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giovedì 30 aprile 2015

Mega tambuccio OPAC. E la coperta diventa trasparente.


Opac

OPAC “Divisione Nautica”, leader nella lavorazione di strutture di coperta per yachts e accessoristica custom, ha progettato e realizzato un tambuccio vetrato di comunicazione tra salone principale e ponte di coperta per uno yacht del prestigioso cantiere Perini Navi.
La realizzazione consta di un portello scorrevole a giorno (tambuccio) dalle dimensioni ragguardevoli installato sul ponte di coperta dello yacht. La superficie trasparente del manufatto permette al salone sottostante di godere della luce solare per una totale sensazione “en plein air” anche a tambuccio chiuso.
Il prodotto è stato interamente progettato e realizzato in OPAC secondo le esigenze del cantiere.
La struttura si compone di un telaio in acciaio inossidabile 316 progettato per alloggiare la meccanica ed il portello scorrevole stesso quando aperto. La struttura presenta infatti una sezione per accedere alla scala sottostante ed un vano di ricovero per il portello aperto.
Nella fase di progettazione sono state prese in considerazione le più attente precauzioni in materia di sicurezza e di tenuta agli agenti atmosferici.
Il telaio della parte mobile, anch’esso realizzato in acciaio inossidabile 316, accoglie un cristallo di spessore pari a 26 mm. La superificie di cristallo temperato e anti UV, rappresentando una parte di coperta calpestabile, è stato sottoposta ad uno speciale trattamento antiscivolo. L’intera struttura è stata dimensionata in modo tale da poter sopportare uniformemente su di essa l’impatto di una colonna d’acqua alta 1,7 metri come da specifiche del cantiere.
A montaggio effettuato il tambuccio si presenta come un pannello in cristallo che si abbassa e scorre lateralmente così da rendere percorribile la scala di accesso al salone sottostante. Stile e design essenziale caratterizzano il manufatto che, ad apertura completata, scompare al di sotto del ponte in teak.
Relativamente alle norme di sicurezza durante il funzionamento, lo standard di sicurezza OPAC prevede la movimentazione a presenza uomo a meno di richieste particolari del cliente. Esistono due comandi per l’apertura e la chiusura del tambuccio. Il comando principale è posto nella sala armatoriale e permette di comandare il portello in modo automatico.
Il comando sul ponte di coperta è attivo solo se viene abilitato dall’interno per garantire la sicurezza in caso di intrusioni a bordo.
Il sistema di controllo permette apposite segnalazioni in plancia di comando relaltive alla chiusura completa del tambuccio o alla presenza di un’avaria nel sistema. Sempre in plancia è presente un pulsante che abilita o inibisce il funzionamento del comando esterno.
La movimentazione del portello è idraulica, comandata e gestita da una centralina elettronica. L’apertura è suddivisa in due fasi; mantenendo premuto il pulsante di apertura il portello si apre di qualche centimetro e poi si blocca: la logica elettronica interviene arrestando la corsa per permettere all’eventuale acqua ristagnante di defluire nelle canaline sottostanti e impedire il deflusso sottocoperta. Premendo nuovamente lo stesso pulsante il pannello completerà la sua corsa ricoverandosi nell’apposito gavone a scomparsa sotto il ponte in teak.

Info:    OPAC srl DIVISIONE NAUTICA
Via Bruino, 26 - 10040 Rivalta (TO) Italy  
Tel. +39 011 9038581/6 - Fax +39 011 9031875
opac@opacgroup.com                www.opacgroup.com

