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mercoledì 21 novembre 2012
LA DIVINA COMMEDIA al Teatro Roma
il viaggio di un uomo tra gl'inferi e il cielo
MATERIALE PER UFFICIO STAMPA
MUSICAL "DIVINA COMMEDIA" di ANTONIO SPAZIANO
Il viaggio dell'uomo tra gl'inferi e il cielo
Dopo il debutto al Teatro Moderno di Latina, approda a Roma il musical "Divina
Commedia" scritto e diretto da Antonio Spaziano, liberamente ispirato all'opera
di Dante Alighieri.
Atmosfere sinfoniche, etniche e pop-elettroniche si fondono in 100 minuti di
spettacolo dalle forti emozioni, in cui l'intera narrazione è affidata
alla voce di
grandi interpreti e alle coreografie stile contemporary-fusion di Antonella
Perazzo.
Con un sapiente lavoro di ammodernamento del testo dantesco e un'affinata
elaborazione musicale, Antonio Spaziano accompagna lo spettatore lungo un
percorso immaginario che affonda negli abissi della perdizione e risale fino a
toccare le più alte sfere celesti, affinché l'uomo di ogni epoca attraverso la
conoscenza del peccato comprenda il vero significato dell'amore.
In questo percorso i versi di Dante costituiscono solo la fonte di
ispirazione delle
musiche e delle liriche di Antonio Spaziano, quanto basta a conferire
ai luoghi, ai
personaggi e alle loro vicende un realismo e una vitalità inattesi.
Con un cast di tutto rispetto (tra gli altri Marco Pasquetti, Serena
Troiani, Marco
Gandolfi Vannini, Andrea Meli, Antonella Perazzo, Pamela Scarponi e Eugenio
Picchiani), una regia pura ed essenziale, un impianto scenografico
misto di forma
e multimedialità e un disegno costumi innovativo, "Divina Commedia" è un musical
che offre una personalissima visione della più importante opera della
letteratura
italiana senza con ciò lanciare una sfida alla critica letteraria,
alla teologia e alla
filosofia.
"Non era mia intenzione dare alla Divina Commedia la mia interpretazione - dice
l'autore e regista - . Ho soltanto provato a guardarla con i miei
occhi, lasciandomi
ispirare dalle migliaia di immagini generate dai versi di Dante, dai luoghi, dai
personaggi e dalle loro vicende. Ho voluto dare a tutto ciò la mia
personale forma".
Lo spettacolo prodotto dalla Akèron Produzioni Teatrali sarà in scena al Teatro
Roma dal 30 novembre al 2 dicembre 2012.
Prevendite e prenotazioni presso il botteghino del Teatro Roma, Via
Umbertide n.3 - Tel. 06.7850626.
Dal 14 al 16 dicembre si replica al Teatro Palarte di Fabrica di Roma (VT) e
via di seguito per tutta la stagione invernale in date di prossima
programmazione.
Ulteriori informazioni su date e prevendite sono sul sito ufficiale
www.divinacommediamusical.it.
PRESENTAZIONE SPETTACOLO
La Divina Commedia come non l'avete mai vista né ascoltata.
Le suggestioni dell'inferno, la poetica del purgatorio e la magia del paradiso
rivivono in un'opera popolare scritta e diretta da Antonio Spaziano, liberamente
ispirata al poema di Dante Alighieri. Atmosfere sinfoniche, etniche e
popelettroniche
si fondono in 100 minuti di spettacolo dalle forti emozioni, in cui
l'intera narrazione è affidata alla voce di grandi interpreti e alle
coreografie stile
contemporary-fusion di Antonella Perazzo.
Con un sapiente lavoro di ammodernamento del testo dantesco e un'affinata
elaborazione musicale, Antonio Spaziano prende per mano lo spettatore e lo
accompagna lungo un percorso immaginario che affonda negli abissi della
dannazione e risale fino alle più alte sfere celesti, affinché
comprenda il significato
dell'amore e della vita attraverso la conoscenza del peccato e della morte.
I passi principali della Divina Commedia, i luoghi, i personaggi e le
loro vicende si
materializzano agli occhi dello spettatore e acquistano realismo e veridicità.
