Concluso il soggiorno sulla Fifth Avenue, organizzato dai ministeri degli Esteri e dei Beni culturali con la sponsorizzazione dell’Eni, la statua è atterrata a Milano lunedì mattina dove ha svolto le pratiche della dogana, per poi rientrare a Roma martedì sera. Un viaggio che il vip dell’archeologia ha affrontato nella sua cassa hi-tech speciale, studiata ad hoc dai restauratori della Soprintendenza ai beni archeologici di Roma. Una cassa che ieri mattina è stata riaperta davanti alla stampa, con tanto di custodia sigillata a parte per la base della scultura, un piedistallo in pietra alto un metro, da 150 chili. Lo stesso peso del “Pugilatore”, la cui intensità plastica, condensata nella posa seduta dopo le fatiche titaniche, è cominciata a rivelarsi quando è stato svitato il primo pannello laterale della cassa alta quasi due metri. E il suo volto rigirato, consumato dal sangue e dalle ferite, è riemerso attraverso gli imballaggi sagomati e imbottiti di materiale tecnico.
Lo smontaggio è durato una ventina di minuti circa, e il “Pugilatore a riposo” è tornato a riposare nella sua stanza, accanto al “Principe ellenistico”. Un rientro che la direttrice del museo Rita Paris, visibilmente emozionata, ha voluto dedicare idealmente a Emile Griffith, il pugile americano storico rivale e amico del nostro Nino Benvenuti, morto martedì: «Mi è venuto spontaneo pensare a un altro grande pugile che ha combattuto tutta la vita, che ha conquistato vittorie storiche, ma che alla fine è morto solo, povero e abbandonato. Va dedicato a lui il rientro del nostro Eroe», dichiara la Paris. Come un figliol prodigo, la scultura, la cui datazione oscilla tra il IV e il I secolo a.C., tra primo e tardo ellenismo, ha riempito il vuoto lasciato a Palazzo Massimo per sei settimane.
La sua importanza è assoluta. Val la pena ribattezzarlo «il bronzo di Roma», senza nulla togliere ai Bronzi di Riace, che con lui hanno in comune solo l’eccezionale fattura bronzea: «E’ uno dei rari bronzi originali pervenutoci integro, con una storia lunga e complessa – racconta la Paris – E’ stato realizzato in Grecia per essere esposto in un luogo di indubbio prestigio, anche se non sappiamo quale. E poi è arrivato a Roma per decorare le Terme Costantiniane sul Quirinale. E’ stato, quindi, visto, ammirato, toccato da tanti popoli diversi». Che nel rispetto della sua bellezza l’hanno voluto preservare per i posteri dopo la demolizione delle terme imperiali. Ed è così che nel 1885 Rodolfo Lanciani l’ha ritrovato in un profondo interro. «Il segreto del suo successo è la posa della figura – riflette la Paris – Seduto, rilassato, col sangue delle ferite, ma con lo sguardo rivolto verso qualcosa, forse un presagio, forse un verdetto finale». E oggi guarda il visitatore che può entrare in contatto visivo con quegli occhi intensi e ipnotici: «Esprime sofferenza, ma anche un sottile senso di soddisfazione per un successo conquistato a duro prezzo», sottolinea la Paris. Gli americani avranno apprezzato, rendendogli onore con oltre 90mila visite in sei settimane. «La cosa che più mi ha fatto effetto – ricorda la Paris – è stato vedere la pubblicità del Pugilatore a Time Square. Sembrava un’icona Pop».
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