Fera energie rinnovabili, sorpasso sulle fossili per nuova capacità installata

I dati del Bloomberg Energy Finance di quest’anno segnano per il 2013 il sorpasso dellerinnovabili rispetto alle fossili per nuova capacità installata. Nel 2014 tornano i segnali positivi, +17%, nell’investimento in fonti alternative, con la Cina che segna il record di 83 milioni di dollari. Cesare Fera, presidente di Fabbrica Energie Rinnovabili Alternative: “L’aumento del mix energetico delle fonti, con il progressivo diminuire dei costi associati alle energie alternative, rappresenta un beneficio per tutti”.
FERA eolico_naso-di-gatto
Nella corsa per il primato di produzione di elettricità c’è un vincitore certo: le rinnovabili. Resta solo da capire quando il traguardo sarà tagliato. È questo, in sintesi, lo scenario che emerge dal summit annuale di Bloomberg New Energy Finance (BNEF) tenutosi a New York dal 13 al 15 aprile e nel corso del quale sono stati presentati i numeri sulla nuova capacità elettrica mondiale. Il sorpasso tra le due fonti è di fatto già avvenuto nel 2013: 143 GW di capacità in più da fonti rinnovabili contro 141 GW da fonti fossili. Se si considera che nel 2014 i nuovi GW di capacità proveniente da fonti alternative sono stati 103 in più, allora potrebbe farsi molto realistica la previsione secondo la quale entro il 2030 questo dato risulterà più che quadruplicato con quote rilevanti provenienti da eolico e solare. Per il solare, anzi, stime IEA (International Energy Agency), prevedono che nel 2050 sarà la prima fonte di produzione di energia elettrica.
La leva che fa crescere le rinnovabili è il continuo decremento dei costi di installazione, dovuto a tecnologie sempre meno onerose. Le rinnovabili sono sempre più competitive, soprattutto se si considerano i costi necessari per le attività connesse al contenimento dei danni climatici. Secondo gli studi del BNEF, la crisi economica di questi anni ha di fatto aumentato lo scostamento tra costi annuali necessari per compensare l’impronta ambientale (emissioni di CO2 in primis) e quello che effettivamente viene speso dalle aziende e dai governi su questo fronte, con il risultato che sarà sempre più conveniente fare ricorso a energie pulite, piuttosto che limitare i danni delle fossili.
“Il trend mondiale spinge per un crescente investimento nelle energie rinnovabiliEolico e solare, nonostante i già enormi sviluppi, promettono ancora ampi margini crescita per il futuro legati anche a nuove tecnologie e allo storage. – commenta Cesare FeraPresidente di Fabbrica Energie Rinnovabili Alternative, Società che opera dal 2001 nel settore delle energie rinnovabili (eolico, solare a concentrazione e biogas). Ma già oggi, con il solare termico a concentrazione, è in atto un cambiamento decisivo nell’efficientamento energetico dell’industria, che può integrare il ciclo produttivo utilizzando vapore di processo ad alta temperatura e pressione senza emettere sostanze inquinanti in atmosfera – e con rilevanti risparmi sui costi energetici.”
Fera energie rinnovabili_Oristano
I dati sono stati raccolti nel Global Trends in Renewable Energy Investments, il Rapporto annuale del Programma ambientale dell’ONU (UNEP). Buona parte della nuova capacità installata da fonti rinnovabili arriva proprio da Paesi che hanno scelto in questi anni di convertire i pesanti costi per frenare i danni climatici in investimenti in energie rinnovabili: la Repubblica Popolare Cinese ha raggiunto la cifra record di 83,3 miliardi dollari impegnati nell’aumento di impianti per fonti alternative. A seguire, ma con molto distacco, Stati Uniti (38,3 miliardi di dollari) e Giappone con 35,7 miliardi di dollari. Grazie a questi Stati trainanti, nel 2014 gli investimenti globali nell’energia pulita sono cresciuti del 17% rispetto all’anno precedente, dopo due anni di segno fermo o negativo.
“Lo studio delle Nazioni Unite ci mostra come uno slancio così forte nella costruzione e avvio di impianti di energia rinnovabile e l’aumento del mix energetico delle fonti, con il progressivo diminuire dei costi associati alle energie alternative, possa rappresentare un beneficio per tutta la società” – conclude Cesare Fera, riferendosi ai dati che emergono sulla CO2 evitata. Il Rapporto, infatti calcola che nel 2014 il sistema elettrico mondiale ha emesso 1,3 miliardi di tonnellate di CO2 in meno, con un contributo fondamentale delle fonti alternative, che hanno partecipato a soddisfare la domanda elettrica nel 2014 per il 9,1% del totale.
FONTEFera

Terremoto in Nepal: L’Aquila solidale con la popolazione colpita dal sisma dona 10mila euro ad Agire e si attiva per la raccolta farmaci

Il Consiglio comunale de l'Aquila ha appena approvato un ordine del giorno di solidarietà fattiva verso le popolazioni del Nepal colpite dal sisma del 25 aprile, firmato all'unanimità da tutti i consiglieri comunali presenti per donare il proprio gettone di presenza e 10.000 euro ad Agire, il network italiano di risposta all'emergenza che raggruppa sette tra le principali Ong che operano in Nepal (ActionAid, CESVI, GVC, Intersos, Oxfam,  Terre des Hommes, Sos Villaggi dei Bambini).

Un atto sentito della comunità, anch'essa colpita nel 2009 da un terribile sisma, che ha scelto di farsi promotrice di iniziative simili di solidarietà anche da parte di altri comuni italiani. Riprende inoltre la meritevole iniziativa di alcuni cittadini che stanno organizzando una raccolta farmaci impegnando anche alcune aziende regionali di distribuzione farmaci contribuire.

Oltre allo stanziamento dal corrente bilancio comunale quale donazione verso Agire, il Comune si impegna a farsi promotore verso l'Anci, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, affinché solleciti simili iniziative di solidarietà in tutti i Comuni italiani.




