Un sms al 45501 per dare speranza di cura ai bambini in Uganda
Campagna a favore del Lacor Hospital sviluppato da Piero e Lucille Corti.
250 mila pazienti curati ogni anno, di cui l'80% sono donne e bambini.
In Uganda quasi il 70% della popolazione vive in povertà e il tasso di mortalità infantile è altissimo: 90 bambini su 1.000 nati non arrivano ai 5 anni d'età a causa di malaria, polmonite, diarrea, malnutrizione.
Speranza di guarigione per migliaia di ugandesi è il St. Mary's Hospital Lacor nel Nord Uganda, uno dei maggiori ospedali senza scopo di lucro dell'Africa Equatoriale.
Grazie a 600 dipendenti ugandesi sono curate ogni anno 250mila persone, di cui l'80% sono donne e bambini, i più colpiti dalla povertà e dalle durissime condizioni di vita. Le tariffe non superano il 25% del costo delle cura, e chi non è in grado di pagare è curato gratuitamente.
Per continuare a garantire cure e assistenza medica anche ai più bisognosi l'ospedale necessita di sostegno. Per contribuire, dal 24 aprile al 7 maggio, è possibile partecipare alla campagna di raccolta fondi con SMS solidale al 45501 promossa dalla Fondazione Corti, nata per volontà dei medici Piero e Lucille Corti.
La storia del St. Mary's Hospital Lacor è anche la storia dei coniugi Piero Corti, pediatra brianzolo, e Lucille Teasdale, chirurgo pediatrico canadese, che in 50 anni di lavoro hanno diretto e sviluppato la struttura, trasformandola da piccolo ospedale al grandissimo presidio che è oggi.
Piero e Lucille giungono al St. Mary's nel 1961 per un impegno di tutta la vita per offrire le "migliori cure possibili al maggior numero di persone e al minor costo". Hanno curato, formato medici e infermieri ugandesi per rendere l'ospedale sempre più efficiente e autonomo grazie al personale locale.
Oggi il ruolo dell'ospedale va oltre le cure mediche: è un motore determinante per lo sviluppo sociale ed economico locale ed è il maggiore polo di formazione di professionisti sanitari nella regione. Ogni anno oltre 450 studenti frequentano le sue scuole per infermiere, ostetriche, tecnici di laboratorio e anestesia, assistenti di sala operatoria.
È sede di tirocinio per medici neolaureati dalle facoltà di medicina statali del paese ed è polo universitario della Facoltà di Medicina di Gulu. Per sopravvivere ai decenni di isolamento l'ospedale ha dovuto allestire officine per costruzioni, riparazioni e manutenzione che permettono a muratori, carpentieri, elettricisti e meccanici di apprendere un mestiere.
Nei suoi 56 anni di storia l'ospedale ha affrontato innumerevoli emergenze, come l'epidemia di ebola che lo ha colpito nel 2000, ed è stato studiato come modello di successo in un contesto tra i più difficili caratterizzato da guerre, epidemia e povertà estrema.
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