettera aperta sul mio blog che raccontava la mia vita professionale nel mondo dello spettacolo negli ultimi 10 anni. Oggi ho deciso di completare quella lettera, di raccontarvi la verità su ciò che ho vissuto. Di come si possa perdere se stessi, pensando di raggiungere i propri sogni… e capire un giorno, che non è valsa la pena. Io sono qui, davanti a voi, per testimoniare che nessun sogno vale la nostra vita, la nostra dignità di essere umani. Sono consapevole che le mie rivelazioni saranno scomode a qualcuno; che cercheranno di fermarmi, screditarmi, forse di uccidermi… Ma voglio che tutti sappiano che non mi è rimasto altro che la verità, ed è solo questa che voglio condividere con voi nei prossimi giorni. La verità ci renderà liberi.

giovedì 25 luglio 2013

Michelle Bonev, Donne in gioco sul blog dell’attrice bulgara

Blog Michelle Bonev, l’attrice bulgare torna a parlare di Donne in Gioco, Goodbye Mama e di Romantica Entertainment, società di produzione cinematografica e televisiva con sedi in Italia e Bulgaria di cui Michelle Bonev è proprietaria e presidente
Michelle Bonev
Auditel “Donne in Gioco”. 26 marzo 2013. Nonostante l’argomento delicato e drammatico, la partita di calcio della Nazionale Italiana contro la Nazionale Maltese, valida per le qualificazioni ai mondiali (8.500.000 di spettatori), e Ballarò (5.000.000 di spettatori preoccupati di conoscere il futuro del paese), 2.500.000 di italiani (tutti quelli che erano rimasti sintonizzati su Canale 5, aspettando la fiction) hanno visto “Donne in Gioco” e l’hanno apprezzata, perché sono tornati a vedere anche la seconda puntata.
Da oggi due milioni e mezzo di persone in più conoscono meglio la ludopatia e gli effetti che provoca. Questo per me è un grande successo! E nonostante i critici televisivi abbiano asserito che è una brutta fiction, decine di migliaia di persone la stanno visionando sul sito di Mediaset Fiction. Vedono la prima e la seconda puntata.
Grazie a tutti voi per aver apprezzato il mio lavoro, alla Polizia di Stato per aver permesso alla Produzione di girare nella Scuola di Polizia di Trieste, grazie agli attori e alle maestranze che hanno preso parte alla fiction… Perché noi facciamo questo mestiere per il nostro pubblico, che è il nostro arbitro supremo. È giusto che ognuno abbia la sua opinione, ma resta un’opinione, non una legge! Bisogna avere il rispetto di chi si spende, fatica e rischia per accendere i riflettori sui gravi problemi sociali, e bisogna rispettare l’opinione di due milioni e mezzo di persone che hanno visto sia la prima che la seconda puntata di “Donne in Gioco”.
Romantica Entertainment
Mission. Ho costituito la Romantica Entertainment per parlare dei problemi che affliggono la nostra società. Per dar luce alle questioni importanti di cui si parla ancora poco.
In “Goodbye Mama” parlo di che fine facciano gli anziani una volta che non servono più a nessuno, parlo dei figli che abbandonano i loro genitori negli ospizi, parlo della violenza dei genitori sui figli, parlo delle madri cattive, perché non ci sono solo madri buone. Parlo di un regime totalitario come il comunismo da dove sono fuggita.
In “Donne in Gioco” parlo di come è facile ammalarsi di ludopatia, parlo attraverso Olivia, una poliziotta e una madre, perché così nessuno pensi di esserne immune, parlo delle donne vittime del gioco, pronte a prostituirsi pur di continuare a giocare… Parlo di cose che ho conosciuto o che mi hanno colpito. Io parlo! Non me ne sto in silenzio, facendo finta di niente. Cerco di dare il mio contributo nel modo a me consono.  E non mi stancherò mai, perché ci siete voi a darmi la forza!
Grazie per aver deciso di ascoltarmi nonostante gli insulti. Grazie di Cuore!
Pronta per nuove battaglie.
Sempre vostra Michelle Bonev

mercoledì 17 luglio 2013

Michelle Bonev interpreta la fiction in due puntate “Donne in Gioco”