NO 2.0: opposizione ai tempi dei social media

L’opposizione ai tempi dei social media. Ecco la prima vera fotografia ad alta risoluzione di chi è contro in Italia. Le società Fleed digital consulting e Public Affairs Advisor hanno presentato il rapporto “#NO2.0 come il dissenso comunica sul web” che analizza la presenza in rete dei fenomeni di opposizione a infrastrutture, grandi reti e investimenti industriali eventi (No Expo, No Triv, No Tav, etc..). L’analisi è stata effettuata in un arco temporale di 5 mesi (settembre 2014-gennaio 2015) su 40 milioni di account social media, 100mila fonti web e 40 movimenti di opposizione.
NO 2.0 Infografica
ROMA. Chiamatelo “No 2.0” o, se preferite, opposizione ai tempi dei social media. Ecco la prima vera fotografia ad alta risoluzione di chi è contro in Italia. Poco importa poi se si tratta della Tavl’Expo, le discariche, l’eolico, le trivellazioni in Adriatico, le grandi opere. L’analisi è stata condotta da Public Affairs Advisors e da Fleed Digital consulting ed è una lente di ingrandimento su quel che è accaduto nel Web nel corso degli ultimi sei mesi. Sono stati passati al setaccio oltre venticinquemila discussioninovemila tweetcinquemila post su Facebook.
Intendiamoci, l’indagine non entra nel merito della legittimità dei singoli movimenti, ma si limita a tracciarne un profilo evidenziando origine, affinità, modus operandi. Un panorama fatto daquattro milioni di account, quelli dei quali è possibile vedere pubblicamente i contenuti, e oltre centomila fra forum, blog e siti. Non è un campione rappresentativo su base demografica e statistica, ma indicativo di quanto successo su Internet.
«La prima cosa che emerge è il tramonto dell’idea del “not in my back yard” (nimby), ovvero del “mi riguarda solo se avviene nel cortile di casa”, spiega Alessandro Giovannini, direttore di Fleed. «Sono pochi coloro chi si oppongono perché chiamati in causa direttamente. Il no sul Web è spesso ideologicotrasversale e non più riconducibile a un solo movimento politico parlamentare o extra parlamentare».
In testa alla classifica c’è No Tav, nato nel 1993: ha generato un volume di discussioni tre volte superiore rispetto a quello che si oppone all’Expo dal 2007 e alle trivellazioni in AdriaticoNo Triv, apparso nel 2012. Molte le differenze, ma altrettante le similitudini e abituale il sostegno reciproco malgrado luoghi e date di nascita differenti. Come i No Tav del Piemonte e i No Muos siciliani che si oppongono all’installazione dei radar della Nato dal 2009. Il No Triv invece, sorto fra Basilicata, Abruzzo e Irpinia, ovvero dove ci sono progetti di estrazione o esplorazione dei giacimenti petroliferi o di gas, è un movimento locale poi diventato nazionale collaborando con le associazioni ambientaliste per contrastare il decreto Sblocca Italia. La battaglia ha fatto fare ai No Triv anche un salto di qualità con l’alleanza con gli spagnoli che contrastano le trivellazioni a largo delle Canarie. Tanto che sui social media ora i post vengono scritti in doppia lingua, spagnolo e italiano.
No Tav invece preferiscono la diffusione di video, grazie all’alleanza strutturale con Anonymous. Partono da YouTube e Vimeo e poi vengono amplificati via social network. Nato in Val di Susa, ora il movimento si occupa di grandi opere a trecentosessanta gradi. «La circolazione di informazioni è velocissima» racconta Giovanni Galganodirettore di Public Affairs Advisors. «E in certi casi si tratta di notizie incomplete o false. Ma ciò nonostante, queste forme di dissenso dimostrano che le istituzioni perdono credibilità giorno dopo giorno. I cittadini si sentono da un lato abbandonati, dall’altro protagonisti». Con una novità importante: ormai il no nasce quasi esclusivamente online, lì si evolve e poi solo dopo arriva nelle piazze. Ed è il movimento “liquido”, quello sulla Rete, a diventare a volte punto di riferimento della politica e non il contrario. «Questo è un aspetto interessante», concorda Stefano Epifani, docente di comunicazione digitale a La Sapienza di Roma e autore fra gli altri del saggio Manuale di comunicazione politica online. «Se escludiamo i movimenti più grandi, ogni dissenso può esser costruito ad arte da multinazionali, gruppi di pressione, organizzazioni di vario tipo. È il “crowdlobbying” e consiste nell’utilizzare la Rete come strumento di persuasione dal basso. Ci sono aziende che, mentre continuano a fare comunicazione istituzionale, mettono in piedi pagine su Facebook di dissenso funzionali alla propria proposta». Chiunque si occupi di lobbying sta studiando questi fenomeni. «Ma attenzione: non è detto che sia fatto per fini ideologicamente spregevoli», conclude Epifani. «Greenpeace, faccio un esempio a caso, potrebbe usare simili leve per promuovere le sue battaglie. E del resto, cosa ci sarebbe di male?» Nulla, verrebbe da dire, almeno finché è tutto alla luce del sole.
FONTE: Repubblica

FONDAZIONE VODAFONE PORTA LA SUA RETE D’EMERGENZA IN NEPAL

CON il kit Instant Network MINI è POSSIBILE ristabilire le comunicazioni nelle aree colpite da calamita'


30 aprile 2015 – E' arrivato nella Valle di Kathmandu, in Nepal, il kit Instant Network Mini di Fondazione Vodafone, la rete portatile sviluppata per le situazioni di emergenza che servirà a ristabilire le comunicazioni nelle aree colpite dal terremoto della scorsa settimana.


Instant Network Mini è un kit di 11 Kg che può essere contenuto in uno zaino e che consente di installare una rete di comunicazione mobile in 10 minuti. Un team di esperti Vodafone si occuperà di ristabilire le comunicazioni sul terremoto a favore delle operazioni di soccorso e della popolazione che ha bisogno di comunicare con i propri cari dopo il devastante terremoto. 


Instant Network Mini è uno zaino molto robusto che può essere trasportato come bagaglio a mano su voli di linea e può essere attivato anche da persone non tecnicamente qualificate. Il kit può collegare fino a 5 telefoni cellulari alla rete mobile in un raggio di 100 metri e consente l'invio di sms a migliaia di persone per diffondere informazioni essenziali in seguito a calamità. 


La Fondazione Vodafone, che sta lavorando assieme alla ONG Telecoms Sans Frontieres, è pronta a inviare in Nepal equipaggiamenti aggiuntivi, compreso il kit più grande da 100 kg, ed è in attesa di istruzioni da parte dagli operanti sul territorio.


L'Instant Network da 100 kg, composto da una antenna, un palo pieghevole, un pc industriale e una ricetrasmittente alimentati da generatori, è già stato impiegata dopo il Tifone Haiyan che ha colpito le Filippine nel 2013. In quella occasione  sono state rese possibili 443mila chiamate e 1,4 milioni di sms in 29 giorni. 


La Fondazione Vodafone ha inoltre donato 100mila sterline al UK Disaster Emergency Appeal (DEC) per supportare le operazioni di soccorso in Nepal. 


