Intrusi su Instagram: inchiesta sulla pubblicità "non esplicita"
La copertina di Altreconomia 187 è dedicata alla pubblicità "non esplicita" sul social network utilizzato ogni giorno da 300 milioni di utenti: un fenomeno che vale almeno 3,5 miliardi di dollari e accomuna persone dello star system -come Fabrizio Corona, Gianluigi Buffon e la vice campionessa olimpica Rossella Fiamingo- e comuni cittadini divenuti "influencer" digitali. Ecco come funziona |
Milano, 2 novembre 2016. Ogni giorno su Instagram vengono pubblicati 95 milioni di post, che ricevono 4,2 miliardi di like. Molti contenuti fanno riferimento a prodotti e marchi, ma pochi evidenziano in modo esplicito quando le foto sono diffuse da qualcuno che è stato pagato per farlo. È l'esempio dell'immagine da 5,7 milioni di like in cui la cantante Selena Gomez beve una Coca-Cola.
La Federal Trade Commission USA -che abbiamo intervistato- ha affrontato il tema "condannando" le pratiche scorrette dei grandi magazzini Lord and Taylor di Manhattan; in Italia, invece, l'Antitrust non lo sta ancora affrontando, nonostante numerosi personaggi famosi "lavorino" su Instagram -tra loro anche Fabrizio Corona, la showgirl Alessia Marcuzzi e l'ex velina Melissa Satta-. Negli ultimi 6 anni, sono stati pubblicati oltre 3,5 milioni di post pubblicitari: sono solo la punta di un iceberg, ma valgono almeno 3,5 miliardi di dollari. Abbiamo intervistata Margrethe Vestager (qui un estratto, in formato video-intervista di 7'13''), la commissaria UE alla concorrenza responsabile della maxi-sanzione da 13 miliardi di euro comminata ad Apple. "I nostri padri fondatori avevano constatato che se vuoi costruire un mercato giusto, non può essere consentito a singoli Stati di concedere risorse a singole imprese sotto forma di benefici fiscali o prestiti agevolati o simili" ci ha spiegato. E parlando della revisione del trattamento fiscale per le imprese, ha dichiarato di preferire "il sistema del Country-by-Country Reporting", che permetterebbe di "sapere per ciascun colosso imprenditoriale il numero dei dipendenti, le attività, il risultato economico, i profitti e le tasse dovute". Nel 2015 quasi 30mila persone sono partite da 86 Paesi per combattere con Daesh. È possibile prevenire la radicalizzazione? Sì, secondo gli esperti internazionali di counter-violent extremism che abbiamo intervistato: serve l'aiuto di psicologi e insegnanti, per comprendere l'avvicinamento al terrorismo, ed educare alla cittadinanza. In Francia, da cui provenivano 1.700 dei 5mila foreign fighters europei del 2015, lo Stato investe nella creazione di centri pubblici di prevenzione e di cittadinanza. Il primo è nato a Beaumont-en-Veron, e altri 11 apriranno nel prossimo biennio. In Olanda, la de-redicalizzazione si fa anche nelle carceri: Jason Walters, responsabile dell'omicidio del regista Theo van Gogh nel 2004, due anni dopo venne arrestato e condannato a 15 anni. Nel 2010, ha condannato pubblicamente l'estremismo e le proprie scelte. Così nel 2013 è stato rilasciato in anticipo, re-integrandosi nella società. Reportage dalla valle del Bario, nel Borneo, dove il ritrovamento di dolmen e anfore, testimonianze archeologiche della cultura Kelabit, hanno fermato la deforestazione in corso per far spazio a piantagioni di palma da olio. E oggi -grazie a manifestazioni come "Bario food festival" e "Borneo highlands eco challenge", e a progetti di comunicazione come il Bario Telecentre- qui arrivano turisti che permettono ai Kelabit di immaginare un'economia fondata sul turismo sostenibile. Il sommario completo della rivista è a questo link |
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