La regia firmata dall'autore, pura ed essenziale, un impianto
scenografico misto di
forma e multimedialità e un disegno costumi innovativo conferiscono a
quest'opera popolare una freschezza ed un fascino inattesi e sorprendenti.
Non era mia intenzione sfidare la critica letteraria di ieri e di
oggi, né dare alla
Divina Commedia la mia interpretazione. Ho soltanto provato a
guardarla con i miei
occhi, lasciandomi ispirare dalle migliaia di immagini generate dai
versi di Dante, dai
luoghi, dai personaggi e dalle loro vicende. Ho voluto dare a tutto ciò la mia
personale forma"
(Antonio Spaziano)
ANTONIO SPAZIANO - AUTORE E REGISTA
Musicista, compositore e arrangiatore, Antonio Spaziano nasce a Roma il 25
gennaio 1973. Dopo gli studi del pianoforte e una lunga carriera di
cantante solista,
approda al teatro verso la metà degli anni '90, dapprima come musicista e
arrangiatore, poi come cantante, attore e infine come regista. In
quest'ultima veste
esordisce nel 2005 con "Cinemania", un musical che ripercorre la
storia del cinema
attraverso le più celebri colonne sonore del grande schermo. Tra il
2005 e il 2008
scrive la "Divina Commedia", un'opera popolare di cui firma le musiche
e le liriche
e che va in scena a partire dal novembre 2009 (regia di Giuseppe Magagnini,
produzione Gruppo GIAD). Autore di commedie musicali e colonne sonore, nel
2012 firma la regia della seconda edizione della sua "Divina Commedia".
"È vano ma anche delittuoso porre un freno alla creatività. La musica
e le parole
nascono nell'anima, alle mani non resta che imprimerle su un foglio di
carta. Non c'è
dubbio, quest'opera era dentro di me, bastava solo che io l'ascoltassi
e me la lasciassi
dettare dall'anima"
(Antonio Spaziano)
TRA INFERI E CIELO
LA DIVINA COMMEDIA NEL MUSICAL DI SPAZIANO
(Articolo tratto da LATINA OGGI del 6 novembre 2012)
C'è la Divina Commedia di Dante e quella di… Antonio Spaziano. La prima ad
ispirare l'altra nelle liriche e nella melodia, quest'ultima a
trasformare in musical il
capolavoro dantesco secondo la visione del regista e autore di musiche
e brani che,
come sottolineato dallo stesso in una recente intervista, può essere considerata
«una personalissima dissacrazione del Sommo poema». Parole che vogliono
rappresentare un atto di «rispetto» nei confronti di un'Opera che non permette
imitazioni, ma anche un gesto d'amore verso quest'ultima, tradotto
nella messa in
scena di personaggi immortali e di un'ambientazione che spazia dagli
inferi al cielo.
Ci saranno, allora, Lucifero («Essere perfetto ma sconfitto»),
Beatrice, concepita nel
suo essere stata una donna reale capace di passioni e sentimenti; ci
saranno Paolo,
Francesca e Caronte sul palco delTeatro Moderno di Latina il 10 e 11 novembre
prossimi (rispettivamente alle ore 21 e alle 18,00), protagonisti di
uno spettacolo
straordinario. L'opera più famosa della nostra letteratura viene presentata
nell'allestimento firmato dal noto musicista, compositore e
arrangiatore Spaziano,
e sotto forma di musical il grande viaggio dell'Alighieri si snoda davanti agli
spettatori con i suoi luoghi, i suoi volti, il suo spirito
ineguagliabile, rivestito di un
abito moderno derivante da un sapiente lavoro di adattamento che punta a
rendere le cantiche con grande efficacia visiva ed emotiva, grazie
alle atmosfere
sinfoniche etniche e pop-elettroniche che lo caratterizzano. Dagli abissi della
dannazione al Regno della Luce, il pubblico guidato da Virgilio prima,
da Beatrice
poi, sempre dall'Amore (indagato nelle diverse forme, dalla sua
negazione alla sua
consacrazione, passando per la passione corporale, il desiderio di
personificazione
dell'anima e la ricerca di fede in Dio), viene condotto lungo un
percorso esaltante,
che è poi quello dell'immaginario di Spaziano. Lo spettacolo traccia il percorso
dell'uomo verso la presa di coscienza della morte, da cui scaturisce il compiuto
significato della vita. Sette i cantanti sul palco, quattro i
ballerini. E a coronare il
tutto i consensi giunti dalla critica. Il musical arriva nel
capoluogo, al «Moderno»
diretto da Gianluca Cassandra, che si conferma così punto di
riferimento anche per
prestigiose compagnie. La data di Latina è la prima del tour 2012-2013 di questa
nuova edizione, dopo l'anteprima assoluta del 26 giugno. Dal 30 novembre al 2
dicembre lo spettacolo sarà in scena al Teatro Roma di Roma, e dal 14 al 16
dicembre al Teatro Palarte di Fabrica di Roma (Viterbo). Le coreografie sono
firmate da Antonella Perazzo, le scenografie da Alessandro Pasquetti.