Questa è la seconda volta in due mesi che la Fondazione Vodafone ha favorito le comunicazioni d'emergenza dopo un disastro. A marzo, infatti, un team di volontari ha prestato soccorso sull'Isola Tanna, nella Repubblica di Vanuatu, a seguito del Ciclone Pam.

mercoledì 29 aprile 2015

Nepal, Save the Children: sempre più casi segnalati di bambini soli o separati dalle famiglie, 5,000 scuole rase al suolo. Necessari subito aiuti anche nelle zone remote

TESTIMONIANZE VIDEO DI BAMBINI E MAMME DA BHAKTAPUR 


Di ora in ora emergono nuove necessità di aiuto nei 30 distretti colpiti dal terremoto, ma l'emergenza è particolarmente grave per i bambini. Dalle verifiche in corso da parte degli operatori di Save the Children nei principali ospedali di Kathmandu e Lalitptur, stanno infatti emergendo molti casi di bambini soli o separati dai propri genitori e si teme che questi casi, che richiedono assistenza e protezione specifiche, continuino a salire. Molti sono purtroppo anche i casi di bambini gravemente feriti o che hanno subito amputazioni degli arti per le conseguenze del terremoto.

A Bhaktapur, un'antica città a poche miglia da Kathmandu, Rajani, una bambina di 10 racconta agli operatori di Save the Children sopraggiunti: "Ero con i miei amici quando è arrivato il terremoto, ero terrorizzata. Alcuni dei miei amici sono rimasti feriti, a qualcuno si sono spezzate le braccia, altri sono scappati di corsa."

Sarura, madre di due figli di 10 anni e 4 mesi che ha perso la casa è sfinita "vediamo solo cadaveri ovunque….dormiamo per terra su borse o sacchi di plastica, i bambini si sdraiano e noi cerchiamo di dormire seduti…non so che cosa potremo mangiare domani."  

Oltre all'emergenza nell'immediato, si intravvedono già gravi rischi per il futuro dei bambini Nepalesi: 5.000 scuole sono state completamente rase al suolo e in alcuni distretti il 90% delle strutture è inservibile, ci vorranno mesi o anni perché centinaia di migliaia di bambini possano riprendere gli studi.  

Mentre si potenziano gli aiuti nella zona di Kathmandu, si sta cercando di raggiungere anche le zone più remote. A Gorkha, una delle zone maggiormente colpite e difficili da raggiungere, dove 11 villaggi sono completamente distrutti, incluso il 60% dei centri sanitari e l'80% delle abitazioni, Save the Children ha appena iniziato la distribuzione di beni di primissima necessità alla popolazione colpita.

Save the Children ha lanciato in Nepal un massiccio intervento di soccorso attraverso un team di di oltre 500 operatori specializzati in emergenza impegnati da subito nella distribuzione degli aiuti. Ulteriori 136 tonnellate di beni di prima necessità stanno arrivando per via aerea nei prossimi giorni, compresa l'attrezzatura medica, mentre migliaia di coperte e teloni per i ripari d'emergenza stanno arrivando dall'India via terra. La disponibilità degli aiuti, grazie alla generosità dei donatori, è fondamentale per poter potenziare i soccorsi in un Paese che era già in gravi difficoltà strutturali prima del cataclisma: il Nepal è al 145 posto su 187 paesi, nell'indice globale dello sviluppo umano.

 

Il b-roll di immagini degli aiuti e le interviste con una bambina e una mamma da Bhaktapur è scaricabile al link (Time Code disponibile con il testo in inglese):  http://we.tl/fLxIVymrDh


Per sostenere l'aiuto di Emergenza di Save the Children in Nepal:
numero verde 800988810
 
www.savethechildren.it/nepal

Esempi di cosa fare con le donazioni

- Con € 7 si può donare una tanica per trasportare e conservare acqua pulita

- Con 28 € assicuri 4 taniche per trasportare e conservare acqua potabile

- Con 56 € garantisci corde e tela cerata per costruire 2 ripari temporanei

- Con 84 € doni 6 kit igienici contenenti sapone, shampoo, spazzolino, dentifricio, una bacinella e un asciugamano




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www.CorrieredelWeb.it

CNR: terremoto in Nepal, le deformazioni del suolo misurate dallo spazio

Ricercatori dell’IREA, l'Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente, hanno analizzato i fenomeni sismici in atto, nonché gli effetti permanenti dei movimenti del suolo causati dal violento terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito il Nepal il 25 aprile 2015, sfruttando dati acquisiti dal satellite di nuova generazione Sentinel-1A del Programma Europeo Copernicus.

Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IREA-CNR) di Napoli mediante l’interferometria differenziale, la tecnica che permette di misurare dallo spazio spostamenti del terreno anche dell’ordine di pochi centimetri su aree molto estese.

La figura mostra l’interferogramma ottenuto, ossia la mappa della deformazione indotta in superficie dall’evento sismico, in un intervallo temporale che va dal 17 al 29 aprile 2015.

Ognuna delle fasce di colore (frange) indica uno spostamento del suolo di circa 3 centimetri, con una deformazione massima di circa 1 metro.
Tale spostamento è avvenuto a seguito del terremoto e delle successive scosse, ed è la risposta della superficie alla dislocazione sul piano di faglia in profondità.

L’attività svolta è stata realizzata nell’ambito dell’accordo tra IREA-CNR e Dipartimento della Protezione Civile (DPC) e del progetto TEP-Quick Win dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).

