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martedì 11 febbraio 2014

Linfomi non-Hodgkin. Sì alla bendamustina in prima linea

Da oggi l’utilizzo del farmaco antitumorale bendamustina può essere esteso anche ai pazienti con linfomi non-Hodkin indolenti e mantellari non ancora sottoposti a regimi chemioterapici. A dare l’ok è l’Agenzia Italiana del Farmaco che ha accolto positivamente la richiesta della Fondazione Italiana Linfomi di estendere le indicazioni terapeutiche della bendamustina. I linfomi non-Hodgkin sono al 6° posto tra i tumori più frequenti nel mondo occidentale.
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Per combattere il linfoma non-Hodgkin, uno dei tumori più diffusi al mondo, oggi abbiamo un’arma in più. Dal 30 gennaio, con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha notificato la possibilità di impiegare bendamustina per il trattamento di prima linea dei linfomi non-Hodgkin indolenti (che rappresentano il 50% dei linfomi non-Hodgkin) e mantellari, in quest’ultimo caso nei pazienti di età uguale o superiore ai 65 anni.
All’origine della decisione di AIFA, la richiesta di ampliamento delle indicazioni del farmaco avanzata nel Marzo 2012 dalla Fondazione Italiana Linfomi (FIL), in accordo con la Legge 648/96, e i dati incoraggianti emersi da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet che evidenziava, nei pazienti trattati con bendamustina e rituximab, un significativoaumento della sopravvivenza, ridotti effetti collaterali e assenza di alopecia.
Bendamustina – un agente anti-neoplastico contraddistinto da un doppio meccanismo d’azione, antimetabolita e alchilante – poteva finora essere impiegato nel trattamento dei linfomi non-Hodgkin indolenti solo nelle linee successive alla prima, in monoterapia o in associazione, nei pazienti ricaduti dopo terapia standard con CHOP-R (ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina, prednisone più rituximab).
“Le evidenze cliniche disponibili a marzo 2012 evidenziavano già che l’associazione bendamustina-rituximab (B-R) poteva rappresentare un’importante opzione di trattamento di prima linea per tutti i pazienti con linfomi indolenti e mantellari”, spiega Pier Luigi Zinzani, Presidente Fondazione Italiana Linfomi (FIL) e Professore Associato presso l’Istituto di Ematologia e Oncologia Medica L. e A. Seràgnoli dell’Università di Bologna.“Successivamente, i risultati dell’ampio studio pubblicato su Lancet hanno dimostrato che la combinazione bendamustina e rituximab, nei pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare, raddoppia la sopravvivenza libera da progressione di malattia, rispetto al trattamento standard CHOP-R, indipendentemente dall’età. Il regime terapeutico con B-R ha inoltre determinato una percentuale di risposta completa superiore a quella ottenuta da CHOP-R”.
Fondazione Italiana Linfomi
I farmaci chemioterapici impiegati per contrastare i tumori del sangue sono spesso aggressivi e potenzialmente tossici per l’organismo, con pesanti effetti collaterali soprattutto nei soggetti più fragili, come gli anziani. Per offrire una speranza di cura anche ai pazienti che non risultano candidabili o non rispondono ai trattamenti tradizionali, è dunque fondamentale poter disporre di terapie efficaci e, al tempo stesso, ben tollerate: “Sotto il profilo della tollerabilità – commentaPier Luigi Zinzani - il trattamento con bendamustina e rituximab ha fatto rilevare, rispetto a CHOP-R, l’assenza di cardiotossicità, minori eventi avversi sia di natura ematologica, come la neutropenia, sia non ematologici, come le infezioni, le neuropatie periferiche, nausea e perdita di capelli”.
La comunità onco-ematologica avvertiva la necessità di terapie alternative ai regimi chemioterapici esistenti, spesso accompagnati da eventi avversi a carico dell’organismo”,conclude il professor Zinzani. La Fondazione Italiana Linfomi ripone molte aspettative in bendamustina e il riconoscimento dei vantaggi da parte delle Autorità Regolatorie si traduce oggi nella possibilità di utilizzare il chemioterapico anche in prima linea, offrendo vantaggi tangibili ai pazienti che ogni giorno combattono queste gravi malattie ematologiche”.
Il linfoma non-Hodgkin fa registrare in Italia oltre 10.000 nuove diagnosi all’anno e costituisce il tumore ematologico più diffuso. La sua incidenza è andata crescendo negli ultimi 30 anni, soprattutto tra i soggetti in età avanzata.

