Con 44 condanne a morte eseguite dall'inizio dell'anno, quattro volte quelle registrate da Amnesty International nello stesso periodo del 2014, l'Arabia Saudita rischia di superare il suo record annuale di esecuzioni, la maggior parte delle quali sono portate a termine mediante pubblica decapitazione.
"Questa scia senza precedenti di esecuzioni rappresenta un'agghiacciante accelerazione per un paese che è già tra quelli che più ricorrono alla pena di morte. Se andrà avanti di questo passo verrà superato ogni precedente dato su base annua, in evidente contrasto con la maggior parte dei paesi che hanno abolito la pena capitale" – ha dichiarato Said Boumedouha, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
I tre uomini messi a morte questa mattina (un saudita, uno yemenita e un siriano) erano stati giudicati colpevoli di reati di droga.
"Il fatto che circa la metà delle esecuzioni di quest'anno abbiano riguardato reati di droga smentisce quanto dichiarato dalle autorità saudite di fronte al Consiglio Onu dei diritti umani, ossia che la pena di morte è riservata ai reati più gravi e nei limiti previsti dalla shari'a, al termine di processi regolari" – ha aggiunto Boumedouha.
Le affermazioni del capo della delegazione saudita a Ginevra contraddicono inoltre un recente annuncio della Corte suprema, secondo la quale per emettere una condanna, anche alla pena capitale, non è necessario che le prove siano al di sopra del ragionevole dubbio qualora il reato non sia tra quelli punibili secondo il principio della retribuzione (qisas) o con le sanzioni previste dalla shari'a (hadd).
Negli ultimi anni, l'Arabia Saudita ha sempre figurato tra i primi cinque paesi al mondo per numero di esecuzioni.
Il 1° aprile, Amnesty International pubblicherà i dati sull'uso della pena di morte nel 2014.
Lo scorso anno si è chiuso con un totale di 140 paesi abolizionisti per legge o nella prassi.
Amnesty International si oppone incondizionatamente alla pena di morte senza eccezioni, a prescindere dalla natura o dalla circostanza di un reato, dalla colpevolezza o dall'innocenza del condannato e dal metodo di esecuzione utilizzato.
Giovedì 12 marzo gli attivisti di Amnesty International si presenteranno per la nona settimana consecutiva di fronte all'Ambasciata dell'Arabia Saudita a Roma (via G. B. Pergolesi 9, dalle 11) per chiedere la scarcerazione di Raif Badawi, il blogger condannato nel 2014 a 10 anni di carcere e a 1000 frustate per aver "offeso l'Islam" attraverso i contenuti del suo forum online, "Liberali dell'Arabia Saudita".
La campagna di Amnesty International riguarda ora anche altri 11 prigionieri di coscienza, in carcere solo per aver esercitato il diritto alla libertà d'espressione.
A Milano, Amnesty International manifesterà sempre giovedì 12 marzo alle ore 18 davanti Palazzo Marino, in piazza della Scala.
Roma, 11 marzo 2015
Per ulteriori informazioni sul sit-in:
http://www.amnesty.it/Liberta-per-Raif-Badawi-e-altri-prigionieri-di-coscienza-nono-sit-in-ambasciata-arabia-saudita
Per firmare l'appello in favore della libertà d'espressione in Arabia Saudita:
http://www.amnesty.it/Arabia_Saudita_attivista_online_apostasia
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