La politica? La grande sconosciuta tra i giovani….
E’ vero, siamo affetti da un’overdose di informazione: troppe le fonti di informazione che caratterizzano l’attuale panorama mediatico; troppi virgolettati nei giornali che si riferiscono alle dichiarazioni quotidiane di quel politico che dice il contrario di quell’altro. Sono tanti i messaggi di provenienza non neutra, magari preconfezionati, che ci piombano addosso senza dare la possibilità di ricostruire un filo logico. Tra i giovani, lo sdoganamento della politica tra i propri interessi è dovuto anche a questo. Non che tra i ragazzi non ci sia la voglia di capire un mondo così “distante” dal quotidiano. La sfiducia della “generazione X” verso le istituzioni in generale, sta proprio nella difficoltà della politica a parlare con un linguaggio chiaro e comprensibile. Con buona pace degli “spin doctor” (gli esperti di comunicazione politica) che hanno il compito di inventare sempre un modo “originale” di parlare ai cittadini, anche ai non adulti. Continuare a snocciolare sondaggi da una parte e dati e tabelle dall’altra serve a poco. Per avvicinare i giovani alla politica serve non far perdere quell’atteggiamento del passato che era quello del sogno e di speranza. “Ora i dibattiti si fanno con gli appunti sui fogli di carta, si parla troppo del passato, poco del presente e mai del futuro perché nessuno ha coraggio di pensare all’Italia che verrà tra cinque anni” dicono la maggior parte dei ragazzi intervistati. “Ora si fa zapping tra Matrix, Porta a Porta e Ballarò dove ci sono sempre le solite facce che ruotano intorno agli stessi argomenti, con conduttori più o meno faziosi che aiutano solo a innervosire il clima dei dibattiti” osserva Maria, studentessa di Economia a Roma. E in effetti come non dargli torto. Nel wrestling mediatico della politica dove tutto tende ad essere estremizzato, alzi la mano chi ha mai sentito parlare di programmi o di contenuti. Questa in sintesi l’opinione comune dei ragazzi interpellati per strada in una normale giornata di via vai dalle aule universitarie della Capitale, non a caso centro del “potere” in questione. Certo c’e sempre internet a poter salvare il salvabile. Ma nella maggior parte dei casi - come osserva Nicola uscendo dalla facoltà di Giurisprudenza della Sapienza – il risultato è sempre deludente: “c’è la storia del politico, i discorsi tenuti, le campagne affrontate, la galleria fotografica, gli appuntamenti in agenda”. Nulla di più di siti vetrina dove l’unico motivo per far sentire la propria voce è una piccola sezione dov’è possibile inviare una email, (prima però occorre essersi registrati). “Alla faccia della democrazia” sorride il nostro aspirante avvocato salutando per andare a lezione.
Insomma newsgroup, forum, chat e non ultimo i blog offrono una inedita arena di confronto tra giovani e politici e spesso rappresentano proprio una forma di primo contatto. Ma da solo non basta. I nostri politici dovrebbero fare i conti, più che saper vendere bene la propria immagine, con le domande che la “Generazione X” vorrebbe fare e pretendendo risposte. Dare conto cioè dei dubbi, delle difficoltà, dei punti oscuri dei ragazzi e prestare maggiore attenzione alle richieste che vengono da chi, fino a prova contraria, sarà un domani il futuro elettore. In questa babele da overload di informazione, una nuova razza comunicativa è nata: è questo il prezzo da pagare quando si confonde il mezzo con il fine e gli aspetti sostanziali con quelli di immagine. Sulla stampa i più giovani leggeranno poi gli approfondimenti, le analisi, le ricostruzioni, ma la loro pretesa di attenzione è ormai chiara ed equivoca: l’importante è non confonderli come una semplice cassa di risonanza cui affidarsi gratuitamente. Il popolo della” mischia online” che piaccia o meno,rappresenterà il futuro prossimo del fare politica.
Daniele Memola
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