"La decisione di confermare le sentenze è agghiacciante. Avere un blog non è un reato. Raif Badawi è stato condannato solo per aver osato esercitare il suo diritto alla libertà d'espressione" - ha dichiarato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
"Rinunciando ad annullare le sentenze, le autorità dell'Arabia Saudita hanno mostrato un vergognoso disprezzo per la giustizia e per le decine di migliaia di voci che nel mondo si sono levate per chiedere il rilascio incondizionato e immediato di Raif Badawi. Ora che le sentenze sono definitive e non possono essere revocate, le sessioni di frustate rischiano di riprendere già venerdì prossimo e il prigioniero rischia di scontare fino in fondo la pena detentiva" - ha proseguito Luther.
Raif Badawi era stato condannato il 7 maggio 2014 a 10 anni, a 1000 frustate e a una multa di un milione di rial per aver creato un forum online per favorire il dibattito pubblico. Per Amnesty International, è un prigioniero di coscienza. Alla campagna per il suo rilascio hanno già aderito decine di migliaia di persone in ogni parte del mondo.
Il 9 gennaio 2015, Raif Badawi ha ricevuto le prime 50 frustate a Gedda, in pubblico, alla fine della preghiera del venerdì. Nelle successive settimane, le frustate sono state sospese, inizialmente per motivi medici poi senza spiegazioni. Dopo la conferma delle condanne, le frustate rischiano di riprendere.
Roma, 8 giugno 2015
Per firmare l'appello in favore di Raif Badawi:
http://appelli.amnesty.it/raif-badawi/
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