Nella lettera al presidente del Consiglio, Amnesty International segnala una serie di preoccupazioni relative ai diritti umani in alcuni paesi asiatici e chiede d'intervenire in favore di una serie di casi individuali.
In Laos, sono trascorsi quasi due anni dalla sparizione di Sombath Somhone, un attivista della società civile che si occupava di sviluppo, mentre in Cina il Nobel per la pace Liu Xiabo 2010 è giunto al sesto di 11 anni di carcere inflittigli nel 2008 per "sovversione". Recentemente, sempre in Cina, il docente universitario uiguro Ilham Tohti è stato condannato all'ergastolo per reati di opinione.
Amnesty International segnala all'attenzione della presidenza italiana dell'Ue anche il diffuso ricorso alla tortura nelle Filippine e il preoccupante aumento dell'uso della forza eccessiva da parte della polizia contro i manifestanti a Hong Kong.
Tra i partecipanti al Summit Asem, vi sarà anche la Thailandia, dove a seguito della dichiarazione della legge marziale e alla salita al potere di un consiglio militare diretto dal generale Prayuth Chan-ocha, sono in corso gravi violazioni dei diritti umani. L'esercizio pacifico dei diritti alla libertà d'espressione e di manifestazione è sottoposto a limitazioni e numerose persone sono comparse di fronte alla corte marziale, in processi irregolari contro i cui verdetti non è previsto appello. Secondo Amnesty International, non vi sono state indagini efficaci sulle credibili denunce di torture e sparizioni forzate, anche di detenuti arrestati sulla base della legge marziale. Sebbene le autorità continuino a promettere il ritorno alla normalità, non è stato reso noto quando la legge marziale sarà abrogata.
La Thailandia ha dichiarato che parteciperà al Summit Asem per dimostrare che è ancora un importante attore sulla scena internazionale pur se in un "periodo di cambiamento". Amnesty International ritiene che la Thailandia debba rispettare i suoi obblighi internazionali e ripristinare le garanzie in materia di diritti umani. La comunità internazionale non dovrebbe accettare vaghe promesse sull'alleggerimento delle restrizioni in un futuro indeterminato quanto piuttosto sollecitare le autorità thailandesi ad agire immediatamente per ripristinare le libertà e assicurare che nessuno sia sanzionato per il legittimo esercizio dei suoi diritti umani.
Pertanto, Amnesty International ha sollecitato gli stati membri dell'Ue, per il tramite della presidenza italiana, a chiedere alle autorità thailandesi di abrogare le restrizioni introdotte ai sensi della legge marziale, assicurare il diritto d'appello contro le sentenze, affidare i processi di imputati civili alle corti ordinarie, annullare le condanne, ritirare le incriminazioni e garantire il rilascio incondizionato e immediato nei confronti di tutte le persone che si sono limitate a esercitare pacificamente il diritto alla libertà di espressione e manifestazione.
Le stesse richieste e raccomandazioni contenute nella lettera alla presidenza italiana dell'Ue sono state inviate, a firma del direttore generale dell'Ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee Nicolas J. Beger, al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso.
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