FONTE: Quotidiano Sanità

giovedì 28 novembre 2013

Bendamustina più Rituximab raddoppia la PFS per Linfoma non-Hodgkin

Bendamustina più rituximab raddoppiano la sopravvivenza libera da progressione dalla malattia in pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare, rispetto al trattamento standard CHOP (ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina, prednisone) più rituximab (CHOP-R)1.Questi i risultati di uno studio pubblicato su The Lancet. “Risultati che rappresentano un significativo passo avanti nella terapia antitumorale per i pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare”, ha affermato il professor Mathias J. Rummel, responsabile della Divisione di Ematologia della Clinica Universitaria di Giessenche ha condotto lo studio.
 Pharmastar
I risultati di uno studio pubblicato su The Lancet dimostrano che l’associazione bendamustina più rituximab (B-R) – in pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare – raddoppia la sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS), rispetto al trattamento standard CHOP (ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina, prednisone) più rituximab (CHOP-R)1.
La PFS mediana dei pazienti trattati con B-R è stata di 69,5 mesi, contro 31,2 mesi di quelli trattati con CHOP-R, il regime chemioimmunoterapico più comunemente impiegato per queste patologie (p<0,0001)1.
Il beneficio statisticamente significativo in termini di PFS è stato mantenuto nel gruppo B-R indipendentemente dall’età e in tutti i sottotipi di linfoma non-Hodgkin; linfoma follicolare, linfoma mantellare e macroglobulinemia di Waldenstrom, con l’eccezione del linfoma della zona marginale, in cui il beneficio comunque non è stato inferiore1.
I risultati, inoltre, indicano che per la prima volta un regime terapeutico semplificato ha determinato una percentuale di risposta completa superiore a quella ottenuta da CHOP-R in uno studio randomizzato, ovvero del 40% nel gruppo B-R contro il 30,0% nel gruppo CHOP-R (p=0,021). Inoltre nel gruppo B-R sono stati rilevati meno effetti collaterali rispetto al gruppo CHOP-R, con una percentuale di eventi avversi seri del 19% nel gruppo B-R, contro il 29% dei pazienti trattati con CHOP-R1.
Nei pazienti che hanno ricevuto B-R vi è stata minore mielosoppressione, con neutropenia grave verificatasi solo nel 29% dei soggetti, contro il 69% di quelli del gruppo CHOP-R (p<0,0001)1.
Con il regime B-R sono diminuite in maniera significativa (p=0,0025) anche le infezioni, che sono un effetto collaterale importante della chemioimmunoterapia1. Un effetto collaterale della terapia CHOP-R comunemente riconosciuto è la caduta dei capelli; problema che, tuttavia, non è stato riportato da nessuno dei pazienti del gruppo B-R (p<0,0001)1.
“Questi risultati rappresentano un significativo passo avanti nella terapia antitumorale per i pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare, che in passato hanno dovuto sopportare regimi chemioterapici particolarmente aggressivi e tossici”, ha affermato il professor Mathias J. Rummel, che è responsabile della Divisione di Ematologia della Clinica Universitaria di Giessen (Germania) e ha condotto lo studio. “Il nostro studio ha dimostrato che bendamustina e rituximab realizzano un notevole miglioramento in termini di PFS, e che questa associazione è meglio tollerata rispetto a CHOP-R . Ciò significa che questo regime, se approvato dalle Autorità regolatorie, potrebbe diventare una nuova terapia di prima linea , in grado di allungare la sopravvivenza, libera da progressione della malattia, per i pazienti che combattono queste neoplasie”.
“I risultati di questo studio sono molto incoraggianti per il linfoma non-Hodgkin indolente”, ha dichiarato il professor John Gribben, Presidente del Workshop Internazionale sul linfoma non-Hodgkin. “Il fatto che bendamustina e rituximab comportino minori effetti avversi e un’efficacia nettamente superiore rispetto al regime tradizionale CHOP-R, indica che siamo di fronte ad una nuova terapia nel trattamento di questa patologia”.
Il linfoma non-Hodgkin (NHL) è il decimo tumore più diffuso al mondo; con 356.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno, secondo le stime del 2008, riguarda due tumori ematologici su cinque2. Nell’Unione Europea, la sua incidenza media stimata nel 2008 è di 10,8 ogni 100.000 abitanti, con il picco più alto nei soggetti di sesso maschile del Lussemburgo (circa 19 casi ogni 100.000)2,3.
Bendamustina è attualmente commercializzata come trattamento in monoterapia per pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente nei quali la malattia è progredita durante o entro 6 mesi dal trattamento con rituximab o con un regime che ha compreso rituximab. I dati dello studio StiL NHL-1 sono stati sottoposti alle Autorità regolatorie, affinché prendano in esame l’eventuale indicazione del trattamento con bendamustina più rituximab come terapia di prima linea per il linfoma non-Hodgkin indolente e il linfoma mantellare.
Metodologia dello studio StiL NHL-1
StiL NHL-1 è stato uno studio di Fase III, prospettico, di non inferiorità, multicentrico, randomizzato in aperto. Ha coinvolto 549 pazienti di età pari o superiore a 18 anni, con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare di nuova diagnosi, allo stadio III o IV1.  I pazienti sono stati classificati in base al sottotipo istologico e poi randomizzati per ricevere bendamustina 90mg/m2 nei giorni 1 e 2 ogni 4 settimane o CHOP (ciclofosfamide 750 mg/m2, doxorubicina 50 mg/m2 e vincristina 1,4 mg/m2 il giorno 1, e prednisone 100 mg/die per 5 giorni) ogni 3 settimane per un massimo di 6 cicli. I pazienti in ambo i bracci di trattamento hanno ricevuto rituximab 375 mg/m2 il giorno 1 di ciascun ciclo1.
Il Regime Terapeutico CHOP-R
Rituximab più chemioterapia, di solito CHOP-R, è l’attuale standard terapeutico di prima linea per pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente avanzato e per i pazienti anziani con linfoma mantellare1.
Bendamustina
Bendamustina è stata scoperta 50 anni fa in Germania, precisamente in quella che allora era la DDR (Germania dell’Est). Nel 2008, la Food and Drug Administration americana (FDA) ha approvato bendamustina per il trattamento dei linfomi non-Hodgkin indolenti (iNHL) e della leucemia linfatica cronica (CLL); successivamente, nel 2010, la molecola è stata approvata in Europa per il trattamento di alcuni tipi di iNHL, CLL e mieloma multiplo.
Bendamustina ha autorizzazioni alla commercializzazione in Germania, Francia, UK, Italia, Spagna, Austria, Svizzera, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Polonia, Slovacchia, Irlanda, Cipro, Islanda, Belgio, Olanda, Grecia, Slovenia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania e Bulgaria,  dove è commercializzata dalla rete Mundipharma di aziende indipendenti e associate.
Negli Stati Uniti bendamustina è commercializzata da TevaPharmaceuticalIndustries Ltd. (NYSE: TEVA). SymBioPharmaceuticals Ltd detiene i diritti esclusivi per sviluppare e commercializzare bendamustina HCL in Giappone (concesso in licenza a Eisai Co Ltd) e di alcuni paesi asiatici, tra cui Hong Kong e Singapore. In Sud America e Australasia i diritti commerciali sono detenuti da Janssen-Cilag Ltd.
Bibliografia
[1] Rummel MJ, Niederle N, Maschmeyer G, et al. Bendamustine plus rituximab versus CHOP plus rituximab as first-line treatment for patients with indolent and mantle-cell lymphomas: an open-label, multicentre, randomised, phase 3 non-inferiority trial. The Lancet, 20 February 2013 (online publication, ahead of print).
2 Non-Hodgkin lymphoma incidence statistics: In the EU and worldwide. Cancer Research UK. Available at http://www.cancerresearchuk.org/cancer-info/cancerstats/types/nhl/incidence/#world. Accessed February 2012
3 European Age-Standardised rates calculated by the Cancer Research UK Statistical Information Team, 2011, using data from GLOBOCAN 2008 v1.2, IARC, version 1.2. Available at Non-Hodgkin lymphoma incidence statistics: In the EU and worldwide. Cancer Research UKhttp://www.cancerresearchuk.org/cancer-info/cancerstats/types/nhl/incidence/#world. AccessedFebruary 2012.
FONTE: Pharmastar

