"Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili. Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari. Il 90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini."
GINO STRADA RICEVE A STOCCOLMA IL PREMIO NOBEL ALTERNATIVO
Oggi a Stoccolma Gino Strada, fondatore di Emergency, ha ricevuto il Premio Nobel alternativo davanti al Parlamento svedese “per
la sua grande umanità e la sua capacità di offrire assistenza medica e
chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e dell'ingiustizia,
continuando a denunciare senza paura le cause della guerra".
Stoccolma,
30 novembre 2015 - Il Premio Right Livelihood è stato concepito per
“onorare e sostenere coloro che offrono risposte pratiche ed esemplari
alle maggiori sfide del nostro tempo”.
Quest’anno
la Fondazione ha ricevuto ed esaminato 128 proposte da 53 paesi. A
partire da oggi i Laureati del Premio Right Livelihood sono 162 e
provengono da 67 paesi diversi. È la prima volta che il Premio viene dato a un cittadino italiano.
Davanti ai parlamentari svedesi, Gino Strada ha fatto un appello speciale alla comunità internazionale.
"Io sono un chirurgo. Ho visto i feriti (e i morti) di vari conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente, America Latina e Europa. Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili.
Alcuni
anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200
pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei
militari. Il 90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini.
È quindi questo "il nemico"? Chi paga il prezzo della guerra?
Ogni
volta, nei vari conflitti nell'ambito dei quali abbiamo lavorato,
indipendentemente da chi combattesse contro chi e per quale ragione, il
risultato era sempre lo stesso: la guerra non significava altro che
l'uccisione di civili, morte, distruzione. La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra.
L'origine
e la fondazione di EMERGENCY, avvenuta nel 1994, non deriva da una
serie di principi e dichiarazioni. È stata piuttosto concepita su tavoli
operatori e in corsie d'ospedale. Curare i feriti non è né generoso né
misericordioso, è semplicemente giusto. Lo si deve fare. Nel secolo
scorso, la percentuale di civili morti aveva fatto registrare un forte
incremento passando dal 15% circa nella prima guerra mondiale a oltre il
60% nella seconda. E nei 160 e più "conflitti rilevanti" che il
pianeta ha vissuto dopo la fine della seconda guerra mondiale, con un
costo di oltre 25 milioni di vite umane, la percentuale di vittime
civili si aggirava costantemente intorno al 90% del totale, livello del tutto simile a quello riscontrato nel conflitto afgano.
Sessanta anni dopo, ci troviamo ancora davanti al dilemma posto nel 1955 dai più importanti scienziati del mondo nel cosiddetto Manifesto di Russel-Einstein: "Metteremo fine al genere umano o l'umanità saprà rinunciare alla guerra?". È possibile un mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano?
Molti
potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. È vero, ma ciò
non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo
presumere che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da
raggiungere. Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non
significa che debba essere parte anche del nostro futuro.
Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare.
La
maggiore sfida dei prossimi decenni consisterà nell'immaginare,
progettare e attuare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso
alla forza e alla violenza di massa fino al completo abbandono di questi
metodi. La guerra, come le malattie mortali, deve essere
prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la
malattia, uccide il paziente.
L'abolizione della guerra è il primo e indispensabile passo in questa direzione.
Possiamo
chiamarla "utopia", visto che non è mai accaduto prima. Tuttavia, il
termine utopia non indica qualcosa di assurdo, ma piuttosto una
possibilità non ancora esplorata e portata a compimento.
Dobbiamo convincere milioni di persone del fatto che abolire la guerra è una necessità urgente e un obiettivo realizzabile.
Questo concetto deve penetrare in profondità nelle nostre coscienze,
fino a che l'idea della guerra divenga un tabù e sia eliminata dalla
storia dell'umanità”.
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