In un suo editoriale su Assoelettrica di fine agosto analizzava il contributo fondamentale e stabile che le fonti convenzionali hanno apportato in un’estate particolarmente calda. Eppure il comparto si trova ormai da anni in una fase di profonda crisi di sovracapacità. Come uscire da questo corto circuito?
Bisogna innanzitutto sfatare un’incomprensione di fondo: non vi è nessuna incompatibilità tecnologica tra fonti rinnovabili e termoelettrico nella produzione di elettricità, entrambe possono e devono giocare un ruolo nel mix energetico. Certamente esistono delle caratteristiche strutturali, laddove le prime sono interrompibili, le altre garantiscono la certezza della fornitura. E d’altro canto le differenze esistono anche dal punto di vista della loro gestione, visto che le rinnovabili godono di meccanismi incentivanti. Se ci soffermiamo ad analizzare i dati di Terna di luglio notiamo che eolico e idroelettrico hanno contribuito ben poco alla soddisfacimento della domanda elettrica, mentre il solare ha risposto molto bene, ma solo fino alle 18. Per il resto è stato il termoelettrico a gestire la stragrande maggioranza della richiesta verificatasi anche nelle ore notturne. Queste differenze di fondo vanno risolte in una logica di meccanismi di mercato che creino una confluenza tra sistemi di remunerazione del termoelettrico e incentivazione delle rinnovabili. Per questo, affiancare il mercato dell’energia al mercato della capacità è doveroso, in particolare per un Paese come il nostro, a bassa percentuale di interscambio elettrico con l’estero e che deve quindi garantirsi un’energia stabile e costante.
Ad un anno dalla nomina della nuova Commissione europea, molte iniziative e annunci sono stati fatti sul fronte energetico-climatico. Come si sta muovendo l’Europa in vista dei negoziati sulla COP21?
Sono convinto del fatto che in questo difficile negoziato l’Europa abbia un ruolo molto rilevante e che di questo vi sia molta consapevolezza da parte di tutti i governi che la compongono. E tuttavia, per quanto importante, sarà comunque minoritario, in termini di contributo effettivo, rispetto al potenziale di Cina, India e USA in primis. Ritengo che per l’Europa a questo punto sia molto meglio concentrare gli sforzi per giungere ad accordi vincolanti con questi Stati, piuttosto che fare belle ma solitarie fughe in avanti, ponendosi traguardi ambiziosi ma che comportano grossi sacrifici a fronte dell’ottenimento di obbiettivi globali molto modesti nell’abbattimento delle emissioni di CO2. Bisogna che si introduca maggiore flessibilità nell’applicazione dei meccanismi introdotti come l’ETS e questo può essere fatto solo non imponendo in maniera vincolante limiti su una tecnologia piuttosto che un’altra.
Le rinnovabili hanno visto una fase di fortissimo sviluppo, una parabola ascendente che ora sembra si stia normalizzando. Come sta reagendo il mercato?
Il mercato delle rinnovabili ha sempre potuto contare su un rendimento atteso piuttosto prevedibile grazie al meccanismo degli incentivi. Oggi, mutato l’approccio del legislatore, le iniziative di ristrutturazione finanziaria (e quindi acquisizioni, fusioni, vendite di asset) stanno prevalendo sulle iniziative di carattere industriale. È una fase di forte ripensamento del comparto. L’Europa ha molto investito sulle rinnovabili in questi anni, ma ora il contesto è cambiato e le rinnovabili esse devono mettersi alla prova del mercato e della grid parity per produrre energia a livelli concorrenziali.
Un’interessante prospettiva di sviluppo per le rinnovabili, ma non solo, potrebbe essere quella dell’autoconsumo. Come considera possa evolvere questo fenomeno da qui ai prossimi anni e come ciò dovrebbe andare ad integrarsi con i costi di mantenimento della rete?
Sì, l’autoconsumo è certamente un terreno molto interessante, in particolare per le rinnovabili. E tuttavia personalmente non credo ad un futuro composta da tante di “isole” indipendenti fra loro. Credo invece, e molto, ad un sistema nel quale produttori e consumatori collaboreranno sempre più nel costruire sistema efficiente che risponda con corretti segnali di prezzo. La rete centrale, che avrà sempre più una funzione di backup e “scambiatore” è evidentemente che resterà sempre un elemento necessario anche per chi autoconsuma, per cui credo che tutti debbano contribuire al suo funzionamento a seconda del proprio impiego di potenza.
Nei mesi scorsi è emersa l’ipotesi di un unico futuro associativo per Assoelettrica e assoRinnovabili. Il confronto procede?
Sì. Stiamo cominciando a valutare più nel concreto una possibile integrazione tra le due realtà, lavorando su tre direttrici: le linee “programmatiche”, il modello di governance e i costi dell’ipotetica nuova associazione. Vedremo come proseguiranno i confronti, di certo questo passaggio richiede tempo, ma la strada è tracciata.
Chiudiamo con la politica. Come giudica in generale l’operato del governo sul fronte energetico?
Apprezzo in generale la linea di indirizzo impressa nel cercare di restituire al mercato dei criteri di selezione e di misurazione dell’efficienza. Al di là dei singoli provvedimenti, sui quali sarebbe necessario scendere nel dettaglio, sono convinto che la strada sia quella giusta perché quando prevalgono logiche diverse il rischio, come abbiamo visto, è che si creino i presupposti per meccanismi distorsivi o “bolle” industriali.
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