martedì 26 novembre 2013

Associazione bendamustina e rituximab contro il linfoma non-Hodgkin

I risultati di uno studio, pubblicato su “The Lancet”, dimostrano che l’associazione bendamustina più rituximab in pazienti con linfoma non-Hodgkin, indolente e mantellare, raddoppia la sopravvivenza libera da progressione di malattia, rispetto al trattamento standard CHOP (ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina, prednisone) più rituximab (CHOP-R). Questi risultati rappresentano un significativo passo avanti nella terapia antitumorale per i pazienti con linfoma non-Hodgkin.
 Nova Imagem (1)
 I risultati di uno studio, pubblicato su “The Lancet”, dimostrano che l’associazione bendamustina più rituximab (B-R) in pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare raddoppia la sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS), rispetto al trattamento standard CHOP (ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina, prednisone) più rituximab (CHOP-R).
Lo studio, di Fase III, prospettico, di non inferiorità, multicentrico e randomizzato in aperto, ha coinvolto pazienti di età pari o superiore a 18 anni con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare di nuova diagnosi, allo stadio III o IV. La PFS mediana dei pazienti trattati con B-R è stata di 69,5 mesi, contro 31,2 mesi di quelli trattati con CHOP-R. Il beneficio statisticamente significativo in termini di PFS è stato mantenuto nel gruppo B-R indipendentemente dall’età e in tutti i sottotipi di linfoma non-Hodgkin. Nei pazienti che hanno ricevuto B-R vi è stata minore mielosoppressione, con neutropenia grave verificatasi solo nel 29% dei soggetti, contro il 69% di quelli del gruppo CHOP-R. Con il regime B-R sono diminuite in maniera significativa anche le infezioni, che sono un effetto collaterale importante della chemioimmunoterapia, e non è stato riportato da nessuno dei pazienti del gruppo B-R l’effetto collaterale della caduta dei capelli, comunemente riconosciuto come effetto collaterale della terapia CHOP-R.
“Questi risultati rappresentano un significativo passo avanti nella terapia antitumorale per i pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare, che in passato hanno dovuto sopportare regimi chemioterapici particolarmente aggressivi e tossici”, ha affermato il professor Mathias J. Rummel, che è responsabile della Divisione di Ematologia della Clinica Universitaria di Giessen (Germania) e ha condotto lo studio.
Bendamustina è attualmente commercializzata come trattamento in monoterapia per pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente nei quali la malattia è progredita durante o entro 6 mesi dal trattamento con rituximab o con un regime che ha compreso rituximab.

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