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domenica 5 luglio 2009

Ho il fuoco nelle mani



Federico Garcia Lorca-
La vita e l’arte di un Gemelli, Ascendente Pesci
(nato il 5 Giugno 1898 a mezzanotte, Sole in Gemelli, Luna in Capricorno, Mercurio in Toro, Marte in Ariete, Venere in Cancro, Giove a 0°Bilancia sulla Cuspide dell’VIII casa, Saturno e Urano in Sagittario, Nettuno e Plutone congiunti al Sole in IV casa in Gemelli)

Bisogna sempre guardare con molta più attenzione alle opere di un artista famoso che alla sua biografia od al suo Tema Astrale. Anche per me così è stato, sin dall’inizio del mio interesse in Garcia Lorca come artista. Ma volendo analizzare, approfondire la vita dello scrittore poeta e musicista si può dare un’occhiata ora al suo Quadro Astrale e si possono comprendere molti dei “leif motiv” che emergono nella sua vita direttamente dalle energie planetarie.

ECLETTISMO COME GEMELLI
Un esempio di vita dove l’eclettismo dei Gemelli è combinato l’idealismo dei Pesci.
Una vita, quella di Garcia Lorca, fatta di viaggi, di continue partenze, frenate e ripartenze, svolte continue di cui l’ultima tragica. La scelta di stare dalla parte sbagliata politicamente parlando. Le amicizie importanti, Pablo Neruda, Salvador Dali, Andres Segovia, Mirò e tanti altri. Nelle sue parole:
“A questo mondo io sono e sarò sempre dalla parte dei poveri. Sarò sempre dalla parte di coloro che non hanno nulla e ai quali si nega perfino la tranquillità del nulla. Noi - e mi riferisco agli uomini di estrazione intellettuale ed educati nell'ambiente delle cosiddette classi benestanti - siamo chiamati al sacrificio. Accettiamolo. Nel mondo non lottano più forze umane, ma telluriche. Se mi pongono su una bilancia il risultato di questa lotta, in un piatto il tuo dolore e il tuo sacrificio, e in un altro la giustizia per tutti, pur con l'angoscia di un futuro che si pronostica, ma non si conosce, io su quest'ultimo piatto batto il pugno con tutta la mia forza".

SOLE IN GEMELLI CONGIUNTO NETTUNO E PLUTONE IN IV CASA
Ed ecco Il poeta! La grazia e il genio, il cuore alato e la cascata cristallina dei motti. Federico García Lorca era uno scialacquatore con l’allegria centrifuga, che raccoglieva in seno e irradiava, come il pianeta erratico Mercurio, come sa fare solo i Gemelli, proiettando la felicità, e l’infelicità di vivere, tradotte sempre in versi musicali. Teatrale, istrionico, ingenuo e commediante, cosmico e provinciale, singolare musicista, splendido mimo, timido e superstizioso, raggiante e gentile: era una sorta di riassunto delle età della Spagna, della fioritura popolare; un prodotto mestizo arabico-andaluso che illuminava e profumava, come un gelsomino, tutta la scena di quella Spagna, gitana ahimè!, scomparsa. Inventore di un teatro ambulante, spesso solo triste e sconsolato, e nel silenzio, nella folla e nei trionfi, era un moltiplicatore della bellezzza. Difficile trovare così tanta magia nelle mani di una stessa persona che in realtà, essendo sia Pesci, che Gemelli e Sagittario quindi “mutuabile” e doppio, si scomponeva in una miriade di sottopersonalità, tutte valide e diverse.

L’ARTE COMINCIA CON MERCURIO IN TORO OPPOSTO URANO TRIGONO GIOVE
La sensibilità artistica di Federico ha sicuramente una genesi musicale nell’nfanzia, infatti le prime commozioni estetiche della sua infanzia, vissuta tra la nativa Fuentevaqueros e Granada, sono legate all’universo dei suoni e si può credere che una sorta di incantato stupore nei confronti della musica abbia accompagnato lo scrittore per tutta la vita. “Rimango meravigliato - scrive all’amico Jorge Guillén il 9 settembre 1926 - quando penso che l’emozione dei musicisti (ascoltando Bach) è retta e avvolta da una perfetta matematica”.
Nella vita e nelle opere di questo scrittore-poeta si scopre di volta in volta lo spessore, la grandezza e la naturalezza di un grande artista che esprime la predilizione per i valori fondamentali dell’uomo, della natura e della vita stessa, amante della Natura: animali, insetti, contadini, bambini, alberi, fiumi, sole e luna, egli sa trarre dalle componenti cosmiche vegetali, animali e minerali le immagini più rappresentative e più suggestive dei suoi sentimenti. Le stagioni, il cosmo, la terra, l’acqua, il sole, la luna, il mare corrispondono metaforicamente ai vari momenti della breve vita e degli umori del gitano e giovane Lorca. I Gemelli è anche il segno di Caino ed Abele e Federico finisce sotto i “cani di piombo” dei suoi fratelli “diversi”, i falangisti di Franco, a soli trent’otto anni il 19 agosto, viene fucilato con altri repubblicani subito dopo l’occupazione di Granada , sua città natale da parte dei franchisti. “Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient’altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l’uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica.”

