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venerdì 28 febbraio 2014

ACTIONAID: CORSA ALLA TERRA, AZIENDA ITALIANA E LANDGRABBING IN SENEGAL

Roma, 28 febbraio 2014 - Una delegazione composta da rappresentanti dei villaggi  del nord-est del Senegal e Ong stanno visitando vari paesi europei per chiedere la cancellazione di un progetto di “accaparramento” delle terre che mette a rischio l'esistenza e i mezzi di sostentamento di circa 9mila persone. La Senhuile SA, controllata per il 51 per cento dall'italiana Tampieri Financial Group SpA e al 49 per cento dalla società senegalese a capitale misto Senéthanol, ha affittato ben 20mila ettari della riserva di Ndiael, intorno alla quale  sorgono una quarantina di villaggi abitati da decenni da comunità autoctone. I residenti lamentano impatti molto pesanti sul loro stile di vita causati dal progetto, che impedisce l'accesso ai pascoli, alle fonti idriche e alle altre risorse necessarie per la loro sussistenza, di fatto costringendoli ad abbandonare le loro abitazioni.

 

Gli esponenti delle comunità locali, insieme a rappresentanti del Conseil Nacional de Concertation et de Coopération des Ruraux,  del gruppo ambientalista senegalese ENDA Pronat e di ActionAid Senegal, sono in Europa per sensibilizzare la società civile affinché chieda alla Tampieri di porre fine a un progetto controverso sin dall'inizio. Ovvero quando, nel 2011, era previsto in un'altra località, Fanaye, dove gli scontri tra sostenitori e oppositori del progetto avevano causato la morte di due persone e il ferimento di diverse altre.

 

Lunedì 3 marzo il gruppo di contadini e attivisti senegalesi sarà a Roma, dove dalle 19 alle 22 terrà un incontro pubblico al Cinema Detour, in Via Urbana 107, per raccontare gli impatti del progetto della Tampieri.

 

Nel frattempo un nuovo rapporto appena pubblicato dallo statunitense Oakland Institute descrive le numerose criticità legate al progetto, a partire dalla mancanza di un vero processo di consultazione e del consenso da parte delle popolazioni del Ndiael e dalla totale opacità delle operazioni Senhuile. Il documento descrive poi nel dettaglio gli impatti sulle comunità, che già si stanno verificando dal momento che circa 6mila ettari sono stati già stati coltivati. La compagnia ha realizzato vari canali di irrigazione, recintando la zona e così impedendo l'accesso alle terre destinate al pascolo e alle vie verso le fonti idriche. “Gli abitanti dei villaggi denunciano soprusi e intimidazioni da parte della polizia e delle guardie private al soldo della compagnia” ha dichiarato Jettie Word, autrice del rapporto.

 

Ardo Sow, portavoce dei villaggi del Ndiael che resistono al progetto, non usa mezzi termini. “La nostra indignazione è enorme. Una prima analisi  dei possibili impatti sociali e ambientali è stata condotta solo mesi dopo l'inizio del progetto. Come se non bastasse – ha aggiunto Sow – le mappe usate dai tecnici per il loro studio presentavano solamente sei dei 40 villaggi compresi nell'area e interessati dall'attività di accaparramento delle terre”.

 

Le organizzazioni italiane ActionAid e Re:Common, e con loro Peuple Solidaires, Grain, Oakland Instutute, il Conseil Nacional de Concertation et de Coopération des Ruraux e ENDA Pronat sostengono la protesta delle comunità e, insieme alle reti e associazioni senegalesi e internazionali, rilanciano l'appello urgente alla Tampieri affinché ponga fine al progetto.     

 

Per firmare l’appello urgente alla Tampieri:

 

www.actionaid.it/senegal

 

 

Per saperne di più:

 

www.actionaid.it/senegal


Amnesty invia al presidente Renzi l'Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia

Antonio Marchesi e Gianni Rufini, rispettivamente presidente e direttore generale di Amnesty International Italia, hanno inviato al presidente del Consiglio Matteo Renzi l’Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia, “un contributo al dibattito politico italiano - spesso, purtroppo, ideologico e astratto - su una serie di questioni che riguardano, in modo molto concreto, le vite di milioni di persone”. 

Questi i 10 punti dell’Agenda per i diritti umani in Italia:

1. garantire la trasparenza delle forze di polizia e introdurre il reato di tortura;
2. fermare il femminicidio e la violenza contro le donne;
3. proteggere i rifugiati, fermare lo sfruttamento e la criminalizzazione dei migranti e sospendere gli accordi con la Libia sul controllo dell’immigrazione;
4. assicurare condizioni dignitose e rispettose dei diritti umani nelle carceri
5. combattere l’omofobia e la transfobia e garantire tutti i diritti umani alle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate);
6. fermare la discriminazione, gli sgomberi forzati e la segregazione etnica dei rom;
7. creare un’istituzione nazionale indipendente per la protezione dei diritti umani;
8. imporre alle multinazionali italiane il rispetto dei diritti umani;
9. lottare contro la pena di morte nel mondo e promuovere i diritti umani nei rapporti con gli altri stati;
10. garantire il controllo sul commercio delle armi favorendo l’adozione di un trattato internazionale.

L'Agenda era stata originariamente sottoposta, in occasione delle ultime elezioni politiche, ai leader delle coalizioni in lizza e a tutti i candidati. Era stata sottoscritta, integralmente o quasi, da moltissimi candidati, che avevano accettato di prendere un impegno formale, scritto e pubblico, con Amnesty International e soprattutto con i propri elettori: 117 candidati firmatari sono ora parlamentari della Repubblica.

“A un anno di distanza” - si legge nella lettera inviata da Amnesty International Italia al presidente del Consiglio Renzi - “possiamo dire che l’Agenda ha contribuito a portare per la prima volta questioni importanti relative ai diritti umani al centro dell’azione del parlamento e del governo. Nella prima parte di questa legislatura, di diritti umani si e’ discusso di piu’ e meglio che in passato, in sintonia con quelle parti della societa’ italiana che da tempo sollecitano una maggiore attenzione a uno o piu’ temi dell'Agenda”.

Infatti, per quanto riguarda specificamente l'attivita’ parlamentare, sulla maggior parte dei 10 punti sono stati presentati disegni di legge e su diversi di essi e’ iniziata la discussione. Di omofobia, ma anche di femminicidio, si e’ discusso, forse per la prima volta, in chiave di diritti umani.

Alcuni provvedimenti, poi, sono gia’ andati in porto, anche se e’ bene avvertire che ad essere gia’ percorsi sono solo i primi tratti di una strada piu’ lunga. Ad esempio, la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne, in quanto assunzione di un impegno sul piano internazionale, costituisce un punto di partenza: servono, come previsto dalla Convenzione, misure concrete di sostegno alle vittime della violenza, adeguatamente finanziate, e azioni di prevenzione efficaci.

“La repressione, sui cui sono incentrati gli sforzi di attuazione della Convenzione compiuti fino a questo momento, da sola non risolvera’ un problema che nel nostro paese ha assunto proporzioni drammatiche” – precisa l’organizzazione per i diritti umani.

“A un atteggiamento complessivamente positivo delle forze politiche sui diritti umani ha fatto, tuttavia, da contraltare il riproporsi di vizi antichi, frutto di un conservatorismo tendenzialmente trasversale in quanto determinato, almeno in apparenza, da affiliazioni diverse dall'appartenenza all'uno o all'altro schieramento politico” – sottolineano Marchesi e Rufini.

