Le prove sono state raccolte sul posto, immediatamente dopo i bombardamenti, attraverso interviste ai testimoni e ai feriti ricoverati in ospedale e riguardano gli attacchi contro un mercato e una coda di persone in attesa di ricevere aiuti umanitari a Donetsk e abitazioni e strade di Debaltseve.
"Queste prove rivelano l'orrore del bagno di sangue contro i civili, uccisi e feriti perché ambo le parti usano armi imprecise come razzi e mortai contro zone densamente popolate. Si tratta di violazioni del diritto internazionale umanitario e possono costituire crimini di guerra" – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
La recente, grave recrudescenza dei combattimenti in diverse aree dell'Ucraina orientale, comprese quella di Donetsk, roccaforte dei ribelli, e quella di Debaltseve, controllata dal governo, hanno costretto i civili a pagare un prezzo elevato, con oltre 25 persone uccise dal 29 gennaio.
Le atrocità commesse a Donetsk
Il 30 gennaio un mortaio ha colpito circa 200 persone in fila per ricevere aiuti umanitari. Cinque sono morte sul colpo, un'altra in ospedale e molte altre sono rimaste ferite.
Un testimone oculare ha riferito ad Amnesty International che il colpo di mortaio è arrivato senza alcun preavviso sul gruppo di persone in coda per ricevere del cibo. Nell'esplosione, alcune vittime hanno perso parti del corpo e brandelli di pelle sono stati ritrovati su un'insegna luminosa a 15 metri di distanza.
Secondo gli osservatori dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, l'attacco è stato probabilmente portato da un proiettile d'artiglieria di 122 millimetri proveniente da nordovest, ossia dalla zona controllata dalle forze governative.
Sempre il 30 gennaio, almeno due abitazioni private sono state oggetto di attentati con esplosivi, nei quartieri di Kuibyshevskiy e di Leninskiy.
Il giorno prima, due persone erano state uccise e sette ferite nell'attacco contro il mercato Aquilone, nel quartiere di Kuibyshevskiy, avvenuto alle 20.45. Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International, si è trattato di due successive esplosioni.
Civili in trappola a Debaltseve
Migliaia di civili sono bloccati a Debaltseve, un nodo ferroviario strategico controllato dalle forze governative e sotto il tiro costante dei separatisti filo-russi. Questa città ha subito alcuni tra i più pesanti bombardamenti delle ultime due settimane. Degli originari 25.000 abitanti, ne sono rimasti 7000.
Le autorità ucraine hanno dichiarato di aver evacuato oltre 2000 persone dal 28 gennaio e altre 269 il 1° febbraio. Durante l'evacuazione di un gruppo di 26 persone, otto di queste – tra cui cinque civili e due soccorritori – sono rimaste ferite.
L'unica via d'uscita dalla città è regolarmente bombardata e uno dei due ponti è stato intenzionalmente fatto saltare, apparentemente da separatisti riusciti a entrare in città. La struttura provvisoria che l'ha sostituito dev'essere percorsa lentamente e questo espone ancor di più le persone al pericolo di essere colpite.
In un'intervista alla tv di stato russa, il leader separatista Aleksandr Zakharchenko ha minacciato che chiunque avesse cercato di lasciare Debaltseve nelle successive due o tre ore sarebbe finito sotto il fuoco dell'artiglieria. Zakharchenko parlava da Vuhlehirsk, recentemente strappata alle forze governative dai separatisti filorussi.
Secondo il capo della polizia regionale, 12 civili sono stati uccisi il 31 gennaio e altri sette il 1° febbraio da attacchi indiscriminati che sembrano ripetere quanto già visto da Amnesty International a Debaltseve nel settembre 2014, quando le persone venivano colpite dentro le loro abitazioni o in strada, mentre cercavano di raccogliere cibo o acqua.
Decine di persone risultano bloccate nei locali sotterranei della stazione ferroviaria, senza elettricità né acqua potabile da due settimane.
La drammatica situazione umanitaria e le prospettive di pace
La recente violenza sta acuendo la già drammatica situazione umanitaria. Molti abitanti delle zone al centro dei combattimenti passano la notte nelle cantine o in altri rifugi sotterranei, in alcuni casi senza acqua potabile né cibo o medicinali sufficienti.
Secondo stime delle Nazioni Unite, dall'aprile 2014 il conflitto nell'Ucraina orientale ha provocato oltre 5100 morti e costretto alla fuga più di 900.000 persone. I combattimenti in corso rappresentano il peggiore momento di violenza dal cessate il fuoco sottoscritto nel settembre 2014.
Il tentativo di riaprire i colloqui di pace in Bielorussia pare essere stato infruttuoso, tra accuse reciproche tra i negoziatori e il mancato arrivo dei principali leader dei separatisti.
"La mancanza di qualsiasi precauzione per proteggere i civili è scioccante. Entrambe le parti in conflitto devono cessare immediatamente di lanciare attacchi indiscriminati da e contro i centri abitati e la comunità internazionale deve aumentare ulteriormente la pressione nei loro confronti" – ha concluso Dalhuisen.
Roma, 2 febbraio 2015
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