Pagine

sabato 14 dicembre 2019

Regus: Flex Economy, 254 miliardi di dollari alle economie locali

   
 

 FLEX ECONOMY:
254 MILIARDI DI DOLLARI ALLE ECONOMIE LOCALI
NEL PROSSIMO DECENNIO

 

 Italia: l'apertura di uno spazio di lavoro flessibile genera in media
più di 15 milioni di dollari di valore aggiunto lordo

 

La crescente migrazione di luoghi e spazi di lavoro flessibili in aree al di fuori delle principali città metropolitane sta dando vita a quella che potremmo definire come "flex economy". Un fenomeno che, nel prossimo decennio, potrebbe contribuire per oltre 254 miliardi di dollari alle economie locali. È quanto emerge dal primo studio mai condotto sugli spazi di lavoro nelle aree extra-urbane e nelle città di provincia. L'analisi, commissionata da Regus a un team di economisti indipendenti, ha preso in esame 19 Paesi (tra cui l'Italia), approfondendo l'impatto economico e sociale degli spazi di lavoro flessibili nelle città di provincia e nelle aree suburbane.

 

La crescita economica a livello locale è in gran parte guidata dalla presenza di grandi aziende, sempre più inclini ad adottare politiche di lavoro flessibile e ad abbandonare il vincolo di un'unica sede centrale, a favore di spazi di lavoro flessibili al di fuori dei grandi hub metropolitani. Oltre a consentire ai dipendenti di lavorare più vicino a casa, aumentare la produttività e risparmiare, ciò determina risvolti importanti anche a livello dell'economia locale.

 
Italia: 200 posti di lavoro ogni volta che si apre uno spazio di lavoro flessibile
 

Nei 19 Paesi analizzati, l'inaugurazione di uno spazio di lavoro flessibile porta mediamente allo sviluppo di 218 posti di lavoro. Una cifra che comprende i lavori temporanei della fase di allestimento, i ruoli permanenti legati alla gestione del centro (reception, manutenzione, pulizia ecc.) e i posti di lavoro legati all'occupazione dello spazio da parte delle diverse aziende.

 

La cifra può variare nei diversi Paesi, in base alla dimensione media degli spazi, alle normative e ai fattori culturali. In Germania, ad esempio, un'alta densità di scrivanie è mal tollerata. Il Giappone, invece, è la nazione in cui un singolo centro ospita il più alto numero di postazioni di lavoro in assoluto: 274. In Italia, si stima che ogni qual volta si apre uno spazio di lavoro flessibile i posti di lavoro che vengono a crearsi siano 200. Di questi, 110 sono a diretto beneficio dei residenti dell'area o della città che ospita lo spazio.

 

VAL per centro. Nel Bel Paese 8 milioni di dollari "immessi" nell'economia locale per anno

 

Oltre alla creazione di posti di lavoro, i benefici per le aree locali derivanti dal lavoro flessibile si traducono anche in un aumento del Valore Aggiunto Lordo (VAL), la misura del valore di beni e servizi prodotti in un'area. Si stima che uno spazio di lavoro flessibile medio generi 16,47 milioni di dollari ogni anno, con un'iniezione media di 9,63 milioni di dollari a livello dell'economia locale (legati in parte alle necessità di aziende e dipendenti, in parte alle migliori possibilità di carriera e guadagno per residenti e aziende dell'area).
In Italia i valori si attestano su livelli grossomodo in linea con la media, pari a 15,23 milioni di dollari per anno, di cui 8,24 milioni di dollari "trattenuti" a livello locale. Gli Stati Uniti registrano il valore di VAL più alto, con 18,88 milioni di dollari immessi a livello locale per singolo spazio.

 
Abbattimento delle ore di pendolarismo
 

Oltre all'impatto finanziario diretto, gli spazi di lavoro flessibile generano anche benefici "sociali", sia per i lavoratori, sia per la regione che li ospita. Tra questi, la riduzione del tempo dedicato agli spostamenti, con 7.416 ore di pendolarismo mediamente risparmiate all'anno. In Italia, la cifra si attesta a 6.735 ore. Gli americani, nuovamente, spiccano per il massimo beneficio, "salvando" 10.892 ore all'anno.