Il cast: Marco Pasquetti; Serena Troiani; Marco Gandolfi Vannini; Andrea Meli;
Eugenio Picchiani; Pamela Scarponi; Vita Rosa Pugliese; Claudio Crisafulli.
Corpo di ballo: Antonella Perazzo; Roberta Guerrini; Vincenzo Gambuzza; Angelo
Recchia.
Prevendite biglietti: Teatro Moderno Latina – www.ciaotickets.it
Info: 0773/471928; 346/9773339; 335/7351557; 339/8980239.
FRANCESCA DEL GRANDE
INTERVISTA A ANTONIO SPAZIANO PER "SALTINARIA"
PORTALE DI CRITICA E RECENSIONI TEATRALI.
Come le è nata l'idea di scrivere un musical sulla Divina Commedia?
Avevo un sogno nel cassetto: comporre un melodramma in chiave moderna
ispirato ad una grande opera letteraria del passato. Ho scelto come soggetto la
Divina Commedia grazie ad un approccio rinnovato e più maturo verso quest'opera
ed ho provato a dare una mia personale forma alle tantissime immagini generate
dai versi di Dante, dai luoghi, dai personaggi e dalle loro vicende.
Qual è secondo lei l'attualità della Divina Commedia?
Dante ci descrive l'amore in tutte le sue forme, attraverso un
percorso che muove
dalla sua negazione e termina nella sua piena consacrazione. In questo percorso
può identificarsi l'uomo di ogni epoca. Dietro ad ogni singolo verso
si cela un invito
a lasciarsi travolgere dalla forza dirompente dell'amore, a comprenderne le
traiettorie nonostante siano spesso difficili o impercettibili.
Afferrarne il significato
è forse la vera ricchezza che sta in ognuno di noi e che ci rende
uguali al di là delle
differenze. Credo che questo sia un messaggio di grande attualità.
Quali differenze pensa ci siano tra il suo lavoro e quello di Frisina, ovvero:
perché chi ha visto il musical sopraddetto dovrebbe tornare a teatro per
vedere quello di Spaziano?
L'opera di Frisina è fortemente rappresentativa dell'opera originale e
sicuramente
più fedele. Io ho voluto offrire una visione più personale e
liberamente ispirata,
utilizzando un linguaggio attuale e immediato sia nella costruzione
delle liriche che
nella composizione musicale. Non mi sono limitato ad estrapolare i
passi principali
della Divina Commedia ma ho messo in condivisione le mie sensazioni, le reazioni
emotive e una discreta componente di immaginazione. Lo spettatore si trova di
fronte ad una rappresentazione senz'altro innovativa, forse per certi aspetti
dissacrante, ma comunque di facile approccio visivo e uditivo.
Cosa c'è nei testi che nasce dalla vita, dalle esperienze e dal vissuto di
Antonio Spaziano? O c'è solo una rielaborazione tutta personale dei
personaggi danteschi?
