Fibrillazione atriale, i pazienti diabetici che richiedono insulina presentano un aumentato rischio di ictus e embolia sistemica
I pazienti con fibrillazione atriale affetti da un tipo di diabete che richiede la somministrazione di insulina, sono a maggior rischio di ictus ed eventi embolici sistemici. Nuovi risultati di una sub-analisi del Registro europeo di Daiichi Sankyo PREFER in AF, pubblicati dal Journal of the American College of Cardiology.
Roma, 31 gennaio 2017 – I pazienti con fibrillazione atriale affetti da diabete che richiede trattamento insulinico corrono un rischio maggiore di essere colpiti da ictus o embolia sistemica rispetto ai pazienti diabetici che non necessitano di insulina e ai pazienti non diabetici. Sebbene il diabete sia un fattore di rischio per eventi tromboembolici, i risultati appena pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology gettano nuova luce sul ruolo dell’insulina nella pratica clinica. A fornire questi dati e altri dettagli sulla gestione della fibrillazione atriale in Europa a seguito dell’introduzione degli anticoagulanti orali non antagonisti della vitamina K (NOACs), è una sottoanalisi del Registro europeo di Daiichi Sankyo PREFER in AF, il primo studio di questo tipo a quantificare indipendentemente i tassi annuali di eventi tromboembolici correlati a FA nei pazienti diabetici, a seconda della presenza del trattamento insulinico.
In un gruppo di 1.288 pazienti diabetici affetti da FA del registro PREFER in AF, coloro che assumevano insulina, a un anno di follow-up, hanno mostrato un rischio di 2,5 volte maggiore di essere colpiti da un ictus o un evento embolico sistemico, rispetto a quelli che non assumevano insulina (5,2 per 100 pazienti/anno vs 1,8 per 100 pazienti/anno); HR 2,96: 1,49 a 5,87; p = 0,0019) e che non soffrivano di diabete (5,2 per 100 pazienti/anno vs. 1,9 per 100 pazienti/anno; HR: 2,89; 95% CI: 1,67 a 5,02; p = 0,0002). Tutto ciò indipendentemente dalla presenza di altre patologie e del trattamento anticoagulante somministrato. E’ interessante notare che i tassi di ictus o di embolia sistemica non erano differenti tra il gruppo di pazienti diabetici non trattati con insulina e i pazienti non diabetici (HR: 0,97; 0,58 a 1,61; p = 0,90), dimostrando che il trattamento insulinico nei pazienti con FA può aumentare il rischio tromboembolico.
“In questa analisi del Registro PREFER in AF, la sola presenza del diabete non implica di per sé un aumentato rischio tromboembolico per i pazienti affetti da fibrillazione atriale; tuttavia, il diabete che richiede una terapia a base di insulina sembra essere un fattore indipendente che influenza il presentarsi di ictus o embolia sistemica correlati a FA – ha spiegato il dottor Giuseppe Patti, dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e primo Autore dello studio – Ciò potrebbe avere implicazioni nella pratica clinica, perciò sono necessari ulteriori studi per sostanziare questi risultati”.
Della popolazione diabetica arruolata nel Registro, il 22,4% (n=288) dei pazienti affetti da diabete richiedeva somministrazione di insulina, e solo l’1,5% di essi soffriva di diabete di Tipo 1. Nella popolazione totale, l’incidenza di ictus o di embolia sistemica a un anno di follow-up è stato del 2,0 per 100 pazienti/anno.
Il ruolo predittivo selettivo del diabete che necessita di trattamento insulico era indipendente da potenziali fattori confondenti, inclusa la durata del diabete stesso, ed è stato mantenuto in varie sotto popolazioni, compreso il sottogruppo trattato con terapia anticoagulante. La sottoanalisi, inoltre, non ha fatto rilevare alcuna relazione tra la dose di insulina e gli eventi tromboembolici (HR: 1,00; 95% CI: 0,98 a 1,02; p = 0,94). C’era, tuttavia, un rischio significativamente più alto di ictus o embolia sistemica in pazienti con almeno una complicanza microvascolare del diabete, come retinopatia, neuropatia o nefropatia (HR: 9,27; 95% CI: 2,07 a 41,41; p = 0,0036).
