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martedì 10 novembre 2015

Summit Ue-Africa a Malta, Amnesty: non chiamatele "cooperazione", sono operazioni di controllo delle frontiere

SUMMIT UE-AFRICA A MALTA, AMNESTY INTERNATIONAL: SONO OPERAZIONI DI CONTROLLO DELLE FRONTIERE, NON CHIAMATELE "COOPERAZIONE"

In vista del "Summit sull'immigrazione" tra i leader dell'Unione europea e i capi di stato africani, in programma a Malta l'11 e il 12 novembre, Amnesty International ha messo in guardia i partecipanti sui pericoli posti da accordi sulla gestione delle frontiere e dell'immigrazione che non includano garanzie sui diritti umani.

Il Summit dovrebbe concludersi con una dichiarazione congiunta relativa al salvataggio di vite umane, alla protezione dei rifugiati, allo sviluppo, all'immigrazione legale e al movimento delle persone.

Finora però, sottolinea Amnesty International, la risposta dell'Unione europea e dei suoi stati membri all'afflusso di migranti e rifugiati si è basata sulla priorità di tenerli fuori, ostacolando il loro arrivo e facilitando il loro rimpatrio, senza che venisse presa alcuna misura degna di nota per favorire il movimento e mettere a disposizione dei rifugiati percorsi sicuri e legali. È difficilmente immaginabile che il Summit di Malta cambi le cose, così come quello immediatamente successivo dei leader europei.

"Gli annunci relativi agli impegni in favore dei diritti umani che il Summit di Malta dovrebbe assumere resteranno parole vuote se non verrà deciso l'incremento dei posti disponibili per il reinsediamento e non verranno affermate rigorose garanzie per i diritti umani in ogni eventuale accordo sulla gestione delle frontiere e dell'immigrazione" – ha dichiarato Iverna McGowan, direttrice ad interim dell'ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee.

"Dal programma e dalla bozza di dichiarazione del Summit di Malta mancano proposte chiare e concrete su percorsi sicuri e legali, mentre gli accordi bilaterali che si profilano dietro le quinte rischiano di avere un impatto profondamente negativo sui diritti umani. La mancanza di trasparenza su molti di questi accordi è già un segnale allarmante" – ha sottolineato McGowan.

Nell'ultimo decennio l'Unione europea e i suoi stati membri hanno intrapreso accordi di cooperazione con i paesi vicini e quelli africani, con l'obiettivo di rafforzare i controlli alla frontiera e facilitare il rimpatrio dei migranti. Alcuni di questi accordi hanno causato arresti arbitrari, maltrattamenti e casi di refoulement di migranti e richiedenti asilo nei paesi beneficiari della cooperazione.

In più, i negoziati preparatori degli accordi di cooperazione con paesi terzi sono ampiamente privi di trasparenza e i dettagli relativi alle operazioni di attuazione - come nel caso degli accordi tra Spagna e Marocco in relazione alle espulsioni sommarie dalle enclavi spagnole di Ceuta e Melilla - non sono quasi mai resi pubblici. Non esistono, inoltre, meccanismi di valutazione dell'impatto della cooperazione dell'Unione europea o dei suoi stati membri con paesi terzi circa la possibilità di accedere alle procedure d'asilo.

Coloro che riescono ad arrivare in Europa sono spesso soggetti a rimpatrio attraverso gli accordi di riammissione stipulati dall'Unione europea o bilateralmente dai suoi stati membri, che stabiliscono procedure di espulsione per i cittadini extracomunitari che si trovano all'interno dell'Unione europea senza autorizzazione, i quali così vengono rimpatriati o rinviati nel paese di transito firmatario dell'accordo di cooperazione.

Sebbene gli accordi di riammissione riguardino teoricamente solo i migranti irregolari, vi sono forti preoccupazioni che vi siano coinvolti anche richiedenti asilo, allontanati dal territorio dell'Unione europea senza aver avuto accesso a una procedura d'asilo. Questo fenomeno si teme essere particolarmente diffuso nelle zone di frontiera, dove procedure accelerate rischiano d'impedire di fare appello contro l'espulsione.

Per le persone rinviate nei paesi di transito, il rischio è di rimanervi abbandonati senza status giuridico e dunque di subire violazioni dei loro diritti, come il diritto d'asilo, il diritto alla libertà personale e il diritto al lavoro.

"Mentre l'Unione europea pare intenzionata ad affidare ai paesi africani il compito di controllare gli ingressi, il Summit di Malta è destinato a produrre accordi sul controllo delle frontiere camuffati da accordi di cooperazione. I rifugiati e i migranti hanno diritto a qualcosa di meglio" – ha concluso McGowan.

Amnesty International chiede ai leader dell'Unione europea di aumentare i percorsi legali e sicuri verso l'Europa, attraverso i reinsediamenti, le riunificazioni familiari e i visti per motivi umanitari. Questa richiesta è particolarmente importante in occasione del Summit di Malta, dato che quasi il 50 per cento delle persone che arrivano in Italia dall'Africa settentrionale proviene - secondo l'Alto commissariato Onu per i rifugiati - dai primi 10 paesi al mondo da cui proviene il maggior numero di rifugiati.

Per questo, sostiene Amnesty International, i percorsi sicuri e legali devono essere inseriti nell'agenda del Summit di Malta e della risposta complessiva dell'Unione europea alla crisi globale dei rifugiati, senza ulteriori ritardi.
                                                          
Roma, 10 novembre 2015

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