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venerdì 15 luglio 2016

BlackRock Viganò Brexit, la vera sfida sono i tassi zero

Parla Andrea Viganò, alla guida delle attività italiane dell’Istituto finanziario.
La scomparsa dei rendimenti è il nodo cruciale. Gli italiani sono più consapevoli, ma in pochi hanno una strategia. Ecco lo stato d’animo di 31 mia investitori, 2mila italiani

Oggi sembra difficile, ma di Brexit ci dimenticheremo abbastanza in fretta. «Molto più importante, se si vogliono far valutazioni di lunga gittata, è l’effetto sulle nostre vite dei tassi di interesse a zero»: Andrea Viganò, che guida le attività di BlackRock in Italia, ne è sicuro. E per il gigante mondiale del risparmio gestito (quasi 5 mila miliardi di asset) pensare in lungo e provare a fare i conti in tasca al futuro è il cuore del mestiere, visto che due terzi dei clienti della casa ha obiettivi pensionistici.

Il cambiamento

«Qualche anno fa si potevano investire i risparmi al 7% senza rischiare più di tanto. Oggi sappiamo che vivremo più a lungo e che, in compenso, impiegare il denaro a rischio basso rende meno dell’1%», prosegue Viganò. Questi numeri ci dicono che per raggiungere gli stessi risultati bisogna o rischiare di più o risparmiare molto di più. Una bella sfida che cambia parecchio le carte in tavola della previdenza pubblica e privata e che interpella tutti. Anche se sono i ragazzi quelli a cui toccherà il conto più difficile con la sparizione (quasi) generalizzata dei rendimenti. «Un paradigma che vale in tutto il mondo — spiega Viganò — BlackRock da tempo studia e compara esigenze e atteggiamenti finanziari delle famiglie in diversi Paesi». E l’Italia com’è? «Il nostro Paese da sempre è ai primi posti nella gara del risparmio: il nostro stock di risorse accantonate per il futuro è da record nonostante la crisi». Ultimamente, continua Viganò, anche la consapevolezza sul gap tra ultimo reddito e pensione pubblica è aumentata molto. A questa maggior coscienza, però, spesso non corrisponde una strategia pratica di pianificazione utile per vincere la guerra dei tassi bassi, che potrebbe durare ancora a lungo. Ma senza soldi — e questo vale per i più giovani e anche per chi ha dovuto fare dei conti con la crisi — è difficile mettere in piedi delle strategie diverse dall’arrivo a fine mese.

I dati

In ogni modo si va avanti. E la quarta edizione del Global investor Pulse, presentata da BlackRock la settimana scorsa a Milano, fotografa lo stato d’animo e le idee di 31 mila investitori nel mondo. Di questi circa 2 mila sono italiani, con età comprese tra i 25 e i 74 anni. Come si sentono? Hanno più fiducia sui mercati — anche se in questo momento la Brexit li ha messi sul chi va là —, un alto tasso di liquidità e una propensione ad investire in obbligazioni sempre superiore alla media europea. Più in generale il campione mostra un leggero incremento della fiducia sul futuro delle borse: si dichiara infatti più ottimista il 42% del campione contro il 40% di un anno fa. La principale incognita resta quella legata, appunto, alle pensioni, con l’Italia che rimane fanalino di coda in Europa in merito alla costruzione di un progetto di reddito integrativo: meno della metà dei nostri connazionali (47%) ha iniziato infatti a risparmiare in modo mirato per colmare il divario che la rendita pubblica sempre meno ricca lascerà rispetto all’ultima busta paga, contro una media europea del 59%, con punte del 69% in Germania.

Difficoltà e problemi

Ma il problema è ben chiaro a molti: solo il 23% è convinto di poter contare su una pensione «classica» sufficiente a fare fronte ai bisogni futuri. Chi si sente sicuro nel prendere decisioni di risparmio (39%) è meno numeroso di un anno fa (48%), ma le abitudini consolidate sono difficili da abbandonare: la liquidità occupa quasi la metà del portafoglio (49%), anche se molti sanno che sarebbe meglio averne non più del 30%. E ancora: sul fronte obbligazionario gli italiani hanno capito che i governativi non garantiscono più un rendimento, ma il peso dei bond resta il più alto d’Europa (13%). BlackRock però segnala attitudini diverse tra i giovani nati dopo gli anni Ottanta, attratti dagli investimenti alternativi, in particolare in tecnologia. Il fatto che per avere di più occorre rischiare di più, insomma, non è un traguardo raggiunto (perché appunto, esistono delle oggettive difficoltà economiche con cui molti devono fare i conti) ma una serie di informazioni che entrano pian piano nel bagaglio delle famiglie. In particolare la ricerca ha individuato un gruppo di super investitori (8%). «Super» è l’acronimo delle competenze che li rendono più informati e quindi meno spaventati. Sono quelli che diversificano le tipologie di investimento, pianificano, programmano, si affidano a consulenti e cercano attivamente di inseguire un rendimento nell’era dei tassi zero.

FONTE: Corriere Della Sera

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