Gli uomini hanno fatto tutto ciò che era umanamente possibile per trovare soluzioni alle condizioni ambientali, ma non c’è stato nulla da fare. Gli Urali si sono mostrati una catena montuosa estremamente ostica. E non c’è nulla da eccepire ai mezzi meccanici che, in tutta franchezza, si sono mostrati superiori alle aspettative. Nelle settimane scorse, infatti, avevano affrontato e vinto situazioni che stando alla popolazione locale non erano mai state superate da mezzi gommati.
Ciò che ha reso il rimanente percorso impossibile da affrontare è stata la inusuale quantità di neve caduta nelle settimane precedenti all’arrivo di OLTRE e ciò in seguito alle temperature insolitamente elevate.
Nei mesi di dicembre e gennaio infatti, le temperature lungo il sessantesimo parallelo nord scendono quasi costantemente sotto i -30°C, ma quest’anno sono risultate molto più elevate, al punto da toccare per diversi giorni consecutivi i -4°C.
L’insieme di tali condizioni ha rallentato di molto la spedizione che comunque non avrebbe mai voluto abbandonare l’obiettivo finale, se non fosse intervenuto l’ultimo insormontabile ostacolo voluto dalla natura: la neve. Troppo abbondante per poter procedere.
Di fronte a tale situazione il capo spedizione Petter Johannesen, supportato a distanza da tutta l’organizzazione di OLTRE, ha cercato e tentato tutte le soluzioni possibili. Una di queste sarebbe stata quella di imbarcare i mezzi e gli uomini su un treno per superare l’ostacolo Urali, ma non sarebbe stato leale con gli intenti della spedizione: ripetere il Passaggio a Nord-Est su mezzi gommati. E così si è preferito tornare verso ovest.
La decisione, sofferta, è risultata l’unica percorribile, anche perché le immagini ad elevata risoluzione ottenute dai satelliti non lasciano dubbi sulla mancanza di piste affrontabili dagli attuali mezzi.
La spedizione sta così tornando su propri passi e quindi dovrà ancora affrontare condizioni estreme che ha trovato durante il tragitto di andata.
Johannesen ha fatto comunque sapere che gli uomini che hanno affrontato le fatiche delle ultime settimane stanno bene, nonostante non siano solo state fisiche ma anche e soprattutto psicologiche, e che il supporto dei medici ha permesso di mantenere compatto ed omogeneo il gruppo così da affrontare e risolvere tutte le problematiche nel migliore dei modi.
Il ritorno a Milano degli uomini e dei mezzi è atteso tra i 15 e i 30 giorni, un lasso di tempo legato a ciò che troverà la spedizione durante il viaggio.
Non mancheremo di tenervi informati passo dopo passo.
L'Organizzazione ICE S.r.l.
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