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giovedì 28 maggio 2009

NESSUNO TORNA A CASA


giovedì 28 maggio 2009


Il ritorno a casa di Ulisse-Odisseo, colui che odia, è un viaggio senza fine.
Non c'è odio senza amore. Il Sagittario in quanto "viaggiatore" è il primo segno, inteso come seme della ribellione, a cercare di risolvere questo dilemma creatosi nell'essere umano, che poi troverà la sua realizzazione drammatica nei Pesci. Odisseo è infatti una perfetta metafora delle condizioni umane, alle prese con un destino spesso avverso, ma mai rassegnato, il dilemma è:

"Amare o odiare?". Quale è la radice più forte?

Scrive Osho nato sotto il Segno del Sagittario:
"L'amore è fine a se stesso, e nell'amore non c'è più ego. Quando siete senza ego, c'è amore. Allora potete dare senza chiedere in cambio niente. date perché dare è bellissimo, dividete perché dividere è stupendo ...

(Osho, Il seme della ribellione, Vol. I, p. 91, Re Nudo Ed. 1979)

Allora, Odisseo è Nessuno (così in greco), e come nessuno è invisibile. Odisseo è invisibile. Non c'è chi parli poco o chi parli molto ...quando si è Nessuno.
Odisseo è, senza alcun dubbio, il viaggiatore più importante della mitologia greca, in quanto antieroe, il più normale dei personaggi del suo tempo, amato da Athena, la Dea dell'Intelligenza Femminile. Quando Calipso gli offre di renderlo immortale e senza età sceglie il sentiero comune: “No, non sono un Dio, perché paragonarmi agli immortali?
Calipso è immortale ma poiché è isolata, la sua eterna giovinezza non ha più alcuna funzione. Odisseo è da 5 anni che è presso di lei e nessuno sa se egli è vivo o morto. E' un morto-vivente, altra situazione tipica del Sagittario. La situazione di morte di fatto cui la distanza di Odisseo è equiparata, è la conseguenza della permanenza presso Calipso. Malgrado l’immortalità promessa, Odisseo rifiuta perché gli uomini vogliono l’eterna giovinezza degli dei dell’Olimpo, signori della vita. Se Odisseo avesse accettato, si sarebbe trovato ad essere immortale ma relegato in eterno in un luogo sperduto che nessuno sa dove sia. Ed il Sagittario vuol stare "in nessun luogo". Per Odisseo è meglio la morte che essere confinati nel limbo di non – vita di Calipso. Odisseo, allora, riparte e.... giunge nell’isola dei Feaci.

Al contrario di Achille, personaggio principale dell'Iliade, che agisce dominato dagli istinti primordiali (l'Ira in particolare), Ulisse invece (uomo dal multiforme ingegno) ricorre sovente a stratagemmi e ai suoi molteplici talenti (è in grado di costruirsi una barca sull'isola di Calipso o di fare il cantastorie presso i Feaci, ad esempio)ha come unico obbiettivo quello di muoversi, da un posto all'altro, da una illusione all'altra.

Il Sagittario condivide con Ulisse le seguenti caratteristiche della figura mitica a cui appartengono altri come Attis, Adone, Ippolito, Bellerofonte, Icaro, Giasone, ma anche Horus, Ermes e Dioniso, ed in tempi moderni Osho, Jim Belushi, Jim Morrison, Janis Joplin, Baudelaire:

l’essere ferito (ipocondria, ferite alle mani, ai piedi, ai polmoni, il sanguinare)

l’ascensionismo (verticalità) l'ascesi e la Gnosi (amore per la conoscenza)

l’estetismo (figli dei fiori, Giacinto, Narciso)

l’inclinazione al fuoco e all’acqua (Icaro)

l’essere fuori dal tempo (incapacità di entrare nel tempo, di invecchiare, o uno strano interesse per ciò che è antico

l’autodistruttività (il desiderio di fallire, di cadere, di morire)

l’amoralità o l’ipermoralità (Giove)

una esagerata costellazione parentale (famiglia allargata) .

Ma essendo il Sagittario un segno doppio e bicorporeo condivide anche le caratteristiche prettamente Saturnine;

la ferrea determinazione del ritorno a casa, simbologia del Il Sagittario ricongiungimento Sole-Luna, l'anima che ritorna al suo Creatore

la valutazione del tempo, del lavoro, dell’ordine, dei limiti

l’apprendere

la storia

la continuità

il sopravvivere e il resistere.

IL Sagittario fugge, fugge sempre. Per sfuggire è spinto a ricercare, a domandare, a viaggiare, a inseguire, a trasgredire ogni limite. E’ uno spirito inquieto “senza dimora sulla terra”, è sempre in arrivo da qualche luogo e in partenza per qualche altro, sempre però di passaggio. Il suo eros è mosso da un desiderio irrefrenabile, pothos, una libido effrenata che a volte lo porta al naufragio.

Il Sagittario è lo stupratore, ma con dolcezza. Pare che Ulisse abbia avuto rapporti differenziati con tante figure di donne e molte Dee, rapporti che propiziarono il suo viaggio, rendendo possibile la sua sopravvivenza.
ad esempio Dea = Atena; Amante = Calipso; Divoratrice = Scilla e Cariddi; Incantatrice = Circe; Madre e Figlia = Aretea e Nausicaa; Madre Personale = Anticlea; Salvatrice = Ino; Seduttrice = Le Sirene; Nutrice = Euriclea; Moglie = Penelope. Con ciascuna di queste figure Ulisse (Giove) l'essere uomo di Ulisse trova un modo individuale di entrare in rapporto, di amare e di essere favorito delle donne.

E’ difficile indicare una di queste figure come la più significativa: “Egli riconobbe tutte queste donne”, conclude il libro 22 dell’Odissea…
L'archetipo di Ulisse-Sagittario è così universale da potersi incarnare in tutte le epoche e sotto tutte le latitudini, e la sua prova è quella di Scilla e Cariddi, la vittoria sui mostri che popolano il subconscio umano. La notte della mente. Il sonno della ragione popolato dai mostri, in questo Odisseo è umano, troppo umano.
"Vous êtes embarqués”. Con questa vertiginosa metafora, Pascal nei Pensées ha rappresentato la scommessa del pensiero e dell’esistenza. Perché, certo, il mare e la sua navigazione sono origine ed immagine dell’amore per la conoscenza di colui che non ha radice terranea e trova nel viaggio il proprio gesto di fondazione. Del resto la sua storia è la storia di un viaggio in terra straniera simile a un passaggio necessario per far ritorno a casa. È in questo esodo dalla propria casa (e nel suo nostos) che si incarna e vive il mito di Ulisse e dell'anima peregrina che incarnatasi deve far ritorno a casa. Qualsiasi Mediterraneo attraversi. Questa nostalgia Sagittariana che si ritrova anche in Gabriele D'Annunzio:

Pastori
Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natia
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh’esso il litoral cammina
La greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquio, calpestio, dolci romori.

Ah perché non son io co’ miei pastori?
(Gabriele D’Annunzio)

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