Per quanto riguarda, ad esempio, l'introduzione di un reato specifico di tortura nel nostro ordinamento giuridico, da diverse legislature viene regolarmente presentato qualche emendamento che stravolge la definizione internazionale e che, una volta approvato, ha l'effetto di rendere impossibile il proseguimento della discussione fino alla fine della legislatura.

Amnesty International Italia segnala infine al presidente del Consiglio Renzi “la perdurante presenza di alcuni veri e propri tabu’, come quello che riguarda i rapporti con la Libia”: rapporti che, se risultano assenti o quasi dai dibattiti del parlamento, sono stati invece ampiamente presenti nell’agenda del precedente governo, senza che si tenesse adeguatamente in conto la situazione dei diritti umani in quel paese.

La lettera di Amnesty International Italia si conclude ricordando il costante riferimento del presidente del Consiglio Renzi alla necessita’ della discontinuita’, della novita’ e della velocita’:

“In tema di diritti umani, quella necessita’ e’ ravvisata da tempo da Amnesty International: occorre un segnale di forte discontinuita’ rispetto al ruolo marginale assegnato finora dalle istituzioni del nostro paese alla difesa dei diritti umani, occorrono nuove leggi e nuove prassi in favore dei diritti umani e cio’ deve essere fatto con urgenza, per non accumulare altri ritardi”.


Per maggiori informazioni sull'Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia e l'appello da firmare:
http://www.ricordatichedevirispondere.it/


Integrazione: Save the Children, 2000 ragazzi di 36 scuole italiane hanno dato vita alla prima web radio su territorio nazionale che parla di non discriminazione e partecipazione


Integrazione: Save the Children, 2000 ragazzi di 36 scuole italiane hanno dato vita alla prima web radio su territorio nazionale che parla di non discriminazione e partecipazione

L’Organizzazione ha presentato oggi a Roma il consuntivo del primo anno del progetto nazionale sostenuto dal MIUR e realizzato in collaborazione con Media Aid ed E.D.I.

Dopo un anno dall’ampliamento a livello nazionale del progetto UndeRadio, la prima web radio contro la discriminazione e per l’integrazione, nata tre anni fa a Roma, oggi questa sperimentazione è diventata un’importante realtà, con l’adesione al progetto di 36 scuole nelle città di Roma, Napoli, Torino e la partecipazione di oltre 2000 ragazzi e 140 docenti.

Il consuntivo dei primi mesi del progetto a livello nazionale di Save the Children, cofinanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, realizzato in collaborazione con Media Aid e patrocinato dagli Assessorati all’Istruzione delle tre città, è presentato oggi a Roma presso il Salone della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), in occasione dell’evento Inte(g)razioni radiofoniche,  alla presenza, tra gli altri di Giovanna Boda Direttore Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione del Miur, Mussi Bollini Presidente della Commissione Pari Opportunità della Rai, Marino Sinibaldi Direttore Rai Radio 3, Pietro Suber Vice Presidente Associazione “Carta di Roma”, Ian Ssali Kiggundu Elly Presidente “G2 Seconde Generazioni”.

UndeRadio è un progetto a carattere educativo volto a coinvolgere giovani studenti italiani e di origine straniera in azioni di sensibilizzazione, informazione e comunicazione sui temi dell’integrazione e del contrasto a tutte le forme di discriminazione e intolleranza, gestita dagli studenti stessi. Già dal mese di ottobre sono in onda le trasmissioni radiofoniche con una programmazione quotidiana di 3 ore con nuovi contenuti giornalieri, frutto della collaborazione al palinsesto condiviso dalle 36 scuole coinvolte. Per febbraio sono state raggiunte 360 ore di frequenza, partecipando ad eventi e convegni nelle 3 città, realizzando trasmissioni ad hoc. Oltre ad un palinsesto settimanale condiviso cui contribuiscono le redazioni delle varie scuole sono stati realizzati eventi territoriali, media partnership e coperture mediatiche di eventi nazionali.

“Il percorso che i ragazzi di UndeRadio hanno compiuto è stato una palestra di giornalismo e ognuno di loro ha avuto la possibilità di reinterpretare il vissuto quotidiano attraverso le lenti della non discriminazione, dell'integrazione, attraverso gli strumenti del reportage e le trasmissioni radiofoniche. Nel corso dell’evento odierno, volto ad illustrare le attività basate sulla partecipazione svolte dagli studenti e di rilanciare le sfide degli adolescenti attivi nel contrasto alle discriminazioni, abbiamo voluto mettere a confronto gli studenti con esperti delle tematiche dell’integrazione, della non discriminazione e della comunicazione. Protagonisti ancora una volta i ragazzi, nell’ottica della massima valorizzazione della loro partecipazione, così come previsto dalla Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza”, ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.

“La sperimentazione virtuosa del progetto UndeRadio di Save the Children ha consentito lo sviluppo di un modello innovativo, grazie all’ideazione di laboratori in orario scolastico ed extra-scolastico, durante i quali raccontare, dall'interno delle scuole, percorsi, processi, esperienze di integrazione e combattere con la pratica e con esperienze dirette tutte le forme di discriminazione.” ha commentato Giovanna Boda, Direttore Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione del Miur. “Grazie al successo di questo nuovo approccio formativo per gli studenti, La Direzione Generale ha intenzione di promuove il progetto in altre realtà scolastiche”.

Nei prossimi mesi il progetto proseguirà nel lavoro all’interno delle scuole e sui territori sostenendo il palinsesto quotidiano e realizzando sempre più momenti di sensibilizzazione fra pari. Elemento di novità sarà rappresentato dall’inaugurazione della redazione centrale di Roma, presso l’Istituto Comprensivo “Daniele Manin”, che ospiterà le riunioni di redazione e il lavoro giornalistico di UndeRadio e che sarà aperto a tutti i ragazzi. Il secondo trimestre del 2014 vedrà anche lo sviluppo di Educational Factory, importante sperimentazione condotta con i docenti e finalizzata a verificare l’impatto dell’uso didattico delle nuove tecnologie, web-radio e podcast, al fine di provare a costituire standard nazionali.

Le testimonianze dei giovani redattori di UndeRadio

"Integrazione non significa riuscire a vivere insieme nonostante le differenze, integrazione significa riuscire a vivere insieme grazie alle differenze. Si tratta di capire che queste diversità non sono un ostacolo per le relazioni ma il carburante che le rende possibili". Questo lo spirito di Francesco, 19 anni, uno dei giovani attivi nel progetto.

“UndeRadio offre a noi ragazzi e studenti una grandiosa opportunità, ci dà la possibilità di esprimerci, di dire finalmente la propria ed essere ascoltati, l'occasione per osservare e raccontare il proprio mondo, con gli spunti per comprenderlo, il momento di crescita e realizzazione attraverso confronto e nuove esperienze. Mettendosi in gioco giorno per giorno, da protagonisti. L'integrazione non può essere una parola vuota, un dato statistico, né il tentativo di ridurre l'identità individuale di ciascuno a un modello predefinito. Essere integrati in una realtà significa potersi veramente realizzare in essa, senza discriminazioni di sorta per origine, idee, attitudini, caratteristiche proprie. Significa essere diversi, ma potersi considerare uguali”, commenta Chen Laura, 19 anni, giovane redattrice di UndeRadio.






