Le catacombe di Domitilla dimostrano, in maniera monumentale, iconografica ed epigrafica, il travaglio della conversione alla nuova fede. Alcune tombe pagane diventano – nel corso del III secolo – espressamente cristiane ed entrano a far parte del grande cimitero comunitario che, con le sue gallerie, abbraccia l’intero popolo di Dio.
I responsabili della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra hanno voluto raccontare questo lento processo della cristianizzazione della città di Roma, con la creazione di un piccolo museo, che raccoglie sarcofagi, ritratti ed epigrafi, che coprono un lungo periodo, che, dal II secolo giunge al V secolo d.C.
Questo Museo vuole esprimere il cambiamento ideologico o religioso che porta dalla civiltà del mito alla cultura cristiana, attraverso le scene di vita quotidiana, sottolineando l’importanza del lavoro, inteso nell’accezione patristica, che vede nell’attività manuale una sorta di continuazione della creazione.
Le pitture delle catacombe, poi, con le scene miracolose del Nuovo Testamento e con i prodigi salvifici del Vecchio, vogliono anticipare la salvezza dei cristiani ordinari, guardando alle guarigioni e alle resurrezioni del passato come a vere e proprie prefigurazioni della salvezza eterna.
Durante questi ultimi anni le catacombe aperte al pubblico sono state restaurate, scavate, valorizzate per una più larga accoglienza e, in occasione dell’Anno Santo appena trascorso, è stata aperta anche la splendida catacomba dei Ss. Pietro e Marcellino che ha molto arricchito il panorama artistico e storico della Roma cristiana nei primi secoli.
L’intento dei responsabili della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, sempre incoraggiati dal Cardinale Gianfranco Ravasi, è proprio quello di far conoscere ai pellegrini, che giungono a Roma da tutto il mondo, la testimonianza archeologica eloquente e significativa delle origini del Cristianesimo.
Qui, nei cimiteri, nei “dormitori”, in attesa della resurrezione, si respira quell’atmosfera dell’attesa e della speranza, che muoveva i pensieri dei fratelli della prima ora. Qui, i Cristiani, i visitatori, gli uomini dei nostri giorni possono trovare le risposte ai loro interrogativi più urgenti e intimi, ripercorrendo – nel buio delle catacombe – quei passi che condussero le prime comunità romane verso la luce della rivelazione, della salvezza, della vita oltre la morte, con la convinzione che “la morte non ha l’ultima parola”.
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