SATURNO IN SAGITTARIO AL MEDIO CIELO
Saturno in Sagittario, l'anelo alla libertà bloccato e ridimensionato dal peso della famiglia, della patria, del giudizio degli altri. Garcia Lorca non era un bravo studente, per lo meno, non abbastanza affidabile, ed era regolarmente un “outsider” della cultura. Ma dagli insuccessi accademici passa, con una capriola tipica dei Gemelli, ad uno straordinario successo popolare.

Da “Simbolo”

Cristo
teneva uno specchio
in ogni mano.
Moltiplicava
il proprio spettro.
Proiettava il suo cuore
negli sguardi neri.
Credo!

La raccolta “Poeta in New York” è profetica.

“Aurora”
L’Aurora a New York possiede
quattro colonne di fango
e un uragano di colombi neri
che guazzano nell’acqua imputridita.

“La luce è seppellita da catene e frastuoni
di impudica sfida di scienza senza radici.
Nei quartieri c‘è gente che barcolla d’insonnia
come appena scampata da un nubifragio di sangue.”

Nelle colonne di fango si intravedono le torri di Manhattan fumanti e ridotte ad un cumulo di macerie nel 2001.

L’AMORE COME FANTASIA
Venere in Cancro in IV casa opposto Luna:

“amore: sarà amore oscuro, amore mistico e casto, oppure perverso?"

Con una fase di Luna in Capricorno opposta Venere è probabile che il poeta fosse estremamente timido e forse complessato. Non si può dire però che l’amore sia l’argomento principale per Garcia Lorca, omossessuale o meno che sia stato, non è dato sapere, ma comunque deluso anche dalle donne, anche se la cultura gay gli si è buttata addosso, è stato piuttosto spinto a scrivere dall’anelo alla libertà:

“...e per la forza di una parola, io ricomincio la mia vita. Sono nato per conoscerla, per chiamarla: Libertà!”


IL BAD KARMA SATURNO IN SAGITTARIO OPPOSTO SOLE, I VIAGGI PER PRENDERE DISTANZA DALLA FAMIGLIA DI ORIGINE, DAL MONDO DELL’ADOLESCENZA
Nato in una famiglia di piccoli proprietari terrieri nel paesino di Fuente Vaqueros, García Lorca è per vari aspetti un ragazzo prodigio, sebbene non raggiunga mai l’eccellenza - non per incapacità, ma per le pieghe del suo complesso carattere - in ambito scolastico. Tuttavia, verso la fine del 1929, García Lorca cade vittima di una depressione sempre più profonda, esacerbato frutto dei sensi di colpa per una omosessualità che comunque sempre meno riesce a mascherare con amici e parenti, inizia a viaggiare, ed in particolare il soggiorno a New York, dove Federico frequenta per un breve lasso la Columbia University, assume una importanza fondamentale nella produzione poetica di Lorca, che difatti compone quello che molti giudicano il suo capolavoro, ovverosia Poeta en Nueva York, incentrato sull’alienazione dell’uomo nella società moderna e sui meccanismi che permettono ai pochi di dominare sui molti.
Le sue poesie riflettono la sua incendiata critica nei confronti della disumanizzazione, del mancato rispetto nei confronti della natura e dell’emarginazione dei diseredati, che in Romancero gitano erano appunto rappresentati dai gitani, mentre in queste libro sono soprattutto la comunità nera:

“Io credo che il fatto di essere di Granada mi spinga all’umana comprensione dei perseguitati, del gitano, del negro, dell’ebreo... del moro, che noi tutti ci portiamo dentro!”

L’IDENTITA’ LACERATA; SATURNO OPPOSTO SOLE NETTUNO E PLUTONE DECIMA E QUARTA CASA

« Era la mia voce antica
ignara dei densi succhi amari.
La sento lambire i miei piedi
sotto le fragili felci bagnate.

Ahi, voce antica del mio amore,
ahi, voce della mia verità,
ahi, voce del mio aperto costato,
quando tutte le rose nascevano dalla mia lingua
e il prato non conosceva l’impassibile dentatura del cavallo!. »
(F. G. Lorca, Poemas del lago Edem Mills)

Da mio padre ho ereditato la passione e da mia madre l’intelligenza?, dirà a trent’anni.

