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domenica 10 febbraio 2019

La tragica morte di Prince Jerry, 25enne laureato in chimica

Beh dai un posto adesso si è liberato no? Vi sentite un po' meno stretti ora? Avete già fatto gli auguri al terremotato italiano che da ieri ha finalmente la casa? E al divorziato italiano che da ieri non dorme più in macchina ma in albergo a 5 stelle col wifi, sky e 35 euro al giorno? E al giovane laureato italiano che da ieri ha finalmente un lavoro?

Visto? Ci voleva solo un po' di pazienza. Ma piano piano i nostri problemi si stanno risolvendo. Era tutto qua. Che poi, fossero tutti come questo ragazzo. Molti di quelli a cui da quest'estate stiamo togliendo la protezione umanitaria stanno rimanendo in Italia da clandestini, non avendo altra scelta. A parte morire ovviamente.

Prince Jerry invece ci ha tolto pure sto fastidio della clandestinità buttandosi sotto al treno. A 25 anni. Che forza che siamo noi italiani eh? Alla fine ci è bastato un voto, un cazzo di voto, una cazzo di matita, per fare quello che non è riuscita a fare l'Africa, che non è riuscito a fare l'inferno della Libia, che non è riuscita a fare la voracità del mare, la solitudine, la fame, le avversità: svuotare di ogni speranza questo ragazzo.

E invece bastava così poco a togliere la vita da dentro a uno che la vita ha cercato di guadagnarsela e sudarsela giorno per giorno a morsi, tanto la desiderava. Non servivano il mare o la Libia. Bastavano una carta e un timbro per fargli dire "mi arrendo". A 25 anni. 

L'illuso si era pure messo a studiare dalla mattina alla notte: chimica e italiano. Pensava di meritarsela la vita, di essersela guadagnata. Invece gli hanno detto che doveva tornarsene in Nigeria. Perché colpevole di essere nato lì. 

Pensava di poter riscattare questa imperdonabile colpa lottando, lavorando, studiando, comportandosi bene. Ma pensava male. E forse è stato l'ultimo pensiero che gli sia passato per la testa. Prima che a passarci sopra forse il treno.

Emilio Mola


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