AMNESTY INTERNATIONAL CONDANNA LE OTTO ESECUZIONI IN INDONESIA COME "RIPROVEVOLI" E IN SPREGIO DELLE GARANZIE SUI DIRITTI UMANI
Andrew Chan e Myuran Sukumaran (cittadini australiani), Raheem Agbaje Salami, Sylvester Obiekwe Nwolise e Okwudili Oyatanze (nigeriani), Martin Anderson (ghanese), Rodrigo Gularte (brasiliano) e Zainal Abidin (indonesiano) sono stati fucilati il 28 aprile in Indonesia dopo essere stati condannati a morte per traffico di droga. L'esecuzione della cittadina filippina Mary Jane Fiesta Veloso è stata sospesa all'ultimo minuto dal presidente Widodo.
"Queste esecuzioni sono profondamente riprovevoli" – ha dichiarato Rupert Abbott, direttore delle ricerche di Amnesty International sull'Asia sud-orientale e il Pacifico. "Sono state compiute in completo spregio delle garanzie internazionali sull'uso della pena di morte".
"Il presidente Wododo dovrebbe abbandonare immediatamente il proposito di eseguire ulteriori condanne a morte e introdurre una moratoria come primo passo verso l'abolizione della pena capitale" – ha aggiunto Abbott.
Dopo che la richiesta di clemenza dei prigionieri era stata considerata in modo sommario e respinta, al momento delle esecuzioni erano almeno due i ricorsi giudiziari che i tribunali avevano accettato di prendere in esame.
"La pena di morte è sempre una violazione dei diritti umani, ma una serie di fattori rende queste otto esecuzioni ancora più inaccettabili. Al momento dell'arresto e nelle prime fasi del procedimento alcuni dei prigionieri non hanno avuto assistenza legale e linguistica adeguata, in violazione del loro diritto a un processo equo" – ha sottolineato Abbott.
"A una delle persone messe a morte, Rodrigo Gularte, era stata diagnosticata una schizofrenia paranoide. Il diritto internazionale vieta espressamente l'uso della pena di morte nei confronti di persone con disabilità mentale. È inoltre preoccupante il fatto che sia stata usata la pena capitale nei confronti di persone condannate per traffico di droga, azioni criminali che per il diritto internazionale non fanno parte dei 'reati più gravi', per i quali la pena di morte può essere imposta" – ha concluso Abbott.
Nel 2015 l'Indonesia ha già messo a morte 14 prigionieri. Il governo ha annunciato ulteriori esecuzioni nel corso dell'anno.
Andrew Chan e Myuran Sukumaran (cittadini australiani), Raheem Agbaje Salami, Sylvester Obiekwe Nwolise e Okwudili Oyatanze (nigeriani), Martin Anderson (ghanese), Rodrigo Gularte (brasiliano) e Zainal Abidin (indonesiano) sono stati fucilati il 28 aprile in Indonesia dopo essere stati condannati a morte per traffico di droga. L'esecuzione della cittadina filippina Mary Jane Fiesta Veloso è stata sospesa all'ultimo minuto dal presidente Widodo.
"Queste esecuzioni sono profondamente riprovevoli" – ha dichiarato Rupert Abbott, direttore delle ricerche di Amnesty International sull'Asia sud-orientale e il Pacifico. "Sono state compiute in completo spregio delle garanzie internazionali sull'uso della pena di morte".
"Il presidente Wododo dovrebbe abbandonare immediatamente il proposito di eseguire ulteriori condanne a morte e introdurre una moratoria come primo passo verso l'abolizione della pena capitale" – ha aggiunto Abbott.
Dopo che la richiesta di clemenza dei prigionieri era stata considerata in modo sommario e respinta, al momento delle esecuzioni erano almeno due i ricorsi giudiziari che i tribunali avevano accettato di prendere in esame.
"La pena di morte è sempre una violazione dei diritti umani, ma una serie di fattori rende queste otto esecuzioni ancora più inaccettabili. Al momento dell'arresto e nelle prime fasi del procedimento alcuni dei prigionieri non hanno avuto assistenza legale e linguistica adeguata, in violazione del loro diritto a un processo equo" – ha sottolineato Abbott.
"A una delle persone messe a morte, Rodrigo Gularte, era stata diagnosticata una schizofrenia paranoide. Il diritto internazionale vieta espressamente l'uso della pena di morte nei confronti di persone con disabilità mentale. È inoltre preoccupante il fatto che sia stata usata la pena capitale nei confronti di persone condannate per traffico di droga, azioni criminali che per il diritto internazionale non fanno parte dei 'reati più gravi', per i quali la pena di morte può essere imposta" – ha concluso Abbott.
Nel 2015 l'Indonesia ha già messo a morte 14 prigionieri. Il governo ha annunciato ulteriori esecuzioni nel corso dell'anno.
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