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venerdì 25 marzo 2016
Karadžic colpevole del genocidio di Srebrenica, Amnesty: ma per le altre vittime manca ancora la giustizia
Il Tribunale ha giudicato Radovan Karadžic colpevole di un capo d'accusa di genocidio, di cinque capi d'accusa di crimini contro l'umanità e di quattro capi d'accusa di crimini di guerra per il ruolo svolto durante il conflitto armato, sia individualmente che nell'ambito di un'impresa criminale.
Karadžic è stato condannato a 40 anni di carcere. I suoi avvocati hanno dichiarato che ricorreranno in appello.
"La sentenza di oggi conferma che Karadžic ebbe responsabilità di comando per i più gravi crimini di diritto internazionale commessi sul suolo europeo dalla Seconda guerra mondiale" – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
La Corte ha condannato Karadžic in relazione al genocidio di Srebrenica e lo ha inoltre giudicato colpevole di crimini contro l'umanità e crimini di guerra (tra cui tortura, stupro e l'uccisione di migliaia di prigionieri) compiuti con l'obiettivo di rimuovere sistematicamente le popolazioni musulmane e croate da territori rivendicati dai serbo-bosniaci.
La Corte ha poi stabilito che il ruolo di Karadžic nell'assedio di Sarajevo fu così determinante che altrimenti non sarebbe stato possibile terrorizzare l'intera popolazione della capitale bosniaca e sottoporla ad attacchi indiscriminati dal 1992 al 1995.
Karadžic è stato invece prosciolto dall'accusa di genocidio in relazione ai crimini commessi nel 1992 contro le popolazioni musulmane e croate di sette comuni della Bosnia.
Dal 1992 al 1995 Karadžic ricoprì numerosi ruoli di primo piano nella leadership serbo-bosniaca, comandando operazioni contro forze militari e popolazioni civili.
"Oggi è un giorno molto importante per la giustizia internazionale e per le vittime che hanno atteso 13 anni perché Karadžic venisse arrestato e altri otto perché venisse condannato in primo grado" – ha commentato Dalhuisen.
"Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che a più di 20 anni dalla fine della guerra in Bosnia, migliaia di casi di sparizioni forzate restano irrisolti e una deplorevole mancanza di volontà politica blocca ancora l'accesso alla giustizia, alla verità e alla riparazione per le vittime" – ha aggiunto Dalhuisen.
Amnesty International continua a sollecitare le autorità della Bosnia ed Erzegovina a impegnarsi realmente per chiarire la sorte di 8000 persone scomparse durante la guerra e per fornire verità, giustizia e riparazione alle loro famiglie.
Dal 1993, anno della sua istituzione, il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia ha avviato 161 procedimenti giudiziari per crimini commessi in quel territorio. A livello statale, i tribunali della Bosnia ed Erzegovina hanno indagato su soli 1000 casi di sospetti criminali di guerra.
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