“Questi risultati forniscono insight importanti sugli ulteriori rischi associati alla terapia insulinica, e hanno implicazioni importanti per la valutazione del rischio tromboembolico in questa popolazione di pazienti. – ha commentato l’altro Autore dello studio, Raffaele De Caterina, professore della Divisione Cardiologica dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti. “E’ dunque importante identificare i pazienti diabetici che assumono insulina, e assicurare loro un appropriato trattamento anticoagulante per mitigare ulteriori rischi”.
I registri PREFER in AF
Il registro PREFER in AF ha inizialmente arruolato 7.243 pazienti con fibrillazione atriale in 461 centri in Austria, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svizzera e Regno Unito. Lo scopo dello studio era quello di fornire informazioni sulla prevenzione degli eventi tromboembolici come l’ictus, in base alle caratteristiche e alla gestione dei pazienti affetti da fibrillazione atriale, insieme ad altre importanti considerazioni quali la qualità della loro vita e la soddisfazione per il trattamento.
Per ottenere ulteriori approfondimenti sulla gestione della patologia, sono stati aggiunti alla lista delle nazioni coinvolte nello studio PREFER in AF il Belgio e i Paesi Bassi. I dati del prolungamento sono stati raccolti su un totale di 5.000 pazienti, distribuiti in 325 centri nei nove Paesi europei.
Fonte: Daiichi Sankyo
Contatti
Daiichi Sankyo
Elisa Porchetti
Tel.+39 0685255-202
elisa.porchetti@daiichi-sankyo.it
Elisa Porchetti
Tel.+39 0685255-202
elisa.porchetti@daiichi-sankyo.it
Valeria Carbone Basile
Tel: +39 339 1704748
valeria.carbonebasile@gmail.com
Tel: +39 339 1704748
valeria.carbonebasile@gmail.com
Daiichi Sankyo
Daiichi Sankyo è un Gruppo farmaceutico attivamente impegnato nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione di farmaci innovativi con la mission di colmare i diversi bisogni di cura ancora non soddisfatti dei pazienti, sia nei mercati industrializzati che in quelli emergenti. Con più di 100 anni di esperienza scientifica e una presenza in più di 20 Paesi, Daiichi Sankyo e i suoi 16,000 dipendenti in tutto il mondo, contano su una ricca eredità di innovazione e una robusta linea di farmaci promettenti per aiutare le persone. Oltre a mantenere il suo robusto portafoglio di farmaci per il trattamento dell’ipertensione e dei disordini trombotici, e con la Vision del Gruppo al 2025 di diventare una “Global Pharma Innovator con vantaggi competitivi in area oncologica“, le attività di ricerca e sviluppo di Daiichi Sankyo sono focalizzate alla creazione di nuove terapie per l’oncologia e l’immuno-oncologia, con un ulteriore focus su nuove frontiere quali la gestione del dolore, le malattie neurodegenerative e cardiometaboliche, e altre patologie rare.
Daiichi Sankyo è un Gruppo farmaceutico attivamente impegnato nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione di farmaci innovativi con la mission di colmare i diversi bisogni di cura ancora non soddisfatti dei pazienti, sia nei mercati industrializzati che in quelli emergenti. Con più di 100 anni di esperienza scientifica e una presenza in più di 20 Paesi, Daiichi Sankyo e i suoi 16,000 dipendenti in tutto il mondo, contano su una ricca eredità di innovazione e una robusta linea di farmaci promettenti per aiutare le persone. Oltre a mantenere il suo robusto portafoglio di farmaci per il trattamento dell’ipertensione e dei disordini trombotici, e con la Vision del Gruppo al 2025 di diventare una “Global Pharma Innovator con vantaggi competitivi in area oncologica“, le attività di ricerca e sviluppo di Daiichi Sankyo sono focalizzate alla creazione di nuove terapie per l’oncologia e l’immuno-oncologia, con un ulteriore focus su nuove frontiere quali la gestione del dolore, le malattie neurodegenerative e cardiometaboliche, e altre patologie rare.
Per maggiori informazioni visita il press portal http://pressportal.lixiana.it/ o il sito http://www.daiichi-sankyo.it
Nessun commento:
Posta un commento