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Redazione del CorrieredelWeb.it


Franchising Vegano Veggy Days: Per gli imprenditori e per chi vuole diventarlo

Il mondo del franchising ha un nuovo protagonista! Veggy Days il franchising vegano dal gusto italiano nato per accontentare tutti i palati. Non è necessario, infatti, essere per forza vegano per poter apprezzare i prodotti bio di madre natura cucinati o preparati secondo la migliore tradizione italiana.
Chi ha detto che i vegani mangiano solo l’insalata?
...esistono piatti come i ravioli verdi, le tagliatelle di canapa, i bersaglieri di farro o il buonissimo “spezzatino di seitan con piselli” che hanno poco a che vedere con la semplice lattuga!
formula-veggyristo_240Questi sono solo piccoli esempi delle numerosissime proposte che il franchising vegano Veggy Days offre al pubblico grazie ai propri affiliati.
Due diverse formule: il Ristorante Vegano e il Fast Food Vegano, più 3 diversi moduli come Il Bar Cafè, Gli Aperitivi e il Market, rappresentano oggi, la proposta più completa di alimentazione vegana in franchising in Italia.
Rispetto alla concorrenza, infatti, gli ideatori di questo franchising, nato dall’eseprienza di tre grandi aziende che hanno creato il brand, Veggy Days, hanno pensato ad vasta e appetitosa scelta, da gustare sia fuori casa che a casa.
Il progetto nasce grazie all’esperienza del mondo del franchising di uno dei soci imprenditori, che in passato ha ideato e gestito una rete con più di trecento affiliati. Grazie all’incontro con una società che produce e distribuisce in tutta Italia (direttamente e tramite GDO) alimentazione bio vegana l’idea prende forma. L’obiettivo è chiaro: creare un network italiano ma con aspirazioni europee per rispondere alla domanda “di un mercato assolutamente in crescita”. Il vegano infatti non solo sta crescendo in termini di numerosità ma può piacere a tutti.
Perchè mangiare vegano anche se non siamo vegani?
Non serve essere vegani, infatti, per apprezzare i prodotti bio che madre natura crea: tutti noi siamo abituati a trovare sulle nostre tavole alimenti come farro, kamut, lenticchi, fagioli, ecc. A questo punto è abbastanza facile avere voglia di provare seitan, tempeh, tofu se cucintati secondo il gusto e la tradizione culinaria italiana. Non è necessario quindi essere animalisti o salutisti per provare un alimento buono ma senza carne o suoi derivati.
Cogliere le occasioni! Il momento è adesso.
formula-veggyburger_240
Il mercato dell’alimentazione vegana è in forte crescita in Italia, tutti i numeri anlizzati dimostrano che oggi questo mercato è in contro tendenza rispetto alla crisi. Proprio per questo gli imprenditori o chi desidera diventerlo possono cogliere questa occasione: forte domanda ma poca offerta. Il momento è adesso, aspettare significherebbe sprecare una grande occasione.
Veggy Days® si rivolge quindi agli imprenditori che desiderano approcciare il mondo vegano e ai vegani che vogliono diventare imprenditori. La formula in franchising infatti comprende molta formazione, affiancamento e assistenza globale, prodotti di alta qualità ma economici, marchio e zona in esclusiva, menù appetitosi e variegati.
Al tuo fianco in modo costante. La formula del franchising garantisce agli affiliati un continuo supporto da parte di specialisti di Veggy Days, sia in ambito di alimentazione vegana che in ambito gestionale. Dalle pratiche burocratiche per l’apertutra del Risto o del Fast Food alle azioni di marketing e pubblicità per promuovere il punto vendita.
Veggy Days®, fornisce infatti, tutto il supporto necessario a chi è imprenditore e a chi vuole diventarlo.
Uno staff completo e composto anche da arredatori, light designer, esperti della comunicazione e pubblicitari, ha studiato un progetto partendo dalle seguenti linee guida: ideare uno spazio in cui le persone possano vivere un’esperienza positiva, divertente, etica, nuova, diversa dallo standard.
Richiedi informazioni sul sito www.veggydays.it oppure chiama il numero verde 800.135.895
Veggy Days: il franchising vegano dal gusto italiano.
Massimo Tegon
Ufficio Stampa Marketing Informatico

giovedì 27 febbraio 2014

Il bingo e le curiosità che non ti aspetti

Ogni volta che un fenomeno diventa un “fenomeno di massa” si creano intorno ad esso miti e molto spesso anche diverse curiosità che servono a raccontarlo andando a stanarne gli aspetti più nascosti o meno evidenti.

A questa regola quasi “metafisica” non fa certo eccezione il gioco del Bingo, che può a tutti gli effetti annoverarsi tra i principali fenomeni di massa su scala mondiale visto del momento storico che stiamo vivendo che non esiste nazione in cui non sia presente almeno una sala in cui giocarci.

Anche in Italia il Bingo spopola ormai da quasi 2 decenni ovvero da quando hanno iniziato prima a diffondersi le sale Bingo, per poi perfezionare ulteriormente questo boom attraverso la diffusione del Bingo Online.

Su migliorbingo.it sono presenti tutti i migliori siti per giocare online e per restare aggiornati su tutte le novità del gioco.

Tanti giocatori, tanti modi per giocare a Bingo e quindi anche tante curiosità e stranezze legate a questo gioco.

Alcuni esempi? Ha provato a riunirli in un unico compendio un sito web specializzato nello studio del Bingo. Da questo compendio escono fuori chicche relative al noto gioco, alcune volte tecnicistiche altre volte legate alle stranezze comportamentali dei giocatori.

Ad esempio; potrebbe essere interessante sapere quanto dura in media una partita a Bingo. Ebbene, la dinamicità di questo gioco è nota (e questa è una nota caratterizzante rispetto alla Tombola) ma pochi forse scommetterebbero sul fatto che in media una partita a Bingo non supera i 4 minuti di durata.

Altri esempi: i giocatori del Bingo sono scaramantici? Ovviamente sì, e non potrebbe essere altrimenti con un gioco che è tutto legato alle bizze della dea bendata che decide quali numeri far uscire e quali no. Anche per questo un giocatore su dieci, tra i frequentatori abituali del Bingo, è munito di un amuleto porta fortuna.

Ma la curiosità più strana è la seguente; vi chiamate Margherita? Allora, stando alle statistiche avete una maggior probabilità di vincere a Bingo!


Efficienza energetica e IoT protagonisti con Rittal a Energy Management Conference

Rittal ribadisce l’impegno che da tempo la vede protagonista nella promozione e nello sviluppo di soluzioni dedicate al tema dell’efficienza energetica prendendo parte a tutte le  tappe del ciclo di eventi “Energy Management Conference” in programma nel 2014. 
Partendo dal presupposto che per risparmiare energia in azienda non sia per forza necessario ristrutturare pesantemente gli edifici o gli impianti, i convegni indagheranno quanto semplici regole di comportamento, scelta di strumenti di lavoro efficienti e adozione di sistemi per la gestione dei consumi possano contribuire a garantire un risparmio energetico anche notevole.

