Lo sapeva bene il “conte” Filippo Nardi mentre in una crisi di astinenza da tabacco impugnava un bastone, agitandolo nervosamente nel Confessionale del Grande Fratello 2 ( era il lontano 2001): per far parte dei reality bisogna essere “uommini ver wi”, perché in ballo ci sono sentimenti ed emozioni “ver wi”. Veri appunto, come le strattonate, le botte, il lancio di oggetti, gli insulti e le parolacce che condiscono l’esistenza dei “reclusi” e dei “naufraghi” della diretta 24 ore su 24. Eppure l’inglesotto al suo tempo mollò. Abbandonò la “Cascia” (come diceva la Daria Bignardi, prima conduttrice del Gf) poiché insofferente delle rigide norme della trasmissione. Ameno in materia di consumo di sigarette. Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti. Ben nove edizioni del Big Brother. E ci stiamo preparando alla numero X. La stagione d’oro della tv italiana segnata dall’ingresso dei reality show di ogni tipo nelle nostre case (dal Grande Fratello, all’Isola dei Famosi, da Xfactor alla Fattoria, alla Talpa) anche quest’anno si combatte a suon di dati Auditel che tutta la forza dei suoi classici, sono in grado di scuotere tra un record d’ascolto e un altro. L’ingrediente vincente è sempre lo stesso, l’utilizzo ininterrotto di telecamere che entrano nella pelle (e non solo) dei protagonisti per spiare cosa si dicono, come si muovono e quante molecole di ossigeno respirano. Vite in diretta sospese per alcuni giorni o mesi dal successo garantito (o quasi). Il 2009 però è l’anno della svolta. Non tanto per il format in sé, che più o meno cambia di poco di anno in anno, quanto ai “contenuti”. “I reality televisivi si caratterizzano per la provocazione del contrasto verbale tra i partecipanti ed i concorrenti non possono lamentarsi delle eventuali offese ricevute, essendo ben consapevoli che si tratta di trasmissioni volutamente indirizzate alla rissa verbale. Pertanto nessun risarcimento del danno può essere preteso se nel programma qualcuno degli antagonisti indirizza parole o epiteti poco amichevoli”. A stabilirlo è stata la Cassazione con la sentenza n. 37105, ribadendo che per valutare “la portata offensiva” delle espressioni verbali suscettibili di offendere “occorre avere riguardo al contesto nel quale sono inserite”. Vale a dire, in parole povere, che nei reality è permesso ogni insulto e non ci si può sentire offesi. Tanto meno chiedere il risarcimento danni. Amen. Pazienza se Franco Mancini di “Survivor” (l’antenato dell’Isola dei famosi trasmesso su Italia 1 nel 2001) veniva definito a quei tempi pedofilo da un altro concorrente (Samuele Saragoni). Per la Suprema Corte “ è una conseguenza della notorietà volontariamente acquisita”.
Ora però spiegatelo ad Antonella Elia e ad Aida Yespica, quando dai vaffa passarono velocemente a prendersi per capelli (all’”Isola dei Famosi” nel 2004), o alla Simo Ventura mentre, evidentemente seccata (o contenta? n.d.r) cerca di richiamare i suoi “dispersi” chiedendo alla regia di censurare con “bip” a iosa le parole irripetibili dei suoi concorrenti (vedi il caso di Massimo Ceccarini). O, per tornare ai giorni nostri alla “fumantina” Federica Rosatelli, esclusa dal Gf per aver lanciato un bicchiere contro un convivente nella “Cascia” ( il romano Milo Coretti, poi vincitore del Gf7). Fa bene allora il trionfatore dell’edizione 2009, Ferdi Berisa che candidamente si nasconde dietro un “Eppoi chi è che ormai non dice qualche parolaccia o si lascia andare a qualche imprecazione”.
Del resto, come non compatire il povero idraulico Paolo Mari, entrato e uscito come un fulmine dal Big Brother perché nudo come mamma l’ha fatto inveiva contro gli altri concorrenti. Cosa dobbiamo rispondere ora all’indifeso Mirko Sozio, il “bestemmiatore” fatto fuori da Alessia Marcuzzi nelGf8? Che «la portata offensiva» delle espressioni verbali suscettibili di offendere «occorre avere riguardo al contesto nel quale sono inserite”? Erano altri tempi cari Roberto da Crema (de “La fattoria”), Christian Arrieta, (il calciatore partecipante a Campioni, che si lasciò andare a una imprecazione contro la Madonna), Guido Genovesi (del Gf5) che balbettando simpaticamente si lascio a un Dio….. in toscanaccio. Altri parametri di censura caro Francesco Baccini di “Music Farm”. Ora anche la giurisprudenza si arrende al vero prezzo della notorietà: tra la leggerezza e il rigore meglio essere un po’ più frizzanti (e superficiali) nel gestire l’info-entertainnement. Meglio risponde solo alla logica dell’Auditel e rincorrere tranquillamente i gusti morbosi del pubblico. Tanto ci si può basare bollino rosso-giallo-verde. I “bip” sono ora inutili del resto. Caro Filippo una domanda a questo punto sorge spontanea…..che “ca….” quelle sigarette potevano pure dartele!!!
Daniele Memola
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