NaturaSì e Cospe: Bio e solidarietà a sostegno dell' agricoltura locale in Angola

Strumenti agricoli per coltivare la terra, cisterne per accumulare acqua per irrigazione, pozzi per uso irriguo, piante da frutto, arnie per le api e progetti di formazione per gli agricoltori: prezioso materiale a supporto dello sviluppo dell'agricoltura locale in Angola, che è diventato realtà grazie al progetto di COSPE (Cooperazione per Sviluppo Paesi Emergenti) sostenuto dalla solidarietà di tutti coloro che hanno scelto il bio di NaturaSì. 
 
Al prezioso contributo dei consumatori, che in questi anni hanno scelto di devolvere i punti accumulati dalla spesa bio al "Progetto Angola", si sono aggiunte le offerte dei dipendenti, dei negozianti e della sede centrale raggiungendo così la somma di 101.724,00 Euro destinata a questo importante progetto di solidarietà.
I fondi raccolti servono a dare "gambe", nel tempo, alle tante attività iniziate negli ultimi anni: dalla produzione di miele alla riforestazione, dalla salvaguardia dell'ambiente alla produzione di specie da frutto locali, come papaja, maracuja e acacia, nelle aree degradate.
"Sapere che ci seguite e sostenete così tanto ci fa proseguire nel nostro lavoro con più entusiasmo e convinzione. - scrive dall'Africa Miriam Bacchin, referente sede e coordinatrice progetti Angola per COSPE - E di questo ringraziamo molto tutti i clienti dei negozi che hanno scelto il premio legato alla solidarietà, ma anche i negozianti e tutti i dipendenti dell'azienda che negli anni hanno creduto e credono nei nostri progetti". Aggiunge Roberto Zanoni Direttore Generale di NaturaSì: "Un traguardo per noi molto importante raggiunto grazie al connubio tra bio e solidarietà e soprattutto reso possibile da tutti coloro che consapevolmente scelgono il bio prestando attenzione alla propria salute, alla tutela dell'ambiente e della biodiversità, garantendo futuro all'agricoltura. Ai numerosi uomini e donne che hanno scelto di abbracciare assieme a noi la solidarietà e la validità di questo progetto va il nostro grazie".

Indonesia, 8 esecuzioni; Amnesty: "riprovevoli" e in spregio delle garanzie sui diritti umani

AMNESTY INTERNATIONAL CONDANNA LE OTTO ESECUZIONI IN INDONESIA COME "RIPROVEVOLI" E IN SPREGIO DELLE GARANZIE SUI DIRITTI UMANI

Andrew Chan e Myuran Sukumaran (cittadini australiani), Raheem Agbaje Salami, Sylvester Obiekwe Nwolise e Okwudili Oyatanze (nigeriani), Martin Anderson (ghanese), Rodrigo Gularte (brasiliano) e Zainal Abidin (indonesiano) sono stati fucilati il 28 aprile in Indonesia dopo essere stati condannati a morte per traffico di droga. L'esecuzione della cittadina filippina Mary Jane Fiesta Veloso è stata sospesa all'ultimo minuto dal presidente Widodo.

"Queste esecuzioni sono profondamente riprovevoli" – ha dichiarato Rupert Abbott, direttore delle ricerche di Amnesty International sull'Asia sud-orientale e il Pacifico. "Sono state compiute in completo spregio delle garanzie internazionali sull'uso della pena di morte".

"Il presidente Wododo dovrebbe abbandonare immediatamente il proposito di eseguire ulteriori condanne a morte e introdurre una moratoria come primo passo verso l'abolizione della pena capitale" – ha aggiunto Abbott.

Dopo che la richiesta di clemenza dei prigionieri era stata considerata in modo sommario e respinta, al momento delle esecuzioni erano almeno due i ricorsi giudiziari che i tribunali avevano accettato di prendere in esame.

"La pena di morte è sempre una violazione dei diritti umani, ma una serie di fattori rende queste otto esecuzioni ancora più inaccettabili. Al momento dell'arresto e nelle prime fasi del procedimento alcuni dei prigionieri non hanno avuto assistenza legale e linguistica adeguata, in violazione del loro diritto a un processo equo" – ha sottolineato Abbott.

"A una delle persone messe a morte, Rodrigo Gularte, era stata diagnosticata una schizofrenia paranoide. Il diritto internazionale vieta espressamente l'uso della pena di morte nei confronti di persone con disabilità mentale. È inoltre preoccupante il fatto che sia stata usata la pena capitale nei confronti di persone condannate per traffico di droga, azioni criminali che per il diritto internazionale non fanno parte dei 'reati più gravi', per i quali la pena di morte può essere imposta" – ha concluso Abbott.

Nel 2015 l'Indonesia ha già messo a morte 14 prigionieri. Il governo ha annunciato ulteriori esecuzioni nel corso dell'anno.

Emergenza Nepal: su firmiamo.it sos per i piccoli terremotati

Secondo l'Unicef sono 940.000 i bambini bisognosi di assistenza immediata a cui si appella l'iniziativa su Firmiamo.it: "Non possiamo trascurare il dovere morale di sostenere chi si trova in mezzo a questa grande catastrofe che non riguarda solo il Nepal, ma tutta l'umanità!"


Un appello accorato per aiutare i 940.000 bambini nepalesi che l'Unicef dichiara in grave pericolo arriva anche su Firmiamo.it. Il calcolo delle vittime di ogni età è in costante crescita e si teme che le oltre 5.000 morti accertate – tra cui 4 italiani - possano arrivare a superare le 10.000 anime. Intanto, grazie alle scosse, la capitale Kathmandu si è spostata di ben 3 metri verso a sud e decine di villaggi sono stati rasi al suolo.