Quasi tutti i testi sono imperniati sulla mia idea di libertà che
sorregge le nostre
azioni e di appartenenza del destino a noi stessi. Il passo di
Lucifero è emblematico
in questo senso: nell'animo umano vi è una predisposizione naturale ad amare, ma
è la volontà che ci fa muovere nell'una o nell'altra direzione. Il
libero arbitrio è il 16
dono più prezioso ricevuto dall'uomo, farne buon uso dipende dalla coscienza di
ognuno. Anche se alcuni personaggi che descrivo mostrano una certa
rassegnazione al destino, essi esprimono comunque la consapevolezza delle loro
azioni e le inevitabili ripercussioni sull'anima.
Quale tipo di contaminazione musicale troviamo nelle sue composizioni?
Mi sono formato musicalmente negli anni '80 ed essendo un pianista e tastierista
c'è una notevole contaminazione pop-elettronica. Per le sonorità mi ispiro molto
ad Alan Parsons e al suo modo di miscelare i suoni acustici con i
sintetizzatori,
mentre nelle melodie sono vari i nomi dai quali mi lascio influenzare,
da Morricone
a Hans Zimmer, da Vangelis a Tangerine Dream.
Gli arrangiamenti sono interamente realizzati da lei. Che tipo di strumenti o
strumentazioni ha utilizzato?
Mi sono avvalso di tastiere, sintetizzatori e ovviamente di un
pianoforte. Prediligo i
suoni d'archi e d'orchestra in genere, mantenendo per quanto possibile la loro
purezza e realtà. Per questo limito all'essenziale l'utilizzo di
effetti sonori e della
programmazione. Mi piace suonare tutto ciò che fa parte dei miei arrangiamenti.
Lei ha voluto dare una nota tutta sua al rapporto tra Dante e Beatrice. Senza
svelare nulla al pubblico, cosa le è piaciuto pensare riguardo al legame tra i
due?
Nell'immaginario collettivo la figura di Beatrice è vista
prevalentemente con gli
occhi di Dante, nella sua veste celestiale ed angelica. Io ho voluto
indagare nella
dimensione terrena della Beatrice realmente vissuta, nei suoi sentimenti e nelle
sue passioni, e l'ho fatto con i miei occhi, prescindendo dai canoni e
dalla reale
collocazione storica. Nel legame tra i due c'è un senso assoluto di
incompiutezza a
cui io ho dato la sola giustificazione nella morte prematura di lei.
L'amore rimane
materialmente incompiuto, pur trovando corresponsione nei sentimenti di
Beatrice. Credo che nel rappresentare l'aspetto umano di Beatrice non
vi sia nulla
di profano.
INTERVISTA ALL'AUTORE DAL SITO WWW.DIVINACOMMEDIAMUSICAL.IT
Chi, venendo ad assistere alla "Divina Commedia" di Antonio Spaziano,
si aspetta di
trovarsi di fronte ad una rappresentazione teatrale pedissequa e
fedele del testo
antesco rimarrà probabilmente deluso. O forse piacevolmente sorpreso. Lo
spettacolo scritto e diretto da Antonio Spaziano è decisamente un'opera
liberamente ispirata in cui i versi di Dante costituiscono solo la
fonte d'ispirazione
delle liriche e delle musiche, quel tanto che basta a conferire ai luoghi, ai
personaggi e alle loro storie una vitalità e un verismo inattesi.
Antonio Spaziano ci
conduce nel suo immaginario ove la sua "Divina Commedia" ha preso forma,
illustrandoci come si possa offrire una personalissima visione della
più importante
opera della letteratura italiana senza con ciò lanciare una sfida alla critica
letteraria, alla teologia e alla filosofia.
C'è un'aura di sacralità quasi inviolabile attorno alla Divina Commedia di
Dante Alighieri che impone delle regole ben precise a chi intende effettuarne
una trasposizione, come mantenere fede all'opera originale, assicurarne
l'integrità e conservarne il linguaggio. Pensi che una rilettura dei personaggi
come quella da te effettuata possa essere interpretata come una
dissacrazione della Divina Commedia?