In particolare, Rittal illustrerà l’importanza della gestione efficiente dell’energia nell’Internet of Things. Efficienza e risparmio energetico saranno infatti temi centrali dell’evoluzione futura dei processi di produzione industriale e delle infrastrutture IT, dato che l’avvento di Industry 4.0 avrà un forte impatto sulle strutture dedicate all’elaborazione dei dati.
Lo sviluppo dell’Internet of Things e il costante aumento del traffico mobile causerà infatti un notevole aumento della mole di dati che quotidianamente dovranno essere gestiti dai sistemi informativi delle aziende. Il conseguente aumento delle potenze elaborative e di storage si ripercuoterà anche sulla domanda energetica e sarà dunque ancora più importante puntare su un utilizzo maggiormente efficiente delle risorse, a cominciare da un approccio olistico e green al Data Center.
Le conferenze sono previste per il 6 marzo a Roma, il 3 luglio a Milano e nel mese di dicembre a Padova.
 

Mipel 2014: Cepi Pelletterie presenta prodotti nuovi e i grandi classici della pelletteria Made in Italy

L'arte della lavorazione della pelle vanta numerosi estimatori in ogni parte del mondo. Cepi Pelletterie si avvale esclusivamente di maestranze italiane per la realizzazione di accessori e borse in pelle che si distinguono per l'alta qualità e per il design esclusivo.

Porta iPad Cepi Pelletterie Dal 2 al 5 marzo 2014 Cepi Pelletterie sarà presente a Mipel, che si terrà a Milano presso la nuova fiera di Rho. I prodotti dell'azienda di Pianoro saranno esposti presso lo stand F11, collocato all'interno del padiglione 8.

Mipel è un evento importante per tutte le aziende che vogliono relazionarsi con buyers internazionali per ottenere una visibilità maggiore nel settore. In questo contesto saranno presenti aziende italiane ed estere che hanno fatto della pelletteria una vera e propria arte, offrendo soluzioni personali di grande impatto.

Cepi Pelletterie non poteva mancare all'appuntamento milanese, partecipando con proposte che incontreranno il gusto sia di chi ama le creazioni classiche di pelletteria, sia di chi cerca prodotti innovativi e pregiati. In tal senso, le novità esposte saranno diverse, a partire dalla nuova cartella di lavoro. Rendere fashion un prodotto simile non è stato facile, tuttavia l'azienda è riuscita a creare un connubio perfetto tra eleganza e funzionalità. In particolare, la cartella professionale è stata realizzata per poter trasportare in tutta sicurezza non solo documenti, ma anche il proprio notebook.

La tecnologia, lo sappiamo bene, ha fatto passi da gigante. Nel corso del tempo sono stati creati nuovi dispositivi come smartphone e tablet, che se da un lato semplificano la nostra vita, dall'altro non sempre sono agevoli da trasportare, per via della delicatezza dello schermo LCD e del vetro. Cepi Pelletterie, pertanto, ha pensato di sfruttare questo segmento di mercato proponendo porta cellulari e porta iPad realizzati in pelle, che si distinguono per le diverse lavorazioni e per le nuance di colori a disposizione, ma anche per la loro resistenza e perché consentono di conservare e trasportare con facilità iPhone e iPad.

La linea da viaggio rappresenta un altro punto di forza: Cepi Pelletterie, infatti, offre trolley morbidi e rigidi, borsoni, porta abiti con grucce interne, porta camicie e porta cravatte, ideali per chi viaggia per impegni di lavoro, oppure per piacere. Inoltre, sono presenti necessaire e beauty case per riporre le cose più piccole. I servizi da viaggio sono molto apprezzati per la qualità e per la resistenza dei tessuti, che consentono di trasportare i propri oggetti in tutta sicurezza.

Fiore all'occhiello dell'esposizione è il nuovo pellame di vacchetta pieno fiore, molto pregiato, a cui viene applicato un laminato in vari colori, dall'oro fino al classico nero. L'effetto finale è assolutamente notevole, dal momento che il prodotto appare metallizzato. Con questo nuovo pellame sono stati realizzati diversi articoli tra cui degli eleganti portagioie, che costituiranno i contenitori perfetti per i preziosi di ogni donna.

Oltre ai prodotti già citati non mancano i classici che hanno sempre contraddistinto la produzione di Cepi Pelletterie. L'azienda di Pianoro attraverso la partecipazione al Mipel mira a consolidare la propria posizione sul mercato, ampliando in questo modo la propria rete di contatti e mostrandosi, ancora una volta, ambasciatrice dell'eleganza e dello stile nella lavorazione di articoli artigianali in pelle.

Cepi Pelletterie
Via Garganelli 20
40065 Pianoro (BO)
info@cepipelletterie.com
Tel. (+39) 051 6516427
Fax (+39) 051 6516551

Israele, rapporto Amnesty: polizia ed esercito dal grilletto facile, uso eccessivo della forza in Cisgiordania

Negli ultimi tre anni, le forze israeliane hanno mostrato un profondo disprezzo per la vita umana uccidendo decine di civili palestinesi nella Cisgiordania occupata, bambini compresi, nella pressoche’ totale impunita’.

Lo ha denunciato oggi Amnesty International, in un rapporto dal titolo “Grilletto facile. Uso eccessivo della forza da parte di Israele in Cisgiordania”, che descrive il crescente  spargimento di sangue e l’aumento delle violazioni dei diritti umani nei Territori occupati palestinesi, dal gennaio 2011,  a causa dell’uso non necessario, arbitrario e brutale della forza da parte delle forze israeliane contro i palestinesi.

In tutti i casi esaminati da Amnesty International, i palestinesi uccisi da soldati israeliani non sembravano porre un’immediata e diretta minaccia alla vita. In alcuni casi, vi sono prove che si sia trattato di omicidi intenzionali, equivalenti a crimini di guerra.

“Il rapporto presenta una serie di prove che mostrano un drammatico ripetersi di omicidi illegali e di lesioni immotivate ai danni di civili palestinesi da parte delle forze israeliane che operano in Cisgiordania” – ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

“La frequenza e la persistenza nell’uso della forza arbitraria e abusiva da parte di soldati e poliziotti israeliani contro manifestanti pacifici in Cisgiordania, cosi’ come l’impunita’ di cui hanno beneficiato gli autori, fanno pensare a una vera e propria politica” – ha aggiunto Luther.

Uccisioni e ferimenti

Lo scorso anno, Amnesty International ha svolto ricerche sull’uccisione di 22 palestinesi della Cisgiordania, 14 dei quali nel corso di proteste. Nella maggior parte dei casi si trattava di persone di eta’ inferiore ai 25 anni e almeno quattro erano bambini.

Secondo dati delle Nazioni Unite, il numero dei palestinesi uccisi in Cisgiordania dalle forze israeliane nel 2013, 27, e’ superiore alla somma dei due anni precedenti. In totale, secondo l’Onu, dal 2011 sono stati uccisi 45 palestinesi.

Tra le persone uccise o ferite figurano manifestanti pacifici, attivisti per i diritti umani, giornalisti e semplici passanti.

Negli ultimi tre anni i palestinesi feriti in modo grave a causa dell’uso di proiettili veri da parte delle forze israeliane sono stati almeno 261, tra cui 67 bambini.

Nello stesso periodo, un numero allarmante di palestinesi della Cisgiordania – oltre 8000, tra cui 1500 bambini – e’ rimasto ferito in altro modo, ad esempio a causa delle pallottole di metallo rivestite di gomma e dello sconsiderato uso dei gas lacrimogeni. In alcuni casi, i feriti sono deceduti.

