Gli attivisti ospiti, arrivati in Italia dall'Iraq e dall'Eritrea, prenderanno parte a iniziative pubbliche e istituzionali in diverse città italiane e promuoveranno l'appello di Amnesty International per chiedere all'Europa di proteggere le vite e i diritti di migranti e richiedenti asilo lungo i propri confini.
Kareen Muhammad Hussein, nato in Iraq, ha 34 anni. È laureato in ingegneria civile. Lavorava come responsabile della pianificazione dei progetti di costruzione civile per conto di un'azienda che gestiva appalti nazionali di costruzione civile. Nell'agosto 2014 è stato costretto a lasciare l'Iraq per le minacce di morte da parte di milizie sostenute dal governo. Un giorno mentre tornava a casa dal lavoro, sconosciuti gli hanno puntato contro un'arma minacciandolo di morte.
"Dopo quell'episodio avevo paura persino di uscire di casa. Non sapevo cosa fare e ho dovuto nascondermi, cercando di non farmi vedere nei luoghi che solitamente frequentavo. Due giorni dopo l'episodio la mia casa è stata data alle fiamme; in quel momento ho capito che per loro ero un uomo morto. Non potevo fare nulla perché mi avrebbero comunque trovato e ucciso. Non potevo nemmeno andare dalla polizia, non sarebbe servito a nulla. Fortunatamente un amico mi ha detto di conoscere qualcuno che mi avrebbe aiutato a uscire dal paese. Quando l'ho incontrato, l'uomo mi ha chiesto 15.000 dollari e mi ha detto che poi avrebbe sistemato tutto lui per il viaggio. Non avevo scelta. Così, tra amici e parenti ho raccolto la somma che hanno permesso all'uomo di procurarmi un passaporto e di portarmi in Europa" - ha dichiarato Kareen Muhammad Hussein.
Salih Jabir, nato in Eritrea, ha 27 anni. È cresciuto a Massawa, la seconda città più grande del paese, dove ha frequentato le scuole superiori. Conclusi gli studi, è stato costretto all'addestramento militare e in seguito al servizio militare obbligatorio a tempo illimitato.
"Sono stato impegnato in questo servizio per tre anni, direi pagine buie della mia vita. Il mio sogno di continuare a studiare era stato interrotto. Così ho deciso di lasciare il paese e andare in Sudan. Qui sono rimasto un anno e sei mesi, facendo qualche lavoretto per guadagnarmi qualcosa. Pensavo di restare in Sudan e potere continuare i miei studi. Ma non era facile vivere lì. La situazione del paese era molto caotica. Così ho proseguito il mio viaggio verso la Libia, passando da Bengasi dove ho vissuto per un mese e poi a Tripoli. Qui trafficanti di uomini mi hanno tenuto rinchiuso, insieme ad altre persone, in attesa di partire per l'Italia. Avevo pagato circa 1000 dollari per poi essere rinchiuso, picchiato e maltrattato" - ha affermato Salih Jabir.
Roma, 4 maggio 2015
Ulteriori informazioni
Documento "L'Europa affonda nella vergogna. Il mancato soccorso di rifugiati e migranti in mare":
http://www.amnesty.it/Piano-azione-per-porre-fine-a-morti-di-rifugiati-e-migranti-nel-Mediterraneo
Appello Prima le persone, poi le frontiere:
http://appelli.amnesty.it/sos-europa/
Guarda cosa fa l'Europa in tuo nome:
http://www.soseurope-amnesty.com/it/
Campagna "Sos Europa":
http://www.amnesty.it/sos-europa
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