Io stesso giudico la mia "Divina Commedia" come una personalissima dissacrazione
dell'opera originale, ma non per le specifiche tematiche che affronto
nelle liriche e
nelle musiche, piuttosto perché credo che qualunque forma di trasposizione e
rielaborazione del testo dantesco non può che risultare fallimentare e
grottesca a
prescindere dal risultato. Devo dire però che la Divina Commedia non appartiene
soltanto ai dantisti o ai critici letterari in genere che spesso,
usando un protezionismo
a mio parere quasi morboso, ne hanno fatto un limite invalicabile se non
inavvicinabile fin tanto da ostacolarne la divulgazione popolare.
Credo che tutta la
letteratura italiana sia un patrimonio universale di cui tutti abbiamo
il diritto di
beneficiare e che nessuno può dirsi custode della nostra tradizione
culturale. Nel
descrivere i personaggi di Beatrice, Paolo e Francesca, Caronte e
Lucifero non con le
parole di Dante Alighieri ma con i miei occhi, nello stesso modo in cui la mia
immaginazione me li ha mostrati, non ho voluto affatto sfidare la
critica dantesca ma
soltanto far conoscere il mio modo di amare la Divina Commedia e
quanto piacere c'è
in me nel raccontarla.
Iniziamo da Lucifero a cui non solo tu hai dato voce (e non è il solo
personaggio "muto" a cui concedi la parola) ma hai anche assegnato il ruolo
di precettore del genere umano, di colui che invita l'uomo a rivolgere la sua
volontà nella giusta direzione. Qual è l'elemento che nella descrizione di
Lucifero offerta da Dante ha ispirato la tua immaginazione?
Nella Divina Commedia il senso dell'orrido è reso attraverso il
racconto cosmogonico
della ribellione di Lucifero e la descrizione dei suoi tratti
esteriori. Egli è confitto
nella Giudecca, ha tre facce da ciascuna delle quali fuoriescono due
ali di pipistrello e
le tre bocche dilaniano i tre sommi peccatori: Giuda, Bruto e Cassio.
Dante descrive
senza commentare, offrendoci una visione tanto oggettiva quanto impersonale. Ma
poi aggiunge un particolare che restituisce a Lucifero una buona dose
di umanità e di
realismo: i suoi occhi lacrimano ed il pianto, seppure non è umano, è
simile a quello
degli uomini vivi. È un pianto di rabbia canina, sfogo d'ira
impotente, ma più di tutti è
un pianto di avvilimento e di corruccio. Di qui la mia intenzione di raffigurare
Lucifero come un essere perfetto ma sconfitto, che ha perduto la
propria dignità e di
ciò è consapevole e pentito. Al mio Lucifero offro questa opportunità
che non è di
redenzione di se stesso, ma di farsi appunto precettore dell'uomo di
ieri e di oggi,
affinché ponderi con la ragione ogni azione di libertà che il dono del
libero arbitrio
gli concede.
Un altro personaggio che diviene soggetto attivo della narrazione e non più
solo spettatore silenzioso, o come dice De Sanctis "espressione muta" di
Francesca, è Paolo Malatesta. C'è nelle parole di quest'ultimo un tentativo di
salvare la passione corporale dal giudizio complessivamente negativo della
fede cristiana?
Nell'affrontare la tematica dell'amore ho cercato di descriverne le
varie forme ed
espressioni: passione corporale, amore spirituale, desiderio di personificazione
dell'anima e ricerca di fede in Dio. Ma non credo di aver dimostrato
una predilezione
o un'avversione verso l'una o l'altra forma. Quando ho concepito la
scena di Paolo e
Francesca ho voluto essere il più possibile in sintonia con Dante il
quale, proprio
attraverso Francesca, esalta la passione irresistibile, critica la
filosofia amorosa dello
stilnovismo e denuncia i valori negativi della propria fede. Allo
stesso modo io non
chiedo a Francesca di giustificare le sue responsabilità di donna e di
sposa per aver
ceduto al peccato ma lascio che la passione sublimi e diventi in vita
il dono che non
sopravvive alla morte. Per rendere tangibile tutto ciò ho pensato che
il ricordo o la
semplice narrazione non fossero abbastanza efficaci, per questo ho costruito un
dialogo in cui Paolo non è più solo l'uomo tremante che "piange e
dice" e che Dante ci
descrive, bensì l'uomo che annienta il pudore di Francesca, che le mostra
l'immortalità sottoforma di paradiso e che la disarma in vita come la disarmerà
nell'inferno.