Michelle Bonev Blog, Donne in Gioco. Nel 2012 ho prodotto, diretto e interpretato la fiction in due puntate da cento minuti “Donne in Gioco”. La produzione comprende: circa 750 attori secondari, 55 attori professionisti, 50 location, 150 persone di troupe, prima e seconda unità, 9 settimane di riprese.
Michelle Bonev
Diritti televisivi. I diritti televisivi di “Goodbye Mama” sono stati acquistati da Rai Cinema per 1 milione di euro, considerando la qualità del film e il fatto che Michelle Bonev riscuotesse il consenso di 6 milioni di spettatori Rai. Vendere i diritti televisivi di un film è una prassi normale. Molte altre case di produzione vendono i diritti televisivi dei loro film alla Rai, ma nessuno solleva un tale putiferio. Come possiamo verificare, ancora una volta si è voluta distorcere la verità per convincere l’opinione pubblica che ci sia qualcosa di losco. Ma la verità è che “Goodbye Mama” è un film serio che tratta problemi seri e non meritava di essere massacrato in quel modo. Confido nel Servizio Pubblico, sono certa che presto la Rai lo manderà in onda, così che voi stessi possiate giudicare le sue qualità. Perché nessuno ha mai parlato di cosa tratti “Goodbye Mama”? È stato soltanto detto che è un brutto film e che tutti hanno fatto tutto per compiacere Berlusconi!
Bonev Fiction

Silvio Berlusconi. 
Io conosco il dott. Berlusconi dal 1995, perché con la mia precedente azienda di Model Management, con sede a Milano, rappresentavo i giocatori del Milan per la moda. Avevo incontrato il dott. Berlusconi allo stadio e durante le cene organizzate a fine partita. Avevo avuto un’ottima impressione di lui come persona, ma non ero sua amica! Dopo questi attacchi ingiustificati, il dott. Berlusconi mi ha telefonato, mostrandosi dispiaciuto per come sono stata offesa dalla stampa dopo il suo saluto. Mi ha detto che aveva visto “Goodbye Mama” e che gli era piaciuto molto. Mi ha chiesto se avessi altri progetti da proporre. Così io gli ho parlato di “Donne in Gioco”.
“Donne in Gioco”. Dopo 2 anni di scrittura della sceneggiatura con Valerio D’Annunzio e la supervisione di Salvatore Basile, nel 2012 ho prodotto, diretto e interpretato la fiction in due puntate da cento minuti “Donne in Gioco”. La produzione comprende: circa 750 attori secondari, 55 attori professionisti, 50 location, 150 persone di troupe, prima e seconda unità, 9 settimane di riprese. Budget 3.500.000 di euro, e non 4.000.000 di euro come continuano ad asserire molti giornalisti, senza mai essersi informati, come imporrebbe la loro professione. “Donne in Gioco” è stato interamente girato a Trieste, nonostante la Regione Friuli Venezia Giulia abbia bloccato i finanziamenti per il cinema. Negli ultimi anni, con la crisi economica, i produttori cinematografici sono costretti a de-localizzare per poter continuare a realizzare prodotti di qualità. Nonostante tutto, la Romantica Entertainment ha deciso di restare in Italia e di spendere i soldi italiani sul territorio italiano.
La Ludopatia è una patologia che coinvolge il 3% della popolazione italiana, circa un milione e mezzo di persone. Nessuno in Italia ne ha mai parlato attraverso la fiction. Ho deciso di farlo io. Mediaset ha lavorato al mio fianco per due anni e alla fine delle riprese ho ricevuto soltanto complimenti da parte dell’azienda.

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