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mercoledì 7 febbraio 2018

Festival di Sanremo, dalla master coach i consigli su come dare il meglio di sé sul palco come nella vita di tutti i giorni

FESTIVAL DI SANREMO, DALLA MASTER COACH I CONSIGLI SU COME DARE IL MEGLIO SUL PALCO DELL'ARISTON COME NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI

Il peso dello sguardo di milioni di occhi pronti a giudicare e la tensione che precede l'esibizione preparata a lungo possono fare brutti scherzi, compromettendo la performance sul palco dell'Ariston. 

Per dare il meglio di sé e lasciare il segno Marina Osnaghi, prima master certified coach in Italia, ha stilato un decalogo di consigli, sotto forma di "reminder", da utilizzare non solo a Sanremo, ma anche nella vita quotidiana.

È successo ad Alex Britti nel 2001 con "Sono Contento", nel 2015 a Gianna Nannini con "Sei nell'anima" e un Raf sottotono nella cover di "Rose Rosse", nel 2016 a Gianluca Grignani con "Sogni infranti" e Neffa con "Sogni e nostalgia", fino alla stonatura di Fiorella Mannoia nella corsa edizione interpretando "Che sia benedetta". E perfino al mitico Claudio Villa nel 1957 con la storica "eurostecca" sulle note di "Cancello tra le rose". Le classiche "stecche" che tradiscono la forte emozione prima di un'esibizione al Festival di Sanremo preparata per lungo tempo, possono colpire tutti: dalle giovani promesse agli artisti più navigati. Anche i veterani dell'Ariston possono soffrire di ansia da performance che cresce con l'approssimarsi dell'esibizione davanti a milioni di italiani e incorrere in errori che possono anche compromettere una carriera. Ma come superare questa impasse e presentarsi sul palcoscenico lasciando tutti a bocca aperta dopo aver dato il meglio di sé? Secondo Marina Osnaghi, prima master certified coach in Italia, ciò che accomuna i professionisti di rilievo a personaggi del mondo dello spettacolo è il peso del successo a tutti i costi; ed è proprio questo che si deve superare attraverso semplici "reminder", ripetuti ad hoc nelle occasioni importanti.

"Il fallimento è pesante, il successo è bellissimo e desiderato. Eppure entrambi sono accomunabili in un solo concetto: il peso della performance – spiega la master coach Marina OsnaghiEssere all'altezza del risultato e delle aspettative non è facile, viviamo in un mondo che cerca di eludere in tutti i modi le sconfitte e privilegiare le vittorie, con modelli sociali che esaltano la capacità dell'individuo di compiere performance strabilianti ed ottenere il plauso generale, fama e denaro. E inaspettatamente, il peso è uguale e contrario, sia che si vinca sia che si perda. Se hai successo devi continuare ad averlo, se fallisci hai fatto male e devi assolutamente smettere. Le aspettative, personali e degli altri, sono in agguato; incarnate da chi osserva e giudica. Non solo sul palco dell'Ariston, in mondo visione, alle olimpiadi, o allo stadio mentre si tira il calcio di rigore, ma anche il giorno dopo su social e giornali, che decretano il risultato mediatico, aspettandosi che lo sportivo o l'artista realizzi le aspettative, sue e di tutti, incarnando la vittoria. Un professionista in ufficio prova la stessa cosa nonostante il peso delle aspettative sia più ravvicinato e senza risonanza mediatica. Si vorrebbe sempre essere dei vincenti, mentre siamo esseri umani che hanno diritto di sbagliare o vincere".

Ecco infine i 10 "reminder" della master coach Marina Osnaghi da ripetersi prima della performance, a Sanremo come in ufficio, per avere un effetto concreto e potente su ogni stress:

1. Sono ciò che sono, non ciò che faccio: soprattutto non sono ciò che il mondo esterno mi dice che devo essere.

2. Sono un soggetto e non un oggetto, l'impegno a fare del mio meglio e cercare la vittoria è un must: eppure più del mio meglio non posso fare.

3. Le situazioni sono sempre sia bianche che nere con molte sfumature in mezzo: ricercare gli assoluti difficilmente corrisponde alla vita vera.

4. Nella più grande gioia può esserci tristezza e viceversa: è nella natura dell'esistere.

5. Le critiche e le lodi a volte sono affrettate e soggettive: dall'esterno il 'fare' di un altro sembra sempre più facile di quel che è.

6. Cosa posso perdonarmi oggi? Non posso essere perfetto e gli errori sono l'unico modo per apprendere: devo fare esperienza e rischiare l'errore, solo così posso sentirmi esperto.

7. Avere paura o provare emozione è normale, le emozioni mi spronano a fare, senza non sono in grado di agire: do il benvenuto a me, così come sono, alle persone che ho di fronte, alla sfida che ho davanti.

8. Il successo pesa quanto la sconfitta: il dovere di far bene è una voce che non si spegne mai nel nostro retro cranio. Specialmente in posizioni di responsabilità o di grande visibilità mediatica.

9. Cosa mi sta mettendo in crisi? Nei momenti di critica cerca di fare qualcosa, anche piccolo, che ti aiuti ad uscire dai guai: qual è il primo passo da fare?

10. Dopo ogni esperienza chiediti cosa ho imparato che mi può essere utile per il futuro? Cosa voglio rifare di quello che ho fatto? Cosa voglio smettere di fare perché non serve?



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