Oltrepassata la porta dell'inferno incontriamo la figura di Caronte, il
traghettatore degl'inferi. Egli da un lato esprime il desiderio di sottrarsi al
suo compito ingrato a cui tuttavia egli lega indissolubilmente la sua
esistenza, dall'altro mostra rassegnazione al ruolo affidatogli dalla giustizia
divina. In questo senso non vi è un'antitesi con la tua idea di appartenenza a
noi stessi del destino e di libertà che sorregge le nostre azioni?
Probabilmente Caronte è la sola figura che sfugge alla mia accezione
del destino in
cui la volontà umana svolge un ruolo determinante, essendo colei che
ci fa muovere
nell'una o nell'altra direzione. Ma Caronte è e rimane una figura
mitologica che, per
quanto io abbia rappresentato in maniera difforme rispetto
all'iconografia infernale
classica, etrusca in particolare, non potrebbe mai scindere il legame
indissolubile che
c'è tra la sua esistenza e il male terreno. È chiaro che l'immortalità
alla quale egli
ardisce di rinunciare, indipendentemente da quale sarà la sua
condanna, sta proprio
nell'eternità del suo andirivieni sul fiume Acheronte, un moto che
riceve la spinta dal
peccato commesso dall'uomo. Ma è altrettanto vero che Caronte è essere
razionale e
intellettivo che contrappone alla legge divina un desiderio
sovrannaturale. In altri
termini, pur avendo coscienza dell'immutabilità delle cose, in lui
prevale la volontà di
sottrarsi al destino a cui mostra di non rassegnarsi.
Qual è l'idea di base da cui scaturisce la figura di Beatrice, che non è più
l'angioletta giovanissima "venuta da cielo in terra a miracol mostrare" ma
un'architettura complessa in cui si mescolano vari stili e in cui convivono
forme d'amore spesso in antitesi tra loro?
Beatrice rimane la congiunzione tra la razionalità riacquistata da Dante lungo
l'impervia discesa negl'inferi, la risalita della montagna del
Purgatorio e la definitiva
conoscenza dell'amore supremo. Ma Beatrice è, secondo la mia concezione,
soprattutto una donna realmente vissuta, è quella Beatrice Portinari
di cui la storia
ci ha consegnato solo notizie brevi e frammentarie e che ebbe passioni e provò
sentimenti veri. Pur nel Paradiso ella manifesta il suo desiderio di
personificazione
dell'anima per poter restituire a Dante l'amore che questo prova per
lei. Sarà la
ritrovata integrità morale di Dante, unita alla loro diversa
condizione di uomo e di
anima, a far si che tutto rimanga invariato, che l'amore resti
incompiuto e che non vi
sia un finale diverso da quello scritto dal poeta.
DATI TECNICI
CAST:
Marco Pasquetti (Dante)
Serena Troiani (Beatrice)
Marco Gandolfi Vannini (Virgilio)
Pamela Scarponi (Lonza, Francesca, Anima)
Eugenio Picchiani (Leone, Caronte, Paolo, Lucifero, Anima)
Vita Rosa Pugliese (Anima)
Claudio Crisafulli (Anima)
CORPO DI BALLO:
Antonella Perazzo
Roberta Guerrini
Vincenzo Gambuzza
Angelo Recchia
Con l'amichevole partecipazione di Andrea Meli (cover Virgilio)
Musiche, liriche e arrangiamenti ANTONIO SPAZIANO
Coreografie ANTONELLA PERAZZO
Scenografie ALESSANDRO PASQUETTI
Sfondi scenografici FABRIZIO LE ROSE
Costumi SILVANA DIONISI
Produzione esecutiva GIORGIO SCIARRINI
Produzione AKÈRON PRODUZIONI TEATRALI
Regia ANTONIO SPAZIANO
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