I GRANDI TEMI CULTURALI del poeta sono Granada, l’Alhambra, la gloriosa storia della città, ciò che ne scrissero Baudelaire e Hugo, le musiche di Albéniz e di Debussy, il flamenco , la gitana, il colore della notte (Luna In Capricorno) , fece studi letterari e giuridici, ebbe profonde conoscenze musicali, cantava, suonava più strumenti, disegnava e dipingeva. E ancora la sua destrezza al pianoforte, una forte ribellione verso la Chiesa e una profonda angoscia sessuale, sublimata nella ricerca artistica. . le donne e gli uomini, gli uomini e le donne, senza identità di genere. Le sensualità, la miscela profumata della vita: cedro, oleandro amaro, uliveti, aranceti, bianche camelie, erbe d’argento, gigli freschi, giunchi magnolie e gelsomini e poi immancabilmente c‘è «il sangue delle tue vene nella mia bocca/ la tua bocca senza luce per la mia morte». I suoi primi artícoli, fra cui uno sulla vita dei monaci (nella cui apparente abnegazione Federico vede radici nevrotiche) e un altro sulle regole della musica (in cui afferma, in sintesi, che se, in arte, le regole sono pur necessarie per i principianti, in seguito servono soltanto ai mediocri, e che il vero artista agisce per intuizione, non per regole.

"POTESSERO LE MIE MANI SFOGLIARE

Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.
T’amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!"

"INTERNO
Non voglio essere né poeta,
né galante.
Lenzuola bianche perché tu ci svenga!

Tu non conosci il sonno
né il fulgore del giorno.
Come le seppie,
con inchiostro di effluvi acciechi nuda.
Carmen."

Gli scanzonati appunti di viaggio

"PICCOLO VALZER VIENNESE

A Vienna ci sono dieci ragazze,
una spalla dove piange la morte
e un bosco di colombe disseccate.
C’è un frammento del mattino
nel museo della brina.
C’è un alone con mille vetrate.

Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!
Prendi questo valzer con la bocca chiusa.
Questo valzer, questo valzer, questo valzer, di sì, di morte e di cognac che si bagna la coda nel mare.
Io ti amo, io ti amo, io ti amo,
con la poltrona e il libro morto,
nel malinconico corridoio,
nell’oscura soffitta del giglio,
nel nostro letto della luna,
nella danza che sogna la tartaruga.

Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!
Prendi questo valzer dalla spezzata cintura.
A Vienna ci sono quattro specchi, vi giocano la tua bocca e gli echi.
C’è una morte per pianoforte
che tinge d’azzurro i giovanotti.
Ci sono mendichi sui terrazzi.
E fresche ghirlande di pianto.

Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!
Prendi questo valzer che spira fra le mie braccia.
Perché io ti amo, ti amo, amore mio,
nella soffitta dove giocano i bambini,
sognando vecchie luci d’Ungheria
nel mormorio di una sera mite,
vedendo agnelli e gigli di neve
nell’oscuro silenzio delle tue tempie.

Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!
Prendi questo valzer del…

A Vienna ballerò con te
con un costume
che abbia la testa di fiume.
Guarda queste mie rive di giacinti!
Lascerò la mia bocca tra le tue gambe,
la mia anima in foto e fiordalisi,
e nelle onde oscure del tuo passo
io voglio, amore mio, amore mio, lasciare,
violino e sepolcro, i nastri del valzer. "

IL PESSIMISMO COSMICO

"GAELA III - DELL’AMORE DISPERATO
La notte non vuole arrivare
in modo che tu non arrivi,
e io non possa andare.

Ma io andrò,
anche con tempie rose da un sole di scorpioni.
Ma tu verrai con la lingua bruciata dalla pioggia di sale.
Il giorno non vuole arrivare
in modo che tu non arrivi
e io non possa andare.

Ma io andrò
dando in consegna ai rospi il mio morso garofano.
Ma tu verrai per le fosche cloache dell’oscurità.
Né la notte né il giorno vogliono arrivare perché per te io muoia e tu muoia per me."

CASIDA IV - "DELLA DONNA DISTESA

Vederti nuda rievoca la Terra,
la Terra liscia, sgombra di cavalli.
La Terra senza un giunco, forma pura
chiusa al futuro: limite d’argento.
Vederti nuda è capire l’ansia della pioggia che cerca esile vita, la febbre del mare dall’immenso volto che non trova la luce della guancia.
Il sangue, risuonando nelle alcove, giungerà con le spade sfolgoranti, tu però non saprai dove si celano il cuore di rospo o la violetta.
Il tuo ventre una lotta di radici, alba senza contorno le tue labbra. Sotto le rose tiepide del letto i morti gemono aspettando il turno."