In questo straziante scenario di morte, vittime tra le vittime sono i bambini coinvolti nella distruzione che il cataclisma ha disseminato, tutti bisognosi di urgente assistenza umanitaria. I pericoli non riguardano solo i crolli, ma anche la mancanza di acqua potabile che aumenta a dismisura il rischio di malattie e epidemie, i problemi medico-sanitari e il fatto che molti si sono ritrovati orfani o separati dalle famiglie.

Anche i piccoli messi in salvo non sono in situazioni ottimali, ma spaventati e intrappolati al freddo e al gelo: in tutto il Nepal manca l'elettricità e non ci sono abbastanza tetti sicuri per coprire e scaldare i bisognosi.

L'Unicef è già attivo sul territorio con il suo staff per coprire le necessità più impellenti con tonnellate di aiuti umanitari che comprendono materiale medico ed ospedaliero, tende, coperte e molto altro. Ma non è ancora abbastanza per affrontare l'emergenza.

L'iniziativa aperta su Firmiamo.it al link http://goo.gl/JWEU23 racconta la tragica situazione dei 940mila piccoli a rischio e chiede a tutti di dare un contributo, seppur piccolo: "Tutti dobbiamo fare la nostra parte mandando aiuti secondo le nostre disponibilità, non possiamo trascurare il dovere morale di sostenere chi si trova in mezzo a questa grande catastrofe che non riguarda solo il Nepal, ma tutta l'umanità!".

martedì 28 aprile 2015

Nepal, Save the Children: rischio ipotermia per decine di migliaia di bambini. Lanciato un massiccio intervento di aiuto con distribuzione di ripari, kit igienici, di prima necessità e kit per neonati

Circa 1 milione i minori colpiti.  30 su 75 i distretti interessati dal sisma

Migliaia di bambini e famiglie stanno dormendo in strada e in accampamenti di fortuna a Kathmandu e nelle altre aree colpite dal grave sisma in Nepal, nonostante le fredde temperature notturne e le forti piogge, con alto rischio per adulti e bambini di ipotermia, sottolinea Save the Children, l'Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti.

"Molte case sono state danneggiate o distrutte e, in ogni caso, la gente è troppo spaventata per dormire in quelle ancora agibili, dopo la serie di forti scosse. Siamo particolarmente preoccupati per i bambini più piccoli che, per il forte freddo, sono esposti al rischio di ipotermia", dichiara Roger Hodgson,  Vice Direttore Save the Children in Nepal.

Save the Children inoltre lancia l'allarme sull'urgente bisogno di medicinali per gli ospedali e le strutture mediche che stanno lottando allo stremo per soccorrere tutti i feriti.

"Bisogna assolutamente portare aiuti alle giovani madri, ai neonati, ai bambini, con una particolare attenzione alle comunità più vulnerabili", aggiunge  Roger Hodgson.

Lo staff di Save the Children sul terreno riporta che sono 30 su 75 i distretti colpiti dal grave sisma,  soprattutto nella regione occidentale e centrale, e si stimano in 1 milione[1] i minori che hanno bisogno di aiuto.
Le comunicazioni all'interno del paese sono difficili e non sono ancora disponibili informazioni dettagliate sull'impatto del terremoto e sulla scala dei bisogni della popolazione. Per questo un team di Save the Children sta raggiungendo l'area circostante Kathmandu per fare una analisi e valutazione dei danni e delle necessità.

C'è bisogno urgente di acqua potabile, cibo,  generi per il riparo e medicine. Gli aiuti stanno cominciando ad affluire ma sono ostacolati dai gravi danni subiti dalle infrastrutture.

Save the Children ha lanciato un massiccio intervento di soccorso attraverso un team di operatori specializzati in emergenza e voli carichi di aiuti stanno giungendo da tutto il mondo, inclusi Filippine e Dubai da cui sono in arrivo teloni che possono essere utilizzati come riparo d'emergenza, kit igienici e kit per l'acqua potabile.

Oggi inizia la distribuzione.

Inoltre convogli di Save the Children con tende, kit igienici e kit con generi di prima necessità per le famiglie sono stati spediti dai magazzini di Birgunj e Birathnagar e stanno raggiungendo Kathmandu per essere distribuiti nelle prossime ore.

"I bambini più piccoli sono i più vulnerabili in una situazione di emergenza e per questo Save the Children provvederà a fornire anche 2.000 kit per neonati delle aree di Bhaktapur e Sindhupalchok per assistere le mamme e i loro bambini appena nati", prosegue Roger Hodgson,  Vice Direttore Save the Children in Nepal.

"Stiamo facendo il massimo per proteggere i bambini e dare aiuto alle famiglie. In Nepal Save the Children ha un team di oltre 500 operatori esperti e in gran parte hanno ricevuto un training per la risposta in emergenza", spiega Brad Kerner, operatore di Save the Children impegnato in queste ore negli aiuti al paese.


Per sostenere l'aiuto di Emergenza di Save the Children in Nepal:
numero verde 800988810
 
www.savethechildren.it/nepal

 

Esempi di cosa fare con le donazioni

€ 7 si può donare una tanica per trasportare e conservare acqua pulita

€ 14 si può donare un kit igienico che include beni primari come sapone, shampoo, spazzolino, dentifricio, una bacinella e un asciugamano

€ 28 si possono donare materiali come corde e tela cerata per la costruzione di riparo temporaneo

€ 35 si può donare un kit da cucina che contiene pentole, posate, tazze e piatti



[1] Fonte Unicef.