“Lo sconcertante numero di feriti ci ricorda amaramente quanto sia pericolosa la vita quotidiana per i palestinesi nella Cisgiordania occupata” – ha commentato Luther.

Diverse vittime sono state colpite alle spalle, probabilmente mentre cercavano di fuggire e non ponevano alcuna reale minaccia alla vita delle forze israeliane o di altre persone. In altri casi, le ben equipaggiate forze israeliane hanno fatto ricorso a metodi letali contro manifestanti che lanciavano sassi, causando un’inutile perdita di vite umane.

Indagini

A oltre un anno di distanza non sono state ancora rese note le conclusioni di un’indagine delle autorita’ israeliane su alcune sospette uccisioni illegali.

“L’attuale sistema israeliano d’indagine si e’ dimostrato completamente inadeguato. Non e’ ne’ indipendente ne’ imparziale e manca del tutto di trasparenza. Le autorita’ devono condurre indagini rapide, esaurienti e indipendenti su tutti i casi di presunto uso arbitrario e abusivo della forza, specialmente quando esso abbia procurato lesioni gravi o causato la morte delle persone” – ha sottolineato Luther. “Occorre inviare alle forze armate e alla polizia israeliane un messaggio forte: gli abusi non rimarranno impuniti. Se i responsabili di violazioni dei diritti umani non saranno chiamati a rispondere delle loro azioni, le uccisioni e le lesioni illegali sono destinate a continuare”.

Proteste

Negli ultimi anni, in Cisgiordania sono state organizzate costanti proteste contro la prolungata occupazione israeliana e tutta una serie di politiche e prassi repressive, quali la continua espansione degli insediamenti illegali, gli 800 chilometri di barriera / muro, le demolizioni forzate delle abitazioni, gli sgomberi forzati, i posti di blocco, l’uso riservato delle strade ai coloni e altre restrizioni al movimento dei palestinesi.

Le proteste riguardano anche la detenzione di migliaia di palestinesi, gli attacchi militari israeliani contro Gaza e l’uccisione o il ferimento di palestinesi durante precedenti manifestazioni o nel corso di raid per eseguire arresti.

Trasferimenti di armi

Amnesty International ha chiesto alle autorita’ israeliane di istruire le loro forze armate ad astenersi dall’uso della forza letale, compreso l’impiego di proiettili veri o di pallottole di metallo rivestite di gomma, salvo quando sia strettamente necessario per proteggere vite umane. Le autorita’ israeliane devono anche rispettare il diritto dei palestinesi a manifestare pacificamente.

L’organizzazione per i diritti umani ha sollecitato gli Usa, l’Unione europea e il resto della comunita’ internazionale a sospendere tutti i trasferimenti di munizioni, armi ed altro equipaggiamento a Israele.

“Senza la pressione della comunita’ internazionale, la situazione non e’ destinata a cambiare in tempi brevi” – ha commentato Luther. “E’ stato sparso troppo sangue di civili. Questo sistema duraturo di abusi dev’essere interrotto. Se le autorita’ israeliane desiderano provare al mondo che sono impegnate a rispettare i principi democratici e gli standard del diritto internazionale dei diritti umani, le uccisioni illegali e l’uso non necessario della forza devono finire adesso”.

Un caso

Samir Awad, un palestinese 16enne di Bodrus, vicino a Ramallah, e’ stato ucciso nei pressi della sua scuola nel gennaio 2013, mentre con alcuni amici cercava di protestare contro la costruzione della barriera / del muro che divide in due il loro villaggio. E’ stato colpito tre volte (alla nuca, a una gamba e a una spalla) mentre cercava di fuggire dai soldati israeliani che avevano circondato il gruppo. Testimoni oculari hanno dichiarato che i soldati lo hanno colpito intenzionalmente mentre fuggiva.

Malik Murar, 16 anni, un amico di Samir Awad, ha dichiarato ad Amnesty International: “Prima gli hanno sparato a una gamba, ma ha continuato a correre. Ma quanto puo’ andare veloce un bambino ferito? Potevano arrestarlo facilmente. Invece gli hanno sparato alle spalle coi proiettili veri”.

Amnesty International ritiene che l’uccisione di Samir Awad costituisca un’esecuzione extragiudiziale o un omicidio intenzionale, che secondo il diritto internazionale sono crimini di guerra.

“E’ difficile credere che un bambino disarmato possa essere percepito come una minaccia imminente nei confronti di un soldato ben equipaggiato. In questo e in altri casi, i soldati israeliani paiono aver sparato avventatamente alla minima avvisaglia di una minaccia” – ha commentato Luther.

In base al diritto internazionale, le forze di polizia e militari incaricate di far rispettare la legge devono sempre usare moderazione e mai ricorrere alla forza arbitraria. Le forze di sicurezza devono usare la forza letale solo in presenza di un imminente rischio per la loro vita o per la vita di altri. Israele ha ripetutamente rifiutato di rendere pubbliche le regole e la normativa riguardanti l’uso della forza da parte dei militari e della polizia nei Territori palestinesi occupati.

Ulteriori informazioni

L’esercito israeliano ha una lunga storia di uso eccessivo della forza contro i manifestanti palestinesi in Cisgiordania, almeno dai tempi della prima Intifada del 1987.

In un documento pubblicato nel 2013, intitolato “Silenzio. Noi siamo la polizia”, Amnesty International ha denunciato l’uso eccessivo della forza da parte delle autorita’ palestinesi della Cisgiordania nei confronti dei manifestanti palestinesi.

L'Islam contro l'Islam, i perché di un'interminabile guerra, Enrico Damiani Editore



L'ISLAM CONTRO L'ISLAM

Antoine Sfeir
 
Le origini storiche e teologiche di una guerra di religione che ancora oggi fa sentire i suoi effetti devastanti e che affonda le sue radici nell’antagonismo fra Sunniti e Sciiti.
Uno studio essenziale per capire l’attuale evoluzione geopolitica del mondo islamico, insignito del Prix du Livre 2013 in Francia.
 

Decrittare i tumulti che scuotono il mondo arabo solo in chiave di opposizione fra democrazia e dittatura significa non tenere conto di una costante fondamentale del mondo Islamico: l’antagonismo di antichissima memoria fra Sunniti e Sciiti.
In L’Islam contro l’Islam Antoine Sfeir ricostruisce le origini storiche e teologiche di una guerra di religione oggi operante con effetti devastanti.
Dalla scomparsa del profeta Maometto alle lotte per la sua successione, in uno scenario che va dall’Iran all’Egitto, dal Qatar alla Siria, dal Maghreb all’Oriente, un affresco magistralmente consapevole della realtà del mondo arabo, delle sue primavere e dei suoi possibili autunni.
Un’indagine minuziosa che abbraccia un grande passato e illumina il presente dell’universo Islam.
 
L’Islam contro l’Islam di Antoine Sfeir, edito da Enrico Damiani Editore e Associati, è disponibile nelle maggiori librerie al prezzo di 23 euro, e anche su www.enricodamianieditore.com.

 
La collana Logiche
Con L’Islam contro l’Islam di Antoine Sfeir, Enrico Damiani Editore e Associati inaugura la collana Logiche che pubblica testi di confronto teorico, pamphlets, saggistica.
 
