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mercoledì 25 febbraio 2015

Francesco Gulli Novartis: “Adiuvanti, la marcia in più dei vaccini”

Adiuvanti e nuove tecnologie per sviluppare i vaccini del futuro in grado di migliorare la risposta immunologica e garantire una maggiore efficacia per la prevenzione delle malattie infettive e per la cura delle infezioni croniche e dei tumori. Francesco Gulli, AD Novartis Vaccines: “Abbiamo affrontato il tema di come tradurre le nuove scoperte scientifiche in nuovi adiuvanti per sviluppare i vaccini del futuro”. Gli adiuvanti sono importanti componenti deivaccini moderni perché utilizzati per potenziarne la risposta immunitaria, permettendo così lo sviluppo di vaccini di nuova generazione.
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Testo tratto da Siena Free del 22 luglio 2014
Abbiamo affrontato il tema di come tradurre le nuove scoperte scientifiche in nuovi adiuvanti per sviluppare i vaccini del futuro” ha commentato Francesco Gulli, AD di Novartis Vaccines, a conclusione di “Enhancing vaccine immunity and value”, evento scientifico di livello internazionale promosso da Novartis Vaccines presso il Centro Ricerche di Siena. Gulli: “Le evidenze, presentate da alcuni tra i maggiori esperti mondiali in materia di vaccini e politiche sanitarie, hanno confermato che questa linea di ricerca sta crescendo velocemente e potrebbe presto portare allo sviluppo di vaccini più efficaci per la prevenzione delle malattie infettive e per la cura delle infezioni croniche e dei tumori”.
Gli adiuvanti sono importanti componenti dei vaccini moderni perché utilizzati per potenziarne la risposta immunitaria, permettendo così lo sviluppo di vaccini di nuova generazione. Duplice il beneficio: da un lato la vaccinazione viene estesa a tutte le fasce d’età, dall’altro diventa possibile prevenire anche malattie non contagiose. Questo è il contributo della ricerca allo sfidante obiettivo posto dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), secondo la quale entro il 2020 i vaccini eviteranno 25 milioni di decessi.
Un aiuto concreto alla discussione a favore di questi componenti in grado di migliorare la risposta immunologica al vaccino e garantire una maggiore efficacia preventiva è venuto da Steven Black, specialista in malattie infettive del Children’s Hospital di Cincinnati (USA), che nel suo intervento ha sottolineato come il vaccino influenzale contenente MF59® sia capace di ridurre significativamente il numero di casi di influenza e di ospedalizzazione negli anziani. “Questi benefici” ha commentato Black “si accompagnano con un’eccellente tollerabilità del vaccino non solo nei soggetti dal sistema immunitario più fragile, ma anche nelle donne incinte, che l’OMS ha messo al primo posto nelle priorità di vaccinazione contro l’influenza”. Inoltre, il profilo di sicurezza trova riscontro in un’ampia banca dati basata sulla sorveglianza clinica di questo vaccino negli anni e su oltre 160 milioni di dosi di vaccino stagionale e pandemico distribuite in tutto il mondo.
Il valore dell’adiuvante ha trovato un’ulteriore conferma proprio in Italia, nei risultati dello studio LIVE (Lombardy Influenza Vaccine Effectiveness), il primo studio che abbia valutato l’efficacia sul campo in un contesto di vita reale dei vaccini. L’obiettivo era quello di stimare il rischio di ospedalizzazione per influenza e polmonite durante la stagione influenzale in soggetti anziani (≥65 anni) vaccinati con vaccino adiuvato con MF59® rispetto a soggetti vaccinati con vaccino inattivato influenzale non adiuvato. Lo studio, durato tre anni (tra il 2006 ed il 2009) e condotto coinvolgendo cinque Asl della Regione Lombardia e circa 170.000 soggetti, ha confermato come, nel caso del vaccino antinfluenzale adiuvato, si riducano del 25% le ospedalizzazioni per influenza e polmonite durante il picco influenzale.
Oltre a questo, approntare strategie vaccinali appropriate, garantisce benefici che si estendono non solo al sistema sanitario ma anche al sistema economico collettivo.
La vaccinazione è uno dei più efficaci interventi sanitari in grado di prevenire i decessi dovuti a malattie infettive ogni anno nel mondo” ha sottolineato in chiusura dell’evento David Bloom, professore di Economia e Demografia della Harvard School of Public Health. “L’impatto della vaccinazione nella società va, però, ben oltre la riduzione delle malattie infettive. Un miglioramento della salute si traduce, infatti, in un miglioramento generale dell’economia. Un esempio in tal senso ci arriva dagli Stati Uniti dove, dal 1994 al 2013, la vaccinazione ha evitato 732.000 decessi e 21 milioni di ospedalizzazioni producendo un risparmio netto per il sistema salute americano può essere stimato in 295 miliardi di dollari di costi diretti e 1,38 migliaia di miliardi in costi indiretti”.
La vaccinazione si conferma quindi una scelta che garantisce una forte economicità, perché permette di focalizzare risorse in interventi di prevenzione che evitano poi i costi correlati sia alla cura della malattia, come ad esempio l’ospedalizzazione, sia alla gestione sociale della persona colpita.

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