L’innovazione è un processo molto importante per tutte le aziende: solo chi sa davvero guardare al futuro e prevedere i bisogni dei clienti sarà anche in grado di superare le crisi rapidamente.
Dalla conferenza “Le start-up innovative: un’occasione di crescita economica e occupazionale per il Paese”, emergono dati incoraggianti sulla situazione delle aziende start up italiane.
L’evento, tenutosi lo scorso 5 Novembre presso l’Area Science Park di Padriciano Trieste ed organizzato da AIR – Associazione Italiana per la Ricerca, ha attirato l’attenzione soprattutto dei giovani ricercatori, in cerca di un possibile sbocco occupazionale. Durante la conferenza, sono stai presentati importanti dati statistici relativi alle performance delle start up ad elevato tasso di innovazione: quasi 300 nuove imprese basano la loro attività su progetti innovativi, come moderni software produzione, impiegano oltre 1200 persone ad elevato livello formativo (ovvero dalla laurea magistrale in su), e fatturano complessivamente circa 65 milioni di euro. Inoltre, più di un terzo di queste aziende ha tassi di crescita di oltre il 50%.
Secondo il Presidente AIR, Alessandro Fraleoni Morgera, la conferenza è servita, da una parte a richiamare l’attenzione dei giovani ricercatori, ma dall’altro ha voluto mandare un chiaro segnale alla classe politica “che non sembra cogliere i mutamenti in atto in un mondo sempre più piccolo, in cui la competizione è basata sulle idee e sulla capacità innovativa”.
Oltre alla presentazione dei significativi dati statistici sopra citati, la conferenza ha idealmente descritto il sentiero che, dall’idea inventiva, porta all’azienda affermata, proponendo diverse case history di numerose piccole aziende, che, con l’aiuto di nuovissimi software qualità, pur essendo partite da poco hanno saputo in breve tempo ottenere grandi successi, soprattutto grazie all’innovazione tecnologica e ad uno spirito imprenditoriale all’avanguardia.
Ma soprattutto grandi risultati li ottengono le donne. Sempre più imprese in rosa, soprattutto nel settore dei servizi (40,8% contro il 34,9% del commercio e il 21,5% del manifatturiero), nonostante le maggiori difficoltà per le donne a trovare un impiego stabile o a conciliare carriera e famiglia. Una ricerca realizzata su due ampi campioni (3 mila donne imprenditrici e 3 mila donne in età 25-44 anni), riporta risultati davvero incoraggianti: nel 46,5% per cento dei casi le imprenditrici si occupano della completa gestione di aziende familiari preesistenti, dalla gestione magazzino al management, ma le risposte indicano anche una forte propensione a tentare strade nuove. Il 18,4%, infatti, ha costituito un'azienda per “desiderio di mettersi in proprio”, il 7,1% perché “conosce bene il settore”, solo lo 0,2% perché “invogliata da aiuti e agevolazioni”. Il 26% delle intervistate hanno realizzato miglioramenti e innovazioni negli ultimi 2 anni (di esse il 45% ha introdotto innovazioni del prodotto). Tra quante hanno fatto questo ben il 59% ha aumentato il suo fatturato. L'80% di chi non ha realizzato innovazione negli ultimi 2 anni ha visto invece il suo fatturato diminuire.
A cura di Martina Meneghetti - Comunicazione di impresa
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