Fino al 3 maggio, Ariel: sport e gioco per i bambini disabili

Fino al 3 maggio 2015: SMS solidale al 45507
Più gioco, sport e divertimento per i bambini disabili: l'obiettivo di Fondazione Ariel
per migliorare la vita di tutta la famiglia
Francesca Valla, la famosa "tata" della TV, è testimonial della campagna

 

"Ho dovuto diventare ottimista", dice la mamma di Ginevra, bimba di 7 anni affetta da paralisi cerebrale infantile, che da tempo lotta affinché Ginevra possa giocare, divertirsi e fare sport nella sua città, con la stessa facilità con cui giocano, si divertono e fanno sport tutti i suoi coetanei, senza quindi doversi per forza rivolgere ai centri specializzati.

"Ho dovuto diventare ottimista" è diventato quindi il nome del nuovo progetto di Fondazione Ariel, che opera ogni giorno per migliorare la qualità di vita dei bambini con disabilità e delle loro famiglie e in particolare ora punta ad agevolare la partecipazione di questi bambini alla vita culturale, alla ricreazione, al tempo libero e allo sport. Proprio come sancito dall'articolo 30 comma 5 della Convenzione ONU.

Come rendere possibile questo sogno? Ariel ha pianificato numerose attività, da realizzare tra settembre 2015 e giugno 2016, che permetteranno a molti bambini con disabilità di mettersi in gioco. Nello specifico: attività sportive, ludico-ricreative e di pet therapy (con il coinvolgimento di almeno 50 bambini con paralisi cerebrale infantile), seminari di sensibilizzazione e formazione (7 seminari per circa 700 individui, tra famiglie, operatori e volontari), ampliamento del servizio psicologico di sostegno alla famiglia (per almeno 50 coppie di genitori). Inoltre, Ariel vuole dare vita un fondo economico destinato a garantire queste attività nel tempo per i bambini delle famiglie più bisognose.

Per poter realizzare tutto ciò, Ariel ha avviato una campagna di raccolta fondi con sms solidale al 45507, grazie al quale è possibile donare 2 euro dal 12 aprile al 3 maggio sostenendo così il progetto.

La nascita di un bambino con disabilità, e in particolare colpito da paralisi cerebrale infantile, è un evento inaspettato che destabilizza tutta la famiglia: un ingiustificato senso di colpa e rabbia, insieme a un senso di inadeguatezza e impotenza, investe i genitori, così come prende forma una complessa sfida per i fratelli e le sorelle del bambino con disabilità.

Spesso  le istituzioni si affiancano alla famiglia per le cure terapeutiche al bambino con disabilità (visite mediche, esami diagnostici, interventi chirurgici e riabilitazione) ma non offrono sufficienti azioni di sostegno psicologico e sociale per orientarle rispetto ai servizi esistenti, ai diritti e alle opportunità del sistema di cura.

Fondazione Ariel si impegna quotidianamente nel sostegno di tipo medico, psicologico e sociale alle famiglie. Inoltre lavora per offrire esperienze e attività stimolanti, per migliorare la qualità della vita di tutta la famiglia e la sua piena inclusione nella società.

La famosa "tata" della TV Francesca Valla, ormai da tempo vicina a Fondazione Ariel, sostiene la campagna con SMS solidale.




La paralisi cerebrale infantile è una malattia neurologica che ha ripercussioni invalidanti sul sistema muscolo-scheletrico e per la quale non è ancora possibile a oggi parlare di prevenzione, data la poca prevedibilità delle cause (ipossia, emorragia, infezione) che la provocano. È una patologia dovuta a un danno irreversibile del sistema nervoso centrale, che può colpire il feto o il bambino nei primi anni di vita, e che porta a una perdita parziale o totale delle capacità motorie, oltre a diversi disturbi delle capacità intellettive. Oltre ai danni  sensoriali (deficit visivi, uditivi e del linguaggio), le ripercussioni sul sistema muscolo-scheletrico, progressivamente invalidanti, impediscono spesso anche i movimenti più elementari. La chirurgia, pur non risolutiva, è oggi in grado di migliorare notevolmente le capacità motorie di questi bambini; un bambino affetto da PCI nella sua vita necessita in media di tre interventi chirurgici per arrivare a un miglioramento significativo.


Fondazione Ariel nasce nel 2003 per offrire sostegno di tipo medico, psicologico e sociale alle famiglie con bambini affetti da Paralisi cerebrale infantile (PCI), patologia neuromotoria che colpisce in Italia 40mila bambini, con un'incidenza di 1 su 500 nuovi nati.
In 12 anni di attività Fondazione Ariel ha aiutato oltre 2.173 famiglie di bambini con PCI e altre disabilità.
Con l'obiettivo di migliorare la qualità di vita non solo del bambino ma dell'intero sistema familiare, Ariel si rivolge quindi a famiglie provenienti da tutta Italia, che si trovano ad affrontare e a convivere con il dramma della disabilità. Nello specifico, Ariel è impegnata nell'assistenza e l'intrattenimento dei bambini in ospedale, nell'orientamento alle famiglie rispetto a servizi e centri di cura specialistici, nella formazione e sostegno  psico-sociale di tutta la famiglia; nella formazione delle differenti figure specialistiche del personale sanitario destinato a operare sul territorio; nella formazione dei volontari che si occupano di dare sollievo sia ai bambini sia ai loro familiari durante la degenza in ospedale. Inoltre Ariel sviluppa progetti di ricerca scientifica al fine di mettere a punto nuove terapie, mediche e chirurgiche, per i bambini con paralisi cerebrale infantile o altre disabilità neuromotorie.