L’Autore
Antoine Sfeir, politologo franco-libanese, è fondatore dei “Cahiers de l’Orient”. Autore di numerosi saggi, ha pubblicato per Grasset “L’Oriente complicato ”(2008).

 
Enrico Damiani Editore e Associati
Il progetto artistico e intellettuale di Enrico Damiani, critico ed editore negli anni ‘40, viene ripreso oggi dalla Enrico Damiani Editore e Associati che ne ripropone i libri d’arte ristampati presso tipografie di qualità e tradizione con l’aggiunta di studi attuali.

Enrico Damiani Editore e Associati propone cinque collane editoriali:
Gli Unici, libri d’arte in edizione numerata e accuratissima; Gulliver, narrativa contemporanea internazionale; Logiche, saggistica e pamphlets; Autoriassociati, sperimentazione letteraria;
La pietra filosofale, benessere, salute, medicina naturale.

Copyright © 2014 Enrico Damiani Editore e Associati, All rights reserved




Scegliere le caldaie: le tipologie in commercio più diffuse

Soprattutto durante l'inverno, molti consumatori decidono di dedicarsi alla scelta delle caldaie: si tratta del cuore dei tradizionali impianti di riscaldamento e per ogni acquisto bisogna partire da una serie di considerazioni relative tanto all'ambiente  quanto a chi vi soggiorna. Non basta cercare un immediato vantaggio economico a livello di prezzo, ma bisogna invece basarsi proprio su dimensione, struttura e posizione della casa, anzitutto. I tecnici progettisti si trovano a dover rispondere a molte domande relativamente alle caldaie più adatte: in questo caso, sarà fondamentale la consulenza degli esperti del settore, che operando da anni con questo tipo di forniture avranno seguito tutte le evoluzioni del mercato e potranno quindi fornire le risposte più adatte alle diverse esigenze.

Le caldaie possono essere destinate semplicemente al riscaldamento della casa o anche al riscaldamento dell'acqua per usi sanitari: anche questo parametro sarà fondamentale per la valutazione delle diverse proposte. Passiamo quindi a vedere quali sono i modelli di caldaia più diffusi, evidenziandone le caratteristiche salienti.

•                     Caldaie a condensazione: sono quelle che utilizzano la tecnologia più avanzata e consentono di recuperare parte del calore nei gas di scarico sotto forma di vapore acqueo. Questo garantirà un migliore sfruttamento del combustibile, rendimenti più alti e consumi più bassi.

•                     Caldaie a premiscelazione: la combustione avviene nel bruciatore, con un rendimento di oltre il 90%. I consumi sono ridotti, così come le emissioni dannose per l'ambiente.

•                     Caldaie solari: sono sicuramente un'ottima soluzione per quanti abbiano bisogno delle funzioni di riscaldamento ed acqua calda sanitaria, con un taglio delle spese di combustibile e senza emissioni dannose di CO₂. Come il nome stesso suggerisce, sfruttano il calore solare termico e vengono integrate a gas metano, gasolio o GPL. I costi iniziali sono parti a quelli per una normale caldaia a condensazione.


Per conoscere nello specifico le caratteristiche delle diverse caldaie, vi consigliamo di contattare gli esperti nel campo della fornitura ed effettuare la vostra scelta soltanto dopo un attento approfondimento.

martedì 25 febbraio 2014

Esodi di massa causati dalle violenze in Repubblica Centrafricana potrebbero innescare una crisi regionale 25-02-14

MONITO DEL WFP: ESODI DI MASSA CAUSATI DALLE VIOLENZE IN REPUBBLICA CENTRAFRICANA POTREBBERO INNESCARE UNA CRISI REGIONALE

 

ROMAMentre migliaia di persone continuano a fuggire dalle violenze in atto nella Repubblica Centrafricana, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) denuncia le difficoltà dei paesi della regione a far fronte agli urgenti bisogni di assistenza per gli oltre 150 mila nuovi arrivati.

 

“Stiamo affrontando una crisi regionale, che va ben oltre i confini della Repubblica Centrafricana. Queste persone – la maggior parte dei quali sono donne e bambini – hanno visto le loro case bruciate e sono stati testimoni di indicibili violenze. Non hanno avuto altra scelta se non la fuga”, ha detto Denise Brown, Direttore Regionale del WFP per l’Africa Occidentale.

 

“C’è un disperato bisogno di cibo, assistenza nutrizionale e altre forme di sostegno sia all’interno della Repubblica Centrafricana che nei paesi vicini. Queste persone hanno bisogno di aiuto adesso, non possono aspettare”, ha detto.

 

Da quando le violenze si sono intensificate, nel mese di dicembre, più di 70.000 persone sono fuggite dal paese verso il Ciad. Inoltre, ci sono 62.000 rifugiati nella Repubblica Democratica del Congo, altri 28.000 sono arrivati nelle ultime settimane in Camerun e 12.000 hanno trovato rifugio nella Repubblica del Congo.

 

Dal dicembre 2013, l’esodo dalla Repubblica Centrafricana verso aree fragili e a rischio di insicurezza alimentare si è intensificato, creando nuove tensioni tra la popolazione locale. Molti tra quanti hanno dovuto abbandonare le proprie case sono di nazionalità ciadiana, la maggior parte dei quali non ha mai messo piede nel proprio paese d’origine oppure è stata via per così tanto tempo che ora non può più contare su alcuna rete di sostegno.

 

Il WFP è preoccupato di non poter soddisfare i bisogni di queste persone estremamente vulnerabili a causa di finanziamenti insufficienti. Molti dei paesi confinanti ospitano già un gran numero di rifugiati provenienti da vari paesi e le risorse cominciano a scarseggiare. Le scorte di cereali del WFP destinate ai rifugiati centrafricani nella Repubblica Democratica del Congo stanno diminuendo drasticamente e servono nuovi contributi.

 

Finanziare la risposta all’emergenza:

 

In Ciad, 39.000 persone nel sud del paese hanno già ricevuto assistenza alimentare. Il WFP si prepara ad assistere 150.000 persone nell’arco dei prossimi sei mesi: 50.000 con derrate alimentari e altri 100.000 con trasferimenti di denaro. Il tutto per un costo totale di 16,3 milioni di dollari.

 

In Camerun, il WFP sta fornendo assistenza alimentare a 27.000 rifugiati arrivati recentemente dalla Repubblica Centrafricana e prevede che il numero possa aumentare fino  a 43.000. La risposta all’emergenza ha un costo di 1.5 milioni di dollari per un periodo iniziale di tre mesi.

 

Nella Repubblica Democratica del Congo, il WFP sta già assistendo i rifugiati provenienti dalla Repubblica Centrafricana così come un gran numero di sfollati interni. Gravi deficit nei finanziamenti hanno costretto il WFP a dare priorità solo ai casi più vulnerabili. Per quanto riguarda i rifugiati appena arrivati il WFP ha bisogno di 6 milioni di dollari per sfamare 47.000 persone per i prossimi sei mesi.

 

Nella Repubblica del Congo, c’è bisogno di 1,7 milioni di dollari per fornire assistenza a circa 12.000 rifugiati per sei mesi.