"Amore sviscerato, viva morte,
la tua parola scritta invano attendo
e penso, mentre sta appassendo il fiore,
se vivo senza me ti voglio perdere.
Il vento è immortale. Non conosce la pietra inerte l’ombra e non la sfugge. Non ha bisogno l’intimo del cuore del miele freddo sparso dalla luna.
Ma io soffersi. Mi straziai le vene, tigre e colomba, sulla tua cintura in un duello di morsi e di asfodeli.
Riempi ora di parole il mio delirio o fa’ che viva nella mia serena notte d’anima eternamente oscura."

LA BISESSUALITA’ DEI GEMELLI
"IL POETA PARLA AL TELEFONO CON L’AMORE
Ha irrigato la duna del mio petto
nella dolce cabina la tua voce.
E’ stata primavera a sud dei piedi
e fior di felce a nord della mia fronte.
Pino di luce nello spazio stretto
ha cantato senz’alba né sementi
e per la prima volta il mio lamento
corone di speranza ha appeso al tetto.
Dolce e lontana voce che hai versata.
Dolce e lontana voce che ho gradita.
Lontana e dolce voce tua smorzata.
Lontana cerva oscura che è ferita.
Dolce singulto nella nevicata.
Lontana e dolce nel midollo infissa!

Tu mai potrai capire quanto ti amo
perché in me dormi e resti addormentato.
Io ti nascondo in lacrime, braccato
da una voce di penetrante acciaio.
Norma che scuote insieme carne e stella trapassa già il mio petto addolorato e le fosche parole hanno addentato le ali della tua anima severa.
Gruppo di gente salta nei giardini e attende il corpo tuo, la mia agonia su cavalli di luce e verdi crini.
Ma continua a dormire, vita mia, Senti il mio sangue rotto nei violini! Attento, ché c’è ancora chi ci spia!"

I PRESENTIMENTI OSCURI DI MORTE
Garcia Lorca non era politico, ma morì per ragioni politiche. Pochi giorni prima della sua esecuzione da parte dell'appena instaurato regime di destra rilascia un’ultima intervista, al “Sol” di Madrid, in cui c’è una eco delle motivazioni che l’avevano spinto a rifiutare quelle offerte di vita fuori dalla Spagna, che avrebbero potuto salvarlo:

"Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient’altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l’uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica."

“Come son pesanti i giorni,
A nessun fuoco posso riscaldarmi,
non mi ride ormai nessun sole,
tutto e’ vuoto,
tutto e’ freddo e senza pieta’,
ed anche le care limpide stelle
mi guardano senza conforto,
da quando ho appreso nel mio cuore,
che anche l’amore puo’ morire.”

“Giaccio da solo nella casa silenziosa,
la lampada e’ spenta,
e stendo pian piano e mie mani
per afferrare le tue,
e lentamente spingo la mia fervente bocca
verso di te e bacio me fino a stancarmi e ferirmi -
e all’improvviso son sveglio,
ed intorno a me la fredda notte tace,
luccica nella finestra una limpida stella -
o tu, dove sono i tuoi capelli biondi,
dov’e’ la tua dolce bocca?
Ora bevo in ogni piacere la sofferenza
e veleno in ogni vino;
mai avrei immaginato che fosse tanto amaro
essere solo
essere solo e senza di te!”

Lorca fu quindi un rivoluzionario mistico visionario e ambivalente che, nonostante l’educazione ricevuta, non credeva nel Dio biblico. Un rivoluzionario con la missione di difendere, con le sue opere, l’amore totale, l’amore in ogni sua forma, libero da puritanismi, proibizioni, castighi, inferni. I reazionari udirono il suo messaggio, lo capirono, lo disprezzarono e lo condannarono. Si sentirono offesi nel profondo. E quando giunse il momento opportuno, fecero pagare al poeta la sua temerarietà con la morte.

«Nelle mani/ ho i buchi/ dei chiodi./ Non vedi come/mi dissanguo?/Non guardare mai indietro» e «pensa che il mondo è piccolo/e il cuore immenso… pensa che il sospiro tenero/e il grido scompaiono/nella corrente del vento».

Il viaggio alla ricerca di se stessi, del senso autentico della vita, sembra non avere fine perché, nel momento in cui il poeta crede di trovarsi vicino al punto d’arrivo, ecco che, inesorabilmente, tutto ricomincia da capo.
L’amore per la strada: è questa la separazione dell’uomo dal Tempo e dalla Natura: le notti nei caffè della Rambla e della “movida” lo portano ad affermare:
“l’unica strada della terra che vorrei non finisse mai”,
quella visione della vita che gli faceva dire “tardi ma in tempo”, il desiderio di recitare le sue poesie, di incontrarsi con le persone, di tenere conferenze, di schierarsi in difesa di un ideale, la certezza che solo il poeta può rendere immortale la persona amata, o un canto profondo di libertà e anche il nome d’un torero, come nel lamento per Ignacio Sanchez Mejias, e così salvarli dall’oblìo.

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