Pakistan, Amnesty: 100 impiccagioni in quattro mesi

Il 28 aprile 2015 il Pakistan ha raggiunto il vergognoso primato di 100 impiccagioni da quando, il 17 dicembre 2014, all'indomani della strage dei talebani in una scuola di Peshawar, è stata sospesa la moratoria sulle esecuzioni. Il Pakistan si accinge a diventare uno dei principali esecutori di condanne a morte al mondo.

"Le autorità pakistane stanno mostrando un completo disprezzo per la vita umana. In più, in molti casi, le condanne a morte sono state emesse al termine di processi irregolari. Questa catena della morte non serve a niente per affrontare alla radice le cause della criminalità e del terrorismo" – ha dichiarato David Griffiths, vicedirettore del programma Asia e Pacifico di Amnesty International.

"Le esecuzioni sono diventate ormai quasi quotidiane. Se il governo non ripristinerà la moratoria, non abbiamo idea di quante saranno alla fine dell'anno" – ha aggiunto Griffiths.

"Crimini gravi come gli omicidi e gli atti di terrorismo vanno condannati senza riserve ma uccidere in nome della giustizia non ha un particolare effetto deterrente. Chi commette quei crimini va processato con procedure eque e senza ricorso alla pena di morte" – ha sottolineato Griffiths.

Tra le migliaia di prigionieri a rischio di esecuzione c'è anche Shafqat Hussein, che secondo il suo avvocato era minorenne al momento del processo e che avrebbe confessato sotto tortura.
                                                       
Roma, 28 aprile 2015

Baltimora: Amnesty Intenational Usa sulla morte di Freddie Gray e le proteste

MORTE DI FREDDIE GRAY E PROTESTE A BALTIMORA: DICHIARAZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL USA

A seguito della morte di Freddie Gray e delle successive proteste nella città di Baltimora, Maryland, Steven W. Hawkins, direttore di Amnesty International Usa, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"La morte, che chiama in causa la polizia, di un altro giovane afroamericano non armato ha comprensibilmente suscitato commozione e proteste nelle strade di Baltimora. In attesa dei risultati di un'indagine rapida, imparziale e indipendente sulle circostanze della morte di Freddie Gray, chiediamo alla polizia di Baltimora di esercitare moderazione nel corso delle proteste, dando priorità a metodi non violenti e usando la forza solo quando assolutamente inevitabile e in maniera tale da minimizzare i danni alle persone".

"Il diritto di protesta e di manifestazione pacifica dev'essere tutelato dalle forze di polizia e non inibito con le intimidazioni e l'uso eccessivo della forza. Gli agenti di polizia hanno il diritto di difendersi e il dovere di proteggere le persone, ma nel reagire alla violenza devono rispettare gli standard internazionali sull'uso della forza. L'impiego su larga scala di tattiche che comprendono gas lacrimogeni e bombe fumogene non dovrebbe essere preso in considerazione per porre fine ad atti di violenza commessi da una minoranza di persone, quando la maggioranza è pacifica. Tattiche del genere aumentano i rischi nei confronti di tutti i manifestanti".

"In troppi casi, le leggi statali sull'uso della forza letale sono palesemente generiche e poco chiare, come nel caso del Missouri, o addirittura non esistono, come in Maryland. Continuiamo a chiedere una revisione a livello nazionale delle politiche che governano l'operato delle forze di polizia affinché casi come quello di Freddie Gray non abbiano a ripetersi".
                                                               

Roma, 28 aprile 2015

lunedì 27 aprile 2015

UNICEF e WFP Italia insieme per aiutare i bambini e le famiglie del Nepal colpiti dal terremoto

Dal 27 aprile al 10 maggio 2015 con un SMS o una chiamata da fisso al 45596 è possibile sostenere gli aiuti che UNICEF e WFP stanno fornendo alle popolazioni del Nepal.

 

27 aprile 2015 – Uno spaventoso terremoto di magnitudo 7,8 ha devastato il Nepal lo scorso sabato 25 aprile, uccidendo migliaia di persone e lasciando nella disperazione milioni di bambini  e le loro famiglie. I sopravvissuti non hanno più nulla e contano sul sostegno degli aiuti umanitari per andare avanti.

 

Per l'emergenza, UNICEF e WFP Italia hanno lanciato un numero solidale per donare 1 euro da rete mobile e 2 euro da rete fissa.

 

È possibile donare con un SMS al 45596 da cellulare TIM, Vodafone, WIND, 3, PosteMobile e CoopVoce o chiamata allo stesso numero da rete fissa da Telecom Italia, Fastweb, Vodafone e TWT. 

 

L'UNICEF fornisce tende per allestire ospedali da campo per l'assistenza ai feriti, sali di reidratazione orale e zinco per prevenire epidemie di diarrea acuta soprattutto nei bambini e distribuisce acqua tramite autobotti nei 16 campi allestiti per gli sfollati. Coordina inoltre le organizzazioni partner per gli interventi di emergenza nei settori "Acqua e igiene", "Nutrizione", "Istruzione" e "Protezione dell'infanzia", svolgendo un ruolo di intervento attivo anche nel settore "Sanità".

 

Il WFP, che da anni è presente nel paese con programmi di "preparazione alle emergenze" e assistenza a circa mezzo milione di persone, sta intervenendo fornendo sostegno logistico di emergenza e nel settore delle telecomunicazioni oltre che con un impegno massiccio nell'assistenza alimentare. In fase di avvio vi è anche l'organizzazione di un servizio aereo umanitario delle Nazioni Unite (UNHAS) da parte del WFP mentre nel paese colpito dal terremoto stanno arrivando biscotti ad alto contenuto energetico, prima forma di assistenza alimentare nelle emergenze di questo tipo.