 

Una selezione di foto è disponibile a questo link:

https://www.yousendit.com/download/elNKOU1aQk5WRDhpR01UQw

 

Per le interviste ai Direttori WFP dei paesi coinvolti, si prega di contattare: Frances.Kennedy@wfp.org o Fabienne.Pompey@wfp.org

 

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Il WFP è la più grande agenzia umanitaria del mondo e l’organizzazione delle Nazioni Unite che combatte la fame nel mondo. In media, il WFP fornisce assistenza alimentare a oltre 90 milioni di persone in 80 paesi ogni anno.

Un workshop dedicato a Hospitality e Contract: Fas Italia c'è

Il minibar Colorfrost, le colonne attrezzate multifunzione e i minibar da parete sono alcune delle proposte che rappresenteranno Fas Italia al workshop dedicato a Hospitality e Contract il prossimo 6 marzo a Firenze.

minibarIl 6 marzo 2014, a Firenze, si terrà un workshop dedicato a Hospitality e Contract. Fas Italia, per l'occasione, incontrerà circa 350 architetti specializzati nel settore ricettivo, che svolgono il proprio lavoro sia in Italia che all'estero.

La manifestazione, in particolare, consentirà all'azienda di presentare un nuovo concept di prodotti di servizio all'ospite, fra cui spiccano i nuovi mobili e modelli di frigobar per albergo. Per gli imprenditori che operano nel settore dell'ospitalità è fondamentale avvalersi di professionisti esperti e specializzati nella creazione di spazi comuni e camere per i clienti. Organizzare gli ambienti interni di una struttura ricettiva, infatti, è compito tutt'altro che semplice. In più, dovendo seguire l'evoluzione dei bisogni degli ospiti, è necessario affidarsi ad aziende che sappiano offrire forniture alberghiere in grado di soddisfare qualsiasi esigenza.

Nel corso del tempo, da questo punto di vista, Fas Italia ha sempre lavorato per offrire a chi progetta gli spazi comuni e le camere d'albergo un'ampia gamma di prodotti da collocare nei diversi ambienti, in modo tale da offrire il massimo comfort e servizi utili.

Tra le proposte di design ad alto contenuto tecnologico spicca certamente il Colorfrost, un prodotto versatile, realizzato con materiali di alto livello qualitativo e soprattutto personalizzabile dal punto di vista del colore. Le previsioni di successo sono piuttosto positive, trattandosi di un articolo che va incontro alle esigenze di tutti gli architetti che possono aver bisogno di frigobar o di una cassaforte in tinta con i colori della camera.

Le colonne attrezzate multifunzione costituiscono la soluzione ideale per ottimizzare gli spazi nelle camere. La realizzazione di questo articolo è artigianale, per cui il cliente può personalizzare il prodotto come preferisce segnalando le specifiche in fase di progettazione. Le colonne attrezzate multifunzione, quindi, sono su misura, e nel loro interno possono essere inglobati minibar, casseforti, set bollitore, ripiani per libri, notebook, ma anche diffusori sonori e diffusori aromaterapici, che donano a ogni camera un'atmosfera particolare.

Per le strutture di lusso, invece, sarà esposto il minibar a parete. Quest'ultimo si presenta come un "quadro" al cui interno è inserito un apposito spazio per contenere una bottiglia di champagne e 2 calici. Come per gli altri minibar di Fas Italia, il punto di forza è rappresentato dalla possibilità di scegliere finiture moderne e classiche; inoltre, è possibile scegliere anche l'allestimento interno.

Fas Italia si dimostra ancora una volta una delle realtà più attive e vitali nel settore delle forniture alberghiere. Attraverso dinamismo e innovazione, l'azienda garantisce ai potenziali partner ottime basi sulle quali costruire un rapporto solido e duraturo.

FAS ITALIA
Il valore aggiunto per le strutture ricettive
www.fas-italia.it | www.impresahotel.it
Via Fabroni 54R 50134 Firenze
Tel. 055-470536
Fax 055-474345
mail info [at] fas-italia.it
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Mareblu svela on-line la carta d'identità dei propri prodotti


MAREBLU SVELA ON-LINE LA CARTA D’IDENTITÀ DEI PROPRI PRODOTTI

 

Su www.mareblu.it è ora possibile tracciare la filiera di ogni singola confezione Mareblu, dal mare alla tavola. La logica è quella della totale trasparenza nella comunicazione al consumatore, che potrà così verificare in prima persona le origini e l’eccellenza del prodotto da lui scelto.

 

Milano, 25 febbraio 2014 - In un’ottica di totale trasparenza, Mareblu - società del Gruppo MWBrands e secondo marchio nelle conserve ittiche sul mercato italiano - offre un nuovo servizio a tutti i suoi consumatori. Sul sito Web www.mareblu.it, in un’apposita sezione raggiungibile con facilità dalla homepage, è infatti oggi possibile tracciare l’origine e la qualità del tonno e degli altri prodotti Mareblu (sgombri e sardine).

Come spiega Giovanni Battista Valsecchi, Direttore Generale di Mareblu, «Il tonno da noi prodotto arriva sulla tavola dei consumatori dotato di una vera e propria carta d’identità. Questa carta - in forma di codici alfanumerici - è riportata direttamente su ogni lattina Mareblu: la nostra azienda gestisce e presidia costantemente ogni fase del processo produttivo, dalla pesca, alla lavorazione, fino all’inscatolamento. Noi di Mareblu, infatti,  lavoriamo il tonno direttamente sul luogo di pesca, in modo da avere una filiera corta che ci permetta di offrire al mercato un prodotto di qualità eccellente».

La normativa attualmente vigente in Italia prevede per i produttori l’obbligo di specificare su ogni lattina di tonno informazioni come la data di scadenza, il luogo e lo stabilimento di produzione (meglio, di inscatolamento) e il codice lotto, che consente all’azienda di avere tracciabilità commerciale del prodotto stesso.

In questo panorama, Mareblu si distingue perché riporta in maniera chiara e comprensibile ai consumatori su ogni scatoletta di tonno molte altre informazioni, oltre a quelle obbligatorie. Nel dettaglio:

§  luogo di pesca: Oceano Indiano o Oceano Atlantico

§  specie di tonno: “Yellowfin”, quindi tonno pinne gialle (è la varietà più pregiata: si trova nei mari tropicali e subtropicali) o “Skipjack”, tonno di taglia più piccola, presente nelle acque equatoriali

§  dati della barca che ha effettuato la battuta di pesca

§  informazioni di prodotto dettagliate, codificate in forma alfanumerica, come ad esempio il tipo di lavorazione, il liquido di governo in cui è conservato il prodotto (olio di oliva, olio extravergine o al naturale) e informazioni relative alla linea di produzione dello specifico stabilimento.

Da oggi però, per ogni consumatore sarà ancora più semplice tracciare l’origine di un prodotto Mareblu.

Dall’apposita sezione del sito Web www.mareblu.it è sufficiente compilare i quattro campi del form, scegliendo il tipo di pesce (tonno, sgombro o sardina), riportando i dati corrispondenti al luogo di pesca, al codice scatoletta e al codice a barre, tutti presenti sulla confezione e, in tempo reale, il consumatore visualizzerà una scheda con la storia del tonno contenuto nella lattina da lui acquistata e una gustosa ricetta degli chef Mareblu che suggerisce come cucinarlo.

