Il documento "Serbia: porre fine all'impunita' per i crimini di diritto internazionale" esamina in dettaglio come e perché migliaia di vittime – in Bosnia-Erzegovina, Croazia e Kosovo – si siano viste negare l'accesso alla giustizia. Poche tra esse hanno ottenuto qualche forma di riparazione o risarcimento per le violazioni subite.
"I prossimi anni saranno cruciali per affrontare il clima di impunita' in Serbia. Il tempo passa, i testimoni muoiono e i ricordi svaniscono. I perpetratori di crimini di guerra devono essere giudicati con urgenza per garantire che le vittime ottengano giustizia prima che sia troppo tardi", ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e l'Asia Centrale di Amnesty International.
"Il processo di adesione della Serbia all'Ue e' un'occasione unica per affrontare le carenze del sistema giuridico e garantire che nei prossimi anni la Serbia abbia gli strumenti e le risorse per indagare e perseguire questi crimini efferati".
Il nuovo rapporto e' pubblicato in occasione dell'avvio dei negoziati di adesione sugli impegni in materia di diritti umani che la Serbia dovra' applicare prima di entrare nell'Ue. Analizza i problemi nel sistema accusatorio e giudiziario e individua una serie di ostacoli e barriere istituzionali per effettuare indagini complete, imparziali ed efficaci e per il perseguimento dei crimini di diritto internazionale.
A 10 anni dall'apertura di un tribunale speciale per i crimini di guerra nella capitale Belgrado, solo circa 160 persone sono state processate per i crimini di diritto internazionale che ebbero luogo in tutta la regione durante le guerre degli anni '90.
"I parenti degli scomparsi stanno ancora aspettando di conoscere i nomi dei responsabili della morte dei loro cari; donne e ragazze che hanno subito crimini di guerra di natura sessuale sono ancora in attesa di vedere i loro persecutori assicurati alla giustizia"- ha dichiarato Dalhuisen.
Amnesty International chiede alla Commissione europea di utilizzare gli attuali negoziati di adesione per spingere la Serbia ad adottare una serie di misure concrete che pongano fine all'impunita' per i crimini di guerra, tra cui:
* fornire personale e risorse sufficienti all'Ufficio del procuratore per i crimini di guerra;
* creare un'efficace unita' investigativa della polizia per i crimini di guerra;
* assicurare adeguato sostegno ai testimoni, compreso il supporto specialistico alle sopravvissute ai crimini di guerra di natura sessuale;
* garantire il diritto delle vittime al risarcimento, inclusa la compensazione.
Il rapporto chiede anche la riforma dell'Unita' di protezione dei testimoni (Wpu), accusata di aver intimidito testimoni sotto la sua protezione. In questo contesto, proprio nel momento in cui il rapporto viene diffuso, Amnesty International ha accolto con favore la notizia del licenziamento, seppur tardivo, del capo della Wpu.
"Stiamo chiedendo alla Commissione europea di adottare lo stesso tipo di controllo rigoroso sui progressi della Serbia nelle indagini e nel perseguimento di questi crimini che fu applicato nei confronti della Croazia in occasione del suo ingresso nell'Ue"- ha dichiarato Dalhuisen.
"I progressi saranno raggiunti solo con l'impegno da parte del governo serbo ad attuare misure concrete per garantire giustizia per tutti. A meno che le autorita' non dimostrino la volonta' politica di porre fine al clima di impunita' in Serbia, non si avra' alcun progresso e non si otterra' giustizia".
Amnesty International ritiene che affrontare l'impunita' per i crimini di diritto internazionale debba essere un elemento cruciale per la soddisfazione dei criteri di adesione.
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