 

Un ufficio ubicato in un'area facile da raggiungere, inoltre, ha anche altri vantaggi a livello sociale giacché offre opportunità occupazionali anche a chi altrimenti avrebbe difficoltà o non sarebbe in grado di recarsi in un ufficio. Si pensi per esempio a persone diversamente abili o a chi ha responsabilità di assistenza.

 
Outlook a 10 anni
 

Oltre a valutare l'impatto dei singoli spazi, lo studio ha anche esaminato il potenziale di qui a 10 anni per ciascun mercato, tenendo conto degli attuali trend di sviluppo degli spazi di lavoro flessibile, dei cambiamenti demografici, tecnologici e nelle pratiche aziendali. Si stima che la "flex economy" possa generare 3 milioni di posti di lavoro - l'equivalente di una città come Buenos Aires - con un'iniezione di valore aggiunto lordo a livello locale pari a 254 miliardi di dollari.

 

Per l'Italia, la preview è di oltre 110.000 persone impiegate negli spazi di lavoro flessibili locali, con un valore aggiunto lordo per anno stimato in 8.678 miliardi di dollari, di cui circa 4.512 "trattenuti" dalle economie periferiche.

 

Steve Lucas di Development Economics, autore del rapporto, ha commentato: "Lo studio mette in evidenza uno spostamento dei posti di lavoro e della crescita del capitale dal centro delle città - dove si è concentrato negli ultimi decenni - verso la periferia, con vantaggi per le imprese e per le persone, che vanno dal miglioramento della produttività, alla riduzione dei tempi di spostamento a beneficio di salute e benessere".

 

Mark Dixon, CEO di Regus - gruppo IWG, ha dichiarato: "Quando i professionisti si spostano verso le città più grandi, il loro potere di spesa si sposta insieme a loro: questo studio dimostra che dare la possibilità di lavorare vicino a casa può avere un effetto enorme, non solo sulle persone, ma anche sull'area in cui vivono. Stiamo assistendo a un aumento della domanda da parte di aziende di ogni dimensione per spazi di lavoro flessibili anche nelle città più piccole. Le aziende più grandi stanno infatti optando per un modello 'hub and spoke', mentre le piccole imprese vogliono fare networking e scelgono quindi gli spazi di lavoro flessibili per essere vicine alle altre aziende".

 

Mauro Mordini, Country Manager per l'Italia di Regus - gruppo IWG, ha spiegato: "In Italia, IWG è già presente non solo nelle principali aree metropolitane, ma anche in molte altre città: oltre ai 32 centri di Milano e agli 11 di Roma, offriamo spazi di lavoro a Torino, Napoli, Bergamo, Padova, Bologna, Brescia, Verona, Genova e Firenze. Per il futuro, intendiamo proseguire questo trend per andare incontro alle esigenze delle aziende di oggi: gli spazi di lavoro flessibili diventeranno sempre più numerosi e diffusi in ogni zona del Paese."

 


Note

Lo studio di Regus analizza l'impatto socioeconomico del lavoro flessibile in 19 Paesi: Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cina, le Filippine, Francia, Germania, Giappone, India, Italia, Olanda, Nuova Zelanda, Sud Africa, Spagna, Svizzera, Regno Unito e USA.

 
Regus

Regus, fondata nel 1989, è stata una fra le prime aziende a dedicarsi al settore degli spazi di lavoro flessibili, aiutando le imprese a scegliere il modo di lavorare più adatto ai loro dipendenti.
La rete globale di Regus, ora estesa in tutto il mondo con oltre 3.000 sedi, offre spazi di lavoro luminosi e di grande ispirazione per consentire alle aziende moderne di lavorare in modo più agile dove, quando e come vogliono. Regus garantisce alle aziende la flessibilità di cui hanno bisogno per crescere senza rischi o impegni a lungo termine e si rivolge a una rete diversificata di 2,5 milioni di utenti, da liberi professionisti e piccole e medie imprese a grandi aziende di punta.
Regus è un marchio operativo di IWG plc, il gruppo proprietario di numerosi importanti fornitori di spazi di lavoro. Altri marchi del portfolio IWG sono Spaces, HQ, No18 e Signature by Regus.




--
www.CorrieredelWeb.it

Nessun commento:

Posta un commento