 

«In un momento in cui si dibatte molto delle origini e della qualità dei prodotti alimentari che vengono portati sulla tavola, abbiamo voluto sposare la logica della totale trasparenza nella comunicazione al consumatore finale. Da questo punto di vista, siamo sempre stati una realtà all’avanguardia, avendo optato da tempo per un’etichettatura il più possibile esaustiva. Ora, on-line, la completezza informativa si sposa con la chiarezza: i codici alfanumerici riportati sulla lattina si traducono in una scheda discorsiva, comprensibile a tutti. L’idea è quella di far conoscere la provenienza delle materie prime con cui sono fatti i prodotti Mareblu, permettendo a chiunque di ripercorrere a ritroso la filiera, dalla tavola alle acque dell’oceano. Il tutto comodamente, utilizzando un pc, un tablet  o uno smartphone».

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Mareblu, secondo marchio nelle conserve ittiche sul mercato italiano, è una società del Gruppo MWBrands, multinazionale leader europea nelle conserve ittiche con quattro stabilimenti di lavorazione e produzione (Francia, Portogallo, Ghana e Mahè-isole Seychelles) e otto pescherecci di proprietà. Il Gruppo ha cinque Business Unit: Francia (Petit Navire), Regno Unito (John West Foods, Liverpool), Irlanda (John West Foods ISI, Dublin), Olanda (John West Foods, Utrecht) e Italia (Mareblu, Milano). MWBrands è organizzata secondo un modello di business integrato verticalmente, che prevede il controllo diretto su tutte le fasi produttive, dalla pesca all’inscatolamento negli stabilimenti di proprietà.  Il numero degli addetti del Gruppo è pari a 5.500 unità. Il fatturato di Gruppo MWBrands 2012 è pari a 601,9 milioni di euro.

 




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Redazione del CorrieredelWeb.it


lunedì 24 febbraio 2014

Parma-Fiorentina, sorpresa in campo: dai gialloblu un robot in dono agli avversari


Parma F.C.: «Abbiamo compiuto cent'anni e i regali li facciamo noi»
Lunedì 24 febbraio, poco prima di Parma-Fiorentina, sorpresa in campo: tutti i giocatori hanno ricevuto in omaggio un robot aspirapolvere messo a disposizione dal main sponsor del club crociato, Vorwerk Folletto

 

Molto di più delle usuali strette di mano e del solito scambio di gagliardetti. Lunedì 24 febbraio, poco prima del posticipo valido per la sesta giornata di ritorno di campionato, i giocatori del Parma hanno accolto quelli della Fiorentina con un regalo a sorpresa, consegnando a ciascuno di loro il robot Folletto VR100, ultimo prodotto lanciato sul mercato da Vorwerk Folletto, l'azienda che da due stagioni è main sponsor del club crociato e che ha rinnovato gli accordi anche per il 2014-15.

Dopo un primo momento di incredulità per la comparsa in campo di questi oggetti insoliti, i giocatori della Fiorentina hanno portato in panchina ognuno il proprio Robot Folletto VR100 e la partita è cominciata con un sorriso in più.
«Il Parma del Centenario vuole coinvolgere nell'atmosfera di festa anche gli avversari -commenta il presidente del Parma F.C. Tommaso Ghirardi-. Ai giocatori della Fiorentina desideravamo regalare qualcosa di bello e tecnologico, di un marchio riconosciuto a livello mondiale, ma pur sempre legato alla realtà della nostra squadra».
Il Robot VR100 della Folletto, sponsor di maglia del Parma, è sembrata la scelta più azzeccata: «Desidero ringraziare l'azienda per aver messo a disposizione i suoi prodotti per fare una sorpresa alla Fiorentina prima della partita -afferma Pietro Leonardi, amministratore delegato del Parma-. Si tratta di un modo insolito per festeggiare il primo secolo di vita della nostra squadra che, siamo certi, costituirà una gradita sorpresa per i giocatori».

Vorwerk Folletto ha subito acconsentito alla richiesta del club gialloblu raddoppiando il numero dei Robot Folletto VR100 da regalare, in modo che anche i giocatori del Parma ne ricevessero uno. «È un onore per noi vedere nelle mani di tanti campioni l'ultimo nato in casa Folletto, il Robot VR100, un concentrato di tecnologia e di design perfetto per chi vuole la casa sempre pulita, ma senza fatica -dichiara Patrizio Barsotti, presidente di Vorwerk Folletto-. Devo dire che la nostra partnership con il Parma, cominciata nel 2011, si è trasformata col tempo in un rapporto che va al di là dei semplici rapporti istituzionali. Siamo felici di partecipare alle iniziative di una società forte, di lunga tradizione, che ha tanta voglia di vincere ma che non dimentica mai che il calcio dev'essere occasione di spettacolo e di festa».

 

Internet è morto, viva Outernet!

Siamo nel 2014 ed ancora il 40% della popolazione mondiale non dispone di una connessione a Internet. È un dato che dovrebbe far riflettere circa le divergenze esistenti a livello globale, ma secondo il Media Development Investment Fund, una fondazione statunitense, in meno di un anno, questo sarà un lontano ricordo grazie ad "Outernet".

Il fondo no-profit, che è stato in parte finanziato dal magnate George Soros, prevede di inviare nello spazio un centinaio di satelliti cubp ("CubeSats"), di 10 cm3, a partire da gennaio dell’anno prossimo, per fornire al mondo un accesso universale a Internet.

I fondatori di questa organizzazione con sede a New York, hanno posto a fondamento della loro idea benefica il principio secondo cui "il diritto di sapere è un diritto fondamentale". E come non  condividere questa affermazione, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”.

Il suo direttore, Harlan Mandel, ha descritto Outernet come un "progetto rivoluzionario che ignora la censura e garantisce il rispetto della privacy in grado di fornire accesso universale alle informazioni, compresi coloro che oggi sono al di fuori della portata geografica della rete, o che non hanno i mezzi per permetterselo".

Così, per esempio nordcoreani e cinesi, a dispetto della censura che esiste nei loro paesi, potranno collegarsi a Outernet tramite qualsiasi smartphone o computer.

Già a partire dal giugno 2014, un piccolo numero di questi piccoli satelliti sarà inviato nello spazio, a titolo di test.

Se tutto andrà bene, nel gennaio 2015, il progetto sarà operativo con un centinaio di satelliti cubo in orbita. Poi, durante i primi cinque anni, a meno che i giganti delle telecomunicazioni non decideranno di effettuare un investimento sostanziale, sarà solo una sorta di Internet di base, compresi i siti di notizie, alcuni programmi educativi e messaggi di emergenza, tra  cui gli avvisi per le catastrofi naturali. 

Si potrà andare da un sito all'altro come si cambiano i canali TV. Infatti, oltre al numero ridotto di siti ricercabili con questa versione l’accesso ad Internet sarà limitato perché l'utente non potrà, almeno in un primo momento, scaricare informazioni, e si dovrà accontentare di guardare ciò  che sarà online.

Outernet dovrebbe essere pienamente operativo entro giugno 2015.  Nonostante il carattere ambizioso del progetto, i suoi promotori compreso Syed Karim, direttore tecnico del progetto Outernet, non appaiono per nulla preoccupati per la sua attuazione, perché tutte le tecnologie necessarie sono stati testate più volte nel campo della TV satellitare (compreso il datacasting), almeno per quanto dichiarato alla rivista statunitense di tecnologia Reddit.