Il presidente di Amnesty International
Italia Antonio Marchesi ha scritto una lettera ai componenti della Commissione
Giustizia del Senato, sollecitandoli a evitare ulteriori modifiche, e dunque
un nuovo passaggio alla Camera dei deputati del testo di legge sull’introduzione
del reato di tortura nell’ordinamento giuridico italiano.
“A distanza di oltre un quarto di secolo
dal deposito della ratifica italiana della Convenzione delle Nazioni Unite
contro la tortura, avvenuto nel 1989, che impone un obbligo internazionale
in tal senso, è essenziale che la questione sia trattata come una questione
della massima urgenza” – si legge nella lettera.
“Il testo recentemente trasmesso dalla
Camera dei Deputati è stato da alcuni ritenuto insoddisfacente rispetto
all'alternativa tra l'ipotesi del reato comune e quella del reato proprio.
La soluzione accolta dalla Camera dei Deputati e ancora prima dal Senato
- un reato comune con un'aggravante specifica nell'ipotesi che questo sia
commesso da un pubblico ufficiale - sembra essere un compromesso ragionevole
tra posizioni altrimenti difficili da conciliare fra loro, nessuna delle
quali appare in grado di ottenere un consenso ampio”.
“Anche se Amnesty International, come
altri, avrebbe preferito una definizione parzialmente diversa della fattispecie
che ci si propone di introdurre, non pare ragionevole continuare a perseguire
una soluzione differente da quella provvisoriamente accolta. Riteniamo
che la priorità assoluta debba essere ora quella di rispettare finalmente
la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, dare ascolto alle
più volte reiterate raccomandazioni degli organi sia delle Nazioni Unite
che del Consiglio di Europa e, non ultimo, dare attuazione alla recente
sentenza della Corte europea dei diritti umani relativa alle vicende della
scuola Diaz”.
“Non vorremmo che ulteriori modifiche,
per quanto astrattamente condivisibili, rendendo necessario un ulteriore
passaggio parlamentare, possano compromettere il raggiungimento dell'obiettivo
finale di introdurre un reato specifico di tortura nel nostro ordinamento”
– conclude la lettera di Marchesi.
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