In occasione dell'imminente visita in Azerbaigian, il direttore di Amnesty International Italia Gianni Rufini ha chiesto al presidente del Consiglio Matteo Renzi di sollevare, nei colloqui con le autorità locali, la questione delle gravi violazioni dei diritti umani in atto nel paese.
Negli ultimi due anni la morsa sui diritti alla libertà di espressione, di associazione e di riunione che aveva caratterizzato la corsa alle elezioni presidenziali dell'ottobre 2013 è proseguita, tanto che è diventato sempre più pericoloso e difficile per le voci del dissenso, per i partiti politici dell'opposizione e per gli attivisti della società civile operare liberamente e comunicare le loro preoccupazioni e i loro punti di vista all'opinione pubblica nazionale e internazionale.
Attualmente, Amnesty International riconosce in Azerbaigian la presenza di 19 prigionieri di coscienza. Tra loro vi sono leader di Organizzazioni non governative (Ong), giovani attivisti, esponenti politici, blogger e giornalisti, condannati sulla base di accuse costruite ad arte.
Amnesty International Italia ha chiesto pertanto al presidente del Consiglio Matteo Renzi di portare all'attenzione delle autorità azere una serie di raccomandazioni, tra cui:
* rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri di coscienza;
* porre fine alle vessazioni, alle intimidazioni, alle detenzioni arbitrarie e ai procedimenti penali nei confronti delle persone e delle organizzazioni della società civile che esercitano pacificamente il loro diritto alla libertà di espressione, di associazione e di riunione;
* assicurare che tutte le accuse di intimidazioni, vessazioni, arresti e detenzioni arbitrarie, torture o altri maltrattamenti, e la creazione di false accuse contro gli attivisti della società civile, i difensori dei diritti umani, i membri e i sostenitori di partiti politici, i giornalisti e gli avvocati siano indagati tempestivamente, imparzialmente, efficacemente e completamente, e che gli autori identificati siano assicurati alla giustizia in conformità agli standard internazionali sul giusto processo;
* garantire che i difensori dei diritti umani, gli avvocati e gli altri esponenti della società civile siano in grado di svolgere le loro legittime attività senza timore o minaccia di rappresaglie, ostacoli o vessazioni giuridiche e amministrative;
* adoperarsi affinché i media indipendenti e giornalisti siano in grado di operare liberamente i senza timore di rappresaglie, restrizioni illegittime e azioni penali arbitrarie;
* rispettare il diritto alla libertà di riunione, consentendo lo svolgimento di manifestazioni pacifiche nel centro della capitale Baku;
* modificare la legge sulle Ong al fine di semplificare i requisiti di registrazione, anche per gli uffici di rappresentanza delle Ong straniere; consentire alle Ong non registrate di ricevere donazioni; garantire che le sanzioni per il mancato soddisfacimento dei requisiti amministrativi siano proporzionate e comparabili a sanzioni per violazioni equivalenti da parte di altre persone giuridiche; astenersi dal rifiuto arbitrario di registrazione statale delle Ong che si occupano di diritti umani e promozione della democrazia.
Negli ultimi due anni la morsa sui diritti alla libertà di espressione, di associazione e di riunione che aveva caratterizzato la corsa alle elezioni presidenziali dell'ottobre 2013 è proseguita, tanto che è diventato sempre più pericoloso e difficile per le voci del dissenso, per i partiti politici dell'opposizione e per gli attivisti della società civile operare liberamente e comunicare le loro preoccupazioni e i loro punti di vista all'opinione pubblica nazionale e internazionale.
Attualmente, Amnesty International riconosce in Azerbaigian la presenza di 19 prigionieri di coscienza. Tra loro vi sono leader di Organizzazioni non governative (Ong), giovani attivisti, esponenti politici, blogger e giornalisti, condannati sulla base di accuse costruite ad arte.
Amnesty International Italia ha chiesto pertanto al presidente del Consiglio Matteo Renzi di portare all'attenzione delle autorità azere una serie di raccomandazioni, tra cui:
* rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri di coscienza;
* porre fine alle vessazioni, alle intimidazioni, alle detenzioni arbitrarie e ai procedimenti penali nei confronti delle persone e delle organizzazioni della società civile che esercitano pacificamente il loro diritto alla libertà di espressione, di associazione e di riunione;
* assicurare che tutte le accuse di intimidazioni, vessazioni, arresti e detenzioni arbitrarie, torture o altri maltrattamenti, e la creazione di false accuse contro gli attivisti della società civile, i difensori dei diritti umani, i membri e i sostenitori di partiti politici, i giornalisti e gli avvocati siano indagati tempestivamente, imparzialmente, efficacemente e completamente, e che gli autori identificati siano assicurati alla giustizia in conformità agli standard internazionali sul giusto processo;
* garantire che i difensori dei diritti umani, gli avvocati e gli altri esponenti della società civile siano in grado di svolgere le loro legittime attività senza timore o minaccia di rappresaglie, ostacoli o vessazioni giuridiche e amministrative;
* adoperarsi affinché i media indipendenti e giornalisti siano in grado di operare liberamente i senza timore di rappresaglie, restrizioni illegittime e azioni penali arbitrarie;
* rispettare il diritto alla libertà di riunione, consentendo lo svolgimento di manifestazioni pacifiche nel centro della capitale Baku;
* modificare la legge sulle Ong al fine di semplificare i requisiti di registrazione, anche per gli uffici di rappresentanza delle Ong straniere; consentire alle Ong non registrate di ricevere donazioni; garantire che le sanzioni per il mancato soddisfacimento dei requisiti amministrativi siano proporzionate e comparabili a sanzioni per violazioni equivalenti da parte di altre persone giuridiche; astenersi dal rifiuto arbitrario di registrazione statale delle Ong che si occupano di diritti umani e promozione della democrazia.
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